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lunedì 12 dicembre 2011

La nota del mattino



Lunedì 12 dicembre 2011
1. BERSANI: IL PD LAVORA PER CORREGGERE E METTERE EQUITA’ NELLA MANOVRA PER SALVARE L’ITALIA CHE MONTI HA DOVUTO APPROVARE PER EVITARE IL DISASTRO PROVOCATO DAL GOVERNO BERLUSCONI.
Il Partito democratico sta lavorando al massimo per ottenere di modificare nel senso dell’equità la manovra economica che il governo di Mario Monti ha dovuto varare in fretta e furia per evitare il fallimento dell’Italia (che avrebbe avuto conseguenze disastrose, fino al mancato pagamento degli stipendi pubblici e delle   pensioni). Il disastro al quale ci aveva portato l’incapacità del governo Berlusconi di capire la crisi e di farvi fronte, ha imposto una manovra durissima. Così però non va bene. Va modificata. In particolare per quanto riguarda l’adeguamento delle pensioni più basse all’inflazione, la soglia di esenzione dall’Ici sulla prima casa e su altre materie. Dopo il lavoro in commissione, martedì il provvedimento arriva in aula alla Camera. E non si esclude un voto di fiducia.
Da il Corriere della sera. Articolo di Aldo Cazzullo. “Segretario Bersani, domani, oggi per chi ci legge, metà del suo partito manifesta con la Cgil contro la manovra che sostenete in Parlamento. Questo non le crea qualche disagio? «No. Noi siamo un grande partito, un partito che discute. Leggere la nostra discussione come una battuta di questo o di quello sarebbe riduttivo. Noi siamo a nostro agio, innanzitutto perché questa mobilitazione ricompone l`unità del sindacato; il che è un bene per la Repubblica». Ma divide il Pd. «La piattaforma dello sciopero non parla di bocciatura della manovra. Parla di modifiche. Diverse vanno nel senso in cui andiamo anche noi. Non vedo difficoltà se la nostra gente partecipa ai presìdi dei sindacati e noi si sta nel nostro, tentando di migliorare la manovra in Parlamento». Monti ha avvertito che lo spazio per le modifiche è stretto. «Noi non chiediamo al governo di fare al cento per cento quel che faremmo noi. Saremo responsabili: il nostro sostegno non è in discussione. Questa manovra è un messaggio all`Europa, è il segno di un Paese che si mette all`opera dopo anni di paralisi. Però cercheremo di convincere il governo ad accettare alcune correzioni. Sul fronte delle entrate, e su quello delle spese». Quali  correzioni? «Su un`imposizione sui patrimoni c`è qualche segnale, non c`è una decisione organica: noi però teniamo fermo il punto, se non è questa l`occasione ne deve venire un`altra. Lo sforzo per far pagare gli evasori si vede, ma solo in parte: la tracciabilità a mille euro non è sufficiente; e non avanti, e lo si è fatto, si cade basta 114% sui capitali scudati. Visto che il principio avanzato mesi fa dal Pd di chiedergli un contributo è finalmente passato. Ci aspettiamo poi un segnale nuovo sulle frequenze tv». Non crede che il governo sia costretto a tenere conto del veto di Berlusconi? «Il governo non deve accettare veti, neppure da Berlusconi, sulle frequenze tv come sulla Rai. Su questo punto non si può arretrare. Non è tempo di concorsi di bellezza. Il governo dica la sua, proponga una soluzione equa». Non vi va bene neppure la riforma delle pensioni? «Io non critico la riforma sul piano concettuale, anzi penso che introduca meccanismi di unificazione significativi. Bisogna però introdurre anche elementi di gradualità. Su alcuni punti il salto è troppo alto. Non  si possono penalizzare i lavoratori precoci. La soglia sopra cui si sospende l`indicizzazione va portata a 1400-1500 euro. Chiediamo anche una fascia più ampia di esenzione dall`Ici, anche in rapporto al carico familiare». Sull`Ici va chiesto qualcosa in più alla Chiesa? «Sì. Il governo deve fare chiarezza su una norma, quella che distingue gli immobili adibiti al culto da quelli a fini commerciali, applicata sinora in modo confuso. Poi servono misure per la crescita. Ad esempio, deroghe al patto di stabilità per consentire investimenti rapidi ai Comuni». Il vertice europeo è andato però nella direzione del rigore assoluto, e di controlli più severi sui bilanci. «In Europa le destre e i populismi hanno rinsecchito una prospettiva solidale.
Anche quando fai un passo ma non si dice"; come nel caso pur positivo di una maggiore facoltà di azione della Bce. Quanto alle necessarie decisioni sulla stabilità, non si può inseguire la recessione, non si può continuare a fare manovre su manovre: la recessione dev`essere messa a sconto negli equilibri di bilancio. L`Europa ha gli strumenti per farcela. Tra sei mesi si vota in Francia - e Hollande verrà alla nostra assemblea, venerdì prossimo -, nel 2013 si vota in Germania e in Italia. Serve una grande piattaforma progressista europea». In Italia però l`unità della sinistra appare compromessa. Il Pd va verso un`alleanza con Casini? «Leggo un`ampia letteratura sulla "foto di Vasto". Ma a quella foto manca il sonoro. Io ripetei allora quel che ho sempre detto: alla fase dell`emergenza segue la ricostruzione; per la ricostruzione serve un`alleanza tra progressisti e moderati. Il Pd si è preso le sue responsabilità. Altri se ne prenderanno di meno: pazienza. Ma un conto è la critica, un conto sono la deformazione e la denigrazione. Vendola mi pare attento a evitarle. Di Pietro, quando parla di inciucio, no. È chiaro che argomenti come questo, se ribaditi, portano a rotture difficilmente componibili. Perché la pietra di paragone è l`Italia; non un punto percentuale in più o in meno». Pisanu vede Monti candidato a Palazzo Chigi anche nel 2013. «Io invece non credo che il bipolarismo sia finito. E non credo che Monti voglia essere il demiurgo anche della fase2, della ricostruzione. Per quella occorre un grande confronto elettorale tra le forze politiche». È sicuro che la vostra gente vi verrà dietro? Questo è davvero un governo di destra, come si sente ripetere? «Questo non è un governo di destra. E un governo di impegno nazionale, come lo chiama Monti. Se fossimo andati a votare, avremmo vinto noi; ma non ho rimpianti. Abbiamo fatto un investimento sul futuro. E i miei l`hanno capito. La gente è più matura di quel che si crede». La gente è anche molto arrabbiata con voi politici, che non vi siete tagliati lo stipendio. «Guardi, ho ricevuto diversi messaggi di parlamentari che sono stati insultati per strada da passanti che avevano letto i titoli dei giornali. Ora, io dico basta. Due volte basta: ai privilegi, ma anche ai linciaggi. Di questo passo non so dove arriveremo». Non è stato un errore non dare subito un segnale forte sui costi della politica? «L`errore è stato rendere credibile che si stesse lavorando a dei rinvii. I vitalizi non sono stati tagliati dal governo, ma dai presidenti delle Camere. Lo stesso si farà sugli stipendi, che saranno equiparati alla media europea. Ricordo che "la Maastricht dei costi della politica" è una proposta del Pd. Vigileremo perché sia tradotta in pratica, anche in periferia. Ma non cadiamo nel populismo. Quando avremo fatto questo, verrà il momento di smascherare coloro che nascondono, dietro i privilegi della politica, i privilegi propri»

2. SINDACATI E GOVERNO NON TROVANO L’ACCORDO. OGGI SCIOPERO. POI, DOPO IL  VARO DELLA MANOVRA CON LE MODIFICHE DEL PARLAMENTO, SI VEDRA’.
L’incontro tra governo e sindacati ieri è finito in un nulla di fatto. E’ importante che Monti abbia aperto un canale diretto di consultazione. Ma i sindacati sono rimasti sulle loro posizioni e chiedono che la manovra sia più equa. Da La Repubblica. Intervista con Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil. “Camusso, segretario generale della Cgil, è appena uscita dall`incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Mario Monti. Due ore di confronto senza alcun passo in avanti. Non c`è stata alcuna trattativa. «Solo generici impegni», dice il leader di Corso d`Italia. E oggi ci sarà lo sciopero di tre ore contro la manovra da 30 miliardi di euro. Il primo sciopero contro il governo dei tecnici. Perché avete confermato lo sciopero? «Perché siamo di fronte ad una sostanziale conferma dell`impianto della manovra». Il governo non è disposto a cambiare nulla? «Sembra così per la gravità della situazione e per i tempi strettissimi entro i quali hanno dovuto agire. Sul versante delle pensioni c`è in più una convinzione profondamente errata: la tesi è che si debba agire sul lavoro, allungando i tempi di permanenza, come se si fosse già realizzato un mutamento irreversibile. Con una battuta la ministra Fornero ci ha detto che non ci sono più le presse. Non è vero, ma soprattutto non c`è solo il lavoro alla catena di montaggio. Ci sono lavori come quello dell`infermiera che è incompatibile con un`età pensionistica a settanta anni». Insomma: nessun cambiamento sulle pensioni? «E` la sensazione che abbiamo avuto anche se il presidente del Consiglio Monti ha concluso con diplomazia che, sulla base di quanto emergerà in parlamento, faranno le loro valutazioni». Non basta una revisione delle indicizzazioni e dell`Imu sulla prima casa? «No. E lo abbiamo anche detto. C`è un problema di quantità della manovra, ma anche di qualità. Ci sono tratti incomprensibili di iniquità: pensi all`abolizione della norma che permetteva di andare in pensione dopo quarant`anni di lavoro». Monti è peggio di Berlusconi? «Non potrei dirlo perché come è noto con Berlusconi non abbiamo mai parlato. Monti comunque ha aperto una discussione. Con il governo precedente ci sono stati solo incontri nei sottoscala. E non con la Cgil. Resta il fatto che la politica dei due tempi non conviene. Ci sono troppe continuità. Una su tutte: fanno sempre premio i conti della Ragioneria» Dopo sei anni tornate a scioperare con Cisl e Uil. Cosa è cambiato? « Siamo di fronte a una situazione di estrema gravità sul piano sociale. Lavoratori e pensionati sono le categorie alle quali si fa pagare più duramente questa crisi. Ma questo è un errore dal punto di vista dell`equità: si colpiscono sempre gli stessi con effetti recessivi sull`economia. Cosa è cambiato andrebbe chiesto alla Cisl e alla Uil. Il nostro giudizio sulla iniquità valeva anche per le manovre precedenti. C`era una forte aspettativa su questo governo. Certo ha recuperato autorevolezza sul piano europeo, dall`altro, però, si fa pagare lo scotto della crisi sui soliti noti. E` davvero sbagliato». Ci sono margini di trattativa in Parlamento? «Ci ha stupito anche questo durante l`incontro con il governo: non c`è alcuna connessione tra il confronto sociale e la discussione che, sappiamo, sta avvenendo in Parlamento. pensavano che ci dicessero a che punto è il confronto con le forze politiche, invece nulla. Nessun racconto. Incomprensibile». Dunque ci sono le premesse perché possiate proclamare altri scioperi? «Per ora abbiamo confermato quello di domani (oggi per chi legge, odr). Il 19 dicembre scioperano i lavoratori del pubblico impiego. Ci riserviamo, come il governo, ulteriori valutazioni. Vedremo». Allora non esclude un altro scio il governo, ulteriori valutazioni. Vedremo». Allora non esclude un altro sciopero generale? «Non escludiamo nulla. Ma per ora non abbiamo deciso nuove iniziative». Il governo non vi ha ascoltato sulle pensioni ma ha deciso di aprire un negoziato sul mercato del lavoro. Questo vi rassicura o temete interventi sull`articolo 18? «Non mi rassicura affatto. Lavoro e pensioni vanno di pari passo. Come si può non avere adesso attenzione sulle condizioni di lavoro e rinviare a dopo un confronto positivo. Anche qui si racconta un inondo che non c`è». Sull`introduzione della patrimoniale il governo non ha mostrato alcun ripensamento? » Ci hanno ridetto una cosa ardita: che bisogna avere tempo per studiarla e che se l`avessero annunciata avrebbero provocato la fuga dei capitali all`estero. Beh, si poteva almeno mettere in campo un affinamento degli strumenti per evitarla. Altrimenti ci sembra solo una scusa per mascherare il fatto che non la vogliono introdurre perché c`è un veto insormontabile del precedente governo».

3. MA LA DESTRA FA MURO SU FREQUENZE E LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE. OGNI VOLTA CHE SI TOCCANO DAVVERO GLI EVASORI TUTTE LE SCUSE SONO BUONE PER SOLLEVARE OBIEZIONI.
Straordinarie performances in questi giorni dei quotidiani della destra. Ma il lavorio di fondo è lo stesso. Le frequenze tv che il governo Berlusconi voleva regalare a Mediaset, Rai e Telecom con il beauty contest non vanno toccate e la lotta all’evasione fa schifo. Non lo si dice apertamente. Sulle frequenze la destra berlusconiana alterna  allusioni benevole (ma tanto l’asta andrebbe deserta) alle minacce politiche, sia pure
fatte trapelare per gossip ( leggere l’articolo di Ugo Magri su La Stampa). Sull’evasione fiscale ogni scusa è buona per attaccare le misure prese: il prelievo sugli scudati non funzionerebbe, la tassa sui posti barca fa crollare l’industria del settore, soprattutto la segnalazione dei conti da parte delle banche all’Agenzia delle entrate (come in Francia e in Usa) sarebbe un disastro. Oggi Feltri arriva a scrivere che l’avremmo solo noi, la Grecia e il Burundi. Insomma, tutto purché si eviti di applicare le norme contro l’evasione fiscale, il principale bubbone di questo paese.

4. I TAGLI ALLE INDENNITA DEI PARLAMENTARI SI FARANNO. PAROLA DI FINI E SCHIFANI. MA LI DECIDERANNO I PARLAMENTARI.
Da Il Corriere della sera. “I tagli agli stipendi dei parlamentari si faranno. Scendono in campo Fini e Schifani per smentire qualsiasi tentazione di Camera e Senato di evitare la sforbiciata alle indennità prevista dal governo. «Non corrisponde al vero – scrivono i due presidenti in una nota congiunta - quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica finanziaria impone a tutti». La decisione presa in commissione Bilancio, che di fatto rinviava i sacrifici dei parlamentari, non fermerà il taglio delle indennità garantiscono dunque presidenti di Camera e Senato, dopo la bufera scoppiata contro la casta accusata di voler affossare il provvedimento. (……) Quando? I presidenti di Camera e Senato sollecitano l presidente Istat Giovannini a concludere «nel più breve tempo possibile» i lavori della commissione incaricata di studiare le indennità parlamentari in Europa, per poter «subito procedere» al taglio delle indennità in Italia.
Nel testo del governo, contestato dai deputati, era previsto un intervento per decreto se entro il prossimo 31 dicembre la commissione non dovesse completare lo studio. Secondo Pier Ferdinando Casini «non c`è nessuno stop, siamo indisponibili a difese corporative: per noi i tagli ci saranno nei tempi indicati dal governo». E anche il  capogruppo del Pd Franceschini annuncia che «l`adeguamento è deciso e lo applicheremo senza esitazioni». Di Pietro comunica che l`Idv ha presentato un emendamento che interviene sul trattamento economico dei parlamentari, «ci auguriamo che, con senso di responsabilità, sia approvato». Via libera anche dal segretario del Pdl Alfano, «da parte nostra nessun rallentamento sui tagli ai costi della politica e agli stipendi dei parlamentari, ma sarà il Parlamento ad assumersi la responsabilità della scelta»

5. IN SETTIMANA PRENDE L’AVVIO ANCHE IL LAVORO SUL RESTO DELLA MANOVRA SU CRESCITA E LAVORO.
Il governo in settimana intende avviare anche il lavoro su altre parti della manovra economica, quelle relative al lavoro e alla crescita. Si vedrà giovedì o venerdì, nel Consiglio dei ministri, se vi saranno altre iniziative. Il ministro Elsa Fornero ha promesso che ne parlerà con le forze sociali.

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