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lunedì 28 febbraio 2011

"GIU' LE MANI DALLA SCUOLA PUBBLICA"

“L'attacco alla scuola pubblica è un attacco alla democrazia”

"Il giudizio del Presidente del Consiglio sulla scuola e gli insegnanti ci indigna profondamente, anche se le sue parole sono tristemente coerenti con le scelte fatte dal suo governo" questo il commento diMarilena Pillati, responsabile Scuola del PD dell'Emilia-Romagna agli attacchi di Berlusconi alla scuola pubblica. Mentre negli altri Paesi si è puntato strategicamente su saperi e formazione, nessuna "profonda e storica riforma della scuola e dell'università" ha guidato le scelte del governo, che hanno svelato fin dall'inizio un disegno miope e privo di qualunque orizzonte strategico per il Paese. "Un progetto - prosegue Pillati - il cui scopo è quello di indebolire e dequalificare la scuola statale, sottraendole risorse e dignità, per favorire lo sviluppo di un mercatodell'istruzione. Dietro alla sottrazione di risorse alla scuola pubblica c'è, infatti, molto più dell'esigenza di contenimento della spesa pubblica: c'è la volontà di colpire il luogo dell'incontro, del pluralismo, dell'uguaglianza e della libertà. C'è la volontà di attaccare uno dei pilastri della nostra democrazia". 

"Il vergognoso attacco di Berlusconi agli insegnanti della scuola statale e le dichiarazioni della fedelissima Mariastella Gelmini - ribadisce la responsabile Scuola del PD regionale - sono l'ennesimo avvilente e imbarazzante spettacolo a cui deve assistere questo Paese, un Paese oramai consapevole di non essere nell'agenda di questo Governo, dove trovano spazio solo gli interessi del premier e la propaganda". 
"La delegittimazione della scuola pubblica come istituzione educativa da parte di un Presidente imputato per concussione e prostituzione minorile è inaccettabile e ridicola non meno della difesa ad oltranza del Presidente del Consiglio da parte della Gelmini, secondo la quale la sinistra guarda alla scuola pubblica italiana come ad un luogo di indottrinamento ideologico. Bene ha fatto Pierluigi Bersani - conclude Pillati - a chiedere le dimissioni del Ministro Gelmini, molto più interessata a difendere il Presidente del Consiglio che il ruolo della scuola e la dignità degli insegnanti, i veri eroi moderni".





domenica 27 febbraio 2011

Costretti e inculcati

invece
 



sabato 26 febbraio 2011

Quote latte: supermulta in arrivo per l’Italia. Grazie alla Lega


Per difendere una delle lobby che sostengono il Carroccio, il governo proroga la scadenza del pagamento delle multe. E lo fa con i soldi della ricerca

Scritto da Paolo Ribichini il 24 febbraio 2011 in Politica / Società

cobas latte e1298486123328 Quote latte: supermulta in arrivo per lItalia. Grazie alla LegaEssere furbi conviene. Soprattutto quando il governo fa di tutto per non punire chi “ci prova”. Nel decreto Milleproroghe si ritorna a parlare di quote latte. Quando sembrava che fosse una questione sepolta dal tempo, ecco che la Lega la rispolvera. Sfruttando il suo accresciuto peso specifico nella maggioranza ha inserito un emendamento al decreto che prevede una ulteriore proroga, per il pagamento delle multe da parte di chi aveva violato il tetto massimo, al 30 giugno 2011, per un valore complessivo di 280 milioni di euro. E a pagare per pochi furbi saranno tutti i cittadini.
Un po’ di storia. Le quote latte vengono stabilite nel 1984 a livello europeo. Si tratta di una soglia oltre la quale gli allevatori possono continuare a produrre latte ma a costo di un tributo molto elevato che di fatto disincentiva una produzione eccedente. Le quote latte si sono rese necessarie per tenere alto il prezzo del latte in modo da favorire gli stessi produttori europei. Ad ogni paese è stata assegnata una quota in base alla produzione dell’anno precedente calcolata sulla cessione di latte dagli allevatori ai trasformatori. All’Italia è stata fissata una quota pari a 8.823 migliaia di tonnellate di latte. Mentre per gli allevatori questo limite appariva troppo stringente, i vari ministri dell’Agricoltura che si sono succeduti negli anni seguenti hanno di fatto incentivato il superamento della quota, spiegando che sarebbe stato il Paese ad accollarsi il costo delle “multe”. Questa politica che strizzava un occhio a chi violava la normativa europea, è proseguita fino al 1995, quando la Finlandia, nuovo membro della Ue, ha sollevato la questione di fronte alla Corte di Giustizia. Gli allevatori che avevano sforato, quindi, sono stati costretti a versare il dovuto. Dopo anni di proteste e di rinvii, nel 2003 si giunse ad un compromesso tra Roma, Bruxelles e gli allevatori: le “multe” sarebbero state pagate con una rateizzazione trentennale, senza interessi. Molti allevatori, legati alle principali associazioni di categoria, hanno accettato, mentre una parte minoritaria (541 produttori di latte) ma non ininfluente (i cosiddetti Cobas del Latte) tutt’oggi si rifiuta di versare il dovuto.
Ora è l’Italia a rischiare una multa. Se il decreto dovesse essere approvato con l’emendamento “incriminato”, l’Italia rischia “l’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea”, come spiega il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan. Il nostro Paese sarebbe costretto a pagare una salatissima multa (un miliardo di euro, secondo alcuni analisti) per venire incontro a quegli allevatori che rappresentano in alcune aree agricole del nord il nucleo fondamentale della base elettorale leghista. Ma al danno si aggiungerebbe la beffa. Lo stesso ministro Galan è convinto che tutto ciò “minerebbe la credibilità che attualmente ha il nostro Paese in Europa”. Così, la stessa posizione del ministro a livello europeo “risulterebbe assai indebolita se passasse l’ennesima ‘furbata all’italiana’, volta a premiare chi non rispetta le normative comunitarie”.
Tutti contro l’emendamento. Oltre al ministro, sono contrarie all’emendamento le principali organizzazioni agricole, Coldiretti, Confagricoltura e Cia e, come era prevedibile, i parlamentari dell’opposizione. Per Ernesto Carbone del Pd si tratta di un “emendamento salva-ladri”. “La proroga delle multe sulle quote latte è del tutto ingiustificata e appare ancora più grave se si considera che nello stesso provvedimento non sono stati accolti importanti emendamenti di interesse agricolo sull’attività delle associazioni degli allevatori e sul gasolio”, sostiene il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori.
Finanziare la proroga con i soldi della ricerca sul cancro. E come se non bastasse, per finanziare la dilazione il governo utilizzerà 5 dei 50 milioni previsti per la ricerca sul cancro. Una contrazione del 10% dei soldi a disposizione nel fondo istituito dalla Finanziaria 2011 per “interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico, allo sviluppo dei territori, alle attività di ricerca, alle attività di assistenza, ricerca e cura dei malati oncologici e alla promozione di attività sportive, culturali e sociali”. Un danno doppio: ai malati oncologici e agli allevatori onesti che hanno sempre rispettato le quote, nonostante fossero inique.

Federalismo, Zoggia: "Bossi festeggia aumento tasse a cittadini e imprese"



di Davide Zoggia,  pubblicato il 23 febbraio 2011 , 70 letture
“Dispiace che la Lega sul federalismo abbia definitivamente scelto di far prevalere la demagogia a scapito dell’efficienza e della qualità. Bossi oggi con le sue parole di giubilo sull’approvazione della riforma del federalismo municipale si vanta, di fatto, di aumentare, le tasse ai cittadini e alle imprese. Infatti con l’Imu gli imprenditori pagheranno più tasse e i cittadini si vedranno aumentare le tariffe dei servizi a causa dei tagli nei trasferimenti del governo. E’ una riforma fatta male che complica le cose e aumenta le tasse. Senza contare che tradisce lo spirito stesso del federalismo. Infatti, non solo non si verifica alcun trasferimento dei poteri dal centro alla periferia, ma addirittura si assiste al fenomeno inverso: un rafforzamento del potere centrale. Ancora una volta saranno gli italiani a pagare per gli interessi e i precari equilibri della maggioranza”.

venerdì 25 febbraio 2011

Ecco il piano eversivo sulla Giustizia


25 febbraio 2011 - Nessun Commento »
Cancellato con un tratto di penna l’articolo 112 della Costituzione sull’obbligo dell’azione penale oggi esercitato dal pubblico ministero; introdotta, su esplicita richiesta della Lega, la possibilità dinomina elettiva dei capi degli uffici giudiziari (in particolare dei procuratori generali e dei procuratori della Repubblica); diviso in due l’attuale Csm, uno della magistratura giudicante presieduto dal Capo dello Stato, l’altro dei pm con al vertice il ministro della Giustizia (o di cui il Guardasigilli diverrebbe membro di diritto nel caso in cui la presidenza andasse al Procuratore generale); previsto il sorteggio di Pm e giudici eleggibili ai due Csm tra coloro che hanno almeno dieci anni di anzianità. Sono queste le novità anticipate dall’Ansa (24 febbraio, ore 19.40). Dalle ultime bozze di riforma costituzionale della giustizia che il Guardasigilli Angelino Alfano illustrerà martedì 1°marzo, alla Consulta Giustizia del Pdl, e che potrebbe arrivare al successivo Consiglio dei ministri, emergono ipotesi di modifica ancor più radicali di quelle sottoposte lo scorso novembre al vaglio dei finiani prima della rottura. Ma il testo, di cui la Lega è stata informata nel corso del Comitato interministeriale di martedì 22 febbraio, potrebbe essere cambiato o edulcorato in qualche sua parte. Tutto dipenderà – viene fatto notare in ambienti della maggioranza parlamentare – da come andrà l’altra partita in gioco, quella sulla riscrittura della legge Cirielli sulla prescrizione che, o con il taglio di un quarto o con il non computo degli atti interruttivi (art.160 del codice di procedura penale) a favore degli incensurati, potrebbe far ‘morire’ uno dei processi a carico del premier: quello Mills, che potrebbe presto avviarsi alla conclusione in primo grado.
Oltre alla separazioni delle carriere di giudici e Pm (i primi ritenuti un ordine autonomo e indipendente da ogni potere, mentre i secondi organizzati secondo le leggi sull’ordinamento giudiziario di cui si immagina la modifica), la riforma prevede al momento un modello radicale, che molto si avvicina a quello francese di sottoposizione del Pm all’esecutivo. Al Guardasigilli spetterebbe infatti la funzione ispettiva, l’organizzazione della giustizia e la formazione delle ‘toghe’, oltre al dover riferire annualmente alle Camere sull’esercizio dell’azione penale e sull’uso dei mezzi d’indagine. Di più: se passasse l’ipotesi di un Csm dei Pm presieduto dal ministro della Giustizia, la composizione sarà non più a maggioranza togata, ma per 2/3 di eletti dal Parlamento tra professori universitari in materie giuridiche e avvocati. I maggiori poteri del ministro sono dimostrati anche dal suo diritto di partecipare ai lavori del Csm dei giudici (la cui composizione resterebbe però a maggioranza togata), ma senza diritto di voto. A entrambi i Csm sarà vietato di adottare atti di indirizzo politico o di esprimere pareri sui ddl del governo, a meno che non ne faccia esplicita richiesta il ministro della Giustizia. Al proprio interno, ciascun Csm avrà una Corte di disciplina i cui componenti non potranno partecipare alle altre deliberazioni sulle ‘toghe’.
Restano confermate, come nelle bozze sottoposte all’esame dei finiani in novembre, l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione o di proscioglimentol’uso della polizia giudiziaria non in modo indiscriminato da parte del Pm, ma secondo modalità stabilite per legge e l’introduzione in Costituzione del principio di responsabilità degli atti compiuti da Pm o giudici nell’esercizio delle loro funzioni. In forse, invece, la previsione di un quorum qualificato di 2/3 dei giudici della Corte Costituzionale per la dichiarazione di illegittimità delle leggi. La Lega, nel chiedere ad Alfano di dare più spazio al principio dell’amministrazione popolare della giustizia con i procuratori capo elettivi, avrebbe anche sollecitato maggiore prudenza rispetto a misure impopolari, che rischierebbero di non far passare alla riforma lo scoglio del referendum.

L’attacco al Corriere è vicino. Salta il divieto di incrocio stampa-tv

http://www.unita.it/economia/milleproroghe-l-allarme-del-pd-br-mediaset-puo-acquisire-i-corsera-i-1.273922

martedì 22 febbraio 2011

Il sabotaggio della giustizia


di Nadia Urbinati
in “la Repubblica” del 22 febbraio 2011

Il Consiglio dei ministri ha dunque approvato all'unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul ddl che contiene la riforma costituzionale della giustizia. Un decreto d'urgenza per riformare (deformandola) la nostra Costituzione in quelle parti che non convengono agli interessi giudiziari del premier. Un comitato formato da ministri ed esperti si riunirà per approfondire i contenuti del testo della riforma e, da quanto è trapelato, pare che all'ordine del giorno del comitato ci sia la proposta di intervenire sulle intercettazioni, riesumando il decreto che è fermo da mesi alla Camera dei deputati. Insomma, la strategia difensiva del presidente del Consiglio di fronte alla giustizia ordinaria consiste nell'usare le sue prerogative per sabotare la possibilità che giustizia sia fatta. Poiché ovviamente lui è l'imputato; imputato di reati penali gravi. Il copione e la regia di questo ddl sono dettati da una pratica di anticostituzionalizzazione, la cui massima è la seguente: la legge ha il compito di favorire, o non danneggiare, chi è al potere.
L'obiettivo che il governo italiano da anni persegue é costituzionalizzare l'incostituzionalitá – poiché alla Legge fondamentale Palazzo Chigi contrappone una legge funzionale al suo inquilino.
Attraverso la grancassa dei media questa politica dell'anticostituzionalizzazione viene propagandata come liberale, con l'argomento cioè della difesa dei diritti; all'opposto, la divisione e il bilanciamento dei poteri sono presentati come causa di indebolimento dei diritti. Rovesciati quattrocento anni di storia politica e giuridica occidentale in un batter d'occhio e all'unanimità!Il paradosso è dei piú stridenti poiché, come sappiamo, i diritti sono reclamati e rivendicati da chi è debole contro chi è forte, da chi non ha potere contro chi ha potere. Ma l'Italia è maestra del paradosso: da noi chi ha potere si fa i suoi diritti, ritagliati per sé così da sfuggire alla legge. Il diritto come mezzo di tirannia invece che come strumento di difesa contro la tirannia - un assurdo che nemmeno Robert Filmer, l'ideologo della monarchia per diritto divino ai tempi della Rivoluzione inglese, avrebbe avuto il coraggio di teorizzare.
La politica dell'inconstituzionalizzazione di questo governo consiste nel rovesciamento della logica e della politica dei diritti fondamentali: il potente invece di piegarsi alla legge vuole stare al riparo dalla legge. Operazione retorica sorprendente, poiché l'uso del linguaggio dei diritti per seppellire i diritti è degno di un mago della sofistica. Ma l'arte del sofismo non pare sorprendere i ministri, i quali si comportano come servitori leali del loro capo: tutti a eseguire ciò che egli chiede, a elogiare ciò che egli ama. E a votare all'unanimitá. Tra loro ci sono dei laureati in legge. Sarebbe interessante sapere su quali testi di diritto costituzionale e pubblico abbiano studiato; dove abbiano appreso a interpretare il diritto come mezzo per aumentare il potere di chi ha potere. Luca Palamara, presidente dell'Anm, ha commentato la decisione unanime del Consiglio dei ministri dicendo che si tratta di «un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati». Il problema, gravissimo, è che quel copione si è visto per troppo tempo, con il pericolo evidente che sia diventato linguaggio ordinario, accettato da troppi; che l'inconstituzionalizzazione sia a tutti gli effetti una politica di ricostituzionalizzazione della nostra democrazia in chiave anti-liberale e autoritaria. E ha ragione Palamara a osservare che non è soltanto la pratica e la retorica del premier che preoccupano; ciò che preoccupa è che quella pratica e quella retorica siano accettate "senza alcuna remora", senza un'ombra di critica da "ministri in carica, Istruzione, addirittura Esteri e persino Giustizia". Questa assenza di distacco tra sé e il premier li fa a tutti gli effetti ministri non della Repubblica ma del presidente del Consiglio. Un altro macigno nell'opera di anticostituzionalizzazione della nostra democrazia alla quale questo governo si è dedicato con instancabile sistematicitá.


giovedì 10 febbraio 2011

Le donne reggiane si mobilitano: Se non ora, quando? - REPORT CONFERENZA STAMPA

Domenica 13, tutte e tutti, in Piazza Martiri del 7 Luglio: Se non ora, quando?

Tutte e tutti in piazza a dire: “Basta!”: il comitato reggiano “Se non ora quando?” che promuove la manifestazione di domenica 13 febbraio alle ore 15 in piazza Martiri del 7 Luglio, ha raccontato questa mattina nel corso di una conferenza stampa le motivazioni che hanno spinto tante donne reggiane provenienti dalle esperienze più diverse, dalle associazioni, dal volontariato, dai partiti, dal sindacato e anche donne comuni a mobilitarsi, dando corpo e gambe – anche a Reggio Emilia – a quel richiamo che farà da tam tam in tutte le piazze italiane domenica 13. E anche la nostra città avrà la sua piazza, animata da testimonianze di donne normali con storie diverse e differenti esperienze, che daranno voce ad un’Italia al femminile silente e svilita, che non ci sta ad appiattirsi ai modelli che oggi in ogni ambito pubblico – dal mondo dello spettacolo, alla politica, alle istituzioni – sono riconosciuti come vincenti e monolitici. Nessun intento moralizzatore, semplicemente la necessità che viene da dentro di raccontare come sono realmente le donne in questo paese e come si sentono. Donne normali, lavoratrici, imprenditrici, studentesse, professioniste, precarie, immigrate, persone che nei loro molteplici ruoli contribuiscono a costruire la società e ad arricchirla. E sarà un momento di denuncia ma anche di costruzione, di dialogo; saranno rappresentati anche i talenti dello spettacolo, della musica, del canto, per dar voce ad un universo complesso e ricco di tante sensibilità. 
Questo paese non è un paese per donne” ha detto Ramona Campari: Vorremmo che l’Italia imparasse a rappresentare anche le donne normali che ogni giorno con coerenza si impegnano a portare avanti la propria vita. I fatti e le testimonianze di cui tutti leggiamo e vediamo ci stanno indicando che per le donne normali la vita è sempre più complicata, ed è giunto il momento di ribellarsi”.

Secondo Natalia Maramotti “La modalità con la quale il nostro Presidente del Consiglio ha trattato queste ragazze è la stessa che ha adoperato nei confronti del nostro paese, vittima di un comportamento finalistico assolutamente opposto alla ricerca del bene comune, ma al solo scopo dei propri interessi”. 

“Una parte maschile ha calpestato la dignità delle donne, ma c’è anche una parte femminile che non fa nulla per non lasciarsi calpestare – ha detto Amanda Kornecka, studentessa – quello che è successo non è dignitoso e bisogna dire basta”.
Sono poi intervenute Massimilla Rinaldi, Fiorella Ferrarini, Elisa Bellesia, Emanuela Caselli, Eletta Bertani, Carla Ruffini, Laura Salsi e Atos Cattini. 

Varie le riflessioni e gli spunti emersi, in particolare sulla necessità di assunzione di responsabilità da parte della collettività che domenica 13 è chiamata ad essere fisicamente presente alla manifestazione per dimostrare il proprio sdegno a questa deriva del Paese: nel frattempo sono state raccolte numerosissime adesioni on line al sito www.senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com a favore del rispetto di uomini e donne. E’ stata inoltre ricordata l’importanza di restituire dignità civile, politica e istituzionale all’Italia, sul piano dell’autorevolezza pubblica e privata, principio assolutamente disperso nei bui meandri dell’individualismo ad ogni costo. “ Oggi le donne sono soltanto veline, meteorine e letterine: che rappresentatività hanno? Parliamo di 200, 300 persone? Bene, le donne normali in Italia sono milioni. Vorremmo sentire la loro voce; vorremmo che riprendessero la parola, anche nella nostra città”.

Reggio Emilia, 10 febbraio 2011

mercoledì 9 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO? MANIFESTAZIONE DELLE DONNE E DEGLI UOMINI AMICI DELLE DONNE A REGGIO EMILIA

13 FEBBRAIO A REGGIO EMILIA, ORE 15.00 – PIAZZA MARTIRI DEL 7 LUGLIO

Se non ora, quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due
non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle
relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.

Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e
nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno
considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante
generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione
democratica.

Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle
donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più
tollerabile.


Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni
offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli
pubblici.


Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine
in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.
Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.

Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide
profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità
delle donne e delle istituzioni.

Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo
faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità
e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.

L’APPUNTAMENTO E’ PER IL 13 FEBBRAIO IN OGNI GRANDE CITTA’ ITALIANA

A REGGIO EMILIA ORE 15.00 – PIAZZA MARTIRI DEL 7 LUGLIO



PER MAGGIORI INFO CLICCA QUI

mercoledì 2 febbraio 2011

"SE NON ORA, QUANDO?" 13 FEBBRAIO MOBILITAZIONE DELLE DONNE E DEGLI UOMINI AMICI DELLE DONNE

"Uomini, per favore, potete dire che non volete stare in un paese che sembra un brutto film anni 50?...e Donne, usciamo tutte insieme dalle nostre case e mostriamo nude le nostre facce! Vi aspettiamo il 13 per dire: l'Italia e' un paese per donne!" 13 Febbraio Giornata di mobilitazione delle donne e degli uomini amici delle donne.
Anche a Reggio Emilia si terrà la mobilitazione. Nei prossimi giorni verranno segnalati con precisione, luogo, orario e modalità.

martedì 1 febbraio 2011

Record negativo per la disoccupazione: un ragazzo su 3 non lavora

E' record negativo per la disoccupazione giovanile in Italia: a dicembre la percentuale è salita al 29%, un ragazzo su tre è senza un impiego. Il numero dei giovani senza lavoro è aumentato a dicembre dello 0,1% rispetto a novembre e del 2,4% rispetto all'anno precedente. Lo ha rilevato l'Istat secondo cui "in un mercato del lavoro che presenta condizioni un po' più serene, l'elemento che stona è certamente il tasso di disoccupazione giovanile che a dicembre tocca un nuovo record, il valore più alto dall'inizio delle serie del 2004".