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martedì 4 gennaio 2011

Perchè i Marchionne non si moltiplichino serve rispetto.



30 dicembre 2010 



Io in fabbrica ci sono stato. Per molti anni. Sarà anche per questo che seguo in queste ore con apprensione quanto sta accadendo nella galassia Fiat, in particolare - naturalmente - per quanto riguarda gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori. Sappiamo bene quanto sia importante il settore metalmeccanico anche nella nostra provincia e più in generale il tema delle relazioni sindacali e quello del futuro modello di sviluppo industriale del nostro paese.

Credo sia indispensabile - e questa è la posizione ufficiale del PD - ribadire come sul piano delle regole della rappresentanza e della democrazia con la nuova dottrina Marchionne "si stiano compiendo strappi ingiustificabili, mentre non si fa alcun passo avanti per la partecipazione dei lavoratori nell'impresa, anzi il ritorno alle Rappresentanze Sindacali Aziendali è un chiaro passo indietro". Non credo che questo basti però a non prendere in considerazione quello che è il merito degli accordi proposti, che prospettano "importanti potenzialità di lavoro, reddito, qualità sociale per i territori direttamente interessati e per il nostro paese".
Ho letto in queste ore che questa posizione del PD viene valutata come "non chiara", "frutto di compromessi". Il problema è, invece, che una forza riformista non può che fare uno scatto in più rispetto al massimalismo di altri tempi. Questa è semplicemente la "verità" della situazione. Non è una posizione di comodo, naturalmente, che punti a guadagnar voti o visibilità su di una questione simbolicamente rilevante e umanamente coinvolgente come quella che riguarda i lavoratori FIAT. Non cerchiamo il consenso per il consenso.

Peggio, però, di Marchionne, credo possa fare la spirale innestata dalle dichiarazioni di queste ore. Le divisioni tra i sindacati sono infatti il massimo auspicio della nuova dottrina, salutate con malcelato gaudio anche dagli esponenti di un Governo che non fa politica industriale, ma si ritrova bene nel ruolo di semplice tifoso.
Credo siano saggi gli appelli fatti dal PD di ripartire dall'accordo CGIL CISL e UIL del 2008. Solo i sindacati uniti possono far saltare il disegno della distruzione della rappresentanza sindacale, non è possibile immaginare che il dissenso non abbia diritto di essere rappresentato. Si valuti che quello che oggi avviene in FIAT in altri settori potrebbe accadere a parti inverse.
In questo dibattito segnalo che manca un approfondimento sul piano industriale che FIAT propone per il futuro dell'auto in Italia. Riflettiamo anche sulle conseguenze dell'uscita del gruppo da Confindustria.
Quale ruolo esercita l'associazione degli imprenditori nei confronti dei propri associati? E nei confronti delle istituzioni quale ruolo di rappresentanza reale potrà avere in futuro? Non credo che le preoccupazioni manchino anche ai tanti imprenditori che hanno quotidianamente relazioni con rappresentanze sindacali in cui la FIOM rappresenta l'80% e oltre dei lavoratori.
Abbiamo bisogno di cambiamenti, anche nel mondo del lavoro, questi però non possono avvenire"contro" una parte ma devono essere progettati "per": per produrre meglio, per lavorare meglio,per consumare meglio, per vivere meglio tutti. Non cadiamo nella facile logica dei vincitori e dei vinti, sono categorie a malapena applicabili oggi, inutili per pensare al domani.
A fianco dei sindacati - uniti - ci deve essere naturalmente la politica. Tutta. Almeno, tutta quella che ha a cuore il destino dei lavoratori e del lavoro nel nostro paese.
Credo fermamente che sindacati e partiti debbano necessariamente essere due cose distinte e separate: una volta questo era un concetto estremamente chiaro. Non si vedevano bandiere di partito alle manifestazioni del sindacato, nemmeno per errore. Oggi, invece, non è così. C'è chi cerca una commistione di ruoli che non fa che rendere il gioco facile a chi vuol dividere il Paese.
Qualcuno ha invitato "quelli del PD" a toccare con mano come si vive in fabbrica, alla catena di montaggio. Io non ero alla catena, lavoravo in laboratorio. Nella mia azienda si facevano più o meno gli stessi orari proposti a Pomigliano. Poi ho avuto l'onore di fare il Sindaco del mio Paese: e posso assicurarvi che non si guadagna di più. Oggi sono il segretario provinciale del PD. Chi fa attività di partito non ha - come qualcuno potrebbe pensare - diritto a qualche forma di "distacco" o di aspettativa.
E non sono il solo.
Chiedo rispetto per il PD. Così come credo che tutte le forze sindacali debbano vicendevolmente rispettarsi, se davvero vogliono cambiare le cose, spezzando la semplice difesa di ciò che c'era e chiedendo invece di più, chiedendo di contare nelle aziende, di essere parte attiva della politica di sviluppo del paese. Se non c'è rispetto tra chi dovrebbe condividere obiettivi e visioni, pur con i ruoli e le posizioni diverse che gli competono, i Marchionne si moltiplicheranno con estrema rapidità.

Roberto Ferrari
Segretario Provinciale PD 

1 commento:

  1. Bravo Roberto! Giustissima l'analisi del nostro segretario. Coglie nel segno soprattutto quando invoca il reciproco rispetto tra partiti politici e mondo sindacale. Senza rispetto, in senso lato, non si va da nessuna parte.

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