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giovedì 26 maggio 2011

La nota del mattino 26 maggio 2011

1.       GLI INDUSTRIALI PUNTANO IL DITO CONTRO IL GOVERNO. L’ISTAT DICE  CHE I CONSUMI DELLE FAMIGLIE SONO CALATI DEL 2 PER CENTO. L’INPS CERTIFICA CHE LA META’ DEI PENSIONATI PRENDE 500 EURO AL MESE E CHE L’80 PER CENTO NON ARRIVA A 1.000. MA BERLUSCONI E’ SICURO: LA CRISI NON C’E’ PERCHE’ I RISTORANTI CHE FREQUENTA SONO PIENI.

Questa mattina all’assembla annuale della Confindustria la presidente degli imprenditori italiani, Emma Marcegaglia, ricorda al governo che la ripresa è debolissima, che il lavoro manca, che bisogna fare le riforme che il governo non è stato in grado di fare, che occorrono investimenti in ricerca…Insomma, che bisognerebbe che il governo governasse, invece di vivacchiare pensando solo alle riforme della giustizia per salvare Berlusconi dai processi. Ieri l’Istat ha fornito un altro dato che certifica gli effetti della crisi: i consumi delle famiglie sono calati di oltre il due per cento nell’ultimo anno.
Sempre ieri, l’Inps, nella sua assemblea annuale, ha dato le solite cifre sulle pensioni, che ogni volta vengono presentate dai media come clamorose, ma poi vengono dimenticate il giorno successivo: metà delle pensioni non raggiunge i 500 euro al mese, l’80 per cento sta sotto i 1.000 euro al mese. Meno del 10 per cento delle pensioni vale da 1.000 a 1.500 euro al mese e un altro 10 per cento va dai 2.000 euro in sù.
Dopo i dati già forniti nei giorni scorsi dall’Istat nel suo rapporto annuale e gli appunti della Corte dei Conti sulla manovra che sarà necessaria per rimettere a posto i conti pubblici (46 miliardi di euro, una stangata da cavallo), ieri sera Berlusconi, a parte gli insulti agli elettori del centrosinistra (“sono senza cervello”), si è esercitato nel suolo di economista. ”Non è vero che c’è la crisi” ha detto ancora una volta. Ed ha spiegato: “Chiunque di noi quando va al ristorante lo trova pieno”.

2.       CRISI INDISTRIALE. DOPO IL CASO FINCANTIERI SCENDONO IN CAMPO ANCHE I VESCOVI. E DICONO: “PREPARIAMOCI ALLA COLLERA DEI POVERI”.

Crisi della Fincantieri. Il piano di tagli e sfoltimento dell’organico non ha più un padre. La stessa Fincantieri dice che il piano non è definitivo. Il governo, che in questi anni ha pensato a tutt’altro, non sa che fare. Le regioni ed i comuni interessati, Liguria in prima fila, lavorano per trovare una soluzione. Il Pd accusa: senza una politica industriale, le imprese italiane vengono lasciate andare al degrado. Occorre riprendere la strada del governo della politica industriale. In primo luogo, è necessario che il prossimo incontro tra governo, azienda e sindacati sia un confronto vero, al massimo livello. Luigi Molinari, responsabile dei cappellani del lavoro, ieri è stato durissimo: “Prepariamoci alla collera dei poveri”.

3.       IL PD AL SERVIZIO DI UNA RISCOSSA CIVICA SOSTIENE I CANDIDATI DEL CENTROSINISTRA. LA VITTORIA AI BALLOTTAGGI IMPORRA’ AL GOVERNO DI PARLARE FINALMENTE DI COSE CONCRETE, LAVORO, REDDITI, FISCO,INVESTIMENTI.

Tutto il Pd è al lavoro in questi giorni per sostenere i candidati del centrosinistra ai ballottaggi di domenica e lunedì. In gioco non ci sono solo le vittorie a Milano e Napoli. I ballottaggi si svolgono in molte città e  Province e i candidati del Pd e del centrosinistra sono per larga parte in buona posizione per vincere. “Dobbiamo andare a votare nei ballottaggi e completare l’opera” ha detto ieri il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, parlando prima a Trieste e poi in una conferenza stampa alla Camera: “Il Pd è al servizio di una riscossa civica. Quanto ai risultati, l’ho detto e lo ripeto: si vincerà a Milano, e non solo a Milano. E’ ora di voltare pagina: bisogna finalmente parlare dei problemi degli italiani, di lavoro, di redditi delle famiglie, di fisco, di sostegno alle imprese”.

mercoledì 18 maggio 2011

LA NOTA DEL MATTINO

1. I COLONNELLI DELLA DESTRA PASTICCIANO CON I NUMERI MA ON RIESCONO A NASCONDERE LA REALTA’: PDL E LEGA HANNO PRESO UNA SCOPPOLA. IL PD E’ IL PILASTRO DEL CENTROSINISTRA VINCENTE.

Operazione di disinformazione, ieri, da parte dei colonnelli del Popolo delle libertà, con Denis Verdini, Ignazio La Russa, e Maurizio Gasparri a raccontare che, tolta Milano, su tutto il resto è finita con un pareggio. E non solo: hanno pure raccontato che il Pdl è al 28 per cento e il Pd al 21. Due balle colossali costruite pasticciando sui numeri. Tanto grossolane che solo il Tg1 di Augusto Minzolini le ha date per vere.
La verità è che in molti comuni sia il Pdl che il Pd hanno presentato diverse liste civiche con simboli e nomi diversi. E nei suoi calcoli il Pdl si è assegnato tutte le liste civiche del centrodestra, pure quelle che non ha promosso, mentre ha tagliato i voti dati al Pd e non ha conteggiato nemmeno i dati delle liste civiche presentate direttamente dal partito. Un’operazione da magliari che questa volta però si è scontrata con la realtà. Il segretario del Partito, Pier Luigi Bersani, nella conferenza stampa svolta dopo la riunione del coordinamento nazionale del Pd, Davide Zoggia (responsabile enti locali) e Nico Stumpo (responsabile organizzazione del Pd) ieri hanno risposto per le rime. “
Hanno pareggiato? Una cosa da ridere” ha detto Bersani. “Se così fosse perché allo Berlusconi e Bossi non hanno ancora aperto bocca?” hanno commentato Zoggia e Stumpo fornendo diversi dati a titolo di esempio.
Ma Vale la pena di approfondire sia i risultati rispetto ai sindaci ed ai presidenti di provincia, sia rispetto al voto conquistato dalle forze politiche.
Da Il Corriere della Sera. “Quanto pesa per il Pdl e la Lega - nel conteggio per ora parziale delle amministrative 2011 - la sconfitta, al primo turno, nella roccaforte di Milano? E, specularmente, quanto vale per il centrosinistra l`ottima prova del candidato Giuliano Pisapia, che ha distaccato di sei punti e mezzo il sindaco Letizia Moratti?
Quanto conta, dunque, il fattore Milano nel risultato di 12 a 4 (Comuni capoluoghi) e di 3 a 2 (provinciali) a favore del centrosinistra? Ecco, per provare ad analizzare i risultati del primo turno di queste elezioni, conviene incasellare il Comune di Milano insieme agli altri 1.269 municipi in cui si è votato…Al primo turno, dunque, il centrosinistra ha vinto in 12 capoluoghi: Arezzo, Barletta, Benevento, Bologna, Carbonia,  Ravenna, Salerno, Savona, Siena, Torino, Fermo e Olbia. Con gli ultimi due strappati al centrodestra, che invece ha piantato 4 bandierine: Caserta e Catanzaro (conquistati a spese del centrosinistra), Latinae Reggio Calabria. I ballottaggi sono 14. Oltre quello di milano, abbastanza clamorosi sono quelli di Cagliari e di Iglesias (roccaforti del centrodestra), di Varese (avamposto della Lega dove il sindaco in carica, Attilio Fontana, sfiora ma non raggiunge il 5o%) e di Novara (città del governatore leghista Roberto Cota). Il centrosinistra fallisce l`obiettivo al primo turno a Grosseto, Crotone (dove Dorina Bianchi dell`Udc, sostenuta dal Pdl, si piazza seconda) e Cosenza dove la sinistra, storicamente forte nella valle del Crati, si divide a vantaggio della coalizione Pdl-Udc guidata dal centrista Mario Occhiuto, che sfiora il colpaccio (45,61%). Si va al ballottaggio anche a Rovigo, Rimini e Napoli ….e si rivota anche a Trieste. Alle provinciali, il centrosinistra prevale 3 a 2 conquistando al primo turno Lucca, Gorizia e Ravenna, perdendo invece a Treviso e a Campobasso. Ballottaggi a Macerata, Pavia, Mantova, Reggio Calabria e Vercelli. In provincia, poi, ci sono i campanili simbolo che pesano nella storia dei partiti. La Lega, per esempio, fallisce la sfida di Gallarate (Varese) dove la candidata sponsorizzata personalmente da Bossi, la consigliera d`amministrazione Rai Giovanna Bianchi Clerici, viene esclusa dal ballottaggio lasciando la sfida finale ai candidati del Pdl e del Pd: «Se votassi a Gallarate sceglierei il Pd perché li si è creata una situazione insostenibile», azzarda il sindaco di Varese Attilio Fontana. Eppure la Lega, nella sola provincia di Varese, deve fare i conti con altre sconfitte: perché alla fine – in queste amministrative 2011 si afferma solo a Cittiglio, a Castellanza e a Cairate. E non sfonda in altri 14 Comuni”.
Quanto alle forze politiche, ecco l’analisi dell’Istituto Cattaneo illustrata sempre da Il Corriere della Sera. “- È l`analisi più difficile, perché non si ferma al numero dei sindaci conquistati ma arriva a contare i voti di ogni lista. Ed è anche la più attesa dai dirigenti di partito, che in tv tirano tutti la coperta dalla loro parte ma sanno che la fotografia di come è andata davvero è proprio lì, nelle tabelle dell`Istituto Cattaneo, costola della rivista il Mulino, Bologna, la sua tradizione, la sua serietà. Lo studio riguarda le 13 maggiori città dove si è votato, i capoluoghi con almeno 100 mila abitanti. La domanda è secca: chi ha vinto e chi ha perso? Ma le risposte sono (almeno) due. Rispetto alle  precedenti comunali hanno perso voti sia il centrodestra sia il centrosinistra. Ma con due tendenze a prima vista contraddittorie: tra gli schieramenti il centrosinistra ha perso più del centrodestra, ma tra i partiti la foto va rovesciata, il Pdl è arretrato più del Pd.
Attenzione, però: il confronto è con le comunali del 2006, quello «per molti versi più corretto perché le consultazioni messe in relazione sono dello stesso tipo», si legge nel rapporto. Ma nel 2006 il «contesto politico era notevolmente diverso» perché non c`erano ancora né il Pd né il Pdl e quelle comunali erano arrivate sull`onda della vittoria di Prodi, appena tornato a Palazzo Chigi. Secondo i ricercatori dell`Istituto Cattaneo, dunque, il confronto «più corretto sul piano strettamente politico» è quello con le regionali del 2010. E qui la risposta è più semplice e netta: cresce il centrosinistra, che avanza soprattutto al Nord, e cala il centrodestra, che tiene solo al Sud. Fin qui la foto vista da lontano, per entrare nel dettaglio bisogna prendere la lente d`ingrandimento, partendo dalle coalizioni. Il centrodestra ha perso 56 mila voti (il 6%), rispetto alle precedenti comunali, il centrosinistra paga ancora di più con meno 175 mila voti, il 14,4%. Ma se si guarda a cosa è cambiato rispetto ad un anno fa - il «confronto più corretto sul piano politico» secondo i ricercatori - da una parte c`è il meno dall`altra il più: il centrodestra perde più o meno lo stesso numero di voti, 57 mila, il 6,1%. Mentre il centrosinistra ne ha guadagnati 66 mila, il 6,8%. È un campanello quel 6% che manca a destra e si aggiunge a sinistra: è possibile che ci sia stato un travaso di voti e che 6o mila elettori siano «fisicamente» passati dal centrodestra al centrosinistra? Almeno per il momento l`Istituto Cattaneo non si pronuncia. Ma gli esperti del settore sono concordi nel ritenere poco probabile questa ipotesi: di solito i cambi di maggioranza non arrivano perché chi votava in un modo decide di passare dall`altra parte. Ma per il gioco dell`astensionismo, con il risultato che vince chiriesce a portare tutti i suoi alle urne. Una dinamica che spiega quelli che ad ogni campagna elettorale chiamiamo toni accesi. Travaso di voti oppure no, il rapporto dell`Istituto Cattaneo scende più nel dettaglio su quello che è successo nelle diverse aree del Paese. Al Nord il centrodestra perde sia rispetto all`anno scorso sia rispetto a cinque anni fa: nelle quattro città del Nord mancano all`appello 83 mila voti, il 16,6%, numeri simili anche in Emilia Romagna. E quello che perde nel Settentrione viene recuperato solo in parte al Sud, dove di voti ne guadagna 40 mila, il12,2%. Per il centrosinistra la situazione è inversa: al Nord guadagna il 16,6% rispetto alle regionali di un anno fa e perde poco rispetto alle comunali del 2006, il 2,6%. Mentre al Sud perde rispetto alle Regionali, il 6,7%, e crolla rispetto alle Comunali con un -30,9% concentrato a Napoli. Se dalle coalizioni scendiamo al dettaglio dei partiti, la bilancia pesa dalla parte del Pd. Il Popolo della libertà ha perso molto rispetto sia all`anno scorso (24,6%) sia a cinque anni fa, 22,3%. Il Partito democratico ha perso il 16,2 rispetto a cinque anni fa ma ha guadagnato il 7,3 rispetto all`anno scorso. E nella fotografia c`è un altro dettaglio importante: il calo del Pdl viene recuperato dalla Lega ma solo se il confronto viene fatto con le Comunali, dove cresce del 149%, più del doppio. Ma rispetto alle Regionali dell`anno scorso il partito di Bossi cala del 16%, soprattutto a Milano e Torino. Se non dalla Lega, il crollo del Pd del 16%, soprattutto a Milano e Torino. Se non dalla Lega, il crollo del Pdl, è attutito dal buon risultato delle liste civiche collegate al centrodestra che salgono del 32,4%.
E gli altri partiti? L`Italia dei valori cresce del 67,3% rispetto a cinque anni fa ma scende del 40,7% rispetto all`anno scorso, specie al Nord. E possibile che questi voti siano andati alla Federazione della sinistra e Sel di Vendola, che insieme aumentano della stessa percentuale? Anche qui i ricercatori del Cattaneo non si pronunciano sull`ipotesi travaso ma i numeri simili e il bacino elettorale analogo la fanno sembrare probabile. L`Udc crolla rispetto a cinque anni fa (-25,4%) e tiene rispetto all`anno scorso (-1,4%), anche se perde al Nord e si rafforza al Sud. Proprio l`Udc viene battuta dal Movimento 5 stelle in tutte le città del Nord. Rispetto all`anno scorso la lista di Beppe Grillo allunga di 26 mila voti, + 39%”.

2. BERLUSCONI PRENDE TEMPO PER FAR DIMENTICARE CHE CI HA MESSO LA FACCIA. MA E’ COME IL RE NUDO DELLA FAVOLA: TUTTI SANNO CHE HA PERSO IL TOCCO MAGICO. E PURE I FANS NON CREDONO PIU’ AI MIRACOLI.

Berlusconi per ora non ha parlato. Dopo una campagna elettorale gridata, strabordante, l’onnipresente presidente del Consiglio è scomparso. Al suo posto alcuni colonnelli stanno tentando di far dimenticare che il presidente del Consiglio ha detto Milano vale il governo, oppure “votatemi se mi volete bene”, oppure che si è candidato come capolista dicendo “se prendo meno di 55 mila preferenze mi fanno il funerale”. Insomma, Berlusconi sta tentando di togliere la propria faccia dalla sconfitta. Ma non può. Come ha scritto oggi su Il Corriere della Sera, c’è un aspetto che ormai lo ha trasformato da re Mida in un’anatra zoppa: la realtà ha dimostrato che non fa più i miracoli, che non è più capace di trasformare, come ha più volte dello lui stesso, dei brutti anatroccoli in principi, cioè di trasformare qualsiasi brocco candidato per la destra in un vincente.
La perdita del tocco magico è un dramma per chi vi ha costruito sopra tutti i suoi castelli. Ora perfino i suoi fans cominceranno a chiedergli le prove di quello che dice e promette. E’ cominciata un’altra fase politica.

3. LA LEGA DEVE AFFRONTARE LA PRIMA VERA SCONFITTA DOPO  VENT’ANNI DI CRESCITA.

Anche Bossi è rimasto zitto. Per la prima volta da molti anni la Lega deve fare i conti con una sonora sconfitta invece che con un progresso. Stavano già litigando su chi mandare dai comuni conquistati nelle fondazioni bancarie per allungare la conquista dalla politica alle grandi banche. Invece rischiano di trovarsi invischiati nella crisi del berlusconismo. Per la Lega i risultati del ballottaggio rappresentano dunque un passaggio cruciale. Da oggi nemmeno Bossi può più contare sulla fiducia assoluta dei suoi fans e deve fare i conti con la realtà. Anche per la Lega è cominciata un’altra storia.

4. BERSANI SUONA LA CARICA PER IL BALLOTTAGGIO E IL PAESE: IL PD AL SERVIZIO DELLA VITTORIA DEL CENTROSINISTRA. BISOGNA TORNARE A PARLARE DI COSE CONCRETE, COME IL LAVORO. SE IL GOVERNO NON E’ IN GRADO, SE NE VADA.

Ieri si è riunito il coordinamento nazionale del Pd a Roma. Dopo la relazione di Bersani la riunione si è conclusa con un applauso. Il Pd unito torna al lavoro per vincere ai ballottaggi. “Il Pd sarà al servizio della vittoria del centrosinistra ovunque” ha detto Bersani, invitando tutti i dirigenti del partito a lavorare ventre a terra per sostenere i candidati in gioco contro la destra. “Durante la campagna elettorale avevamo chiesto un segnale di cambiamento. Questo è venuto inequivocabilmente e ora chiediamo che sia confermato e rafforzato con i ballottaggi”. "Leggendo i commenti – ha continuato il leader democratico - vedo che il PD non gode di grandissima stampa, sembra che ci siano perdenti, ma non vincitori. E' curioso, se c'è un perdente c'è anche un vincitore: il Pd e il centrosinistra". Che siano stati risultati straordinari per il PD lo evidenziano città come Trieste e Cagliari dove ora è il primo partito. A Milano la distanza tra il PD e il Pdl è dello 0,1%. “Il PD gode di buona salute: emerge come punta e centrocampo della coalizione. Nelle famose quattro città le uniche due non al ballottaggio sono quelle con i candidati PD",
ha sottolineato Bersani parlando di Bologna e Torino. “Dopo le elezioni la maggior parte dei candidati al ballottaggio, 28 su 35, sono del PD”.
“Il Pdl ha preso una scoppola micidiale, sconfitta anche in alcune sue roccaforti storiche. Una botta che non è stata compensata dal risultato della Lega che è in difficoltà e arretra. Qualcosa di eclatante che conferma la nostra politica di sfida alla Lega: dove è la Lega di una volta? Berlusconista a Roma e leghista a casa, dove va? Pagano la non credibilità della politica del governo fatta da promesse e diversivi in un periodo di crisi. Allora mi rivolgo a Tremonti, che sta proprio nel mezzo tra Pdl e Lega: è la politica economico-sociale che, alla lunga, ha fatto pagare il suo prezzo!” “Non  esiste ora X (per la fine del Berlusconismo ndr) ma è ora di cambiare. Parliamo di lavoro e di un pacchetto di riforme necessarie al Paese. Discutiamo dei problemi dell'Italia, mettiamoci al servizio della riscossa civica del Paese, perché è così che crescerà anche il PD. La fiducia nei nostri confronti non calerà ma è destinata a rafforzarsi. Noi governeremo per tutti: nemici non ne abbiamo e il Paese non può più finire stremato da urla di tifoserie astratte”. "Partiamo da domani con una campagna per
il referendum: manifesti, manifestazioni pubbliche, materiale in distribuzione. Quella e' una tappa ulteriore del cambiamento".
“Il Pd sceglierà i suoi alleati non sulla base di logiche politiciste ma sulle cose da fare” è stata la risposta di Bersani alla domanda sulle strategie delle prossime alleanze.
"Avere chiaro cosa fare per il governo del Paese e dirlo viene prima di ogni altra cosa - ha spiegato Bersani - e sono convinto che siano possibili convergenze anche fra diversi. Gli italiani sono stufi dei politicismi e vogliono sapere cosa uno vuole fare. L'opinione sta mutando, c'è una esigenza di concretezza perciò il messaggio non può essere politicista, se sto con Casini o con Vendola, il mio messaggio è sulle cose da fare poi il resto si risolve". L'offerta sul programma è per tutti, forze sociali, forze politiche di centrosinistra e anche elettori e forze politiche moderate, purché seriamente costituzionali.
Anche sulla premiership il segretario del partito ha confermato la linea: “L'atteggiamento non cambia, io ci sono ma non mi metto davanti al progetto, alle riforme e alla coalizione”. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, conferma alla luce dei risultati delle amministrative, la sua disponibilità a candidarsi alla premiership del centrosinistra. Si discute e si decide insieme e chi mi conosce sa che dico sul serio perché usciti da Berlusconi non è detto che usciamo dal berlusconismo. Le persone sono importanti ma non vengono prima del progetto”.
"Il Terzo polo ha ottenuto risultati alterni facendo una campagna elettorale prevalentemente in polemica con il centrodestra", ha ricordato il segretario del PD.
"Quindi io mi rivolgo ancora agli elettori moderati perché penso che ai ballottaggi sia possibile trovare una convergenza". Non solo, ha tenuto a sottolineare: "Voglio fare presente che l'estremismo è nel centrodestra".
Infine, sul governo del paese, giudizio netto: “Ora stiamo andando con il pilota automatico ma l'Italia non può andare avanti così e ha bisogno di un governo in grado di governare, di fare cose concrete, per la crescita, il lavoro, la riforma fiscale, le liberalizzazioni…Siamo pronti a discutere partendo dal nostro progetto per il Paese. Se loro sono in grado di discutere e di governare bene. Altrimenti è ora che vadano a casa”

martedì 17 maggio 2011

La sconfitta

Alla luce dei dati

17 maggio 2011 - 1 Commento »

È  una sconfitta personale e politica senza attenuanti. Le cifre urlano. E nessuna propaganda può nascondere la debacle berlusconiana. Era stato il Cavaliere ad annunciare che questa volta il voto era politico, non un voto ordinario per i sindaci, e che dunque entrava in gioco il futuro suo e del suo governo. Consapevole dell’importanza del passaggio elettorale, continua...

http://www.libertaegiustizia.it/2011/05/17/la-sconfitta/

giovedì 12 maggio 2011

I bluff del “Decreto sviluppo” e le 10 proposte del Pd per la crescita ed il lavoro



Il cosiddetto “Decreto sviluppo”, 10 articoli ed oltre 300 commi, il 13-esimo intervento di finanza pubblica in 3 anni di legislatura, ha un evidente segno elettorale e non avvia le riforme profonde e strutturali di cui l’Italia ha bisogno per tornare a crescere. Gli unici provvedimenti di qualche rilievo ai fini dello sviluppo servono per correggere, in futuro e senza indicazioni certe, alcuni errori gravi compiuti in precedenti provvedimenti adottati dal Governo Berlusconi. Ne indichiamo alcuni:
1. Credito d’imposta per la ricerca scientifica. Il Governo tenta di rimediare allo svuotamento, determinato dal “tetto” alla fruibilità e dal famigerato meccanismo di prenotazione del click day, dell’analogo credito d’imposta introdotto dalla Legge Finanziaria per il 2007. A differenza del credito istituito nel 2006, l’agevolazione prevista dal Decreto sviluppo ha natura sperimentale, è subordinata all’emanazione di un ulteriore regolamento dell’Agenzia delle Entrate ed ha un finanziamento incerto (per ora sono disponibili solo 100 milioni per il 2011), affidato ad ulteriori tagli lineari alla spesa. Inoltre, sostituisce il credito d’imposta istituito a Dicembre scorso per le stesse finalità (il famoso “voucher per la ricerca”). Si alimenta, così, incertezza e confusione, il contrario di quanto necessitano le imprese per fare investimenti.
2. Credito d’imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno. Anche in questo caso, il Governo tenta di riparare allo svuotamento (determinato ancora una volta dal tetto alla fruibilità e dal click day) e alla mancata proroga dell’analogo credito d’imposta introdotto dalla legge finanziaria per il 2008. In questo caso, oltre ad ulteriori provvedimenti ministeriali, ai fini dell’operatività è necessaria l’autorizzazione della Commissione Europea per l’utilizzo delle risorse del Fondo Sociale Europeo e del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, in assenza della quale la copertura dell’agevolazione sarà a carico del FAS. Va segnalato che, a differenza dell’agevolazione approvata nel 2007, il credito d’imposta previsto nel decreto sviluppo non ha portata generale, ma si applica soltanto a particolari categorie di lavoratori e lavoratrici svantaggiate. Inoltre, con la precedente misura, il credito d’imposta veniva riconosciuto per i tre esercizi successivi, mentre la nuova agevolazione è limitata a dodici mesi.
3. Esecutività immediata degli accertamenti fiscali. Il Governo corregge il DL 78/2010 e stabilisce che, in caso di richiesta di sospensione cautelare presso il giudice tributario, non si procede all’esecuzione fino alla decisione del giudice o per un massimo di 120 giorni. La norma induce all’ulteriore ingolfamento delle Commissioni Tributarie e, dati i tempi delle Commissioni, non evita al contribuente di pagare prima della decisione giudiziale.
4. Cancellazione automatica delle ipoteche a seguito dell’estinzione di mutui. Il decreto corregge un precedente errore del Governo che limitava la cancellazione automatica, correzione richiesta dal Pd in una recente risoluzione parlamentare.
5. Agenzia per l’acqua. L’istituzione di un nuovo organismo indipendente, con compiti di regolazione del mercato nel settore delle acque pubbliche e di gestione del servizio pubblico locale idrico integrato, era stata proposta dal PD già in occasione dell’esame del cosiddetto “Decreto Ronchi” e successivamente in una proposta di legge a prima firma Bersani. Il Governo ha sempre respinto questa ipotesi, salvo proporla ora per tentare di vanificare il referendum. Oltre a misure di correzione, il cosiddetto “Decreto sviluppo” contiene interventi impraticabili   dannosi. È il caso della previsione di concessioni degli arenili per 90 anni, la quale si scontra on procedura di infrazione comunitaria conseguente alla mancata applicazione della “Direttiva servizi” e rischia di mettere fuori gioco i piccoli operatori balneari rispetto alle offerte delle multinazionali del turismo per l’ottenimento di concessioni a 90 anni a prezzi di mercato. È anche il caso delle norme per innalzare le soglie degli appalti conferiti attraverso trattativa privata.
Del tutto ingiustificata è l’enfasi sul capitolo “Scuola e merito”: a fronte di investimenti in istruzione del 4,5% del Pil, rispetto a una media OCSE del 5,7%, l’istituzione della “Fondazione per il merito”, finanziata con 10 milioni di euro, ha impatto assolutamente marginale. L’assunzione dei precari della scuola è rinviata a un successivo decreto ministeriale da attuare nel limite dei posti vacanti, delle avvenute cessazioni e dei vincoli di finanza pubblica. Da subito, invece, si bloccano i ricorsi per i precari della scuola, con una norma di interpretazione autentica.
Le 10 proposte del Pd per la crescita ed il lavoro  Il Pd indica 10 semplici proposte di sostegno allo sviluppo caratterizzate da immediata operatività e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.
Proponiamo:
1. per agevolare ricerca e occupazione nel Mezzogiorno, ripristino delle misure introdotte nel 2006 e nel 2007 , misure già autorizzate dalla Commissione Europea, già note alle imprese, condivise ed ampiamente utilizzate;
2. per gli investimenti nel Mezzogiorno, ripristino del credito di imposta, introdotto nel 2006 per il quinquennio 2007-2013 già autorizzato dalla Commissione Europea;
3. per agevolare l’innovazione, il risparmio energetico, l’attività delle imprese e l’occupazione,ripristino dell’utilizzabilità in tre anni (anziché 10 come disposto dalla Legge di Stabilità del Dicembre scorso) della detrazione d’imposta del 55% per le spesa di ristrutturazioni edilizie eco-compatibili e la proroga di tale agevolazione almeno per un triennio; introduzione degli incentivi per i motori ad alta efficienza energetica e per gli inverter;
4. per dare immediato sostegno al potere d’acquisto delle famiglie e ridurre immediatamente i costi energetici delle imprese, attuazione della misura prevista nella Legge finanziaria per il 2008 (art 1, c 290 e seguenti, L 244/07) che consente, attraverso un semplice Decreto ministeriale, di ridurre l’accisa sui carburanti in presenza di significativi aumenti dei prezzi dei prodotti petroliferi oltre le previsioni contenute nei documenti di finanza pubblica. La riduzione delle accise non necessità di copertura ai fini degli effetti sul Bilancio dello Stato perché si compensa con il maggiore ed imprevisto gettito Iva determinato dall’innalzamento dei prezzi dei prodotti petroliferi. Si tratta di un intervento di rilevante utilità considerato che il Governo ha recentemente disposto l’aumento dell’accisa sui carburanti. Inoltre, proponiamo la rimodulazione dell’accisa sui consumi di elettricità delle imprese per correggere la distorsione a danno delle micro e piccole imprese;
5. per la liberalizzazione dei mercati, la tutela dei consumatori e la mobilità sociale, misure per favorire la concorrenza. In particolare: a) servizi professionali (riduzione vincoli all’accesso e all’esercizio e riconoscimento delle libere associazioni nelle professioni non ordinistiche);

b) distribuzione farmaci (vendita libera di tutti i medicinali a carico dei cittadini e facoltà per le farmacie di stabilire un orario di apertura superiore al minimo);

c) filiera petrolifera  (libertà di approvvigionamento ai punti di vendita e rimozione vincoli al commercio all’ingrosso e alla distribuzione dei carburanti); d) distribuzione energia (separazione dell’operatore della rete di trasporto del gas naturale e degli stoccaggi dall’Eni)

e) servizi bancari (estensione misure di portabilità gratuità dei mutui a tutti i servizi, abolizione della clausola di massimo scoperto e altre commissioni analoghe nei c/c, libertà di scelta della polizza collegata al mutuo, incompatibilità dei titolari di cariche nei cda delle banche per cariche in imprese concorrenti); f) polizze rc-auto (eliminazione tacito rinnovo e sostegno ai gruppi di acquisto tra utenti); g) trasporti (istituzione Autorità indipendente); 

h) class action (semplificazione all’accesso); conflitti di interesse (estensione delle incompatibilità degli incarichi nelle autorità indipendenti).

6. ai fini della semplificazione degli adempimenti per le imprese, innalzamento dei limiti di fatturato per l’utilizzo della flat tax al 20% sul reddito di cassa per i contribuenti minimi, in sostituzione di Irpef, Irap, Iva e Studi di Settore (“forfettone fiscale”);
7. per evitare l’aggravamento o la chiusura di decine di migliaia di micro e piccole imprese a causa dei debiti nei confronti di Equitalia: a) disapplicazione degli interessi di mora alla parte di debito riferibile alle sanzioni; b) proporzionamento sanzioni al livello del debito;

c) allungamento del periodo di pagamento del debito da settantadue a centoventi mensilità;

d) emanazione del decreto attuativo della compensazione debiti/crediti nei confronti della PA;

e) riduzione aggio previsto per Equitalia; e) impignorabilità della prima casa e divieto di fermo amministrativo del mezzo di lavoro;

8. per evitare l’utilizzo delle micro e piccole imprese come leva finanziaria delle imprese committenti, regolazione dei pagamenti delle transazioni commerciali tra imprese, in coerenza con la Direttiva 2011/7/UE, secondo i seguenti criteri:

a) ampliamento della nozione di imprenditore per comprendere anche i liberi professionisti;

b) riconoscimento al creditore degli interessi, in caso di mancato pagamento, senza costituzione in        mora e senza necessario sollecito;

c) armonizzazione del termine massimo di pagamento a 30 giorni, salvo casi oggettivamente verificabili; 

d) rimborso delle spese amministrative, in aggiunta a quelle legali, per il recupero dei crediti; 

e) ammende pecuniarie, in caso di ritardo ingiustificato, in aggiunta agli interessi di mora;

9. stralcio delle norme sugli appalti pubblici per evitare i rischi di proliferazione delle cricche. Attuazione, tramite legge ordinaria, di una riforma del Codice degli appalti per:

a) eliminare le gare al massimo ribasso ed innalzare il limite per la procedura negoziata ma nel quadro di misure per pubblicità dei bandi ex ante ed ex post da parte delle stazioni appaltanti, così da garantire trasparenza e promuovere rotazione e concorrenza tra le imprese;

b) eliminare il “tetto alle riserve”, introdotto nella logica dei tagli orizzontali, in quanto foriero di contenzioso irrisolvibile tra le parti, abbandono dei cantieri o fallimento dell’impresa oggetto di contestazione ed introdurre, in alternativa, oggettivi criteri di valutazione della qualità del progetto e della reputazione delle imprese,

c) drastica riduzione e qualifica delle stazioni appaltanti pubbliche e private;

10. per sostenere il settore turistico-balneare;
a) varo di una norma per archiviare la procedura d’infrazione aperta nei confronti dell’Italia dalla Commissione europea e, in collaborazione con le Regioni e le principali organizzazioni degli imprenditori, preparazione di una legge quadro per affidare le concessioni demaniali marittime e contrastare gli interventi speculativi, tutelare gli investimenti effettuati ed incentivare investimenti aggiuntivi –in servizi e qualità e compatibilità ambientale- attraverso una adeguata durata delle concessioni;

b) riapertura del confronto in sede UE per affermare le peculiarità delle imprese del settore turistico–balneare in Italia ed individuare soluzioni diverse da quelle previste dalla Direttiva servizi o escludere le concessioni demaniali marittime dal campo di applicazione della stessa;

c) approvazione del Piano nazionale per il turismo.