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mercoledì 19 dicembre 2012

PRIMARIE DEL PARTITO DEMOCRATICO PER LA SCELTA DEI PARLAMENTARI

A RIO SALICETO, le PRIMARIE PER LA SCELTA DEI PARLAMENTARI si terranno il prossimo 30 DICEMBRE, dalle ore 8.00 alle ore 21.00, presso il CENTRO CULTURALE W. BIAGINI di Via XX Settembre.

Alle PRIMARIE potranno votare tutti gli iscritti del PARTITO DEMOCRATICO e tutti coloro che si sono registrati per votare  alle PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER DEL CENTRO-SINISTRA PER LE ELEZIONI POLITICHE 2013 dello scorso 25 NOVEMBRE.

NOTA BENE: NELLA GIORNATA DI GIOVEDI' 20 DICEMBRE, DALLE ORE 18.30 ALLE ORE 19.30 IL CIRCOLO DI RIO SALICETO (NUOVA SEDE DI VIA GARIBALDI) RIMARRA' APERTO PER LA RACCOLTA DELLE FIRME NECESSARIE PER SOSTENERE LA CANDIDATURA DEGLI ASPIRANTI PARLAMENTARI. POTRANNO FIRMARE SOLO I TESSERATI PD. La Direzione Regionale del 18 Dicembre u.s. ha fissato in venerdì 21 Dicembre il termine ultimo per la consegna delle firme di sostegno alla candidatura.

martedì 18 dicembre 2012

REGOLAMENTO PER LE CANDIDATURE AL PARLAMENTO PER LE ELEZIONI POLITICHE 2013


DIREZIONE NAZIONALE PD
17 dicembre 2012

REGOLAMENTO PER LE CANDIDATURE AL PARLAMENTO PER LE ELEZIONI POLITICHE
2013 
Ai fini della più ampia partecipazione e del rinnovamento della politica, il Partito democratico promuove primarie aperte per la selezione delle candidature al Parlamento nazionale per le elezioni politiche del 2013.
Attraverso lo strumento delle primarie il Partito democratico intende selezionare i propri candidati in coerenza con i suoi principi statutari e con la vocazione di partito di governo, aperto alla società, in grado di promuovere nelle composizione delle liste, e in particolare nelle posizioni eleggibili, competenze di donne e di uomini.
Come affermato nell’art. 1 dello Statuto, il PD si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione politica delle donne e al raggiungimento della democrazia paritaria.


lunedì 8 ottobre 2012

Assemblea nazionale del Pd Roma 6 ottobre 2012


Relazione del segretario Pier Luigi Bersani

Prima di tutto, vorrei cominciare con una bella notizia: il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha scritto poche ore fa al Consiglio di sicurezza così: sono lieto di informarvi della mia intenzione di nominare Romano Prodi come mio inviato speciale per il Sahel. E’ una grande soddisfazione per noi. Tanti auguri di buon lavoro in una situazione certamente difficilissima.
Care democratici e cari democratici, cari membri dell’Assemblea nazionale, questa volta non avrete da me una relazione organica e omni-comprensiva. Sarò breve. Pronuncerò solo qualche considerazione introduttiva alla discussione e alle nostre decisioni, senza riprendere temi politici e programmatici che ho già esposto di fronte a voi recentemente. In particolare, vorrei rimandare all'occasione della festa nazionale di Reggio Emilia, che tra l’altro, lo ricordo, si è svolta a conclusione di una stagione di oltre duemila feste, che hanno confermato sia il volto popolare del nostro partito, sia la passione civile e politica di migliaia di volontari e di militanti ai quali dobbiamo corrispondere come gruppo dirigente. Non dobbiamo scandalizzare: dobbiamo corrispondere.
Starò ai punti essenziali. Primo punto e qui mi metto nello spirito delle cose che diceva anche la presidente Rosy Bindi: sono certo che da questa assemblea e da ciascuno dei suoi partecipanti sarà colta la crucialità e direi anche la solennità di questo momento. Io non amo l’enfasi, come si è capito in questi anni. Quindi, quel che dico adesso lo dico sul serio: noi siamo oggi, più di quello che possiamo pensare, non solo sotto gli occhi dell’Italia, ma sotto gli occhi di una larga schiera di osservatori politici, economici, diplomatici dell’Europa e del mondo. Affido a ciascuno di noi la piena consapevolezza di questo dato. La compostezza, la serietà e il rigore delle nostre decisioni daranno un segno non irrilevante delle possibili prospettive dell’Italia, non del Pd, dell’Italia, perché ci stanno guardando per l’Italia.
Consideriamo infatti la situazione essenziale e con un linguaggio di verità. Primo: consideriamo il drammatico distacco tra cittadini e politica, secondo me peggiore rispetto al 1992. Secondo: consideriamo la situazione economica e sociale. Siamo in mezzo alla crisi più grave, più lunga e più incerta che si sia vista in Italia e in Europa dal dopoguerra. Terzo: consideriamo le tendenze già operanti e i rischi di frantumazione e di balcanizzazione del sistema politico, la crisi scomposta della destra, l’insorgere di nuovi e antichi populismi, ma anche di più e oltre: una voglia e generica e potente di rifiuto, di semplice e radicale rifiuto che corre nel Paese.
Chiunque abbia a mente tutto questo non può non concludere che senza il Pd non c’è alcuna possibilità di mettere ordine nelle prospettive del Paese. Nessuna possibilità. Non c’è possibilità di suscitare le forze vitali, che pure ci sono in Italia, chiamandole ad una riscossa. Al contrario, c’è il rischio evidente che il Paese si metta davanti ad una palude o forse anche ad una avventura.
Noi sappiamo bene, non siamo ingenui, che in Italia, in Europa e anche oltre, c’è chi può pensare che un Paese stremato, indebolito e portato all'impasse possa essere comandato o comprato per poco. Lo sappiamo bene. Ripeto: non siamo ingenui. Ma c’è anche chi, pur non avendo certamente in testa queste intenzioni, non comprende la fase attuale. Qualche volta l’incomprensione riguarda anche il nostro stesso grande campo dei democratici, dei progressisti. La nostra discussione non deve peccare di leggerezza, non deve ignorare che in questi mesi possiamo essere a un tornante storico per la vita del Paese. E  quindi di qualsiasi cosa noi si discuta, deve percepirsi l’ancoraggio ai problemi, alle ansie del Paese e la preoccupazione di lavorare per una prospettiva positiva per l’Italia. L’ho detto altre volte: guai se ci facessimo sorprendere lontani dal punto principale della questione, che è l’Italia, gli italiani, il cammino che abbiamo davanti, direi che è la bussola per il futuro degli italiani. Il punto è proprio questo: la bussola per il futuro degli italiani. E’ di questo che si deve parlare, è di questo che dovranno sentirci parlare. Ribadiamo dunque in questa occasione, davanti all'Italia e al mondo, e avendo di fronte mesi cruciali e decisivi, chi siamo e che cosa vogliamo. Noi siamo un partito riformista, capace di garantire la decisione politica e di governo a partire da culture plurali. Noi siamo l’unica forza politica che ha radici incontestabili e di assoluta coerenza nella fedeltà all'ideale europeo, con la forza dei fatti e non solo con le parole. 
Noi garantiamo la piena affidabilità sull'asse fondamentale della nostra politica europeistica e porremo questa affidabilità come condizione ineludibile ed esigibile per qualsiasi alleanza di governo. 
Ho detto e ripeto che noi consideriamo la credibilità e il rigore che Monti ha mostrato al mondo come un punto di non ritorno. Ai dubbiosi, sinceri o strumentali che siano, rispondiamo che non c’è bisogno di spiegare a noi il valore davanti al mondo di questa esperienza di governo e di questa personalità: noi abbiamo voluto Monti e lo abbiamo voluto al prezzo di una nostra rinuncia. Noi lo stiamo sostenendo in condizioni difficili, spesso fronteggiando noi i problemi acuti della società e caricandoci di responsabilità non nostre. Certo non da soli. Ma noi prima di ogni altro abbiamo mandato a casa Berlusconi e aperto la strada al governo Monti. Quindi noi non abbiamo bisogno di ricevere istruzioni su questo punto, né per l’oggi, né per il domani. Noi prenderemo il meglio di questa esperienza e ne garantiremo lo sviluppo, ma nel pieno recupero di una fisiologia democratica e politica.
Una fisiologia democratica e politica è un diritto per l’Italia come per ogni altro Paese, ma per l’Italia è anche un dovere, se vogliamo presentare al mondo un Paese che esce da un eccezionalismo perennemente instabile. E noi vogliamo che questo diritto e questo dovere non vengano contraddetti da una legge elettorale che, pur nel giusto superamento della Calderoli, tuttavia oscuri i temi della governabilità e della trasparenza del rapporto con gli elettori. Su questo stiamo lavorando. 
Secondo punto che vogliamo chiarire. Noi sappiamo da dove si deve partire per rimettere in moto il Paese. Noi partiremo dalla riforma delle istituzioni e della politica, dal rinnovamento morale, dalla riscossa civica, dai diritti illuminati dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Noi partiremo da lì per il cambiamento. La nostra parola sarà il cambiamento. E sappiamo anche come fare: moralità, sobrietà, legalità, regole, uno strumento operante davvero per rivedere in modo organico la seconda parte della Costituzione, legge sui partiti, costi della politica, norme anticorruzione (quelle che resteranno da fare, dal falso in bilancio all’antiriciclaggio, e così via), diritti fondamentali, parità di genere, giustizia per i cittadini, trasparenza e regole di mercato, liberalizzazioni.
Insomma, noi non vogliamo meno riforme di quelle viste fin qui: noi ne vogliamo di più e di più pertinenti, e fuori dai condizionamenti di una destra che ha corroso negli anni legalità e civismo e che ancora oggi tiene il piede sul freno. Quindi sia chiaro che, disturbando anche noi stessi se sarà necessario, noi alzeremo la bandiera di un rinnovamento morale del Paese.
Terzo punto, la questione economica e sociale. Una parola in più sono costretto a dirla per un motivo molto semplice. Io ritengo, e spero naturalmente di sbagliarmi, che noi non arriveremo alle elezioni senza sviluppi ulteriori nella dinamica della crisi. Leggo in quello che sta avvenendo sul piano economico e sociale un’urgenza di cui francamente mi sembra che non ci sia consapevolezza nella discussione pubblica. Le cose così non vanno, e non possiamo chiudere gli occhi. E’ tempo di aprire gli occhi in Europa e in Italia. Non rifarò qui la storia di questi anni di crisi, non prenderò di nuovo spunto dalle analisi che più volte abbiamo fatto. Sto all’oggi, all’urgenza. Se guardiamo i Paesi sotto condizionalità formali da alcuni anni, e cioè Irlanda, Grecia e Portogallo, più la Spagna, che le condizionalità se le è dovute dare da sé, il risultato in sintesi è il seguente: tutti questi paesi hanno avuto una drammatica riduzione della ricchezza prodotta, per alcuni paragonabile a un periodo bellico; tutti hanno visto aumentare il debito pubblico anziché ottenerne una riduzione; tutti hanno visto la disoccupazione galoppare; nel frattempo la dinamica dell’intera area euro si può
sintetizzare così: c’è chi va in recessione, c’è chi va in stagnazione, c’è chi va in rallentamento. La freccia indica per tutti una direzione sola. Chi è più sul fronte viaggia al ritmo di due manovre all’anno. E il distacco tra i cittadini e la democrazia si fa sempre più drammatico. L’Italia è pienamente e drammaticamente dentro questa tendenza, perché la recessione è più forte delle previsioni. Finiremo purtroppo oltre il 2,4 stimato. Le previsioni di finanza pubblica peggiorano. Il Sud si allontana ancora di più, basta leggere il rapporto Svimez per rendersene conto, mentre l’Italia si allontana ancora di più dall’Eurozona. Noi dal 2007 abbiamo perso 7 punti percentuali di Prodotto interno lordo e 20 punti percentuali di produzione industriale. 
Prendere questa enorme questione solo dal lato degli spread è insufficiente e perfino illusorio. C’è poco da fare. La speranza fatalistica in una ripresa nel 2013, purtroppo – dobbiamo essere sinceri - non ha pezze d’appoggio. Quindi bisogna agire. La situazione non consentirà di attendere con le mani in mano le elezioni tedesche. Non so in quali condizioni ci arriverà mezza Europa all’appuntamento elettorale tedesco. Allora diciamo almeno con forza quale deve essere per noi l’agenda europea e di conseguenza l’agenda italiana. Di questo si deve parlare, non dell’agenda Monti o dell’agenda Bersani: ci vuole una correzione dell’agenda europea e quindi di quella italiana.
Bisogna dire con chiarezza qual è la piattaforma, che può solo essere questa. Primo: subito, rapidamente, l’unione fiscale, con l’autorizzazione europea sulla presentazione delle leggi di bilancio e sanzioni automatiche per chi viola gli impegni. Lo so che è una cosa durissima, ma va fatta se è la condizione per poi fare le altre cose, che sono: un po’ di respiro per le politiche di bilancio, la golden rule per dare un po’ di investimenti e di lavoro; la tassa sulle transazioni  finanziarie, che non è uno sfizio de L’Unità, come sostengono alcuni commentatori: ci sono Paesi che la vogliono, a cominciare dalla Francia e dalla Germania; eurobond e project bond per le infrastrutture e le innovazioni; l’unione bancaria e una regolazione finanziaria ampia ed effettiva; il coordinamento delle politiche di tassazione e un’offensiva contro i paradisi fiscali, perché la ricchezza scappa e la povertà resta; infine standard retributivi, oltretutto già previsti, e cioè muovere i salari per chi recupera produttività, per attivare la domanda. Sotto tutto questo vi deve essere ovviamente la predisposizione di un percorso per una nuova democrazia europea che lanci dal 2014 una fase costituente, nuovi trattati su iniziativa dei Paesi dell’eurozona. E’ in questa logica che possono essere attivati in modo efficace e coerente anche strumenti per la mutualizzazione e la gestione del debito.
Il Pd chiede che questa sia l’agenda europea dei democratici e dei progressisti, chiede che questa sia l’agenda europea dell’Italia e che nessuno si rassegni all’inerzia di un avvitamento che è in corso tra recessione, squilibri della finanza pubblica e crisi democratica. Detto questo, vi segnalo che nelle settimane e nei mesi che ci aspettano avremo altri esiti sociali della recessione che è in corso e saremo anche di fronte a nuove misure che arriveranno.
Raccomando dunque a me stesso e a tutti voi di non perdere il contatto con il disagio, non lasciarlo nella solitudine, anche quando le risposte non le abbiamo. E, in questo contesto, fatemi mandare da qui un saluto a Claudio De Vicenti, il sottosegretario che l’altro giorno, a mezzanotte, in una riunione con la Thyssen, in mezzo alle trecento crisi aziendali, è stato preso da un pre-infarto: non è diventato infarto perché trattandosi di Thyssen c’era il nostro sindaco di Terni che è un medico, un cardiologo, e se ne è accorto. Non voglio essere macabro, ma se quella sera si discuteva il caso di Piombino, forse non sarebbe andata allo stesso modo, dato che lì abbiamo un ottimo sindaco, che però non è un cardiologo. Noi mandiamo dunque a De Vincenti un saluto affettuoso e cogliamo di nuovo l’occasione per chiedere al governo - l’ho già detto una decina di volte, perché solo chi non ha fatto questo mestiere può non sapere quale sia il peso da sopportare - di organizzare per favore una task force per affrontare con i sindacati, con gli imprenditori, l’enormità del numero delle crisi aziendali che stanno arrivando e che non possono essere caricate solo su due o tre persone. Non so più come bisogna dirla questa cosa.
Naturalmente raccomando a tutti noi, oltre che di stare vicino alle sofferenze, di dare una mano a alle vitalità che ci sono, a coloro che stanno inventando qualcosa, a chi vuole investire, a chi vuole dare lavoro: tra amministratori e politica, bisogna incoraggiarli e semplificargli la vita. Infine non posso dimenticare che il Parlamento e il governo hanno ancora qualche mese di lavoro. Quindi lasciatemi sottolineare alcuni punti. Primo, la legge anticorruzione. Dopo le misure che il governo ha preso nei giorni scorsi e che vanno nella direzione giusta di evitare il degrado della vita politica e amministrativa, non si possono lasciare in sospeso norme così rilevanti e che meriteranno in futuro anche delle estensioni, perché ce ne sono sicuramente da aggiungere. Questa legge va approvata. Ricordo che il governo ha messo fin qui oltre 40 fiducie, per cose anche minori. Secondo, la legge elettorale. Adesso si sta discutendo di nuovo, come al solito nell’incertezza della posizione del Pdl. Ribadisco qui che noi siamo flessibili, che siamo pronti a trovare un’intesa e a rispondere al messaggio giusto del presidente della Repubblica. I paletti che mettiamo non sono per noi. Non vogliamo che sia impedita la governabilità, perché di questo si tratta; vogliamo i collegi non le preferenze, questa è la nostra opzione; vogliamo la parità di genere, di cui nessuno parla; e vogliamo che non si possano fare dei gruppi tipo Scilipoti dalla sera alla mattina. Sono quattro cose di civilizzazione, non sono per il Pd. Ultima puntualizzazione, la legge di stabilità in arrivo. So benissimo - l’ho detto prima - quale sia la situazione. E so benissimo che in nome di questa situazione e in nome delle bombe a orologeria che Berlusconi e Tremonti hanno lasciato lì da disinnescare, saremo di nuovo di fronte a scelte complicate. Dico dunque due cose. Se a causa della recessione o anche a seguito di qualche buco rilevante nelle riforme che sono state fatte la risposta sociale andasse troppo sotto soglia, invito il governo a mettere il riflettore su alcune situazioni che rischiano di superare il limite della sostenibilità. Questo è un paese civile. Secondo, i servizi  universalistici, pur nelle ristrettezze, devono essere trattati con grande cura, grande precisione, grande attenzione, non in modo generico. E fatemelo dire: non si può ogni sei mesi dare una botta alla scuola. Basta. Gli ultimi anni sono stati fatti interventi in modo scomposto. Cerchiamo di avere il tempo di riflettere, di avere una ripartenza ragionata. Cerchiamo di non accendere altre micce in una situazione già molto complicata.
Arrivo al punto finale. Cari amici e compagni, abbiamo dichiarato davanti all’Italia che vogliamo prenderci la responsabilità di governare, che vogliamo farlo mettendo in campo largamente nuove energie che ci sono e che abbiamo, che vogliamo farlo organizzando un centrosinistra di governo e rivolgendo un appello largo a forze moderate, europeiste, saldamente costituzionali, disposte a contrastare in Europa e in Italia una destra regressiva e possibili derive populiste.
Abbiamo detto questo e lo ribadiamo. Ma governare non sarà facile. Chi vende ricette facili, o  suggestioni da uomini soli al comando, vende fumo. Non si potrà governare senza popolo, non sarà possibile: è inutile mettersi in marcia, se non si comprende questo. E quindi se non ci sarà un minimo di recupero di vicinanza e di fiducia tra la politica e i cittadini, se la politica celebrerà semplicemente i suoi riti dentro un fortino, non ci sarà speranza alcuna di poter guidare il Paese fuori dalla crisi. Insomma, se la politica non si prende qualche rischio, la fiducia non tornerà. Questa è la sostanza. Credo che chi non comprende questo dato di fondo sottovaluta gravemente la  situazione.
La fiducia invece può riprendere. Le forze ci sono. Uscire dalla crisi si può. Cambiare si può, ma assieme, mettendoci partecipazione, trasparenza, sincerità, un po’ di coraggio: il coraggio di arrivare alla governabilità attraverso la partecipazione consapevole. Questa è la strada. E questo è il senso delle nostre primarie di coalizione; un senso che viene compreso già adesso. Lasciate stare quel che spesso si legge. Questa mattina ho letto che stiamo in una crisi di nervi, in una crisi isterica. 
Lasciate stare queste cose. Guardate al fondo dell’opinione pubblica. Nel marasma della politica, nel fango che investe tutto, noi comunque leghiamo il nome e l’iniziativa del Pd ad una occasione di partecipazione, di mobilitazione, di scelta, di apertura. Abbiamo segni evidenti che tutto ciò viene compreso, lo vediamo nelle rilevazioni che facciamo e nelle relazioni con forze economiche, sociali e del civismo che abbiamo avuto anche in queste settimane. 
Questa nostra scelta non ci farà male, come qualcuno teme: ci farà bene, sempre che noi si sia capaci di guidare noi stessi, di dimostrare che siamo un grande collettivo che discute, ma che decide e che funziona. Ci farà bene, a fronte di una destra che cerca strategie di sopravvivenza chiusa in un palazzo. Ci farà bene a fronte di tentativi di costruire soggetti politici in laboratorio, soggetti d’occasione ora che arrivano le elezioni e dove si fa vedere chi non s’era mai visto. Ci farà bene a fronte di populismi che parlano a nome dei cittadini senza incontrali mai. Mettiamoci dunque forza, convinzione, fiducia in questo percorso. 
E’ in questa stessa logica di apertura, e perché la logica di apertura non appaia contraddetta, che ho chiesto prima alla Direzione e oggi nell’Assemblea di sospendere la norma statutaria che prevede il segretario del Pd come unico candidato alle primarie di coalizione, superando anche le oneste preoccupazioni di tanti, che sono pure qui. Non è che non ho ascoltato le loro argomentazioni. Ma è una buona cosa per l’Italia e per noi. Io ne sono convinto.
L’unica preoccupazione che ho è che questo gesto importante che vi chiedo oggi, che questo rischio che segnala appunto una politica che vuole anche rischiare con sincerità, non venga svilito da noi stessi. Lasciatemi dire una cosa personale. In tre anni non l’ho mai fatto. Dico una cosa a titolo personale e non desidero che entri nel dibattito. Sono stato veramente ferito dal leggere che qui si cambierebbero le regole in corso d’opera per chiudere e per bloccare. Questo no. C’è un limite a tutto. Sia chiaro che l’unica regola esistente che si cambia in corso d’opera è la regola statutaria che prevede come unico candidato il segretario, ed è un cambiamento di apertura. Detto questo, chiedo a tutti voi e a ciascuno di voi di accogliere questa proposta. L’assemblea deciderà oggi anche il mandato a discutere con Sel e Psi l’organizzazione delle
primarie, la loro convocazione. Anche qui, nelle cose che decideremo e nella nostra discussione, ricordiamoci che l’organizzazione delle primarie non è solo affar nostro. Chiedo quindi che sia riconosciuto quel tanto di rispetto che dobbiamo alla discussione con le altre forze politiche. 

Per quel che ci riguarda come Pd, come segretario segnalo l’impegno che dobbiamo mettere nel realizzare ciò che abbiamo già deciso parecchio tempo fa. Magari chi non frequenta la Direzione può non saperlo, ma noi nel giugno del 2011, dopo drammatiche evenienze a proposito di primarie locali delle quali portiamo ancora un segno profondo, facemmo una Direzione con cui voti che poi furono confermati in diversi momenti successivi. Si decise cioè di rendere effettivi strumenti che in teoria c’erano da sempre, dagli albori delle primarie, come il famoso albo, ma mai veramente attivati sul piano organizzativo, perché impossibili da attuare nel quadro organizzativo che abbiamo visto fin qui. Molto semplicemente, questo è il punto.
Allora o facciamo chiacchiere o facciamo fatti. E se facciamo fatti e decidiamo che un albo ci vuole, allora occorre trovare soluzioni organizzative che lo rendano pensabile, possibile. Dobbiamo dunque fare un passo in avanti ma non per chiudere la partecipazione, per mettere trasparenza, serietà nello strumento, per metterlo in sicurezza per il futuro, perché è prezioso. Dobbiamo guardare quali sono le migliori esperienze mondiali e produrre finalmente la possibilità di una relazione non occasionale con un numero enorme di elettori del Centrosinistra. Elettori vecchi e anche nuovi, perché certamente un elettore del Centrodestra può cambiare idea, ma se partecipa alle primarie ce lo viene a dire. Tutto qua. E se gli diamo 21 giorni di tempo invece che un giorno solo, gli diamo più agio.
Io insomma sto al principio. Poi l’Assemblea sceglie. E il principio è questo: chi partecipa riceve sovranità e può decidere. In cambio si prende una responsabilità, si dichiara, si registra in modo ordinato. E noi non dobbiamo avere paura della parola regole. La parola regole è una bella parola. Io ho proposto qualche riflessione, ho offerto qualche indicazione. L’assemblea deciderà secondo le regole della nostra comunità, che meritano il rispetto di tutti. Poi la coalizione deciderà con la nostra presenza attiva, con il contributo che qui sarà indicato. Auguro buon lavoro all’Assemblea e cerchiamo tutti, prima ancora delle nostre vicende personali, di avere a cuore il Partito democratico che - credetemi- è l’unica speranza per il nostro Paese.


lunedì 11 giugno 2012

L’11 GIUGNO DI 28 ANNI FA MORIVA ENRICO BERLINGUER.


 L’11 GIUGNO DI 28 ANNI FA MORIVA ENRICO BERLINGUER. IL RICORDO E L’IMPEGNO
DI BERSANI: TRASMETTERE AI GIOVANI I SUOI VALORI, ONESTÀ, MORALITÀ E
SOBRIETÀ.
Il messaggio del segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani in occasione del 28esimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer.
“Enrico Berlinguer, nel tempo in cui il Paese è chiamato a una riscossa civica e morale, rappresenta un  riferimento importante, da non dimenticare. Nel 28esimo anniversario della sua morte, penso che sia giusto ricordarlo nei tratti essenziali, quelli che ne hanno caratterizzato il percorso umano e politico, e che hanno fatto di lui un esempio di buona politica, riconosciuto e stimato al di là delle appartenenze politiche.
Berlinguer ha incarnato un’idea di politica alta, nella quale gli ideali non si allontanavano mai dai valori etici. Questo ha fatto di lui l’emblema di una politica al servizio del bene comune che svolge con responsabilità e dignità il suo ruolo. Se di ogni esperienza politica ci sono degli elementi che vanno consegnati alla riflessione storia, è giusto però che l’essenziale venga trasmesso alle nuove generazioni e il messaggio di onestà, moralità, sobrietà, di Enrico Berlinguer è la parte essenziale di una storia che abbiamo il dovere di preservare”.

giovedì 26 aprile 2012



PIPPO (GIUSEPPE) CIVATI 

A RIO SALICETO

PER PARLARE DI

CORRUZIONE

CON LA GIORNALISTA

SARA DI ANTONIO

mercoledì 25 aprile 2012

Lettera agli iscritti

ARTICOLO

Dimezziamo il finanziamento pubblico da subito

24 aprile 2012   1001 letture


Lettera di Bersani agli iscritti del PD in occasione della festa di Liberazione del 25 aprile 2012 con le proposte per l'immediato dimezzamento dei finanziamenti pubblici ai partiti-


Care iscritte, cari iscritti,
   il 25 aprile noi italiani ricordiamo la liberazione dal nazifascismo e la resistenza di quanti lottarono anche a costo della vita per la libertà e la democrazia nel nostro paese. Se oggi noi viviamo in un mondo migliore lo dobbiamo anche a loro. Per queste ragioni, la celebrazione del 25 aprile per noi democratici non è un semplice rito, ma il momento in cui ciascuno rinnova l'impegno personale e collettivo per la difesa e lo sviluppo della democrazia in Italia e in Europa.

   La ricorrenza del 2012 si presenta da questo punto di vista ancora più significativa. Fin dall'inizio il Partito democratico ha avuto l'ambizione di essere il partito della liberazione, della Costituzione e della ricostruzione civile e democratica dell'Italia. Abbiamo passato anni terribili. Il populismo ha governato il paese, portando l'Italia sull'orlo del burrone. Noi abbiamo lottato contro questa deriva, chiamando tutti alla riscossa civile, per riportare l'Italia nell'alveo del modello europeo. A lungo siamo stati soli. Gran parte della classe dirigente sosteneva Berlusconi e il suo populismo e chiudeva gli occhi di fronte alla realtà. Alla fine i frutti dell'impegno del Pd sono arrivati, come dimostrano i risultati delle amministrative e dei referendum del 2011, la caduta del governo Berlusconi.
  
 A un passo da una crisi devastante abbiamo ottenuto l'uscita da palazzo Chigi di Silvio Berlusconi. Il Pd si è impegnato, per la salvezza dell'Italia, al sostegno del governo guidato da Mario Monti. Il compito di un grande partito popolare e nazionale è di pensare prima all'Italia e poi ai suoi interessi. L'eredità lasciata dal centrodestra è tuttavia pesante e il senatore Monti ha dovuto prendere provvedimenti impopolari. Non tutte le misure che sono state varate l'avremmo predisposte noi. Abbiamo avanzato le nostre proposte e ottenuto anche alcuni importanti miglioramenti (dal prelievo sugli esportatori di capitale che hanno sfruttato il condono di Tremonti alla lotta contro l'evasione, alla difesa dell'articolo 18, fino alla battaglia per il futuro degli esodati). Ma non dimentichiamo e non permettiamo che si dimentichi che Monti è venuto non dopo i partiti, ma dopo Berlusconi.

  Siamo a un tornante storico. Ci troviamo a vivere insieme la crisi economica più grave dal 1929 e la crisi politica peggiore dal 1992, anno di Mani Pulite. In questo passaggio il Pd si è assunto il compito di tenere in collegamento il governo con le esigenze sociali e la sofferenza del paese. Il Pd vuole essere il motore che spinge l'Italia ad arrestare il declino, a riprendere la crescita e, nello stesso tempo, il partito che promuove una riforma profonda della politica, senza la quale non può esservi una riscossa del paese.

  In un momento così difficile per gli italiani è indispensabile ridare un senso etico alla politica, far capire che solo la buona politica può far uscire il paese dalle secche e che nuove scorciatoie populiste, di qualsiasi segno, ci riporterebbero nel burrone. I partiti, in primo luogo il Pd, devono dunque dare l'esempio, tirando la cinghia e avviando un rinnovamento e un rafforzamento delle regole interne, in modo da riavviare il cammino della democrazia.

  Fin dall'inizio il Pd ha deciso di far certificare i propri bilanci da una società esterna di revisione (la stessa che certifica il bilancio della Banca d'Italia) ed ha proposto una legge per applicare e regolare l'articolo 49 della Costituzione, in modo da fissare norme precise per la vita interna e per la trasparenza dei partiti politici, fondamentali in ogni democrazia occidentale. Non erano scelte casuali, erano volute. Ma ora bisogna fare di più. 

  In questo ambito il Pd punta a una immediata e profonda riforma del finanziamento pubblico, perché i partiti, se devono assolvere al proprio  compito democratico, non possono e non devono vivere prigionieri dell'interessato sostegno del o dei miliardari.
In particolare, il Pd propone:

a) La certificazione dei bilanci dei partiti da parte di società esterne di revisione; il controllo da parte della Corte dei conti; la pubblicazione dei conti su internet.

b) Tetti drasticamente più stringenti per le spese elettorali, non riferibili solo al periodo immediatamente precedente il voto, imponendoli dove oggi non sono previsti e riducendoli dove sono già in vigore.

c) Il dimezzamento da subito, rispetto all'anno scorso, dell'ammontare complessivo del finanziamento pubblico ai partiti costruendo un sistema basato su due pilastri, secondo il modello tedesco:
1) un contributo fisso relativo al numero dei voti; 2) un'agevolazione o una compartecipazione pubblica commisurata in base all'entità del finanziamento privato raccolto da ciascun partito. In proposito vanno ricordati due temi. Il primo: il Pd ha, fin dalla nascita, raccolto parte non irrilevante dei fondi con il tesseramento e con le feste democratiche, che per scelta politica il Pd lascia ai territori, con i contributi dei parlamenti e degli amministratori. Il secondo: il Pd ha girato una parte dei finanziamenti alle strutture regionali e continuerà a farlo anche nelle nuove e più stringenti condizioni. Con questo passaggio l'Italia resterà largamente al di sotto di quanto avviene in Germania, in Francia, in Spagna.

d) Il finanziamento privato deve essere consentito solo per somme molto contenute e reso trasparente, in modo che i cittadini possano controllare.

Il Parlamento oggi ha la possibilità di varare in poche settimane sia le norme per regolare la vita interna dei partiti, sia i drastici tagli e la riforma del sistema di finanziamento pubblico. E' un contributo che la politica deve dare, oltre all'indispensabile riforma della legge elettorale per consentire ai cittadini di scegliere i parlamentari, alla riduzione del numero dei deputati e dei senatori e agli altri interventi di rinnovamento istituzionale.

Il Pd prende l'impegno solenne a procedere su questa strada e a incalzare le altre forze politiche, che devono abbandonare posizioni di facciata per essere richiamate alla concretezza dei fatti e dei tempi per ottenere risultati certi prima delle vacanze estive.

Il Pd non da oggi ha ingaggiato la battaglia per la ricostruzione civile e democratica dell'Italia, per uscire dal populismo e tornare in Europa. 

Oggi, 25 aprile, è il momento per rinnovare quell'impegno.
Lo prendo di fronte a voi che ogni giorno alimentate le iniziative del partito. Chiedo a tutti forza e tenacia nel sostenere le ragioni della buona politica, le stesse che hanno spinto ciascuno di noi a lavorare per la democrazia e per il nostro paese.


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

sabato 21 aprile 2012


Dov'è finita la società civile?
GIAN ENRICO RUSCONI
Che fine hanno fatto gli imponenti movimenti di piazza, che hanno segnato la fine della stagione berlusconiana e hanno inaugurato una stagione che sembrava ricca di speranze a portata di mano? Anzi a portata di voce?

Sono usciti anche dal circuito dei talk-show e dalle trasmissioni televisive dedicate alla politica che hanno di fatto sostituito il discorso pubblico. Ospiti di queste trasmissioni sono sempre politici professionali, momentaneamente disoccupati dal Parlamento, e commentatori giornalistici che vivono quotidianamente addosso agli stessi politici che criticano. Accanto agli esperti di ogni genere e grado su tasse e «crescita». Ma di donne o uomini, che ripropongano le aspettative dei movimenti di mesi or sono non se ne vedono. O mi sbaglio? Ma come potrebbero accedere al circuito mediatico? Con quale legittimazione?

leggi tutto.....Dov'è finita la società civile?

sabato 14 aprile 2012

Troppa attenzione ai mercati e poca attenzione all'economia e al disagio sociale.


CRISI: GOVERNO TROPPO ATTENTO A MERCATI FINANZIARI

Il governo deve avere piu’ attenzione per l’economia reale e un po’ meno ai mercati perche’ c’e’ un rischio di esplosione del disagio sociale. Dobbiamo aiutare il governo a fare una piccola correzione di rotta. C’e’ troppa attenzione ai mercati, certo va bene che ci sia, ma oltre ai mercati che, stanno giocando abbastanza sporco, bisogna avere attenzione all’economia reale e alla questione sociale. Non sono sicuro che gli interessi delle banche siano gli stessi delle imprese se non prestano soldi ad artigiani e commercianti. Oggi siamo seduti su una situazione dormiente, ma i nostri lavoratori e pensionati sono frustrati e delusi. Facciamo attenzione a non barcamenarci tra l’attuale apparente calma e un’ipotesi di rivolta che potrebbe sempre serpeggiare.

lunedì 9 aprile 2012

Cambiare la legge e il finanziamento ai Partiti



La fine della seconda Repubblica
scritta nell'epilogo della prima


di NADIA URBINATILa Prima repubblica è finita nei tribunali. La seconda anche. La prima volta fu una tragedia, la seconda una farsa. Una farsa nata dal ventre di quella tragedia, da "uomini nuovi" che seppero approfittare della condizione di vulnerabilità del paese, catapultato in pochi mesi tra i paesi più corrotti del mondo insieme alla Nigeria; che forgiarono un'ideologia populista utile a mettere in sella in quattro e quattr'otto una nuova classe politica, venuta dal nulla, ovvero dalla società civile e quindi, si giurava, onesta. Un segno distintivo di onestà era, non va dimenticato, la pratica dell'evasione fiscale, nobilitata come "disobbedienza fiscale" contro Roma ladrona. Nata contro la legge e in violazione della legge che venne furbescamente identificata con i governanti allora inquisiti, un argomento facile da capire per i laboriosi italiani del Nord-Est. Nella gestazione dei partiti che hanno dominato la scena in questi ultimi tre lustri, era scritta la storia che oggi raccontiamo. Non vi è nulla di che stupirsi poiché, per usare una massima socratica, si diventa quel che si è. 
E non si tratta di determinismo, ma di una considerazione che si ricava qualora ci si interroghi sull'identità dei protagonisti. 
Continua........ Cambiare la legge sui finanziamenti ai Partiti.

mercoledì 4 aprile 2012

la nota del mattino



Mercoledì 4 aprile 2012 
1. LAVORO 1. BERSANI HA VINTO LA PRIMA MANCHE, HA CHIARITO LE PROPRIE 
POSIZIONI CON MONTI. 
IL GOVERNO LE HA ACCETTATE. ORA SI ASPETTA IL  RESTO PER VERIFICARE SE ALLE PAROLE CORRISPONDONO I FATTI. 
La tenacia, la determinazione e la ragionevolezza del segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, hanno prodotto la vittoria della prima manche nella partita sulla riforma  del lavoro. Ieri sera, nel corso dell’incontro con il presidente del Consiglio, Mario Monti, e poi anche con gli altri segretari dei partiti che sostengono il  Governo, Udc e Pdl, il leader del Pd è riuscito ad ottenere che la riforma si avvicini al modello tedesco, prevedendo per l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori procedure di conciliazione veloce, la possibilità di ricorrere al giudice, la possibilità del reintegro.
“Sciolti tutti i nodi” ha detto alla fine dell’incontro Mario Monti. Ma bisogna andare  con i piedi di piombo: bisogna ancora verificare come il governo metterà nero su  bianco nel testo del disegno di legge le cose che Bersani ha detto a Monti e che il  presidente del Consiglio ha dichiarato di tenere presenti nella stesura finale del provvedimento. 
Per avere un’idea dei possibili cambiamenti e del perché il Pd ora attende di leggere i testi per una  valutazione oggettiva si può leggere su Il Sole 24 ore: 
2. LAVORO 2. ANCHE I LAVORATORI DI DESTRA VOLEVANO L’ACCORDO. PER QUESTO ERA PREVEDIBILE CHE IL PDL AVREBBE FATTO MELINA E POI ACCETTATO.
Anche i lavoratori che votano a destra volevano una formulazione dell’articolo 18 diversa da quella preparata dal ministro del Welfare Elsa Fornero. Ecco perché, al di là della melina politica e delle posizioni strumentali e provocatorie, il Pdl alla fine era chiaro che avrebbe accettato una mediazione. Tra l’altro il Pdl lamentava un eccesso di burocrazia nelle norme per l’ingresso nel lavoro, difetto in realtà riscontrabile nel testo Fornero. E anche su questo tema ora bisognerà verificare come il governo passerà dalle parole ai fatti.

3. NIENTE MANOVRE BIS. MA NON QUESTO NON CAMBIA LE CARTE IN TAVOLA: 
IL RIGORE NON BASTA, CI VUOLE UNA SPINTA ALLO SVILUPPO IN EUROPA E IN ITALIA. INTERVISTA A MONTI SUL FUTURO.
L’unione europea e lo stesso governo italiano hanno smentito ieri una indiscrezione del Financial Times in base alla quale l’Italia avrebbe dovuto fare una manovra aggiuntiva, a causa della recessione e degli alti tassi di interessi. Lo stesso Monti ha smentito. Ma il problema resta: solo con il rigore il paese è destinato a restare al palo e a subire le pesantissime ripercussioni della recessione sulle aziende, sui lavoratori, sulle famiglie. Da tempo (sono almeno tre anni che il Pd lo dice) il Partito Democratico propone  ricette nelle quali, accanto al rigore sui conti, ci sono misure per sostenere lo sviluppo e rilanciare il paese. Il Pd sta lavorando anche in Europa con gli altri partiti progressisti su una piattaforma destinata a sostenere lo sviluppo (eurobond, projectbond, tasse sulle transazioni finanziarie, fondi per la ricerca…). Ma è decisivo che anche in Italia si prendano alcune iniziative, come l’allentamento del patto di stabilità interno per dare ai comuni virtuosi la possibilità di fare gli investimenti, come l’avvio di un meccanismo di triangolazione Cassa depositi e prestiti- banche- comuni per il pagamento dei debiti delle amministrazioni locali nei confronti delle piccole e medie imprese, strozzate letteralmente dai mancati pagamenti dei lavori, l’avvio di una politica  industriale che individui, nell’ambito delle scarse risorse disponibili, alcune iniziative di rilancio e di avanzamento nei settori di punta, come la green economy.
Articolo di Paolo Guerrieri su l’Unità: 

Su La Stampa lunga intervista a Mario Monti: 

4. IL PASTICCIO DELL’IMU, L’IMPOSTA VOLUTA DAI LEGHISTI E INTRODOTTA CON IL FEDERALISMO FISCALE DELLA DESTRA, METTE I COMUNI IN DIFFICOLTA’. SI RISCHIA LA CRISI PER I SERVIZI PUBBLICI ALLE FAMIGLIE.
L’Imu, l’imposta introdotta durante il governo Berlusconi con un pasticcio nel federalismo fiscale voluto dalla Lega Nord e sostenuto dal Pdl, sta provocando molti problemi. La nuova imposta (che comprende anche l’ex tariffa per la raccolta dei rifiuti oltre alla imposizione patrimoniale sugli immobili) si dovrà applicare a giugno solo per le aliquote minime. Due, soprattutto, i problemi che ne seguiranno. Da un lato i comuni non incasseranno in questo modo una somma pari ai tagli decisi dal governo dei trasferimenti di risorse finanziarie pubbliche. Di conseguenza, i sindaci si troveranno strozzati e rischiano di non poter garantire i servizi pubblici ai cittadini (trasporti, asili nido…..). Dall’altro lato, i cittadini rischiano di dover subire una vera stangata a fine anno (la seconda rata) quando dovranno versare il saldo, anche per quanto riguarda le aliquote maggiorate che nel frattempo avranno deciso i comuni. 
5. LEGA NORD, LO SCANDALO COINVOLGE BOSSI. A QUESTO PUNTO DECISIVO CHE SI APPROVI LA LEGGE SUI PARTITI E LA LORO TRASPARENZA PRESENTATA DAL PD. IL PD GIA’ CERTIFICA I PROPRI BILANCI E FARA’ FIRMARE AI CANDIDATI IL CODICE ETICO PER GLI AMMINISTRATORI. MA ATTENZIONE: LA CRISI DELLA LEGA DIPENDE DAL FALLIMENTO DELLA SUA POLITICA.
Altro che Roma ladrona. Lo scandalo che in questi giorni coinvolge il tesoriere della Lega e le accuse sull’uso dei soldi pubblici per le necessità della famiglia di Umberto Bossi sono pesantissime. 
L’ennesimo scandalo indica la necessità di approvare subito la proposta presentata dal Pd sulla riforma dei partiti in base all’applicazione dell’articolo 49 della Costituzione.
Dalle agenzie di stampa, dichiarazione di Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria nazionale del Pd: (ANSA) - ROMA, 3 APR - "E' urgente la discussione e l'approvazione in Parlamento di una legge sui partiti per dare finalmente attuazione all'articolo 49 della Costituzione. Non è più una riforma prorogabile perché servono trasparenza e credibilità per mettere in sicurezza la democrazia del nostro Paese". Lo dichiara Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria nazionale del PD, commentando l'inchiesta che coinvolge il tesoriere della Lega. "La proposta di legge presentata dal Partito democratico in Parlamento - aggiunge - prevede che i partiti siano trasformati in associazioni riconosciute con personalità giuridiche e che la concessione dei rimborsi elettorali venga vincolata a paletti statutari, stabilendo anche la certificazione dei rendiconti ad una società di revisione e il controllo da parte della Corte dei Conti". (ANSA). In questo contesto vale la pena di ricordare che Il Pd, fin dalla nascita, fa certificare il proprio bilancio da una società di revisione esterna e indipendente (la stessa che certifica il bilancio della banca d’Italia) e farà firmare ai propri candidati dalle elezioni il codice etico per gli amministratori. Al di là dei problemi gravissimi sull’uso del denaro del finanziamento pubblico, bisogna segnalare però che la crisi della Lega nasce dal fallimento della sua politica e dei suoi obiettivi. 
In proposito si può leggere il commento di Stefano Folli su Il Sole 24 Ore:
6. LA SEGRETERIA DEL PD HA DISCUSSO IERI SULLE STRATEGIE PER LE PROSSIME
ELEZIONI AMMINISTRATIVE.
Ieri mattina la segreteria nazionale del Pd si è riunita per fare il punto sulle candidature, sulle alleanze e sulle strategie per le prossime elezioni amministrative. La relazione è stata svolta da Davide Zoggia. Dalle agenzie di stampa: Roma, 3 apr. (Adnkronos) - "Ripartiamo dai comuni per ricostruire l'Italia: è lo spirito con cui il Partito Democratico affronterà la campagna elettorale per le amministrative del 6 e 7 maggio, così come è emerso oggi nella riunione della segreteria Nazionale". Lo afferma Daive Zoggia, responsabile Enti locali del Pd. "Il Pd -osserva- ha già dimostrato a livello nazionale di mettere l'Italia prima degli interessi di partito. Ora, con le elezioni amministrative, c'è l'occasione di far ripartire dalle cittá e dai comuni la riscossa civica della quale c'è bisogno nel paese. Si tratta di un appuntamento importante che chiama al voto quasi 9 milioni di italiani, in circa 1000 comuni di cui 29 capoluoghi. Ai cittadini chiediamo di scegliere sindaci e amministrazioni che indicano come priorità la solidarietà, il civismo, i servizi e il welfare per le famiglie". 
"In molti comuni gli elettori troveranno la lista del Pd, ma in molti altri il partito ha svolto uno ruolo aggregatore, dando vita a liste civiche legate ad esperienze politiche o amministrative locali. Un po’ ovunque invece troveranno un centrodestra che ha portato il paese al disastro e che ora è diviso o confuso, e non solo non è stato in grado di rinnovare l'alleanza Pdl-Lega, ma non è riuscito neanche ad individuare candidati comuni. Equa ripartizione dell'Imu, allentamento del Patto di Stabilità e maggiore attenzione alle politiche a favore degli Enti Locali saranno i temi su cui il Pd incalzerà il governo in queste settimane. 
E intanto rivolgiamo un invito agli amministratori del centrosinistra, già eletti, di partecipare alla campagna elettorale per le amministrative come esempio di buon governo, di attenzione e vicinanza agli elettori in un momento critico dei rapporti cittadini-politica" .




mercoledì 21 marzo 2012

AMBIENTE ED ENERGIE RINNOVABILI

VENERDI' 23 MARZO
ORE 20.30
INIZIATIVA PUBBLICA
"AMBIENTE ED ENERGIE RINNOVABILI"

Ne discutiamo con l'On. Alessandro Bratti
(commissione parlamentare ambiente, territorio e lavori pubblici)


lunedì 27 febbraio 2012


INIZIATIVA PUBBLICA SUL TEMA "CONSULTORI FAMILIARI"

MERCOLEDI' 7 MARZO 2012

RIO SALICETO, CENTRO POLIVALENTE DI VIA XX SETTEMBRE

ORE 20.30

mercoledì 8 febbraio 2012





GIOVEDI' 9 FEBBRAIO 2012
ORE 20.30

CENTRO POLIVALENTE DI RIO SALICETO
(VIA 20 SETTEMBRE)

INCONTRO SUL TEMA:

GIOVANI E LAVORO

CON IL CONSIGLIERE REGIONALE 
THOMAS CASADEI


martedì 7 febbraio 2012

LAVORO : art. 18

LAVORO: INSISTERE SULL’ART.18 E’ UN DEPISTAGGIO

giovedì 2 febbraio 2012

La Nota del Mattino del 2 febbraio 2012




1. SCATTA L’ORA X PER IL CONFRONTO SU OCCUPAZIONE E MERCATO DEL LAVORO. OGGI INCONTRO GOVERNO PARTI SOCIALI. IERI CONFRONTO IMPRENDITORI-SINDACATI. MONTI: ADDIO AL POSTO FISSO. E IL FOGLIO DI FERRARA IPOTIZZA CHE LA FIAT POTREBBE LASCIARE L’ITALIA.
Finalmente si chiude la fase delle chiacchiere e comincia quella del confronto vero. Oggi nuovo incontro governo-sindacati-imprenditori sui temi dell’occupazione, della precarietà, degli ammortizzatori sociali e del mercato del lavoro. Alla vigilia del confronto ieri ogni protagonista ha fatto “pre-tattica”. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ospite ieri di Mediaset, ha tirato la volata al ministro Elsa Fornero, sostenendo che “i giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la via. Tra l’altro che monotonia il posto fisso”. La dichiarazione di Monti ha fatto scalpore (anche perché giunta all’indomani delle rilevazioni rese note dall’Istat, secondo le quali un giovane su tre il lavoro non ce l’ha proprio, né fisso, né temporaneo). Ma quel che conta, più delle parole, saranno i risultati e le posizioni concrete che scaturiranno dal tavolo delle trattative.
In vista del confronto di oggi, ieri si sono incontrati la Confindustria e i sindacati. Non hanno concordato una posizione comune su tutto, ma la verità è che hanno trovato molti punti su cui prenderanno la stessa posizione, a cominciare dal tema della cassa integrazione guadagni speciale. I tentativi di spingere il confronto in un senso o in un altro sono stati e sono numerosi. Il più ingegnoso lo si può leggere oggi su Il Foglio di Giuliano Ferrara, che riprende un’indiscrezione uscita su il Wall Street Journal e scritta da un autorevole giornalista che è anche collaboratore de La Stampa, il quotidiano di casa Agnelli: "Un capoazienda italiano mi ha detto di recente che, viste le prospettive cupe dell`economia, la sua società - una delle pietre angolari del sistema industriale italiano - sta valutando di spostare la produzione dal paese". E se scrivi "one of the cornerstones of Italy`s industrial base", nel nostro paese viene subito in mente la Fiat. Senza contare che l`indiscrezione viene da Francesco Guerrera, attendibile caporedattore del Wall Street Journal a New York e da qualche tempo firma autorevole della Stampa, quella degli Agnelli. Certo, il fuoco dell`articolo era un altro, intendeva sottolineare che la crisi dell`euro non è questione che si risolve dedicando attenzione solo alla finanza arrembante e agli stati indebitati: in mezzo, ci sono le difficoltà delle imprese. Come quella guidata da Sergio Marchionne, appunto, che vista la situazione del nostro continente potrebbe scegliere di spostarsi definitivamente al di là dell`Atlantico, negli Stati Uniti”.
2 NON TORNANO I CONTI NEI BILANCI DELLA MARGHERITA. LUSI ESPULSO DAL GRUPPO PD. MISIANI: PD E’ L’UNICO CHE HA BILANCI CERTIFICATI.
Tutti i giornali raccontano oggi la vicenda del bilancio della Margherita e del tesoriere Lusi. Particolare approfondimenti li si possono trovare su La Repubblica (articolo di Carlo Bonini), su Il Corriere della Sera (articolo di Fiorenza Sarzanini), su Il Fatto quotidiano. Lusi è stato espulso dal gruppo del Pd al Senato. Lunedì 6 si riunirà la Commissione nazionale di garanzia del Pd. Il Pd, anche se nulla c’entra con questa storia del senatore Lusi, uno dei dieci parlamentari ad aver firmato ad ottobre scorso l’appello di sostegno al Big-Bang di Matteo Renzi, rischia di subire pesanti ripercussioni da questa brutta vicenda. Più in generale il tema del finanziamento pubblico dei partiti sta in questi giorni sul tavolo degli imputati. Da ricordare: il Pd è l’unico partito che ha da sempre il bilancio certificato da una primaria società di revisione; il Pd, attraverso il suo gruppo dirigente e in particolare il segretario Pier Luigi Bersani, ha da tempo posto il tema di una legge applicativa dell’articolo 49 della Costituzione per rendere obbligatoria la trasparenza e le regole democratiche in tutte le forze politiche del paese; i bilanci del Pd si possono leggere su internet, basta cliccare su www.partitodemocratico.it; il Pd ha uno statuto e norme interne rigorose, come dimostra il comportamento concreto del partito nei casi in cui sono emersi problemi su dirigenti Pd.
Da L’Unità. Articolo di Antonio Misiani, tesoriere del Pd. “ L`inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il senatore Luigi Lusi, tesoriere nazionale della Margherita, mette in luce con crudezza alcuni nodi politici che vanno affrontati a viso aperto. Prima di parlarne credo che sia necessario chiarire che l`altra sera, nella sua performance, Maurizio Crozza, apprezzato da un vasto pubblico (tra cui il sottoscritto), ha lasciato intendere e detto cose sbagliate. È satira, ma c`è il rischio che per far ridere si incida nelle convinzioni di molte persone. Alcune cose vanno dunque precisate. Primo: il Partito Democratico e la Margherita sono soggetti del tutto distinti, politicamente, giuridicamente ed economicamente. Il Pd, perciò, non ha alcun titolo per determinare indirizzi e fare controlli sul bilancio della Margherita, il cui presidente (Francesco Rutelli) è peraltro il leader di un`altra formazione politica. I 13 milioni di euro al centro delle indagini della magistratura sono stati sottratti alla Margherita, non al Pd. E il Pd non ha mai girato rimborsi elettorali alla Margherita: gli unici rapporti economici sono il pagamento da parte del Pd della sublocazione della sede di Sant`Andrea delle Fratte e il rimborso di alcune spese di gestione della sede e del personale distaccato. Secondo punto da precisare e ricordare: il bilancio nazionale del Pd, sin dalla nascita nel 2007, è controllato fino all`ultima fattura da una società di revisione indipendente (PriceWaterhouse Coopers, gli stessi che certificano il bilancio della Banca d`Italia). Siamo gli unici a farlo, sulla base dì una precisa scelta politica di trasparenza. Terzo: il Pd ha reagito all`indagine che ha coinvolto un suo parlamentare senza alcuna timidezza, seguendo con rigore le regole che ci siamo dati. Tutto questo, naturalmente, non toglie in alcun modo dal campo i riflessi politici della vicenda, perché il punto di fondo è la necessità di una profonda riforma del sistema dei partiti, in attuazione dell`articolo 49  della Costituzione. Uno snodo cruciale della più complessiva riforma della politica, che chiama in causa tutte le forze politiche, Pd compreso. I rimborsi elettorali, di gran lunga la principale fonte di finanziamento dei bilanci nazionali dei partiti, negli anni più recenti sono stati drasticamente ridimensionati: è stato cancellata la prosecuzione dei rimborsi anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura e sono stati ridotti del 30 per cento gli stanziamenti. Nel 2010 i rimborsi elettorali ammontavano a 290 milioni. Nel 2011, con la fine dei rimborsi relativi alle politiche 2006, questa cifra è scesa a 189 milioni. Con la progressiva entrata in vigore dei tagli già decisi le risorse si ridurranno ulteriormente a 143 milioni: è un livello inferiore, in termini pro capite, a quanto viene destinato ai partiti in Germania, Francia e Spagna. Ciò che invece è rimasto invariato è il sistema dei controlli interni ed esterni sui bilanci dei partiti. Secondo la normativa vigente ogni partito che riceve i rimborsi elettorali deve redigere un rendiconto, che viene esaminato dai revisori dei conti interni. Il rendiconto è trasmesso al Presidente della Camera e un collegio di revisori, nominato d`intesa tra i Presidenti di Camera e Senato, verifica la regolarità formale del rendiconto. I bilanci dei partiti sono pubblicati su due quotidiani e sulla Gazzetta Ufficiale.
Punto. È un sistema chiaramente insufficiente, che va radicalmente cambiato guardando alle migliori esperienze europee. Il Pd ha da tempo detto come la pensa: proponiamo che i rendiconti siano sottoposti obbligatoriamente alla certificazione di organismi esterni, siano essi società di revisione o un`autorità indipendente o la Corte dei Conti. Chi sgarra, deve perdere il diritto ai rimborsi elettorali. I rendiconti dei partiti vanno pubblicati non solo sui giornali ma anche su Internet, a disposizione dei cittadini che hanno il diritto di vedere e capire come i partiti si procurano le risorse e come le spendono. La trasparenza non è uno slogan, abbiamo scritto nelle pagine Internet in cui abbiamo messo online i conti del Pd. Oggi è una questione vitale, se vogliamo che i partiti riconquistino la fiducia e il rispetto dei cittadini”.


domenica 22 gennaio 2012

«IL RICATTO DEL RATING E I FRUTTI AVVELENATI DELLA FINANZA»




Il ricatto del rating e i frutti 
avvelenati della finanza
di Cesare DAMIANO
Fonte”  gli ALTRI settimanale del 20.gennaio 2012


Mentre l’Italia e l’Europa stanno cercando di uscir e dalla tempesta economica e finanziaria, Stand ard & Poor’s declassa il nostro debito pubblico. Non tocca miglior sorte ad altri paesi, come la Francia, che fino a poco tempo fa apparivano intoccabili. Questa manovra appare quanto meno sospetta e solleva parecchi interrogativi. Intanto, la prima conseguenza per l’Italia è che il nostro debito sarà più costoso, nonostante una manovra lacrime e sangue della quale abbiamo più volte parlato e criticato la mancanza di equità e le deboli indicazioni di crescita. Questo declassamento sembra prescindere dalle scelte di rigore adottate dai singoli stati e non appare fondato su dati di fatto. Soltanto la scorsa settimana le visite europee di Monti avevano creato un clima di moderata fiducia e riportato il nostro paese all’interno di una sfera di rispettabilità e di credibilità. Persino la cancelliera tedesca aveva elogiato i nostri sforzi. Tutto questo sembra essere andato rapidamente in fumo a causa del pesante e immotivato giudizio di un’agenzia di rating. Che dire, poi, del fatto che la bocciatura, che riguarda anche Francia, Spagna. Portogallo e Austria, sia avvenuta alla vigilia del varo del Fondo europeo salva Stati? A noi un punto appare del tutto chiaro: è in atto un attacco all’euro, all’Europa e alle banche continentali e la posta in gioco è così rilevante in termini speculativi da far passare in secondo piano qualsiasi logica che abbia a che fare con il bene comune e con il destino di nazioni e famiglie. Si tratta del frutto avvelenato di trent’anni di liberismo del quale facciamo fatica a liberarci.


La regia di queste operazioni è effettuata dai soliti noti: in testa abbiamo le banche di affari di WaIl Street, a partire da Goldman Sachs. Quest’ultima ha consigliato da tempo ai propri clienti vip una strategia che scommette sul fallimento dell’euro. Si tratta di investire su un indice di credito default swaps che aumenta di valore se cadono le azioni delle banche europee. Come ci ha già rivelato Federico Rampini in una corrispondenza da New York apparsa su Repubblica nel settembre scorso, «la presenza di Goldman Sachs era già stata segnalata, l’8 febbraio del 2011, nella famosa cena di Manhattan tra gli hedge fund con la partecipazione di Geoge Soros, che aveva coinciso con gli attacchi coordinati all’euro». La stessa banca che aveva venduto ai suoi clienti pacchetti ribassisti basati sempre su credit defàult swaps per lucrare sul crollo del mercato immobiliare, quel mercato inondato di titoli tossici dei mutui subprime confezionati dalla banca stessa. Vale anche la pena di ricordare, per quanto riguarda Standard & Poor’s, che si tratta di un’agenzia accusata di aver manipolato il mercato a proposito di Parmalat di essere coinvolta nelle scalate bancarie del 2005. Ce n’è abbastanza perché la politica intervenga mettendo fine rapidamente a questa “licenza di uccidere” consentita alla speculazione finanziaria. Condividere o anche solo tollerare un sistema economico che vive piazzando titoli sintetici e derivati che sono pari a 10-12 volte il PIL mondiale, significa coltivare una economia malata che ha come unico obiettivo quello di fare profitti a breve a qualsiasi costo. Questo è stato possibile anche grazie alle scelte della politica che ha rinunciato ad esercitare, negli ultimi decenni, la sua funzione di guida e di regolazione dell’economia e della finanza. In alcuni casi per debolezza e per un inaccettabile cedimento culturale alle ragioni del liberismo, anche da parte di alcuni sentori dei partiti del centrosinistra e, in altri casi, per consapevole adesione: si veda il recente esempio del premier inglese Cameron, che ha rifiutato di condividere l’azione di altri paesi europei che proponevano l’introduzione della Tobin tax. Sulla capacità di affrontare questi argomenti, accanto a quelli dello stato sociale e del lavoro, si gioca il profilo futuro dei partiti progressisti e di centrosinistra in Europa e nel mondo. Le prossime elezioni francesi e tedesche potrebbero registrare un successo dei partiti socialisti e socialdemocratici, a dispetto di quanti davano per spacciata qualsiasi prospettiva di sinistra in Europa. Anche in Italia, il prossimo confronto elettorale, si giocherà sulla capacità di offrire agli elettori piattaforme politiche in grado di indicare una chiara visione del mondo e di fornire, al tempo stesso, risposte concrete ai problemi quotidiani delle famiglie. Il Partito democratico potrà giocare un ruolo fondamentale a patto che sappia proporsi come forza alternativa agli attuali assetti economici e sociali. Gli ultimi avvenimenti, che hanno fatto venire alla luce il significato politico delle scelte della finanza speculativa globale, ci possono indirizzare senza tentennamenti a caratterizzarci come partito marcatamente antiliberista evocato alla solidarietà ed all’uguaglianza.