Visualizzazioni totali

martedì 15 novembre 2011

La Nota del mattino



Martedì 15 novembre 2011
1. L’EUROPA SOTTO ATTACCO. FRANCIA, SPAGNA E ITALIA AL CENTRO DEI PROBLEMI.  BISOGNA FARE PRESTO.
L’Europa è di nuovo al centro della tempesta finanziaria. La mancanza dell’Europa politica e di una banca centrale che faccia senza limiti da prestatore di ultima istanza, come fanno la Federal Reserve Usa e la banca centrale d’Inghilterra, mettono i paesi del Vecchio Continente nelle condizioni di essere messi sotto pressione per i rilevanti problemi di debito pubblico.
Questa mattina lo spread tra i Btp italiani a dieci anni e i Bund tedeschi è tornato a superare i 500 punti base. Anche la Francia è sotto tiro. E’, semmai ce ne fosse stato bisogno, che siano all’ultima fermata prima del disastro e che bisogna fare presto. Se l’Italia non avrà un governo credibile nei prossimi giorni sarà un vaso di coccio in  mezzo al ciclone.

2. IN MEZZO ALLA TEMPESTA IL PDL GIOCA A FAR SALTARE L’ULTIMA OCCASIONE DELL’ITALIA PER SALVARSI, CERCANDO DI SCARICARE SUL PD LA COLPA DI UN EVENTUALE FALLIMENTO.
Il Pdl sta cercando di non perdere il contatto con il potere e ieri ha giocato per tutto il giorno con mille sotterfugi per far saltare il tentativo del governo Monti. Gran parte del Pdl vuole andare alle elezioni subito costi quel che costi, perché teme che qualche mese di lontananza dal potere faccia perdere alla destra e agli attuali leaders la presa sui numerosi clientes che affollano oggi le cronache italiane. L’unica remora è di evitare di essere indicati dagli italiani come coloro che hanno la colpa del disastro. La verità è che la destra Italiana ha già la colpa del disastro. Ma vuole salvare il salvabile. E dunque ha bisogno di cercare di scaricare su altri la colpa del fallimento del governo di transizione. Ieri per tutto il giorno ha cercato di scaricare sul Pd l’eventuale crisi del nascendo governo Monti.

3. LA POSIZIONE DEL PD E’ CHIARA. SOSTEGNO A MONTI, PERCHE’ PRIMA VIENE L’ITALIA E POI GLI INTERESSI DI PARTITO. BERSANI. INCONTRO POSITIVO: ABBIAMO CHIESTO A MONTI DI PROSEGUIRE CON DETERMINAZIONE E NON ABBIAMO POSTO VINCOLI DI TEMPO.
Questa mattina il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, accompagnato dai presidenti dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, hanno parlato a lungo con il presidente incaricato Mario Monti. Il Pd sostiene il tentativo di Monti e lo ha invitato a proseguire con determinazione, senza vincoli di tempo.
Il Pd aveva già chiarito ieri senza tentennamenti qual è la posizione del partito: assoluto sostegno al tentativo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del senatore Mario Monti. Naturalmente il Pd lo fa con le proprie proposte e la propria linea. Il tema della presenza dei politici, giocato dal Pdl per tentare di far saltare il governo Monti (non è nella realtà di oggi la possibilità di un governo in cui siedano accanto un La Russa e uno dei democratici, tanto per fare un esempio) è stato smontato dallo stesso Monti, che ieri sera ha detto chiaro e tondo: sarebbe preferibile, ma andrò avanti lo stesso. Da L’Unità. Articolo di Alfredo Reichlin. “Questo è davvero un grande passaggio per l`Italia. Sul governo (ministri, programmi, governo di emergenza, di transizione ecc.) non ho nulla da aggiungere. Sono molto colpito dal modo come si è mosso il Presidente della Repubblica: uno statista. Propongo solo qualche riflessione sull`insieme della situazione. Prima di tutto sul ruolo che ha giocato il Pd e che è stato - a mio parere - molto grande. Con serietà e pacatezza la nostra leadership ha ben compreso la grandezza del problema. Di fatto, noi stiamo pilotando una crisi che è anche la crisi di un semi-regime, durato quasi un ventennio. Qualcosa che ricorda il passaggio del 1901. Di questo si tratta. Non solo di ritrovare la fiducia dei cosiddetti mercati ma di sgombrare le macerie create anche (ma non solo) da un lungo regime populistico, guidato dall`uomo più ricco d`Italia. Non l`hanno ancora capito quelli che adesso si stracciano le vesti perché la "politica uscirebbe umiliata dal governo dei professori" Sciocchezze. Che cos`è per costoro la politica? La politica non è quel triste gioco per cui una bella donna può indifferentemente passare dai night club alla direzione di un ministero della Repubblica e non è la formazione di una maggioranza parlamentare grazie alla compravendita di alcuni deputati. La politica è quello che abbiamo visto, finalmente, in questi giorni. È l`assumere la responsabilità di governare questo passaggio drammatico in nome della polis (la politica, appunto) e cioè degli interessi generali e della consapevolezza dei rischi terribili che corre questo Paese. La politica è l`idea dell`Italia. Questa nostra Italia che è arrivata a un  appuntamento con la sua vicenda storica. Dopotutto, una grande storia. Poche settimane fa nel salone della Banca d`Italia Gianni Toniolo ci ricordava che il reddito perabitante, al momento dell`unità d`Italia era grosso modo equivalente a quello medio attuale dell`Africa sub-sahariana. La vita media era di circa 30 anni, una famiglia operaia viveva nelle stamberghe e spendeva solo per il cibo tre quarti del suo salario. In 150 anni il reddito per abitante è aumentato di 13 volte e la vita media è arrivata a 82 anni. Ci rendiamo conto di cosa significa soprattutto per i nostri figli e nipoti la paurosa marcia indietro che è avvenuta sotto i nostri occhi in questi ultimi anni? Sta tornando la povertà, quella vera. Il nostro debito pubblico è arrivato a 1900 miliardi di euro e su questa montagna di soldi dobbiamo pagare interessi crescenti che si mangiano le spese per i servizi sociali, l`occupazione, il sostegno all`economia reale.
Per pagare gli interessi stiamo bruciando i mobili di famiglia: il capitale umano, i giovani. E ci siamo così indeboliti che i francesi si sono già comprati a prezzi di saldo la Bnl, la Parmalat, la Edison, le industrie della moda e tanto altro. La Fiat sta traslocando in America. Anche questo è il lascito del lungo regno del "bunga-bunga". Adesso basta. Deve finire, anche a sinistra il chiacchiericcio su chi comanda e sui piccoli giochi di schieramento. Il bisogno di restituire all`Italia una dignità perduta e di impedire la bancarotta di un grande Stato che dopotutto è la settima economia del mondo, è assoluto. È dei tutto evidente che dobbiamo affrontare  l`emergenza e che da qui è necessario partire. Ma per andare in quale direzione? Il bisogno che sento è questo. È rendere molto chiara la direzione di marcia e la svolta che è ormai necessaria. Basta guardare al dibattito europeo per capire che sta diventando evidente il fatto che non solo l`Italia ma l`Europa rischiano di essere travolte se il potere politico non riesce a imporre una nuova regolazione allo strapotere di una certa oligarchia finanziaria. Una finanza che si mangia l`economia reale e il capitale sociale e umano. È chiaro che il mondo non può essere governato in di un nuovo compromesso tra il capitalismo e la democrazia. È solo una speranza ma il grande tema del riformismo europeo è questo: la lotta per un nuovo ordine economico, ciò che fece Roosevelt. Resta da capire se le classi dirigenti italiane e i loro intellettuali si rendano conto che non solo i poveracci ma l`insieme di quella che chiamiamo civiltà occidentale rischia di non sopravvivere se continua questa crescita spaventosa e immorale delle disuguaglianze. Il rapporto tra il salario di un operaio e i guadagni di un grande manager sono passati da un rapporto di 1 a 30 a un rapporto di 1 a 300. Stiamo molto attenti. Questa non è più solo un problema di equità, sta diventando una questione antropologica. Ce lo dicono tante cose: della massa dei giovani cacciati nel limbo di chi ha finito gli studi e non ha prospettive di lavoro, alla vergogna dei braccianti di colore ridotti nelle campagne del Sud a quasi schiavi. Anche la Chiesa si è resa conto (uso le sue parole) che siamo di fronte a gravi perdite di identità dell`individuo, sempre più indotto a consumare a debito cose di cui non ha bisogno, che perde il senso della cittadinanza, cioè dei diritti e dei doveri, e al limite non sa più distinguere tra il bene e il male. Queste sono le macerie. Certo non è colpa solo di Berlusconi. Ma è in questo quadro più ampio che il populismo di quel signore straricco si è inserito portando al governo l`Italia delle "veline" e delle consorterie. Rimuovere queste macerie non sarà facile. Ma chi può farlo? Ed è così che arrivo a una grande domanda che mi preme assai. Io penso che proprio alla luce di questo interrogativo può (e deve) cambiare parecchio il modo di essere del Pd e la sua cultura politica ancora in formazione. Ma deve cambiare anche il modo di guardare ad esso da parte di mondi diversi dalla sinistra storica. Dovete farvene una ragione, cari amici con la puzza sotto il naso. Dovete riconoscere che per fortuna c`è Napolitano ma dovete aggiungere che per fortuna è rimasta in vita la grande tradizione democratica del vero riformismo italiano. Parlo di una idea anti-notabilare della democrazia intesa come democrazia che si organizza perché solo così essa offre alle classi subalterne lo strumento per contare, per lottare in nome della giustizia, per partecipare alla vita statale, per dare uno sbocco di governo ai movimenti. Lo sforzo di mescolare questa tradizione con quelle del mondo cristiano e del cattolicesimo, raccogliendo anche il meglio della cultura liberale e repubblicana, è stata una grande idea. Certo non ci siamo ancora e c`è un grande lavoro da fare. Però in solo quattro anni siamo già diventati il primo partito italiano. Se ne facciano una ragione i nostri critici che affollato i talk show televisivi. La ricostruzione dell`Italia non è un problema di tecnici più bravi. Essa dipende in larga misura dalla capacità del Pd di dar vita a un nuovo blocco storico in alternativa a quello della destra. Io non dimentico che la destra ci ha governato per tanto tempo non solo perché c`è una cattiva legge elettorale ma perché i riformisti avevano perso l`egemonia culturale e sociale.

4. LA LEGA PROVA A RICOSTRUIRE LA PROPRIA VERGINITA’ CHIUDENDOSI NELLE VALLI.
Umberto Bossi non si è nemmeno presentato alle consultazioni, mettendo in atto l’ennesimo strappo istituzionale. Questa volta, finito il governo di centro destra, non ha avuto però l’appoggio e la simpatia dei media. Isolati, tornati all’opposizione, tra poco senza poltrone e macchine blu, i leghisti stanno tentando di rifarsi una verginità con l’opposizione. Ma sono passati vent’anni da quando il brusco modo di comportarsi
e la cattiva educazione erano una novità.

5. STRAORDINARI OGGI I TITOLI DEI QUOTIDIANI. PD IN CRISI. PERCHE’? PERCHE’ I SONDAGGI LO INDICANO COME PRIMO PARTITO D’ITALIA AL 30 PER CENTO. IL SOGNO DI RELEGARCI AL RUOLO DI MERI PORTATORI DI VOTI E’ SEMPLICEMENTE DESTINATO A FALLIRE.
I sondaggi indicano il Pd come il primo partito del paese e lo collocano ormai stabilmente intorno al 30 per cento. Proprio questo successo è stato utilizzato oggi da alcuni quotidiani per il giornaliero gioco del “Pd in crisi”. La verità è che vorrebbero che il Pd fungesse solo da portatore silente di voti per gli interessi altrui. Ma resteranno delusi. Il Pd ha già dimostrato, con il lavoro umile ma decisivo che ha compiuto in tutti questi mesi, che è decisivo per cambiare rotta, per voltare pagina e per impedire che i cambiamenti abbiano, dietro una nuova maschera di pifferaio magico, la solita faccia del populismo e dei furbi. Quella stagione è finita. La destra ha il volto scoperto. E chiunque tenterà di “scendere in campo” dovrà fare i conti con il cambiamento inequivocabile del quadro politico. Il Pd ha già ottenuto una grande vittoria. Ora bisogna portare l’opera a compimento.


giovedì 10 novembre 2011


La nota del mattino
Giovedì 10 novembre 2011

1. LE ULTIME FURBATE DI BERLUSCONI RISCHIANO DI MANDARE L’ITALIA IN FALLIMENTO. LA FERMEZZA DEL PD E L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO CHIUDONO I GIOCHI. ENTRO SABATO IL VOTO SULLA LEGGE DI STABILITA’. DOMENICA CONSULTAZIONI E INCARICO AL NUOVO GOVERNO, OPPURE IL VOTO.
Silvio Berlusconi e i suoi fedelissimi, dimostrando per l’ennesima volta di non avere alcuna idea dell’interesse dell’Italia, ieri mattina hanno ricominciato a lavorare per risorgere con l’ennesima piroetta. Il presidente del Senato ha puntato ad allungare i tempi di riflessione sulla legge di stabilità. Ma la tempesta che immediatamente si è abbattuta sull’Italia, sui titoli pubblici e sulla borsa, ha dopo un paio d’ore chiarito
definitivamente che la storia del presidente del Consiglio che ha governato per otto anni degli ultimi dieci è finita. L’ennesimo tentativo di un presidente screditato è costato ieri all’Italia il rischio di un concreto default sui mercati finanziari.
I gruppi parlamentari dell’opposizione si sono immediatamente attivati per accorciare al massimo possibile l’iter parlamentare del provvedimento e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiarito che le dimissioni di Berlusconi sono date e non revocabili. Ora o un nuovo governo o elezioni. Tempi brevissimi.
Nel pomeriggio è stato finalmente chiaro che entro sabato sarà concluso l’iter parlamentare della legge di stabilità, che sarà approvata con il voto contrario del Pd. Domenica cominceranno le consultazioni del presidente Napolitano. La nomina di Mario Monti a senatore a vita ha fatto emergere anche plasticamente il nome del candidato a guidare un possibile governo di emergenza. Oggi nuova asta dei Bot annuali. Verranno collocati grazie all’offerta di interessi a un livello straordinario, oltre il 7 per cento. Se l’Italia non sarà in grado di riconquistare la fiducia degli investitori, un livello del genere significa pericolo costante di default e lacrime e sangue per i cittadini, per i posti di lavoro, per i bilanci delle famiglie.

2. LA NOMINA DI MONTI A SENATORE A VITA INDICA UN POSSIBILE CANDIDATO.
Mario Monti è stato nominato ieri sera da Giorgio Napolitano senatore a vita. Monti è stato il nume tutelare della Bocconi, è stato membro di diversi consigli di amministrazione (a cominciare da quello della Fiat) e per due mandati è stato commissario europeo alla concorrenza, apprezzato in tutto il mondo. Ha sfidato le multinazionali Usa, arrivando a multare per violazione delle norme antitrust la Microsoft di Bill Gates. E’ un commentatore de Il Corriere della Sera.

3. LA LEGA SI SFILA. IL PDL SI SFRANGIA.
L’ipotesi di un governo di salvezza nazionale è stata accolta con un no secco dalla Lega di Umberto Bossi. “Andremo all’opposizione e così potremo rifarci la verginità” ha detto il leader della Lega, confermando così che ai leghisti nulla interessa del paese e che l’unico obiettivo che hanno è di far dimenticare i danni per i cittadini, le follie e le spese pazze per il tenore di vita di ministri e sottosegretari che il loro governo ha provocato. Anche nel Pdl si è verificata una spaccatura. I duri di destra hanno già annunciato che saranno contro. Il  testo dei parlamentari si è detto pronto a sostenere un governo di transizione.
Dopo aver ascoltato la sirena degli estremisti come Giuliano Ferrara, Marina Berlusconi e Daniela Santanché, ieri Silvio Berlusconi ha ascoltato il suggerimento di Fedele Confalonieri che, quotazioni di Mediaset alla mano, ha ottenuto che il presidente del Consiglio deponesse le armi e le speranze.

4. PD IN CAMPO. PER UN’OPERAZIONE AMPIA CHE SALVI IL PAESE. SU L’UNITA’ BERSANI SPIEGA LA ROAD MAP DECISA IERI SERA DAL PD.
Ieri sera riunione del coordinamento del Pd con i principali rappresentanti del partito. Ampia discussione. Conclusione unanime. La formazione di un governo di salvezza nazionale può salvare l’Italia. Ma non può essere un ribaltone o un’operazione asfittica. Deve esserci una chiara discontinuità, un’amplissima maggioranza parlamentare e i contenuti delle riforme devono avere caratteristiche di forte equità e giustizia.
Da L’Unità. Intervista firmata da Simone Collini: “Questo governo ci ha precipitati nel discredito, nell`umiliazione, nella totale mancanza di credibilità». La preoccupazione per l`andamento della Borsa e per il nuovo record segnato dai tassi d`interesse dei Buoni del tesoro sembra quasi superare la soddisfazione per le annunciate dimissioni di Berlusconi. Dice Pier Luigi Bersani che la soddisfazione è «per come abbiamo
condotto una battaglia che si sta rivelando positiva, per come abbiamo indotto il Parlamento a certificare la crisi della maggioranza col voto, e per come abbiamo ottenuto l`accelerazione della fase politica». Oggi viviamo «un disastro annunciato», dice guardando ai dati economici. «Almeno da noi». Il leader del Pd parla nel suo studio a Montecitorio. Lo sguardo è ora rivolto a domenica quando, «se il Presidente della Repubblica ritiene, c`è la possibilità di iniziare le consultazioni». I mercati non si sono fidati dell`annuncio di dimissioni dei premier? «Tutto il mondo ormai lo conosce, i suoi gesti non sono mai senza ombre. E ringraziamo il Capo dello Stato che con una nota ha messo in chiaro che non c`è nessuna incertezza sulle dimissioni di Berlusconi e che sono infondati i timori di una prolungata inattività governativa». Napolitano in quella nota ha scritto: nuovo governo o voto. «La stessa alternativa di cui parlo ormai da un anno, e che è stata testardamente impedita da una maggioranza che di fronte ai problemi del Paese si è dimostrata totalmente irresponsabile. Ora, su spinta dell`opposizione e per vie parlamentari, siamo arrivati a una svolta. Sono soddisfatto, ma ora c`è l`esigenza di accorciare i tempi per l`approvazione della legge di stabilità e per le dimissioni. Abbiamo dato la nostra disponibilità ad ogni forma di accelerazione, anche se nel merito continueremo ad opporci». Lei vede le condizioni per un nuovo governo? «Non ho la sfera di cristallo, quello che però posso dire è che noi siamo pronti a fare la nostra parte a sostegno di un governo di transizione che abbia la necessaria credibilità sul piano internazionale per attuare misure eque e far fronte a un`emergenza conclamata». Oltre a quelli di Pd, ldv e Terzo polo servirebbero una sessantina di altri parlamentari del centrodestra per dar vita a una maggioranza stabile. Difficile però che ci sia un tale smottamento nel Pdl, non crede? «Chiariamo subito, la nostra proposta non comporta in nessun modo ipotesi di ribaltoni o la ricerca di frange di supporto al margine. Opzioni Scilipoti, per intenderci, non ci interessano. Ci deve essere un larghissimo coinvolgimento, una presa di coscienza della situazione in cui versa il Paese e un`ampia assunzione di responsabilità». Allora la vostra è una disponibilità condizionata... «Ma certo che poniamo delle condizioni. E sono le stesse condizioni che richiede la realtà: un governo credibile e che segni una netta discontinuità. Adesso quel che serve non è una maggioranza abborracciata, fatta con pezzi di partiti, non è un ribaltone o un aggiustamento con qualche transfuga. Non ci crederebbe nessuno». Che il Pdl come partito appoggi il nuovo governo è però difficile visto che Berlusconi ha già detto che dopo di lui c`è il voto, non crede? «È indecente che il presidente del Consiglio dimissionario indichi la strada. Sono parole che non voglio neanche prendere in considerazione e aspetto le valutazioni del Capo dello Stato, le sue consultazioni». Ha considerato il rischio che tutto il peso del nuovo esecutivo, con un disimpegno di Berlusconi, nei principi o nei fatti, gravi su di voi? «Il Pd deve innanzitutto preoccuparsi del fatto che l`Italia è in pericolo, che viviamo il momento più difficile dal dopoguerra ad oggi. L`intera classe dirigente, se è degna di questo nome, ha gli strumenti per vedere che sono in gioco posti di lavoro, redditi,
risparmi. Dopodiché se non c`è un`assunzione di responsabilità seria, bisognerà registrare che non ci sono le condizioni per un governo di emergenza. Dovrà però essere chiaro che noi saremo gli ultimi a staccare la spina a questa ipotesi. Noi ci siamo, ci crediamo, e se per volontà della destra non sarà possibile dar vita a un nuovo governo si vada subito ad elezioni. Noi non abbiamo paura di andare al voto». Pensa sia ancora possibile andarci con un`alleanza tra progressisti e moderati? «Certo, l`ho voluto anche dire davanti alla nostra gente, tutti quelli che sabato sono venuti a San Giovanni, dalla Valle d`Aosta alla Sicilia, e che non hanno fatto il viaggio per niente!
Quella manifestazione è stata determinante per lo sviluppo politico, abbiamo fatto vedere la forza di cui disponiamo». Perché insistere sull`alleanza col Terzo polo ora che i sondaggi danno il centrosinistra sette punti avanti il centrodestra? «Proprio ora che l`emergenza si fa più evidente aumentano le ragioni della nostra proposta. Il tramonto di Berlusconi pone il problema di una ricostruzione economica, sociale, democratica. E allora tutti sono chiamati a decidere da che parte stare, se dal lato del modello populista o se fare la scelta democratica e per un nuovo patto sociale. Di qua o di là, non ci saranno alternative». I due alleati del centrosinistra intanto sembrano pensarla diversamente da lei circa lo sbocco della crisi e la necessità di un governo di transizione. «Non mi risulta che Di Pietro o Vendola abbiano detto qualcosa di diverso, anche se Di Pietro ha espresso una preferenza per le elezioni anticipate. Ma se ha cambiato idea lo dirà al Capo dello Stato. Sia chiaro che c`è la politica e c`è anche il politicismo, ma prima c`è l`Italia». Chi pensa debba guidare il governo di emergenza? «I nomi spettano al Presidente della Repubblica. Quello che io penso è che debbano essere nomi coerenti col problema che abbiamo di fronte, che riguarda il piano economico e finanziario e che si pone anche sul fronte internazionale. La ricerca va fatta in quella direzione». Come giudica la nomina da parte del Quirinale di Monti a senatore a vita? «È una scelta eccellente, arricchirà il Parlamento di un tratto di personalità e di esperienza preziosi». Come vi comporterete di fronte alla legge di stabilità? «Se corrisponde a quanto abbiamo letto fin qui voteremo contro. Se ci saranno novità, le valuteremo assieme alle altre proposte. Ma faremo in modo che questa agonia duri il meno possibile. Dobbiamo chiudere in fretta questa fase e, se il Presidente lo ritiene, c`è la possibilità di iniziare le consultazioni già domenica». E ipotizzabile che il nuovo governo arrivi a fine legislatura o prevede che in ogni caso si voterà prima del 2013? «Non si possono fissare scadenze, un governo si tara non mettendo date ma dando obiettivi. La prima criticità sottaciuta, che il nuovo esecutivo
dovrà risolvere, è che la manovra approvata prevede per il 2012-2013 20 miliardi reperibili nella delega assistenziale. Si tratta di una vera e propria bomba ad orologeria perché il governo vuole prendere 20 miliardi da dove non ci sono. È solo un primo esempio. Noi ribadiamo l`esigenza e l`impegno per il pareggio di bilancio, ma le misure che dovrà attuare il nuovo governo non potranno essere a carico dei lavoratori e della povera gente».

mercoledì 9 novembre 2011

LA NOTA DEL MATTINO


1. CHI E’ VENUTO A SAN GIOVANNI NON HA FATTO TANTA STRADA INVANO.
La prima reazione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, alla notizia delle dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi al Quirinale. “Chi è venuto a San Giovanni non ha fatto tanta strada invano”.

2. LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI SONO UN FATTO POSITIVO DOVUTO AL LAVORO DELLE OPPOSIZIONI. E’ L’INIZIO DI UNA LUNGA STRADA IN SALITA PER SALVARE L’ITALIA. IL PD PER LA FORMAZIONE DI UN GOVERNO DI TRANSIZIONE.
Le dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi dopo la sconfitta parlamentare alla Camera sono il frutto dell’iniziativa parlamentare delle opposizioni e rappresentano un fatto nuovo positivo. Ma i problemi sono tutti rimasti aperti e Berlusconi, come ha detto ieri sera Bersani, non è scomparso, come non è scomparsa la destra. I problemi di finanza pubblica sono diventati, per colpa di Berlusconi, un macigno pesantissimo sul futuro del paese. Come scrive Federico Geremicca oggi su La Stampa, “adesso, naturalmente, ci si potrebbe chiedere quanto tempo è stato perso invano e soprattutto quanto è costato questo tempo in termini economici e di credibilità”. In realtà lo si potrebbe chiedere anche alle classi dirigenti del paese che fino a ieri hanno sostenuto il governo non più credibile di Berlusconi. Ma questo è il punto al quale è arrivata l’Italia. All’estero non è semplice capire che cosa stia accadendo in Italia. Le dimissioni immediate avrebbero innescato una reazione positiva. Il semplice annuncio non è stato ben capito. Scrive oggi Maurizio Molinari su La Stampa: “Vista da Wall Street, la crisi finanziaria italiana ha dimensioni tali che l`impegno a dimettersi da parte di Berlusconi non basta a scongiurarla: ciò che serve è il nome di un successore credibile nell`impegno di realizzare riforme impopolari. Il timore di un imminente default italiano è descritto dell`incertezza degli indici di Wall Street, dove gli investitori iniziano a liberarsi di titoli italiani, gli operatori prevedono che la soglia del 7 per cento di interesse potrebbe essere raggiunta entro domani e gli analisti ritengono che per rassicurare i mercati bisogna guardare oltre le dimissioni di Berlusconi perché ciò che ora conta è chi verrà dopo. La seconda giornata consecutiva delle contrattazioni sul floor del New York Stock Exchange dominata dall`attualità italiana si svolge con continue oscillazioni a cavallo dello zero a causa di notizie, analisi e indiscrezioni su quanto avviene a Roma, considerata il nuovo epicentro della crisi del debito europeo. Poco prima della campanella di inizio i futures salgono perché «si attendono le dimissioni di Berlusconi», come titolano Cnbc e Fox Business. In attesa del voto alla Camera, l`interesse sui titoli di Stato decennali tocca il 6,74 per cento, poi ridiscende tradendo l`auspicio della caduta di Berlusconi ma quando i mercati si rendono conto che la sconfitta in aula non comporta le dimissioni immediate la discesa si arresta e poi l`interesse torna a risalire a quota 6,71 per cento. Parallelo l`andamento dello spread con i bund tedeschi…”.Bisogna fare presto. Ma non sarà semplice. Appena umiliato e dimissionario a tempo, ieri sera Berlusconi ha già cominciato la solita campagna elettorale: si andrà al voto, ha detto, come se a decidere a questo punto non dovesse essere il presidente della Repubblica. Non sarò io il candidato, ha detto inoltre Berlusconi in un’intervista a La Stampa. Tutti diversivi, la solita cortina fumogena. Berlusconi ci sarà, sarà il campo, lotterà con i suoi giornali e con la destra e sta lavorando per essere lui a guidare il governo che, in caso di elezioni, curerà la normale amministrazione durante la campagna elettorale. Sarà lui in questo caso a decidere le candidature dei fedelissimi. Per questo motivo tenterà di sabotare e mandare a monte ogni altra iniziativa. Mentre Berlusconi avvia come un bulldozer la sua campagna, ormai appare a tutti chiaro che invece bisogna fare presto. I problemi del paese impongono una soluzione urgente. La posizione del Pd su questo punto è chiara. C’è bisogno di un nuovo governo guidato da una personalità chiaramente riconoscibile e credibile a livello internazionale, sostenuta dal più ampio schieramento parlamentare, per un governo di transizione e di salvezza. Ogni tentativo deve esser fatto per arrivare ad una tale soluzione. Senza una soluzione del genere, non resterebbero che le elezioni anticipate verso le quali punta dritto il presidente del Consiglio.

3. OGGI IL GOVERNO DIMISSIONARIO PRESENTA IL MAXIEMENDAMENTO ALLA LEGGE DI STABILITA’. BISOGNERA’ VERIFICARE CHE COSA CONTIENE E DECIDERE SE E COME MODIFICARLO, SE VOTARLO O NO.
Il rinvio delle dimissioni è stato giustificato con la necessità di approvare subito la legge di stabilità irrobustita con alcune misure concrete. Il Pd ha già annunciato che seguirà con attenzione questo passaggio. Oggi il governo presenterà il maxiemendamento. Il Pd e le altre opposizioni valuteranno i contenuti. Proporranno le proprie proposte di modifica e già si sono dichiarate disponibili ad accelerare i tempi, ma senza venir meno al proprio ruolo: se il provvedimento conterrà misure non adeguate o inique o norme ad personam si voterà contro. Bersani: “L’annuncio reso al Quirinale delle dimissioni del presidente del Consiglio è una svolta, che salutiamo con grande soddisfazione. Si tratta di un evidente risultato della battaglia parlamentare dell’opposizione che ha saputo raccogliere il sentimento larghissimo del Paese. Adesso, considerando la delicatissima situazione economica e finanziaria, è urgente che le dimissioni del presidente del Consiglio consentano di aprire una nuova fase. Ci riserviamo un esame rigoroso del contenuto dell’annunciato maxiemendamento alla legge di stabilità per verificare le condizioni che ne permettano, anche in caso di una nostra contrarietà, una rapida approvazione. Il Pd ritiene sconcertante che con le sue prime dichiarazioni il presidente del Consiglio, battuto alla Camera e dimissionario, cerchi di condizionare un percorso che è pienamente nelle prerogative del Capo dello Stato e del Parlamento”.

4. L’EUROPA CHIEDE DI CHIARIRE QUELLO CHE IL PD DICE DA MESI: NELLA MANOVRA DEL GOVERNO CI SONO 20 MILIARDI FINTI.
Con una lettera-ultimatum l’Europa ieri ha chiesto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di chiarire diversi aspetti delle promesse contenute nella lettera inviata da Berlusconi a Bruxelles. A cominciare da un punto non più eludibile e che il Pd denuncia da tempo come un buco nero della manovra del governo: come e dove saranno trovati i 20 miliardi previsti dalla delega sull’assistenza e sul fisco.
In ogni caso non devono esserci dubbi. Quel che ha fatto il governo Berlusconi, oltre ad essere iniquo, non basterà. Come scrive oggi Stefano Lepri su La Stampa: “Nessuno si illuda di cavarsela con poco. La Legge di stabilità che sarà l`ultimo atto di questo governo non era sufficiente a recuperare la fiducia internazionale; non lo diventerebbe nemmeno con gli emendamenti in cantiere, che d`altronde non entusiasmano nessuno. Mentre le domande che ieri ci sono giunte dalle autorità europee mostrano che, a questo punto, tutta la politica economica italiana va ripensata. Non era scontato che arrivassimo fino a questo punto; ovvero il punto in cui gli analisti finanziari internazionali cominciano a domandarsi (come in un rapporto della Barclays ieri) se ormai riguadagnare la credibilità perduta non sia per l`Italia impossibile. Ci siamo arrivati perché la crisi politica si è incancrenita. Possiamo tentare di uscirne mostrando che una via d`uscita politica la sappiamo cercare; che esiste qualcuno capace di ravvivare nel Paese il senso di azioni condivise, al di là del disperato scaricabarile tra categorie e corporazioni che oggi blocca tutto. Il tempo dovremmo averlo. La Grecia senza aiuti esterni non riuscirebbe nemmeno a pagare gli stipendi di dicembre ai dipendenti pubblici. L`Italia non ha simili urgenze di cassa. Per raggiungere il pareggio di bilancio al 2013, obiettivo ormai impostoci da tutta la comunità internazionale, restano sempre da definire misure per 20 miliardi, lasciate in sospeso da agosto ad oggi; e tuttavia il 2013 non è domani. Ciò che serve subito è un governo capace di mostrare al mondo che affronta i problemi invece di passare il tempo ad imbonire i cittadini con le chiacchiere e ad escogitare espedienti per sopravvivere”.

5. VENTI DI GUERRA ISRAELE-IRAN.
Da La Repubblica. “Le conclusioni del rapporto dell`Aiea sembrano allontanare almeno per il momento le possibilità di un attacco preventivo di Israele contro i siti nucleari iraniani. L`Iran sta provando a dotarsi di un arma nucleare, scrive l`Aiea nel suo rapporto, ma non ha ancora raggiunto la fase finale nella costruzione dell`ordigno atomico. Ancora settimane, forse mesi, prima che la l`atomica degli ayatollah diventi una realtà. Ma non per questo la macchina da guerra accesa in Israele in queste ultime due settimane è stata fermata. Il premier Benjamin Netanyahu e con lui il suo capo della Difesa Ehud Barak dicono che solo l`opzione militare può eliminare il pericolo rappresentato dall`arma atomica nelle mani dell`Iran. E per questo è pronto a una delle azioni più audaci nella Storia dello Stato di Israele e forse la più fatidica dalla guerra d`Indipendenza. Una "armada volante" -forte di almeno 100 aerei da combattimento - e una pioggia di missili balistici tipo "Gerico" sono gli strumenti a cui Israele potrebbe ricorrere per esorcizzare la minaccia nucleare iraniana, se l`opzione delle sanzioni dovesse rivelarsi inefficace”.

lunedì 7 novembre 2011

La nota del mattino



Lunedì 7 novembre 2011

1. UNA SETTIMANA DA BRIVIDO CON PAPANDREU DIMISSIONARIO E CON LO SPREAD BTPBUND CHE APRE A LIVELLI RECORD: 4,90. 

Si apre oggi una settimana difficilissima sui mercati finanziari. Il primo ministro greco Papandreu è dimissionario e si va alla formazione di un governo di unità nazionale. L’Italia è nel mirino. Questa mattina lo spread Btp-Bund ha toccato il livello record del 4,90, segno di che cosa può accadere se l’Italia non diventerà più credibile nelle prossime settimane.

2. UNA SETTIMANA DECISIVA IN PARLAMENTO PER IL FUTURO DEL PAESE. 
Con oggi si apre anche una settimana politica decisiva. La maggioranza perde pezzi. Lo stesso ministro Roberto Maroni, leghista, ieri sera è stato chiaro: o si riesce a governare o le elezioni. Domani riprendono i lavori parlamentari e ogni giorno è buono per uno scivolone del governo. C’è ancora nella maggioranza chi spera in un autonomo passo indietro di Berlusconi, ma non ci sarà. Al contrario. In realtà, Berlusconi si prepara a guidare la destra alle elezioni.
Tutte le opposizioni stanno lavorando per ottenere la caduta del governo. Lo strumento si vedrà. Le opzioni per il dopo sono due: o governo con personalità riconosciute a livello internazionale, sostenute da un vasto schieramento parlamentare e con un programma da concordare (compresa la riforma elettorale per poi tornare al voto), o elezioni subito.
L’alternativa esiste, come si vede dall’unione del centrosinistra e dall’accordo tra centrosinistra e forze moderate.


3. ADESSO CHE SI VOLTA PAGINA ESCONO ALLO SCOPERTO LE AMBIZIONI PERSONALI E GLI INTERESSI DI CHI VUOLE CHE CAMBI TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA. UN NOME PER TUTTI: MONTEZEMOLO. UN SOLO AVVERSARIO PER TUTTI: IL CENTROSINISTRA. 
Come accade ogni volta che ci si avvicina davvero ad un cambiamento, escono finalmente allo scoperto tutte le ambizioni personali e si manifestano tutti gli interessi perché il cambiamento imbocchi una strada piuttosto che un’altra. Accade come nelle corse più lunghe: nell’ultimo giro escono allo scoperto i finalisti. Così oggi comincia ad apparire con maggiore chiarezza il campo di gioco per la finale. Montezemolo dice né Bersani né Berlusconi, esattamente in questo ordine. Altri tirano la volata a politiche che tutto cambiano ma senza scalfire gli interessi consolidati. E tutti coloro che stanno uscendo allo scoperto hanno un solo obiettivo: impedire che il centrosinistra possa imprimere un cambiamento vero al paese, facendo pagare la crisi un po’ di più a chi ha di più e imponendo il rispetto delle regole. Il cuore del problema è sempre lo stesso: si rispettano le regole o non si rispettano le regole, pagano gli evasori o pagano sempre gli stessi, la flessibilità riguarda tutti, comprese le imprese, i manager, i grand commis, gli oligopolisti, i professionisti, oppure solo i consumatori e i lavoratori.
In questa fase tornano di attualità tutti i giochi di prestigio. Le pressioni dei media controllati in Italia per larghissima parte dal presidente del Consiglio, dalle grandi imprese industriali, da banche e finanza.

4. BOOM TV E WEB PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI ROMA.
(AGI) - Roma, 6 nov. - Boom televisivo e di visite in poche ore, fanno sapere gli organizzatori, sui siti e sui social network per seguire la manifestazione nazionale del Partito Democratico, ieri pomeriggio in piazza San Giovanni a Roma. Non solo una grande festa di piazza, dunque, ma anche una grande partecipazione su web e tv, è il commento della nota Pd.
I dati: la diretta streaming è stata seguita da oltre 55mila visitatori con oltre 200mila pagine viste sul sito beta.partitodemocratico.it e sulla pagina fan di Facebook del Pd si sono registrate 748mila visualizzazioni di post, status e foto. Oltre 15mila persone hanno aderito alla manifestazione attraverso il sito o la pagina evento creata su Facebook. L'album di foto creato su Flickr del Pd ha avuto 53.337 visualizzazioni. Youdem.tv ha avuto 60.000 visite per la diretta e 150 mila pagine viste sul sito web, mentre sulla pagina Facebook della televisione del Pd ci sono state 67.962 visualizzazioni di post, status e foto.
Ma la manifestazione è stata raccontata anche attraverso Twitter: sul social network di microblogging l'hashtag #cinque11 lanciato per la manifestazione era tra i trending topic giá nella tarda mattinata per poi essere usato in circa 12.000 tweet, di cui 1000 retwittati dalla redazione web del sito e ritrasmessi sui maxi schermi della piazza.
Quanto a radio e tv, la manifestazione è stata trasmessa in diretta da Rainews24, SkyTg24 e Radio Popolare. Solo Rainews24, ha registrato una media di 500mila spettatori. La manifestazione del Pd è stata trasmessa in diretta streaming anche dai siti de l'Unità, di Europa, di Repubblica e del Corriere. Repubblica ha registrato 70mila visualizzazioni.
L'Unità ha registrato, tra diretta e video dedicati, oltre 50mila visite. (AGI)

5. ALLARME ONU SUI DISASTRI DEL CLIMA. SE NE PARLA NEI VERTICI MONDIALI DI KAMPALA E DURBAN. 
Da La Repubblica. Dall’articolo di Antonio Cianciullo. “Cinque Terre, Genova, Napoli. Eccola qui, concentrata in pochi giorni, l`anticipazione del clima che verrà. La rabbia del vento che spazza via tutto, i muri d`acqua che si trasformano in bombe idriche, le tempeste di lampi che riempiono il cielo: fenomeni che chiamiamo estremi perché fino a ieri rappresentavano il limite dell`orizzonte conosciuto, oggi si ripetono con frequenza devastante. Domani potrebbero diventare routine. L`allarme viene dal quinto rapporto sul cambiamento climatico che l`Ipcc, il panel di oltre 2 mila scienziati messo in piedi dalle Nazioni Unite, sta mettendo a punto. A Kampala, in Uganda, dal 14 al 19 novembre si riuniranno gli esperti di eventi estremi e dalla loro analisi (Special report on managing the risk of estreme events and disasters) emerge un quadro drammatico del caos climatico prodotto dall`uso di carbone e petrolio e dalla deforestazione: è «praticamente certo», dicono gli esperti, che aumenteranno le ondate di gelo e di calore estremo, le inondazioni, i cicloni tropicali ed extratropicali. E a pagare lo scotto maggiore saranno i tropici e l`artico, ma anche le aree temperate più vicine alla fascia in forte riscaldamento. «Munich Re, uno dei colossi di un settore assicurativo sempre più allarmato, ha fatto i conti del 2010: ci sono stati 950 disastri, legati peri190 per cento a fattori meteo, che hanno prodotto danni per 130 miliardi di dollari», racconta Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf. «Dal 1990 il prezzo pagato al cambiamento climatico continua a crescere. È ora che a Durban, dove tra un mese si incontreranno i governi di tutto il mondo per stabilire una strategia sulla difesa del clima, si decida uno stop rapido alle emissioni serra»….


6. ISRAELE-IRAN: NON C’È PACE IN MEDIO ORIENTE.
La Repubblica. Dall’articolo di Fabio Scuto. “Se il premio Nobel per la Pace e capo dello Stato Shimon Peres per due volte consecutive ribadisce che un eventuale intervento militare di Israele contro l`Iran si avvicina, anzi è «sempre più probabile», significa che davvero i motori areazione dei cacciabombardieri con la stella di David stanno per essere accesi nelle basi nel deserto del Negev. «La possibilità di un attacco militare all`Iran è ormai più vicina a essere realizzata di quanto non lo sia il ricorso all`opzione diplomatica», ha detto Peres in un`intervista al quotidiano Hayom e ieri s era in una o c casi o ne ufficiale è tornato sull`argomento: «L`Iran è il principale pericolo sia per Israele che per il mondo intero perché è sempre più prossimo a dotarsi di armamenti nucleari». Il primo ministro Benjamin Netanyahu è convinto che l`opzione militare sia l`unica in grado di fermare il programma nucleare iraniano. Nel governo è sostenuto dal ministro della Difesa Ehud Barak e da quello degli Esteri Lieberman ma non aveva fino a giovedì la maggioranza dei voti nel Gabinetto per dare il "semaforo verde" alle operazioni militari. Serve un governo compatto c unito per guidare una delle azioni militari più audaci della Storia d`Israele destinata, qualunque ne sia l`esito, a sconvolgere l`intero Medio Oriente. Adesso questa compattezza nel governo, stando a quanto rivelava ieri sera la tv americana Fox, sarebbe stata raggiunta. Da giorni stampa e tv israeliane vanno avanti a colpi di rivelazioni sui piani d`attacco e sul rapporto che sarà presentato dall`Aiea domani a Vienna con le prove della proliferazione atomica dell`Iran per uso militare. Washington segue con attenzione l`evolvere della situazione. Ha avviato anche la macchina militare - con due gruppi navali nel Golfo e nell`Oceano Indiano ma vorrebbe agire, nel caso si vada verso l`azione, in coordinamento con i suoi principali alleati, come la Gran Bretagna, e Londra è pronta a mettere in campo basi aeree, missili e mezzi navali per cooperare. Ma gli Stati Uniti sono «assolutamente» preoccupati dall`eventualità di non essere avvertiti preventivamente nel caso in cui Israele attaccasse l`Iran. Il capo del Pentagono Leon Panetta, rivelava ieri Haaretz, ha ricevuto da Netanyahu e da Barak soltanto risposte vaghe, senza l`assunzione di alcun impegno concreto in tal senso da parte degli interlocutori. La Casa Bianca non vorrebbe essere avvertita da una telefonata di Barak che annuncia al presidente Obama che il suo primo ministro ha appena ordinato a diversi squadroni di caccia F-15 e F-16 e altri jet di volare verso Est per distruggere i siti nucleari iraniani. Per condurre i raid Israele dovrà violare gli spazi aerei di diversi Paesi. Difficile che i caccia vadano sul confine turco-siriano, più probabile chela rotta passi attraverso l`Arabia Saudita (la via più breve) e per l`Iraq. Con Riad ci sarebbe un tacito accordo al sorvolo, se i caccia con la Stella di David sono diretti sui siti atomici dell`Iran con Bagdad no. Ma la prossima fine dell`accordo sulla presenza militare americana in Iraq facilita l`ipotesi di un raid aereo. In base a quell`accordo gli Stati Uniti, su richiesta, devono sventare le minacce alla sovranità dell`Iraq e non permettere che il suo territorio, le sue acque territoriali o il suo spazio aereo vengano utilizzati per attaccare altri Paesi. Ma appunto l`accordo scade alla fine dell`anno. Proprio per questo nelle ultime settimane è aumentata in misura esponenziale la "vigilanza" Usa sulle mosse d`Israele e dell`Iran, affidata tanto al Comando Centrale quanto a quello in Europa”….

mercoledì 2 novembre 2011

SABATO 5 NOVEMBRE TUTTI A ROMA




1.  DA PIAZZA SAN GIOVANNI LA SPINTA  PER VOLTARE PAGINA E DARE ALL’ITALIA LA RISCOSSA CHE MERITA.

Comunicato stampa del Pd nazionale di questa mattina: “La manifestazione nazionale indetta dal partito democratico per sabato 5 novembre in piazza San Giovanni a Roma si annuncia come un gradissimo appuntamento popolare. Già prenotati 14 treni, due navi, oltre 700 pullman.
Il Pd sta predisponendo tutto perché la manifestazione sia una festa della democrazia, aperta a tutti, per lanciare le proposte dell’alternativa alla destra e per avviare la ricostruzione democratica, sociale ed economica del paese.
Sarà anche l’occasione per ridare a piazza San Giovanni il posto che merita nella storia dell’Italia repubblicana, come luogo simbolo delle grandi manifestazioni democratiche.
Insieme al segretario Pier Luigi Bersani, sul palco saranno il candidato alle presidenziali francesi Francois Hollande e il presidente della Spd tedesca Sigmar Gabriel a testimoniare anche concretamente il comune cammino dei progressisti europei in vista delle elezioni che impegneranno diversi paesi e che potranno riportare l’Europa fuori dalle secche dove è stata condotta dai governi delle destre.
In piazza San Giovanni vi saranno, tra gli altri, i concerti di Roberto Vecchioni e dei Marlene Kuntz.
“Il nostro intento – dichiara Bersani - è di riunire tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro paese per avviare insieme una ricostruzione democratica, sociale ed economica dell’Italia. Il nostro è un grande paese. Gli italiani sono un grande popolo. Abbiamo le risorse per riprendere il cammino che ci spetta, per riconquistare la dignità che meritiamo, per riprenderci il nostro futuro di donne e uomini, di persone libere, serie, capaci. Per realizzare questo obiettivo c’è bisogno di uno sforzo corale. Per questo chiediamo a tutti di venire in piazza con noi, alle diverse associazioni impegnate nella società, ai movimenti civili, a coloro che hanno a cuore il futuro degli italiani. L’appuntamento del 5 novembre in piazza San Giovanni, luogo simbolo della democrazia nelle storia repubblicana, sarà una festa di popolo, aperta alle donne e agli uomini che desiderano manifestare il proprio impegno. Le donne italiane, come sta accadendo anche in altre aree del mondo, a cominciare dalla sponda Sud del Mediterraneo, hanno mostrato chiaramente, con la propria mobilitazione, di essere uno dei pilastri fondamentali del cambiamento della società. A loro si rivolge il Pd e così pure a tutti gli uomini che hanno a cuore il futuro nazionale”.


2. BERLUSCONI AL BIVIO: CI HA PORTATI ALLO SFASCIO. ORA O FA O VA VIA. MESSAGGIO CHIARO DI NAPOLITANO. BERSANI, DI PIETRO E CASINI: PRONTI A GOVERNO TRANSIZIONE.

(ANSA) - ROMA, 1 NOV - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dinanzi all'ulteriore aggravarsi della posizione italiana nei mercati finanziari, e alla luce dei molteplici contatti stabiliti nel corso della giornata - si legge in una nota diffusa dal Quirinale - considera ormai "improrogabile l'assunzione di decisioni efficaci nell'ambito della lettera di impegni indirizzata dal governo alle autorità europee". "Il Presidente del Consiglio gli ha confermato il proprio intendimento di procedere in tal senso. Dal canto loro, diversi rappresentanti dei gruppi di opposizione - prosegue la nota - gli hanno manifestato la disponibilità a prendersi le responsabilità necessarie in rapporto all'aggravarsi della crisi. Nell'attuale, così critico momento il Paese può contare su un ampio arco di forze sociali e politiche consapevoli della necessità di una nuova prospettiva di larga condivisione delle scelte che l'Europa, l'opinione internazionale e gli operatori economici e finanziari si attendono con urgenza dall'Italia.

Il Capo dello Stato ritiene suo dovere verificare le condizioni per il concretizzarsi di tale prospettiva".
== CRISI: BERSANI SENTE NAPOLITANO, FORTE PREOCCUPAZIONE = (AGI) - Roma, 1 nov. -Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani ha avuto, secondo quanto si apprende, un colloquio telefonico con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Secondo quanto si è appreso, infatti, nel corso della telefonata il leader dei democratici ha dato la disponibilitá del Pd e delle forze di opposizione a prendersi le responsabilitá necessarie di fronte all'aggravarsi della crisi finanziaria italiana. Da parte sua, Napolitano, sempre a quanto si apprende, avrebbe sottolineato, nel corso del colloquio, la forte preoccupazione per la situazione di queste ore.(AGI)
Roma, 1 nov. (TMNews) - Giornata di colloqui per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, "in una delle giornate più drammatiche che l'Italia abbia mai visto in questa crisi finanziaria" che vede il differenziale dei titoli italiani raggiungere i 455 punti e la borsa perdere il 7% in questi.
Oggi si riuniscono i vertici del Pd a Roma: vertice con Bersani, Bindi, Letta, Finocchiaro, Franceschini e Migliavacca.