1. SCATTA L’ORA X PER IL
CONFRONTO SU OCCUPAZIONE E MERCATO DEL LAVORO. OGGI INCONTRO GOVERNO PARTI
SOCIALI. IERI CONFRONTO IMPRENDITORI-SINDACATI. MONTI: ADDIO AL POSTO FISSO. E
IL FOGLIO DI FERRARA IPOTIZZA CHE LA FIAT POTREBBE LASCIARE L’ITALIA.
Finalmente si chiude la fase delle chiacchiere e comincia quella del
confronto vero. Oggi nuovo incontro governo-sindacati-imprenditori sui temi
dell’occupazione, della precarietà, degli ammortizzatori sociali e del mercato
del lavoro. Alla vigilia del confronto ieri ogni protagonista ha fatto
“pre-tattica”. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ospite ieri di Mediaset,
ha tirato la volata al ministro Elsa Fornero, sostenendo che “i giovani devono abituarsi
al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la via. Tra l’altro che
monotonia il posto fisso”. La dichiarazione di Monti ha fatto scalpore (anche
perché giunta all’indomani delle rilevazioni rese note dall’Istat, secondo le
quali un giovane su tre il lavoro non ce l’ha proprio, né fisso, né
temporaneo). Ma quel che conta, più delle parole, saranno i risultati e le posizioni
concrete che scaturiranno dal tavolo delle trattative.
In vista del confronto di oggi,
ieri si sono incontrati la Confindustria e i sindacati. Non hanno concordato
una posizione comune su tutto, ma la verità è che hanno trovato molti punti su
cui prenderanno la stessa posizione, a cominciare dal tema della cassa
integrazione guadagni speciale. I tentativi di spingere il confronto in un
senso o in un altro sono stati e sono numerosi. Il più ingegnoso lo si può
leggere oggi su Il Foglio di Giuliano Ferrara, che riprende un’indiscrezione
uscita su il Wall Street Journal e scritta da un autorevole giornalista che è anche
collaboratore de La Stampa, il quotidiano di casa Agnelli: "Un capoazienda
italiano mi ha detto di recente che, viste le prospettive cupe dell`economia,
la sua società - una delle pietre angolari del sistema industriale italiano -
sta valutando di spostare la produzione dal paese". E se scrivi "one
of the cornerstones of Italy`s industrial base", nel nostro paese viene
subito in mente la Fiat. Senza contare che l`indiscrezione viene da Francesco Guerrera,
attendibile caporedattore del Wall Street Journal a New York e da qualche tempo
firma autorevole della Stampa, quella degli Agnelli. Certo, il fuoco
dell`articolo era un altro, intendeva sottolineare che la crisi dell`euro non è
questione che si risolve dedicando attenzione solo alla finanza arrembante e
agli stati indebitati: in mezzo, ci sono le difficoltà delle imprese. Come
quella guidata da Sergio Marchionne, appunto, che vista la situazione del
nostro continente potrebbe scegliere di spostarsi definitivamente al di là
dell`Atlantico, negli Stati Uniti”.
2 NON TORNANO I CONTI NEI BILANCI
DELLA MARGHERITA. LUSI ESPULSO DAL GRUPPO PD. MISIANI: PD E’ L’UNICO CHE HA
BILANCI CERTIFICATI.
Tutti i giornali raccontano oggi la vicenda del bilancio della Margherita
e del tesoriere Lusi. Particolare approfondimenti li si possono trovare su La
Repubblica (articolo di Carlo Bonini), su Il Corriere della Sera (articolo di
Fiorenza Sarzanini), su Il Fatto quotidiano. Lusi è stato espulso dal gruppo
del Pd al Senato. Lunedì 6 si riunirà la Commissione nazionale di garanzia del
Pd. Il Pd, anche se nulla c’entra con questa storia del senatore Lusi, uno dei
dieci parlamentari ad aver firmato ad ottobre scorso l’appello di sostegno al
Big-Bang di Matteo Renzi, rischia di subire pesanti ripercussioni da questa
brutta vicenda. Più in generale il tema del finanziamento pubblico dei partiti
sta in questi giorni sul tavolo degli imputati. Da ricordare: il Pd è l’unico
partito che ha da sempre il bilancio certificato da una primaria società di
revisione; il Pd, attraverso il suo gruppo dirigente e in particolare il
segretario Pier Luigi Bersani, ha da tempo posto il tema di una legge
applicativa dell’articolo 49 della Costituzione per rendere obbligatoria la
trasparenza e le regole democratiche in tutte le forze politiche del paese; i
bilanci del Pd si possono leggere su internet, basta cliccare su www.partitodemocratico.it;
il Pd ha uno statuto e norme interne rigorose, come dimostra il comportamento
concreto del partito nei casi in cui sono emersi problemi su dirigenti Pd.
Da L’Unità. Articolo di Antonio Misiani, tesoriere del Pd. “ L`inchiesta
giudiziaria che ha coinvolto il senatore Luigi Lusi, tesoriere nazionale della
Margherita, mette in luce con crudezza alcuni nodi politici che vanno
affrontati a viso aperto. Prima di parlarne credo che sia necessario chiarire
che l`altra sera, nella sua performance, Maurizio Crozza, apprezzato da un
vasto pubblico (tra cui il sottoscritto), ha lasciato intendere e detto cose
sbagliate. È satira, ma c`è il rischio che per far ridere si incida nelle
convinzioni di molte persone. Alcune cose vanno dunque precisate. Primo: il
Partito Democratico e la Margherita sono soggetti del tutto distinti,
politicamente, giuridicamente ed economicamente. Il Pd, perciò, non ha alcun
titolo per determinare indirizzi e fare controlli sul bilancio della
Margherita, il cui presidente (Francesco Rutelli) è peraltro il leader di
un`altra formazione politica. I 13 milioni di euro al centro delle indagini
della magistratura sono stati sottratti alla Margherita, non al Pd. E il Pd non
ha mai girato rimborsi elettorali alla Margherita: gli unici rapporti economici
sono il pagamento da parte del Pd della sublocazione della sede di Sant`Andrea delle
Fratte e il rimborso di alcune spese di gestione della sede e del personale
distaccato. Secondo punto da precisare e ricordare: il bilancio nazionale del
Pd, sin dalla nascita nel 2007, è controllato fino all`ultima fattura da una
società di revisione indipendente (PriceWaterhouse Coopers, gli stessi che
certificano il bilancio della Banca d`Italia). Siamo gli unici a farlo, sulla
base dì una precisa scelta politica di trasparenza. Terzo: il Pd ha reagito
all`indagine che ha coinvolto un suo parlamentare senza alcuna timidezza, seguendo
con rigore le regole che ci siamo dati. Tutto questo, naturalmente, non toglie
in alcun modo dal campo i riflessi politici della vicenda, perché il punto di
fondo è la necessità di una profonda riforma del sistema dei partiti, in
attuazione dell`articolo 49 della Costituzione.
Uno snodo cruciale della più complessiva riforma della politica, che chiama in causa
tutte le forze politiche, Pd compreso. I rimborsi elettorali, di gran lunga la
principale fonte di finanziamento dei bilanci nazionali dei partiti, negli anni
più recenti sono stati drasticamente ridimensionati: è stato cancellata la
prosecuzione dei rimborsi anche in caso di scioglimento anticipato della
legislatura e sono stati ridotti del 30 per cento gli stanziamenti. Nel 2010 i
rimborsi elettorali ammontavano a 290 milioni. Nel 2011, con la fine dei
rimborsi relativi alle politiche 2006, questa cifra è scesa a 189 milioni. Con
la progressiva entrata in vigore dei tagli già decisi le risorse si ridurranno
ulteriormente a 143 milioni: è un livello inferiore, in termini pro capite, a
quanto viene destinato ai partiti in Germania, Francia e Spagna. Ciò che invece
è rimasto invariato è il sistema dei controlli interni ed esterni sui bilanci
dei partiti. Secondo la normativa vigente ogni partito che riceve i rimborsi
elettorali deve redigere un rendiconto, che viene esaminato dai revisori dei
conti interni. Il rendiconto è trasmesso al Presidente della Camera e un
collegio di revisori, nominato d`intesa tra i Presidenti di Camera e Senato,
verifica la regolarità formale del rendiconto. I bilanci dei partiti sono
pubblicati su due quotidiani e sulla Gazzetta Ufficiale.
Punto. È un sistema chiaramente insufficiente, che va radicalmente
cambiato guardando alle migliori esperienze europee. Il Pd ha da tempo detto
come la pensa: proponiamo che i rendiconti siano sottoposti obbligatoriamente
alla certificazione di organismi esterni, siano essi società di revisione o
un`autorità indipendente o la Corte dei Conti. Chi sgarra, deve perdere il
diritto ai rimborsi elettorali. I rendiconti dei partiti vanno pubblicati non
solo sui giornali ma anche su Internet, a disposizione dei cittadini che hanno
il diritto di vedere e capire come i partiti si procurano le risorse e come le
spendono. La trasparenza non è uno slogan, abbiamo scritto nelle pagine
Internet in cui abbiamo messo online i conti del Pd. Oggi è una questione
vitale, se vogliamo che i partiti riconquistino la fiducia e il rispetto dei
cittadini”.