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venerdì 30 settembre 2011

"CHI UMILIA LE DONNE NON PUO' GOVERNARE IL PAESE




Caro mobilitante,
le Donne del PD tornano a chiedere a gran voce le dimissioni del premierlo fanno invitando a partecipare alla manifestazione del Pd il prossimo 5 novembre a Roma.

"Chi umilia le donne non può governare il Paese. Berlusconi dimettiti!". Questo è l’appello di Roberta Agostini, portavoce della Conferenza nazionale delle Donne del PD, Rosy Bindi, presidente nazionale dell’Assemblea del Partito e Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici, con cui hanno presentato la mobilitazione e le proposte in tema di welfare elaborate dal Pd.

clicca sull'immagine per vedere il video

A dare voce all'indignazione delle Donne Democratiche c'è anche una cartolina che sarà distribuita in tutta Italia con la quale chiediamo a Berlusconi di lasciare palazzo Chigi e restituire dignità al Paese. 

Aiutaci a diffonderla. Bastano pochi minuti.

mercoledì 21 settembre 2011


L’analisi
Lo strano silenzio della Chiesa
BARBARA SPINELLI
La Repubblica 21.09.2011
Il  SOSTEGNO che i vertici della Chiesa continuano a dare a Berlusconi è non solo uno scandalo, ma sta sfiorando l’incomprensibile. Che altro deve fare il capo di governo, perché i custodi del cattolicesimo dicano la nuda parola: «Ora basta»? Qualcosa succede nel loro animo quando leggono le telefonate di un Premier che traffica favori, nomine, affari, con canaglie e strozzini? Non sono sufficienti le accuse di aver prostituito minorenni, di svilire la carica dimenticando la disciplina e l’onore cui la Costituzione obbliga gli uomini di Stato? Non basta il plauso a Dell’Utri, quando questi chiamò eroe un mafioso, Vittorio Mangano? Cosa occorre ancora alla Chiesa, perché si erga e proclami che questa persona, proprio perché imperterrita si millanta cristiana, è pietra di scandalo e arreca danno immenso ai fedeli, e allo Stato democratico unitario che tanti laici cattolici hanno contribuito a costruire? Un tempo si usava la scomunica: neanche molto tempo fa, nel ‘49, fu scomunicato il comunismo (il fascismo no, eppure gli italiani soffrirono il secondo, non il primo). Se Berlusconi non è uomo di buona volontà, e rotto fa supporre che non lo sia, la Chiesa usi il verbo. Ha a suo fianco la lettera di Paolo ai Corinzi: «Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi’». 
Anche l’omissione è complicità. Sta accadendo l’intollerabile dal punto di vista morale, in politica, e i vertici della Chiesa tacciono: dunque consentono. Si può scegliere l’afonia, certo, o il grido inarticolato di disgusto: sono moti umani, ma che bisogno c’è allora di essere papa o vescovo? (avete visto, in Vaticano, Habemus Papam?). Dicono che parole inequivocabili son state dette: «desertificazione valoriale», «società dei forti e dei furbi», -cultura della seduzione». Ma sono analisi: manca la sintesi, e le analisi stesse son fiacche. d’un sol fiato vengono condannati gli eccessi dei magistrati, pareggiando ignominiosamente le condanne.
Da troppo tempo questo è, per tanti laici cattolici scandalizzati ma non uditi, incomprensibile. Quasi che il ritardo nella presa di coscienza fosse ormai connaturato nella Chiesa. Quasi che l’espiazione (penso ai mea culpa di Giovanni Paolo II, nobili ma pur sempre tardivi) fosse più pura e santa che semplicemente non fare il male: qui, nell’ora che ci si spalanca davanti. Un gesto simile a quello di Cristo nel tempio, un no inconfondibile, allontanerebbe Berlusconi dal potere in un attimo.
Alcuni veramente prezzolati resterebbero nel clan. Ma la maggior parte non potrebbero mangiare insieme a lui, senza doversi ogni minuto giustificare. Non è necessario che l’espulsione sia resa subito pubblica, anche se lo sapete, uomini di Chiesa: c’è un contagio, del male e del malaffare. Forse basterebbe che un alto prelato vada da Berlusconi, minacci l’arma ultima, la renda nota a tutti. Questa è l’ora della parresia, del parlar chiaro: la raccomanda il Vangelo, nelle ore cruciali. Sarebbe un’interferenza non promettente per il futuro, lo so. Ma l’interferenza è una prassi non disdegnata in Vaticano,e poi non dimentichiamolo: già l’Italia è governata da podestà stranieri in questa crisi (Mario Monti l’ha scritto sul (Corriere -Le decisioni principali sono prese da un «governo tecnico sopranazionale»), e Berlusconi d’altronde vuole che sia così per non assumersi responsabilità.
Resta che gli alleati europei possono poco. E una maggioranza che destituisca Berlusconi ancora non c’è in Parlamento. Lo stesso Napolitano può poco, ma la sua calma è d’aiuto, nel mezzo del fragore di chi teme chissà quali marasmi quando il Premier cadrà. il marasma post berlusconiano è fantasia cupa e furba, piace a chi Berlusconi   ce l’ha ormai nelle vene. Il marasma, quello vero, è Berlusconi che non governa la crisi ma si occupa di come evitare i propri processi: tanti processi, sì, perché di tanti reati è sospettato. L’italia è un battello ebbro, il capitano è un simulacro. Non ci sono congiure di magistrati, per indebolire la carica. Il trono è già vuoto. Il pubblico ministero, organo dello Stato che rappresenta l’interesse pubblico, deve per legge esercitare l’azione penale, ogni qualvolta abbia notizia di un reato, e in molte indagini Berlusconi è centrale: complice corruttore o vittima-complice di ricatti. Gli italiani non possono permettersi un timoniere così. Se sono economicamente declassati, la colpa è essenzialmente sua. Berlusconi non farà passi indietro, gli oppositori si ridicolizzano implorandolo senza mai cambiare copione. Oppure vuole qualcosa in cambio, e anche questo sarebbe vituperio dell’Italia. Il salva condotto proposto da Buttiglione oltraggia la Costituzione. Casini lo ha smentito: «Sarebbe tecnicamente e giuridicamente impossibile perché siamo in uno Stato di diritto». Perché la Chiesa non dice basta? Si dice <<impressionata» dalle cifre dell’evasione fiscale, ma la vecchia domanda di Prodi resta intatta: «Perché, quando vado a messa, questo tema non è mai toccato nelle omelie? Eppure ha una forte Carica etica» (Famigliacristiana,5-8-07). E come si spiega tanta indulgenza verso Berlusconi, mentre Prodi fu accusato di voler essere cristiano adulto? Pare che sia la paura, ad attanagliare i vertici ecclesiastici: paura di perdere esenzioni fiscali, sovvenzioni. Berlusconi garantisce tutto questo ma da mercante, e mercanti sono quelli che con lui mercanteggiano, di quelli che Cristo cacciò dal tempio rovesciandone i banchi. E siete proprio sicuri di perdere privilegi?
Tra gli oppositori vi sono persone a sufficienza, purtroppo, che non ve li toglieranno. Paura di un cristianesimo che in Italia sarebbe saldamente ancorato a destra? Non è vero. Non posso credere che lo spauracchio agitato da Berlusconi (un regime ateo-comunista) abbia ancora presa. Oppure si? Penso che la Chiesa sia alle prese con la terza e più grande tentazione. Alcuni la chiamano satanica, perché di essa narra il Vangelo, quando enumera le prove cui Cristo fu sottoposto: la prova della ricchezza, del regno sui mondi: «Tutte queste cose ti darò, se prostrandoti mi adorerai. La Chiesa sa la replica di Gesù. Il Papa ha detto cose importanti sulla crisi. Che agli uomini vengono date pietre al posto del pane (Ancona, il settembre). La soluzione spetta a politici che arginino i mercati con la loro autorevolezza. Non saranno mai autorevoli, se ignorano la quintessenza della decenza umana che è il Decalogo. Ma neanche la Chiesa lo sarà. Diceva Ilario di Poitiers all’imperatore Costanzo. nei IV  secolo dC: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre;  non ci confiscai beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro».

IL PREMIER E IL GESTO NECESSARIO


 21-09-2011
Foglio 1



Signor Presidente, l’Italia prima di tutto
di Roberto Napoletano
fonte il Sole 24ORE 




Il debito totale americano (Stato, imprese, finanza e famiglie) è pari a tre volte e mezzo il prodotto interno lordo. La geografia del mondo ha cambiato le sue capitali” e molti poveri di ieri sono i ricchi di oggi tra contraddizioni, processi democratici incompiuti, grandi squilibri, spirito di sacrificio e voglia di fare. La nuova Bretton Woods non si è vista e la finanza speculativa continua a farla da padrona (come prima, più di prima), in una sola sera, nel luglio del i7c,o, tre uomini, Alexandcr Hamilton, da una parte, Thomas Jefferson e Janies Madison, dall’altra, raggiunsero un compromesso e fecero gli Stati Uniti d’America una capitale, un esercito, un bilancio statale e buoni del Tesoro. Più di due secoli dopo l’Europa ha fatto l’euro e si è fermata: purtroppo, la cancelliera, Angela Merkel, e il presidente dell a Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, insieme non fanno un Kohl. 
Fare pagare alla piccola Italia il conto di tutto ciò è troppo. Abbiamo scritto tante volte che il lavoro e il risparmio degli italiani meritano rispetto: Perché se è vero che la crisi è globale ed esige leader e risposte globali che tardano a venire o non arrivano affatto, è altrettanto vero che come avevamo avvertito (“Guai se l’Italia diventa lo Stato da vendere”, sabato 30 luglio) il primo Paese che rischia ora, dopo la Grecia, è proprio l’Italia e questo avviene perla fragilità della sua coalizione di governo, la .catena imbarazzante di scandali che tocca direttamente il presidente del Consiglio, suoi ministri e loro diretti collaboratori, l’incapacità perdurante di assumere decisioni dolorose ma necessarie, un quadro complessivo di decoro violato delle istituzioni. Sentirselo dire da Jacques Attali, davanti al fior fiore degli imprendi tori del made in Italy  come è avvenuto ieri a Bologna, garantisco che fa un certo effetto. 
La credibilità del Paese, in questo momento, è un bene troppo importante per essere sacrificato sull’alt are di qualsiasi calcolo politico o peggio personale, ancorché legittimi. L’interesse generale viene prima di quello individuale (è giusto che sia così) e sottrarre oggi l’Italia dal circuito perverso - default Grecia, sfiducia sull'Italia e sulle banche sue e francesi, sfiducia sull’Europa che fatica a salvare” l’italia, le banche e se stessa è un imperativo categorico. 
Il presidente del Consiglio dimostri di amare davvero l’Italia e di avere, di conseguenza, la forza e la volontà di farsi da parte se è costretto (come tutto rende evidente) a prendere atto che non riesce a far e quello che serve, Lo faccia nell'interesse del Paese, si comporti da uomo di Stato e da uomo dell’economia. Dopo la Grecia, Signor Presidente, non ci può essere l’Italia, mai e poi mai, per una volta non si giri dall'altra parte e si ricordi che grandi responsibilità impongono anche grandi sacrifici. Sappiamo che le costerà, ma sappia pure che la storia (dopo questo gesto) saprà fare i conti giusti.

domenica 18 settembre 2011



Ci porta a fondo con lui  di Paolo Flores d’A rc a i s 
fonte "Il Fatto Quotidiano" 

 

A tempo perso faccio il primo ministro”, confessa Berlusconi a una delle sue prezzolate. In qualsiasi altro paese vagamente civile, un primo ministro così verrebbe fatto interdire. Uno che considera governare tempo perso, ma non ne perde affatto quando si tratta di ingaglioffire le istituzioni a fini personali, una legge dopo l’a l tra e una nomina dopo l’altra, e una baldracca dopo l’altra in cambio di quelle nomine, o di lucrosissimi appalti con cui i suoi ruffiani e le sue cricche hanno spolpato il paese. Ma se da noi avanzi questa modestissima ovvietà troverai subito un Giuliano Ferrara o un Minzolini pronti a stracciarsi le vesti e accusare i
“g giustizialisti” – dalle tv totalitariamente occupate – di voler perseguitare Berlusconi con gli “ospedali psichiatrici” della Russia di Breznev. Eppure qui non interessa l’evidente stato clinico già testimoniato anni fa dalla signora Berlusconi, ma le macerie cui il primo ministro “a tempo perso” ha ridotto l’Italia per potersi coltivare la sua privatissima patologia. Macerie che stanno riducendo in povertà milioni di cittadini, mentre arricchiscono a dismisura le schiere dei lanzichenecchi e dei lacchè di regime. In qualsiasi altro paese vagamente civile, sarebbero i suoi ad averlo da tempo messo alla porta. I colleghi di partito di Helmut Köhl –
con la signora Merkel in testa – fecero dimettere il Cancelliere della riunificazione (un’impresa storica) per una semplice indagine su una spesa elettorale non dichiarata. Eppure i politici tedeschi non sono santi né anacoreti. Non è però un caso se tale moralità minima, o la sua assenza (come in Italia) pesano anche sui mercati: il ministro Tremonti (auguri per Milanese, en passant) ci assicura che la nostra economia reale è in salute, dunque la differenza la fa solo la credibilità della Merkel rispetto a quella di Berlusconi. E quando le oscenità di quest’ultimo rispetto alla prima diventeranno conclamate (e non più mero segreto di Pulcinella) cosa succederà? Oggi l’unico leader europeo pronto ad abbracciare Berlusconi è l’ex capo del Kgb Vladimir Putin, gli altri se possono evitano perfino di stringergli la mano. Ma Berlusconi per i suoi è inamovibile perché ha costruito un vero e proprio sistema di potere con aspetti criminali, ramificato in Parlamento, negli enti pubblici (che trattano affari miliardari con armamenti e petrolio), negli appalti, nelle tv e nella (dis)informazione. Migliaia di bocche insaziabili che occupano il Palazzo, e che con la caduta di Berlusconi rischiano povertà e galera. Complici.


sabato 17 settembre 2011


POSIZIONE PD

L’Italia di domani. Per il rigore, l’equità e lo sviluppo sostenibile

All'interno i testi: 1) degli emendamenti alla manovra presentati dal Gruppo PD in Commissione Bilancio alla Camera e oggi al varo dell'Aula. 2) degli emendamenti PD al Senato, dove la manovra è passata grazie all'imposizione del voto di fiducia. 3) del Decalogo delle proposte alternative del Pd alla manovra del governo

pubblicato il 23 agosto 2011 , 12401 letture
Camera dei Deputati  Camera dei Deputati
Passa la Manovra in Senato con voto di fiducia: "Il PD vota 'no' perchè spinge l'Italia nel baratro". Il testo del provvedimento è ora all'esame della Camera per la seconda lettura e l'eventuale approvazione.

In allegato i Testi degli emendamenti alla Manovra presentati dal Gruppo PD in Commissione Bilancio alla Camera e oggi al varo dell'Aula
.

E i Testi emendamenti PD al Senato, dove la manovra è passata con voto di fiducia

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Le principali proposte alternative del Pd alla manovra del governo per ottenere equità e sviluppo sostenibile:

1. Istituzioni più snelle e taglio ai costi della politica. Interventi per riorganizzare e ristrutturare l’assetto istituzionale centrale e territoriale e le pubbliche amministrazioni. In particolare: dimezzamento del numero dei parlamentari; interventi sistematici e coordinati su Regioni, Province, Comuni per lo snellimento degli organi di rappresentanza e di governo, per l’obbligo della gestione associata di tutte le funzioni nei comuni con meno di 5000 abitanti (e profonda revisione dell'articolo 16 del Decreto che limita la rappresentanza democratica e non produce reali risparmi di spesa), il dimezzamento delle Province o, in alternativa, la loro trasformazione in enti di secondo livello; accorpamento degli uffici periferici dello Stato, radicale riduzione delle società partecipate da Regioni, Province e Comuni ed eliminazione degli organi societari per le società “in house” (oltre 50 mila incarichi), riorganizzazione di enti, agenzie ed organismi, intermedi e strumentali 
(consorzi di bonifica, bacini imbriferi montani) nel quadro del riordino
delle competenze degli enti locali, centrale unica per gli acquisti di beni e servizi per ogni articolazione delle pubbliche amministrazioni; riavvio della spending review, per realizzare, per ciascuna amministrazione, veri e propri piani industriali, introdurre best practices e costi standard; revisione delle norme sugli appalti, in particolare per una drastica riduzione del numero delle stazioni appaltanti.

2. Dismissioni immobili e frequenze. Un piano quinquennale di dismissione e valorizzazione di immobili demaniali in partenariato con gli enti locali per almeno 25 miliardi di euro e l’introduzione di un’asta competitiva per le frequenze televisive.

3. Liberalizzazioni. Un pacchetto di interventi per rafforzare e dare operatività immediata alle misure di liberalizzazione dei servizi professionali, della distribuzione dei farmaci, della filiera petrolifera, del RC auto, dei servizi bancari, delle reti energetiche, dei servizi pubblici locali. Interventi possibili senza rovinare l’art 41 della Costituzione.

4. Politiche industriali per lo sviluppo sostenibile, il lavoro, il Mezzogiorno. Tra l’altro: la stabilizzazione dell’agevolazione fiscale del 55% per l’efficienza energetica (in scadenza al 32/12/2011); progetti per l’innovazione tecnologica italiana e la ricerca, con attenzione prioritaria alle straordinarie risorse potenziali, a partire dalle donne, del Mezzogiorno; il finanziamento pluriennale del contratto di apprendistato recentemente riformato; revisione dell’intervento sull’Istituto per il Commercio Estero; revisione per la semplificazione e l’adattamento alle diverse dimensioni aziendali del Sistri

5. Una politica vera contro l’evasione fiscale. Un pacchetto di misure efficaci contro l’evasione fiscale, per raccogliere risorse da utilizzare in via prioritaria: per la riduzione dei contributi sociali sui contratti a tempo indeterminato al fine di eliminare i vantaggi di costo dei contratti precari; alla riduzione dell’Irpef, in via prioritaria sulle mamme lavoratrici; alla graduale eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile dell’Irap. Tra le altre misure il Pd propone: la tracciabilità, a fini anti-riciclaggio, dei pagamenti superiori a 1.000 euro e, a fini anti-evasione, dei pagamenti superiori a 300 euro; la comunicazione da parte delle imprese dell’elenco clienti-fornitori; la parziale o totale deducibilità delle spese per la manutenzione della casa di abitazione.

6. L’imposta ordinaria sui grandi valori immobiliari. L’introduzione di una imposta erariale ordinaria sui grandi valori immobiliari, basata su criteri fortemente progressivi.

7. Il contributo di solidarietà dai capitali scudati. Un’imposta patrimoniale una tantum del 15% sull’ammontare dei capitali esportati illegalmente e condonati attraverso lo scudo fiscale del 2003 e del 2009 e, a titolo di saldo del debito fiscale, del 30% sui patrimoni “non scudati” detenuti nei paradisi fiscali, in modo da avvicinare l’intervento italiano alle medie delle analoghe misure prese nei principali paesi industrializzati e di reperire risorse da dedicare agli interventi per lo sviluppo sostenibile. Parte delle risorse così raccolte vanno utilizzate per finanziare il pagamento di una parte dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti delle piccole e medie imprese e per alleggerire il patto di stabilità interno, così da consentire immediati investimenti ai Comuni. Inoltre, si propone la rinegoziazione dei trattati bilaterali con i “paradisi fiscali” transitati dalla black alla white list dell’Ocse (in particolare Svizzera).

8. L’autonomia delle parti sociali. Il Decreto del governo viola il principio da tutti riconosciuto della non intrusività delle norme di legge nei rapporti tra le parti sociali. Di conseguenza, va soppresso l’articolo 8 o, in alternativa, va cambiato in modo da recepire i punti fondamentali dell’accordo raggiunto dalle parti sociali il 28 giugno scorso.

9. Contro il falso in bilancio, l’autoriciclaggio e il caporalato. La revisione delle norme sulle“false comunicazioni sociali” affinché il “falso in bilancio” torni ad essere reato punito severamente e vengano eliminate le clausole di non punibilità; revisione della normativa sull’autoriciclaggio ed irrobustimento delle norme contro il “caporalato”.

10. Giustizia. Interventi per l’efficienza della Giustizia, a cominciare dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie (razionalizzazione, gestione migliore del personale, più efficienza), dall’istituzione dell’ufficio per il processo (unità operativa in grado di svolgere tutti i compiti) e dalla semplificazione ed unificazione dei riti nella giustizia civile.


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La Manovra di Ferragosto è inadeguata, fortemente iniqua sul piano sociale e poco credibile rispetto alla sfida che il Paese ha di fronte: il riavvio dello sviluppo, la promozione del lavoro, l’abbattimento del debito pubblico. Per una corretta valutazione economica e politica, il Decreto del governo va collocato nella scia delle manovre precedenti, in particolare della manovra di metà luglio scorso e della manovra dell’autunno 2010. Solo così si può cogliere la portata insostenibile degli interventi sulle famiglie a reddito basso e medio (i pesanti tagli ai servizi forniti da Regioni, Province e Comuni e gli aumenti di tasse e tariffe locali; i ticket sanitari; la de-indicizzazione delle pensioni sopra i 1000 euro; l’azzeramento delle risorse per le politiche sociali; l’aumento delle accise sui carburanti; l’impoverimento della scuola pubblica e dell’università, ecc).

L’insieme degli interventi definiti dalla manovra di metà luglio e dall’intervento aggiuntivo del 12 Agosto viene stimato in 2,1 miliardi di euro per il 2011, 24 miliardi di euro per il 2012, 50 miliardi di euro per il 2013 e 55,4 miliardi di euro per il 2014. L’impatto annuo previsto a partire dal 2013 è nettamente superiore a quanto necessario a raggiungere i pareggio di bilancio (40 miliardi di euro nel 2014), almeno secondo l’ultimo documento ufficiale di finanza pubblica (DEF). La differenza equivale a circa un punto percentuale di Pil. Il Governo deve dunque spiegarne la ragione e presentare al Parlamento l’aggiornamento del DEF, del quadro macroeconomico e degli obiettivi di indebitamento.

Nonostante la necessità di rafforzare la credibilità degli interventi di metà luglio, ampia parte della correzione dei conti pubblici rimane affidata ad una delega assistenziale e fiscale vaga e molto preoccupante. Sono vaghi i principi di intervento sull’assistenza. Preoccupante è la clausola di salvaguardia finanziaria, poiché scarica sulle detrazioni Irpef e sugli aumenti di Iva ed accise i mancati effetti degli interventi assistenziali. Considerato che l’intera spesa per assistenza è circa 16 miliardi all’anno e che la delega dovrebbe dare, nel 2013, 16 miliardi e 20 “a regime” dal 2014, vuol dire che, se scattasse questa clausola, pagherebbero ancora una volta i lavoratori ed i pensionati a reddito più basso e medio.

L’atteggiamento del Governo sul tema delle pensioni resta in questo contesto ondivago e improntato all’irresponsabilità. Se il tema delle pensioni è collocato nell’ambito di una complessiva riforma del welfare finalizzata a migliorare le condizioni delle nuove generazioni, il Pd è pronto a discutere con le proprie proposte. Siamo contrari invece a interventi sulle pensioni finalizzati solo a coprire esigenze occasionali di spesa non legate al welfare.

L’intervento sugli enti territoriali è insufficiente e confuso sul piano del riordino istituzionale, ma fortemente incisivo sul livello dei servizi. Il “contributo di solidarietà”, poiché imposto con l’innalzamento delle aliquote Irpef sopra i 90.000 euro colpisce quasi esclusivamente i redditi da lavoro dipendente e le pensioni da lavoro dipendente. In sostanza, si inasprisce la pressione fiscale su chi già paga. L’atteggiamento punitivo nei confronti dei dipendenti pubblici, attraverso il rinvio del pagamento del Tfr e il rinvio sine die delle tredicesime, non porta efficienza, ma solo un temporaneo effetto di cassa. La soppressione delle festività civili implica, oltre all’impatto sulla cultura nazionale, un effetto depressivo sui consumi, senza miglioramenti significativi sulla produttività. Gli interventi sulle relazioni industriali e sui rapporti di lavoro sono una intromissione nell’autonomia delle parti sociali. Infine, ancora una volta, si utilizza il Fas, il fondo per le aree sottoutilizzate, per fare cassa, ad ulteriore indebolimento delle prospettive del Mezzogiorno.

Il Partito Democratico intende correggere alla radice le iniquità della manovra ed introdurre interventi per lo sviluppo sostenibile. Come è sempre più chiaro, è la battaglia per la crescita e l’occupazione, in particolare giovanile e femminile, la vera sfida da vincere nel rispetto degli ineludibili vincoli di finanza pubblica. E’ una sfida che riguarda l’Italia e l’Europa.

Più Europa per affrontare la crisi. Soltanto un governo politico dell’area euro per lo sviluppo sostenibile e la gestione comune dei debiti sovrani, secondo le proposte elaborate dai partiti progressisti europei (Agenzia Europea per il Debito, Eurobonds per gli investimenti produttivi, tassa sulle transazioni finanziarie speculative, ecc) e secondo progetti sistemici come quello illustrato da Prodi e Quadrio Curzio su Il Sole 24 Ore del 23 agosto, può dare senso alle politiche di austerità.

domenica 4 settembre 2011

Concita De Gregorio intervista il sindaco di Bologna Repubblica 4.9.11




"Bisogna rinnovare il partito basta con D´Alema e Veltroni o il Pd muore e si torna ai Ds"
Merola, sindaco di Bologna: alle primarie voterò Bersani
Sindaco Merola, esiste la "diversità etica" della sinistra? «Esiste una diversità di comportamento, sì. Un comportamento etico. Rispetto delle regole, e chi sbaglia paga. Qui a Bologna le dimissioni di Delbono sono venute subito e ci sono anche costate parecchio».
Sono costate quanto, e a chi?
«Alla città moltissimo. L´esperienza del commissariamento per la politica è una ferita ancora aperta. Sono state anche una lezione per il Pd, quelle dimissioni: alle primarie non ci devono essere trucchi».
Delbono era stato scelto con le primarie, in una gara alla quale ha partecipato anche lei: intende dire che era una gara truccata?
«Ci sono molti modi per predeterminare le primarie. Dissuadere i candidati dal presentarsi, per esempio, o renderlo talmente difficile che corre solo uno, di fatto. Oppure schierare la forza del partito su un candidato solo e lasciare indietro gli altri, boicottarli. Le primarie vinte da Delbono non sono state una vera competizione. O sono libere e autentiche o è meglio non farle».
Dopo lo scandalo il Partito democratico ha sostenuto lei nelle primarie successive, quelle che poi ha vinto.
«Non allo stesso modo. Ma lasciamo stare, è acqua passata. Segnalo solo che Delbono non passò al primo turno e invece questa volta non siamo andati al ballottaggio. Quando si sceglie a tavolino un candidato per le primarie bisognerebbe aver cura di tener presente che dopo ci sono anche le elezioni».
E siamo già al punto del criterio di selezione della classe dirigente che, nel quadro della questione morale, è il tema di queste interviste. Intanto: la corruzione dilaga a destra come a sinistra?
«No, non allo stesso modo. È una questione di persone e a sinistra capita di meno, con conseguenze immediate come abbiamo visto. Ma, a parte il quanto, è vero che il sistema corruttivo è identico e che la sinistra è in ritardo nel denunciarlo e correggerlo. Un ritardo che può indurre a pensare i cittadini che i privilegi convengano a tutti, l´anticamera del "sono tutti uguali" e dell´antipolitica».
Misure da adottare subito.
«Dimezzare il numero dei parlamentari. Abolire le Province. Rivedere le indennità. Evitare che sulle partecipate ci sia la mano dei partiti, che diventino il parcheggio di personale in attesa di miglior destino. Destino economico, intendo».
Quando si parla di privilegi dei parlamentari, di rimborsi elettorali e di indennità c´è chi grida alla demagogia ai vertici del suo stesso partito.
«Lo so, ma sbagliano. Sbagliano davvero, spero che Bersani lo capisca».
Pisapia suggerisce di mettere il limite di due mandati per amministratori e parlamentari. Renzi dice: per il Parlamento, tre. Lei?
«Due mandati sono più che sufficienti. Deve finire la "professione politica"».
Ha già firmato per i referendum, ma resta poco tempo per raccogliere le firme. Il Pd metterà i tavoli alle sue feste?
«Quello emiliano sì. Vasco Errani e io la macchina delle feste a sostegno dei referendum l´abbiamo messa in moto. Gli altri vedano cosa vogliono fare».
Non è una sconfitta della politica, se un partito ricorre al referendum?
«No, è un pungolo ed è giusto farlo. È chiaro che questo parlamento non avrebbe fatto e non farà la riforma. Il partito deve essere la cerniera fra i cittadini e le istituzioni. Non schiacciarsi nel palazzo, non avere paura della volontà popolare».
È paura la resistenza a fare le primarie?
«Sì, è figlia della paura di perdere potere e controllo. Invece si acquista credibilità e consenso, facendole. Non siamo più nel secolo scorso, il mondo è cambiato ed è fuori di qui. Sono per fare le primarie sempre, anche quelle di collegio e di circoscrizione per scegliere i nomi di deputati e senatori. Restituire ai cittadini il potere di scegliere. Ecco come si combatte la corruzione, come si risponde alla cricca. Come si mostra in concreto che fare davanti alla questione morale».
In concreto, lei che vive nella culla del partito e delle Coop, che fa?
«Intanto in Comune abbiamo istituito un comitato nomine per le partecipate: i curricula arrivano per internet, chi ha fatto l´assessore per tre anni non può entrare, insomma una serie di regole per entrare con trasparenza in Aeroporto, Fiera, enti culturali».
Sindaco, fatta la legge trovato l´inganno. Non basta un comitato a scardinare le regole