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venerdì 16 dicembre 2011

Dichiarazione di voto sulla fiducia alla Manovra finanziaria - 16.12.2011

http://www.youtube.com/watch?v=5-ikfo_sU7A&feature=youtu.be

Pier Luigi Bersani (tra le 19 e le 20 in diretta tv) 

Venerdì 16 dicembre 2011

1. OGGI IL VOTO DI FIDUCIA SULLA MANOVRA. IL PD, CON GLI INTERVENTI DI FRANCESCHINI E BERSANI, DICE SÌ, VANTA LE MODIFICHE IN POSITIVO OTTENUTE, MA INDICA ANCHE I TEMI  SUI QUALI NON MOLLA E CONTINUERÀ A LOTTARE PER OTTENERE RISULTATI: LAVORATORI PRECOCI, LIBERALIZZAZIONI, CONCORRENZA. SENZA DIMENTICARE LA PROSSIMA RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI.

Oggi la Camera dei Deputati vota la fiducia e la manovra economica che il governo di Mario Monti ha presentato per togliere l’Italia dal “fronte più esposto” della crisi che imperversa in Europa e nel mondo, cioè dall’orlo del baratro dove l’avevano condotta l’incapacità di governare e le idee sbagliate di Bossi e di Berlusconi.
Se il Pd fosse stato al governo la manovra non sarebbe stata la stessa, come è ovvio. L’intervento messo a punto da Monti e dai suoi ministri presenta diversi punti dolenti. Non pochi sono stati corretti grazie all’intervento parlamentare del Pd. Altri sono rimasti aperti. Ma la storia non finisce con il voto di oggi. Con gli interventi in aula del presidente del gruppo parlamentare Dario Franceschini e del segretario nazionale, Pier Luigi Bersani (tra le 19 e le 20 in diretta tv) , il Pd oggi dirà sì alla manovra per salvare il paese, rivendicherà le numerose modifiche positive ottenute e i provvedimenti inserititi su suggerimento dei democratici, ma indicherà anche i punti sui quali il Pd continuerà la propria battaglia, a cominciare dal trattamento da riservare ai lavoratori precoci (“agli operai entrati in fabbrica a 15 anni l’Italia deve pur dire grazie”, ha detto Bersani) e dalle liberalizzazioni.
Bersani già ieri ha preannunciato anche la posizione del Pd per i passi successivi del governo. “Proprio la riforma delle pensioni impone ora di pensare al lavoro, ma partendo dal punto degli ammortizzatori sociali. Ci sono i lavoratori meno giovani e che stanno perdendo il lavoro, ma hanno di fronte un lungo periodo prima di poter accedere alla pensione. Ci sono i giovani.
Come ha certificato la Confindustria stiamo perdendo 800 mila posti di lavoro. Il punto dal quale prendere le mosse è dunque quello della riforma e dell’irrobustimento degli ammortizzatori sociali. Sul resto dopo si vedrà”.

2. BERLUSCONI E LA LEGA RECITANO LA SOLITA FILASTROCCA. MA E’ SOLO UN CERTIFICATO DI ESISTENZA IN VITA.
La Lega sbraita alla Camera (come già aveva fatto al Senato) e tenta di oltrepassare così il muro del silenzio e di tornare a quindici anni fa, ma nel frattempo auto blu, scandali e leggi disastrose ne hanno sfregiato l’immagine. Berlusconi torna a fare uno dei suoi discorsi strampalati. Ma sono solo l’ombra di ciò che erano. Queste manifestazioni di celodurismo verbale o fisico equivalgono alla richiesta – di fronte all’anagrafe degli elettori - di un certificato di esistenza in vita. Oggi il Pdl voterà la manovra, perché ben sa che senza questo passaggio la situazione tornerebbe al baratro dove proprio il centrodestra l’ha portata. La Lega tenta di trarre un lucro politico da un atteggiamento da masanielli.  Ma il risultato di questa mancanza di responsabilità è tutto da verificare.

3. RISCHIO ANNI TRENTA. IL FONDO MONETARIO ALZA IL LIVELLO DELL’ALLARME. E IN EUROPA I PROGRESSISTI METTONO SOTTO ACCUSA I PATTI SARKOZY-MERKEL. OGGI INCONTRO HOLLANDE-BERSANI PER UN A NUOVA EUROPA.
Il Fondo monetario internazionale alza il livello dell’allarme. Adombra addirittura il pericolo di una situazione simile a quella degli anni Trenta. E lascia intendere che gli accordi europei forse non sono in grado di garantire la fuoriuscita dalla crisi dei debiti sovrani.
Dalle agenzie di stampa. (TMNews) - Il direttore del Fondo monetario internazionale ha affermato che la crisi sui debiti pubblici dell'area euro "si sta espandendo" e che sta subendo "una escalation" tale che potrebbe non esser più gestibile solo da un gruppo di paesi. Un monito che Christine Lagarde ha lanciato durante un evento a Washington. Il contrasto a questa crisi dovrà ovviamente iniziare "là dove ha epicentro: i paesi dell'area euro". Tuttavia è "un motivo di inquietudine per tutte le economie", viste le loro "interconnessioni". Il vice direttore del dipartimento relazioni esterne del Fmi, David Hawley, ha detto che al momento il Fmi ha risorse "adeguate alle sue necessità", ma che nell'eventualità di un aumento che si rendesse necessario sta portando avanti le discussioni con vari paesi membri su come procedere.
Oggi il candidato progressista alle presidenziali francesi, Francois Hollande, è a Roma. Nel pomeriggio, insieme al segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, parteciperà alla conferenza sul futuro dell’Europa organizzata dal Pd nell’auditorium del tempio di Adriano.
Da La Repubblica. Intervista a Hollande. «L`Italia deve tornare a essere protagonista in Europa. E’ assurdo rinchiuderci in un téte à téte tra Francia e Germania». Francois Hollande ha già preso un piglio presidenziale, per come parla ispirato, con frasi nette, assumendo spesso un tono grave che si differenzia molto da quello, più bonario, che tutti conoscevano fino a qualche mese fa. Il candidato della gauche si appresta a sfidare Nicolas Sarkozy con la speranza di entrare all`Eliseo, diventando il secondo presidente socialista della Quinta Repubblica dopo Mitterrand. «Le sinistre francesi, italiane e tedesche devono poter elaborare una risposta comune e alternativa alla crisi» racconta Hollande che stamattina arriva a Roma,
su invito del Partito democratico. Nel corso del colloquio con Repubblica, le sue parole più frequenti sono "giustizia", "equità", "speranza". E sul suo rivale dice: «Sarkozy ha fallito e vuol far credere a tutti di non avere nessuna responsabilità». L`Europa ha faticosamente raggiunto un nuovo accordo per la riforma dei Trattati. Se lei sarà eletto, lo sottoscriverà? «L`accordo approvato a Bruxelles il 9 dicembre non risolve la situazione.
Nessuno ancora ne conosce la traduzione giuridica. In questa emergenza, una revisione dei trattati dall`esito incerto è una perdita di tempo. Generalizzare le politiche di austerità non ci permetterà di superare questa crisi. La crescita è stata dimenticata dall`accordo, come anche gli eurobond. Se sarò eletto dai francesi, chiederò che venga rinegoziato per favorire anche la crescita e la solidarietà». Angela Merkel dispone e Sarkozy esegue? «Il metodo è sbagliato. Riconosco che il motore franco-tedesco è essenziale per l`Europa quando è in grado di trascinare, convincere, non di imporre. Rinchiudersi in un faccia a faccia porta solo a privarci di sostegni importanti, come ad esempio quello del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Il lavoro con gli altri partner europei è fondamentale, in particolare quello con l`Italia, grande paese fondatore dell`Europa. Ciò che vengo a dire agli amici del partito democratico, come ho già fatto con la Spd in Germania». Oggi incontrerà anche il Presidente Napolitano e il premier Monti. Cosa pensa del nuovo governo tecnico? «Vorrei intanto rendere omaggio a Giorgio Napolitano e alla sua azione per l`Italia e l`Europa. Mario Monti ha ricevuto la fiducia dal parlamento, che ha scelto di rispettare la scadenza elettorale già fissata. Nei prossimi mesi avremo in Francia, Germania, poi anche in Italia, importanti appuntamenti elettorali. E` la grande forza delle democrazie in questi tempi di crisi». Il rigore finanziario è l`unica via possibile? «Niente potrà essere fatto senza una riduzione dei deficit e del debito. Quello che propongo ai francesi è un ritorno programmato all`equilibrio di bilancio nel 2017 seguendo un criterio di giustizia sociale.
Non basta. Dobbiamo creare le condizioni per rilanciare la crescita e sviluppare gli strumenti per una regolamentazione che permetta alle nostre democrazie di prendere il sopravvento sul ricatto imposto dai mercati finanziari». L`Italia sta approvando una nuova riforma delle pensioni. Lei vuole rinegoziare quella approvata dall`attuale governo francese, che ha abolito l`età pensionabile a 60 anni? «Il piano di Sarkozy non è né giusto né sostenibile finanziariamente. Correggere quella riforma è soprattutto una questione di giustizia. Bisogna ristabilire la possibilità di andare r in pensione a 60 anni per quelli che hanno incominciato a lavorare a 18 anni, o prima, e che hanno i contributi necessari. Ne discuterò anche con i sindacati. Contrariamente a Sarkozy, r non voglio usare la comunicazione come alibi né dare soluzioni dogmatiche». La crisi può accelerare il cambio di maggioranza in trancia com`è già successo in altri paesi europei? «La crisi è ovviamente un dato essenziale dell`elezione di maggio 2012. Spetterà ai francesi fare una scelta di cambiamento dopo un quinquennio nel quale il Presidente uscente ha fallito». Lei è sempre favorito nei sondaggi ma Sarkozy ha recuperato qualche punto. Teme un`inversione di tendenza? «Francamente, preferisco essere in questa situazione anche se cerco di non occuparmi troppo dei sondaggi. Sarkozy vuole far credere di non avere non avere nessuna colpa, di non essere responsabile dei deficit pubblici esplosi sotto al suo mandato, del debito, della disoccupazione. La verità è invece che ha una pesante responsabilità nei problemi che la Francia oggi attraversa. Il mio dovere è mostrare che un`altra via è possibile. Voglio creare un nuovo slancio, aprire la speranza, imponendo alcune priorità: i giovani e l`istruzione, la produzione e la competitività, la giustizia fiscale e sociale». Cercherà un accordo con Francois Bayrou, candidato centrista sempre più popolare? «Bayrou è un politico che rispetto ma non appartiene alla sinistra. Le sue posizioni sono spesso conservatrici. Su molti punti siamo in disaccordo. Il cambiamento in Francia non passa da lui. Quando ci sarà il secondo turno delle elezioni, Bayrou dovrà scegliere tra il Presidente uscente, che ha spesso combattuto, e il candidato del cambiamento e della giustizia, quale io voglio essere». Se sarà eletto, quale sarà il suo primo atto da Presidente? «La destra ci lascerà la Francia in uno stato economico e sociale tale che avrò molte emergenze da affrontare. Dovrò dunque andare subito all`essenziale. Per questo che la prima legge che proporrò ai parlamentari è quella di una grande riforma fiscale, affinché i prelievi siano più progressivi ed equi. Nessuno sforzo sarà accettato dai francesi se non vedranno che è equamente distribuito. Questa riforma fiscale sarà la base sulla quale potrò sviluppare le mie priorità. In un contesto così difficile, voglio dare una speranza credibile al mio paese».

lunedì 12 dicembre 2011

La nota del mattino



Lunedì 12 dicembre 2011
1. BERSANI: IL PD LAVORA PER CORREGGERE E METTERE EQUITA’ NELLA MANOVRA PER SALVARE L’ITALIA CHE MONTI HA DOVUTO APPROVARE PER EVITARE IL DISASTRO PROVOCATO DAL GOVERNO BERLUSCONI.
Il Partito democratico sta lavorando al massimo per ottenere di modificare nel senso dell’equità la manovra economica che il governo di Mario Monti ha dovuto varare in fretta e furia per evitare il fallimento dell’Italia (che avrebbe avuto conseguenze disastrose, fino al mancato pagamento degli stipendi pubblici e delle   pensioni). Il disastro al quale ci aveva portato l’incapacità del governo Berlusconi di capire la crisi e di farvi fronte, ha imposto una manovra durissima. Così però non va bene. Va modificata. In particolare per quanto riguarda l’adeguamento delle pensioni più basse all’inflazione, la soglia di esenzione dall’Ici sulla prima casa e su altre materie. Dopo il lavoro in commissione, martedì il provvedimento arriva in aula alla Camera. E non si esclude un voto di fiducia.
Da il Corriere della sera. Articolo di Aldo Cazzullo. “Segretario Bersani, domani, oggi per chi ci legge, metà del suo partito manifesta con la Cgil contro la manovra che sostenete in Parlamento. Questo non le crea qualche disagio? «No. Noi siamo un grande partito, un partito che discute. Leggere la nostra discussione come una battuta di questo o di quello sarebbe riduttivo. Noi siamo a nostro agio, innanzitutto perché questa mobilitazione ricompone l`unità del sindacato; il che è un bene per la Repubblica». Ma divide il Pd. «La piattaforma dello sciopero non parla di bocciatura della manovra. Parla di modifiche. Diverse vanno nel senso in cui andiamo anche noi. Non vedo difficoltà se la nostra gente partecipa ai presìdi dei sindacati e noi si sta nel nostro, tentando di migliorare la manovra in Parlamento». Monti ha avvertito che lo spazio per le modifiche è stretto. «Noi non chiediamo al governo di fare al cento per cento quel che faremmo noi. Saremo responsabili: il nostro sostegno non è in discussione. Questa manovra è un messaggio all`Europa, è il segno di un Paese che si mette all`opera dopo anni di paralisi. Però cercheremo di convincere il governo ad accettare alcune correzioni. Sul fronte delle entrate, e su quello delle spese». Quali  correzioni? «Su un`imposizione sui patrimoni c`è qualche segnale, non c`è una decisione organica: noi però teniamo fermo il punto, se non è questa l`occasione ne deve venire un`altra. Lo sforzo per far pagare gli evasori si vede, ma solo in parte: la tracciabilità a mille euro non è sufficiente; e non avanti, e lo si è fatto, si cade basta 114% sui capitali scudati. Visto che il principio avanzato mesi fa dal Pd di chiedergli un contributo è finalmente passato. Ci aspettiamo poi un segnale nuovo sulle frequenze tv». Non crede che il governo sia costretto a tenere conto del veto di Berlusconi? «Il governo non deve accettare veti, neppure da Berlusconi, sulle frequenze tv come sulla Rai. Su questo punto non si può arretrare. Non è tempo di concorsi di bellezza. Il governo dica la sua, proponga una soluzione equa». Non vi va bene neppure la riforma delle pensioni? «Io non critico la riforma sul piano concettuale, anzi penso che introduca meccanismi di unificazione significativi. Bisogna però introdurre anche elementi di gradualità. Su alcuni punti il salto è troppo alto. Non  si possono penalizzare i lavoratori precoci. La soglia sopra cui si sospende l`indicizzazione va portata a 1400-1500 euro. Chiediamo anche una fascia più ampia di esenzione dall`Ici, anche in rapporto al carico familiare». Sull`Ici va chiesto qualcosa in più alla Chiesa? «Sì. Il governo deve fare chiarezza su una norma, quella che distingue gli immobili adibiti al culto da quelli a fini commerciali, applicata sinora in modo confuso. Poi servono misure per la crescita. Ad esempio, deroghe al patto di stabilità per consentire investimenti rapidi ai Comuni». Il vertice europeo è andato però nella direzione del rigore assoluto, e di controlli più severi sui bilanci. «In Europa le destre e i populismi hanno rinsecchito una prospettiva solidale.
Anche quando fai un passo ma non si dice"; come nel caso pur positivo di una maggiore facoltà di azione della Bce. Quanto alle necessarie decisioni sulla stabilità, non si può inseguire la recessione, non si può continuare a fare manovre su manovre: la recessione dev`essere messa a sconto negli equilibri di bilancio. L`Europa ha gli strumenti per farcela. Tra sei mesi si vota in Francia - e Hollande verrà alla nostra assemblea, venerdì prossimo -, nel 2013 si vota in Germania e in Italia. Serve una grande piattaforma progressista europea». In Italia però l`unità della sinistra appare compromessa. Il Pd va verso un`alleanza con Casini? «Leggo un`ampia letteratura sulla "foto di Vasto". Ma a quella foto manca il sonoro. Io ripetei allora quel che ho sempre detto: alla fase dell`emergenza segue la ricostruzione; per la ricostruzione serve un`alleanza tra progressisti e moderati. Il Pd si è preso le sue responsabilità. Altri se ne prenderanno di meno: pazienza. Ma un conto è la critica, un conto sono la deformazione e la denigrazione. Vendola mi pare attento a evitarle. Di Pietro, quando parla di inciucio, no. È chiaro che argomenti come questo, se ribaditi, portano a rotture difficilmente componibili. Perché la pietra di paragone è l`Italia; non un punto percentuale in più o in meno». Pisanu vede Monti candidato a Palazzo Chigi anche nel 2013. «Io invece non credo che il bipolarismo sia finito. E non credo che Monti voglia essere il demiurgo anche della fase2, della ricostruzione. Per quella occorre un grande confronto elettorale tra le forze politiche». È sicuro che la vostra gente vi verrà dietro? Questo è davvero un governo di destra, come si sente ripetere? «Questo non è un governo di destra. E un governo di impegno nazionale, come lo chiama Monti. Se fossimo andati a votare, avremmo vinto noi; ma non ho rimpianti. Abbiamo fatto un investimento sul futuro. E i miei l`hanno capito. La gente è più matura di quel che si crede». La gente è anche molto arrabbiata con voi politici, che non vi siete tagliati lo stipendio. «Guardi, ho ricevuto diversi messaggi di parlamentari che sono stati insultati per strada da passanti che avevano letto i titoli dei giornali. Ora, io dico basta. Due volte basta: ai privilegi, ma anche ai linciaggi. Di questo passo non so dove arriveremo». Non è stato un errore non dare subito un segnale forte sui costi della politica? «L`errore è stato rendere credibile che si stesse lavorando a dei rinvii. I vitalizi non sono stati tagliati dal governo, ma dai presidenti delle Camere. Lo stesso si farà sugli stipendi, che saranno equiparati alla media europea. Ricordo che "la Maastricht dei costi della politica" è una proposta del Pd. Vigileremo perché sia tradotta in pratica, anche in periferia. Ma non cadiamo nel populismo. Quando avremo fatto questo, verrà il momento di smascherare coloro che nascondono, dietro i privilegi della politica, i privilegi propri»

2. SINDACATI E GOVERNO NON TROVANO L’ACCORDO. OGGI SCIOPERO. POI, DOPO IL  VARO DELLA MANOVRA CON LE MODIFICHE DEL PARLAMENTO, SI VEDRA’.
L’incontro tra governo e sindacati ieri è finito in un nulla di fatto. E’ importante che Monti abbia aperto un canale diretto di consultazione. Ma i sindacati sono rimasti sulle loro posizioni e chiedono che la manovra sia più equa. Da La Repubblica. Intervista con Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil. “Camusso, segretario generale della Cgil, è appena uscita dall`incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Mario Monti. Due ore di confronto senza alcun passo in avanti. Non c`è stata alcuna trattativa. «Solo generici impegni», dice il leader di Corso d`Italia. E oggi ci sarà lo sciopero di tre ore contro la manovra da 30 miliardi di euro. Il primo sciopero contro il governo dei tecnici. Perché avete confermato lo sciopero? «Perché siamo di fronte ad una sostanziale conferma dell`impianto della manovra». Il governo non è disposto a cambiare nulla? «Sembra così per la gravità della situazione e per i tempi strettissimi entro i quali hanno dovuto agire. Sul versante delle pensioni c`è in più una convinzione profondamente errata: la tesi è che si debba agire sul lavoro, allungando i tempi di permanenza, come se si fosse già realizzato un mutamento irreversibile. Con una battuta la ministra Fornero ci ha detto che non ci sono più le presse. Non è vero, ma soprattutto non c`è solo il lavoro alla catena di montaggio. Ci sono lavori come quello dell`infermiera che è incompatibile con un`età pensionistica a settanta anni». Insomma: nessun cambiamento sulle pensioni? «E` la sensazione che abbiamo avuto anche se il presidente del Consiglio Monti ha concluso con diplomazia che, sulla base di quanto emergerà in parlamento, faranno le loro valutazioni». Non basta una revisione delle indicizzazioni e dell`Imu sulla prima casa? «No. E lo abbiamo anche detto. C`è un problema di quantità della manovra, ma anche di qualità. Ci sono tratti incomprensibili di iniquità: pensi all`abolizione della norma che permetteva di andare in pensione dopo quarant`anni di lavoro». Monti è peggio di Berlusconi? «Non potrei dirlo perché come è noto con Berlusconi non abbiamo mai parlato. Monti comunque ha aperto una discussione. Con il governo precedente ci sono stati solo incontri nei sottoscala. E non con la Cgil. Resta il fatto che la politica dei due tempi non conviene. Ci sono troppe continuità. Una su tutte: fanno sempre premio i conti della Ragioneria» Dopo sei anni tornate a scioperare con Cisl e Uil. Cosa è cambiato? « Siamo di fronte a una situazione di estrema gravità sul piano sociale. Lavoratori e pensionati sono le categorie alle quali si fa pagare più duramente questa crisi. Ma questo è un errore dal punto di vista dell`equità: si colpiscono sempre gli stessi con effetti recessivi sull`economia. Cosa è cambiato andrebbe chiesto alla Cisl e alla Uil. Il nostro giudizio sulla iniquità valeva anche per le manovre precedenti. C`era una forte aspettativa su questo governo. Certo ha recuperato autorevolezza sul piano europeo, dall`altro, però, si fa pagare lo scotto della crisi sui soliti noti. E` davvero sbagliato». Ci sono margini di trattativa in Parlamento? «Ci ha stupito anche questo durante l`incontro con il governo: non c`è alcuna connessione tra il confronto sociale e la discussione che, sappiamo, sta avvenendo in Parlamento. pensavano che ci dicessero a che punto è il confronto con le forze politiche, invece nulla. Nessun racconto. Incomprensibile». Dunque ci sono le premesse perché possiate proclamare altri scioperi? «Per ora abbiamo confermato quello di domani (oggi per chi legge, odr). Il 19 dicembre scioperano i lavoratori del pubblico impiego. Ci riserviamo, come il governo, ulteriori valutazioni. Vedremo». Allora non esclude un altro scio il governo, ulteriori valutazioni. Vedremo». Allora non esclude un altro sciopero generale? «Non escludiamo nulla. Ma per ora non abbiamo deciso nuove iniziative». Il governo non vi ha ascoltato sulle pensioni ma ha deciso di aprire un negoziato sul mercato del lavoro. Questo vi rassicura o temete interventi sull`articolo 18? «Non mi rassicura affatto. Lavoro e pensioni vanno di pari passo. Come si può non avere adesso attenzione sulle condizioni di lavoro e rinviare a dopo un confronto positivo. Anche qui si racconta un inondo che non c`è». Sull`introduzione della patrimoniale il governo non ha mostrato alcun ripensamento? » Ci hanno ridetto una cosa ardita: che bisogna avere tempo per studiarla e che se l`avessero annunciata avrebbero provocato la fuga dei capitali all`estero. Beh, si poteva almeno mettere in campo un affinamento degli strumenti per evitarla. Altrimenti ci sembra solo una scusa per mascherare il fatto che non la vogliono introdurre perché c`è un veto insormontabile del precedente governo».

3. MA LA DESTRA FA MURO SU FREQUENZE E LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE. OGNI VOLTA CHE SI TOCCANO DAVVERO GLI EVASORI TUTTE LE SCUSE SONO BUONE PER SOLLEVARE OBIEZIONI.
Straordinarie performances in questi giorni dei quotidiani della destra. Ma il lavorio di fondo è lo stesso. Le frequenze tv che il governo Berlusconi voleva regalare a Mediaset, Rai e Telecom con il beauty contest non vanno toccate e la lotta all’evasione fa schifo. Non lo si dice apertamente. Sulle frequenze la destra berlusconiana alterna  allusioni benevole (ma tanto l’asta andrebbe deserta) alle minacce politiche, sia pure
fatte trapelare per gossip ( leggere l’articolo di Ugo Magri su La Stampa). Sull’evasione fiscale ogni scusa è buona per attaccare le misure prese: il prelievo sugli scudati non funzionerebbe, la tassa sui posti barca fa crollare l’industria del settore, soprattutto la segnalazione dei conti da parte delle banche all’Agenzia delle entrate (come in Francia e in Usa) sarebbe un disastro. Oggi Feltri arriva a scrivere che l’avremmo solo noi, la Grecia e il Burundi. Insomma, tutto purché si eviti di applicare le norme contro l’evasione fiscale, il principale bubbone di questo paese.

4. I TAGLI ALLE INDENNITA DEI PARLAMENTARI SI FARANNO. PAROLA DI FINI E SCHIFANI. MA LI DECIDERANNO I PARLAMENTARI.
Da Il Corriere della sera. “I tagli agli stipendi dei parlamentari si faranno. Scendono in campo Fini e Schifani per smentire qualsiasi tentazione di Camera e Senato di evitare la sforbiciata alle indennità prevista dal governo. «Non corrisponde al vero – scrivono i due presidenti in una nota congiunta - quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica finanziaria impone a tutti». La decisione presa in commissione Bilancio, che di fatto rinviava i sacrifici dei parlamentari, non fermerà il taglio delle indennità garantiscono dunque presidenti di Camera e Senato, dopo la bufera scoppiata contro la casta accusata di voler affossare il provvedimento. (……) Quando? I presidenti di Camera e Senato sollecitano l presidente Istat Giovannini a concludere «nel più breve tempo possibile» i lavori della commissione incaricata di studiare le indennità parlamentari in Europa, per poter «subito procedere» al taglio delle indennità in Italia.
Nel testo del governo, contestato dai deputati, era previsto un intervento per decreto se entro il prossimo 31 dicembre la commissione non dovesse completare lo studio. Secondo Pier Ferdinando Casini «non c`è nessuno stop, siamo indisponibili a difese corporative: per noi i tagli ci saranno nei tempi indicati dal governo». E anche il  capogruppo del Pd Franceschini annuncia che «l`adeguamento è deciso e lo applicheremo senza esitazioni». Di Pietro comunica che l`Idv ha presentato un emendamento che interviene sul trattamento economico dei parlamentari, «ci auguriamo che, con senso di responsabilità, sia approvato». Via libera anche dal segretario del Pdl Alfano, «da parte nostra nessun rallentamento sui tagli ai costi della politica e agli stipendi dei parlamentari, ma sarà il Parlamento ad assumersi la responsabilità della scelta»

5. IN SETTIMANA PRENDE L’AVVIO ANCHE IL LAVORO SUL RESTO DELLA MANOVRA SU CRESCITA E LAVORO.
Il governo in settimana intende avviare anche il lavoro su altre parti della manovra economica, quelle relative al lavoro e alla crescita. Si vedrà giovedì o venerdì, nel Consiglio dei ministri, se vi saranno altre iniziative. Il ministro Elsa Fornero ha promesso che ne parlerà con le forze sociali.