Visualizzazioni totali

domenica 22 gennaio 2012

«IL RICATTO DEL RATING E I FRUTTI AVVELENATI DELLA FINANZA»




Il ricatto del rating e i frutti 
avvelenati della finanza
di Cesare DAMIANO
Fonte”  gli ALTRI settimanale del 20.gennaio 2012


Mentre l’Italia e l’Europa stanno cercando di uscir e dalla tempesta economica e finanziaria, Stand ard & Poor’s declassa il nostro debito pubblico. Non tocca miglior sorte ad altri paesi, come la Francia, che fino a poco tempo fa apparivano intoccabili. Questa manovra appare quanto meno sospetta e solleva parecchi interrogativi. Intanto, la prima conseguenza per l’Italia è che il nostro debito sarà più costoso, nonostante una manovra lacrime e sangue della quale abbiamo più volte parlato e criticato la mancanza di equità e le deboli indicazioni di crescita. Questo declassamento sembra prescindere dalle scelte di rigore adottate dai singoli stati e non appare fondato su dati di fatto. Soltanto la scorsa settimana le visite europee di Monti avevano creato un clima di moderata fiducia e riportato il nostro paese all’interno di una sfera di rispettabilità e di credibilità. Persino la cancelliera tedesca aveva elogiato i nostri sforzi. Tutto questo sembra essere andato rapidamente in fumo a causa del pesante e immotivato giudizio di un’agenzia di rating. Che dire, poi, del fatto che la bocciatura, che riguarda anche Francia, Spagna. Portogallo e Austria, sia avvenuta alla vigilia del varo del Fondo europeo salva Stati? A noi un punto appare del tutto chiaro: è in atto un attacco all’euro, all’Europa e alle banche continentali e la posta in gioco è così rilevante in termini speculativi da far passare in secondo piano qualsiasi logica che abbia a che fare con il bene comune e con il destino di nazioni e famiglie. Si tratta del frutto avvelenato di trent’anni di liberismo del quale facciamo fatica a liberarci.


La regia di queste operazioni è effettuata dai soliti noti: in testa abbiamo le banche di affari di WaIl Street, a partire da Goldman Sachs. Quest’ultima ha consigliato da tempo ai propri clienti vip una strategia che scommette sul fallimento dell’euro. Si tratta di investire su un indice di credito default swaps che aumenta di valore se cadono le azioni delle banche europee. Come ci ha già rivelato Federico Rampini in una corrispondenza da New York apparsa su Repubblica nel settembre scorso, «la presenza di Goldman Sachs era già stata segnalata, l’8 febbraio del 2011, nella famosa cena di Manhattan tra gli hedge fund con la partecipazione di Geoge Soros, che aveva coinciso con gli attacchi coordinati all’euro». La stessa banca che aveva venduto ai suoi clienti pacchetti ribassisti basati sempre su credit defàult swaps per lucrare sul crollo del mercato immobiliare, quel mercato inondato di titoli tossici dei mutui subprime confezionati dalla banca stessa. Vale anche la pena di ricordare, per quanto riguarda Standard & Poor’s, che si tratta di un’agenzia accusata di aver manipolato il mercato a proposito di Parmalat di essere coinvolta nelle scalate bancarie del 2005. Ce n’è abbastanza perché la politica intervenga mettendo fine rapidamente a questa “licenza di uccidere” consentita alla speculazione finanziaria. Condividere o anche solo tollerare un sistema economico che vive piazzando titoli sintetici e derivati che sono pari a 10-12 volte il PIL mondiale, significa coltivare una economia malata che ha come unico obiettivo quello di fare profitti a breve a qualsiasi costo. Questo è stato possibile anche grazie alle scelte della politica che ha rinunciato ad esercitare, negli ultimi decenni, la sua funzione di guida e di regolazione dell’economia e della finanza. In alcuni casi per debolezza e per un inaccettabile cedimento culturale alle ragioni del liberismo, anche da parte di alcuni sentori dei partiti del centrosinistra e, in altri casi, per consapevole adesione: si veda il recente esempio del premier inglese Cameron, che ha rifiutato di condividere l’azione di altri paesi europei che proponevano l’introduzione della Tobin tax. Sulla capacità di affrontare questi argomenti, accanto a quelli dello stato sociale e del lavoro, si gioca il profilo futuro dei partiti progressisti e di centrosinistra in Europa e nel mondo. Le prossime elezioni francesi e tedesche potrebbero registrare un successo dei partiti socialisti e socialdemocratici, a dispetto di quanti davano per spacciata qualsiasi prospettiva di sinistra in Europa. Anche in Italia, il prossimo confronto elettorale, si giocherà sulla capacità di offrire agli elettori piattaforme politiche in grado di indicare una chiara visione del mondo e di fornire, al tempo stesso, risposte concrete ai problemi quotidiani delle famiglie. Il Partito democratico potrà giocare un ruolo fondamentale a patto che sappia proporsi come forza alternativa agli attuali assetti economici e sociali. Gli ultimi avvenimenti, che hanno fatto venire alla luce il significato politico delle scelte della finanza speculativa globale, ci possono indirizzare senza tentennamenti a caratterizzarci come partito marcatamente antiliberista evocato alla solidarietà ed all’uguaglianza. 

























venerdì 13 gennaio 2012

La nota del mattino Venerdì 13 gennaio 2012



1. LA COMMEDIA DI BOSSI E’ FINITA. PUR DI RESTARE AL POTERE FA COSE CANDALOSE. MA SALVANDO COSENTINO LA DESTRA HA BATTUTO UN COLPO E DIMOSTRATO CHE E’ ANCORA FORTE. BERLUSCONI E BOSSI NON SONO SCOMPARSI: SONO SUL CAMPO E LOTTANO. IL CENTROSINISTRA NON PUO’ E NON DEVE ABBASSARE LA GUARDIA.
Il voto di ieri alla Camera dei Deputati dimostra alcune cose. La prima: la Lega Nord pura e dura è una  commedia. La sostanza della Lega di Bossi e del gruppo dirigente che lo attornia ormai è il potere per il potere. A qualsiasi costo. Con qualsiasi compromesso. Per questo ieri la Lega Nord ha votato per la salvezza di Nicola Cosentino, plenipotenziario del Pdl in Campania e accusato dalla magistratura di essere il referente nazionale del Clan dei Casalesi. L’ex ministro Roberto Maroni ha votato sì all’arresto, ma è stato sconfitto. Pld e Lega Nord, più i radicali, ieri hanno dunque salvato Cosentino. Il Pd, l’Idv e il Terzo polo hanno votato a favore delle richieste della magistratura. E bisogna rivendicarlo, lottando contro l’onda dell’antipolitica che punta a coinvolge tutti. Basta leggere i commenti di oggi su diversi quotidiani: la politica si chiude nel bunker, la politica fa scandalo e così via.
Ma c’è anche un altro dato rilevate, che non va sottovalutato e che forse l’intervento del governo di Mario Monti, l’importanza della manovra varata e di quella ancora da fare avevano fatto scivolare un po’ troppo in secondo piano nella coscienza di molti: la destra non è scomparsa. Ieri ha battuto un colpo forte. La destra è in campo. Ha subito un rovescio, ma è in campo. Berlusconi e Bossi hanno trovato l’accordo su uno scambio che dice: salviamo Cosentino e tentiamo di far saltare Monti subito. Un progetto irresponsabile, mentre l’Italia sta lentissimamente allontanandosi dal baratro dove proprio il governo di Bossi e Berlusconi l’aveva condotta. Un progetto, basato sul fatto che se Bossi e Berlusconi restano troppo lontani dal potere saranno messi da parte dal loro stesso schieramento e sulla volontà di votare con la legge elettorale attuale, il porcellum, per tentare di essere ancora loro a nominare i deputati in Parlamento. La battaglia è in corso. Bisogna condurla con determinazione. Bisogna batterli. Lo abbiamo già fatto e lo rifaremo, in modo che dopo la transizione e l’emergenza si possa avviare la ricostruzione civile, sociale ed economia dell’Italia secondo il progetto che il Pd propone al paese. Se ne parlerà nell’assemblea nazionale del partito convocata a Roma per il 20 e il 21 gennaio.


2. LA BATTAGLIA DEL PARTITO DEMOCRATICO NELLE PIAZZE E DENTRO UN PARLAMENTO CHE E’ ANCORA QUELLO USCITO DALLE ELEZIONI DEL 2008. MOBILITAZIONE PER SOSTENERE LE PROPOSTE DEMOCRATICHE SU RIFORMA ELETTORALE, TAGLIO DEL NUMERO DEI DEPUTATI, REGOLAMENTI PARLAMENTARI E RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA. TOCCA A NOI LOTTARE PER LA BUONA POLITICA.
La Corte Costituzionale ha respinto ieri i quesiti referendari sulla legge elettorale. Per il Partito Democratico che ha offerto il proprio contributo determinante a favore della raccolta delle firme non è stato un buon giorno. Ora però bisogna lottare per imporre che la riforma elettorale si faccia lo stesso. Il porcellum va tolto di mezzo, come ha detto ieri il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg1. Il Pd ha depositato la propria proposta in Parlamento e ieri ha chiesto che i capigruppo di Camera e Senato si riuniscano per definire un calendario. Riforma elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, riforma dei regolamenti parlamentari, ulteriore riduzione dei costi della politica: ecco un terreno qual quale sarà importante nei prossimi mesi la mobilitazione forte e il lavoro. Bisogna lottare per far prevalere la buona politica, chiamando a raccolta tutti coloro che sono disponibili e recuperando in questa battaglia anche i firmatari del referendum sul porcellum. Anche questa battaglia sarà durissima. Ieri Berlusconi, rinvigorito dalla vittoria su Cosentino, ha già chiarito che non solo non vuole cambiare il porcellum, ma che semmai lo vuole rafforzare. La proposta del Pd, che sarà base per il confronto con le altre forze politiche, è la seguente:
1. Un mix per l’assegnazione dei seggi per la Camera dei Deputati, la quale avviene mediante tre
    diversi  “canali”: a) collegi uninominali maggioritari;
    b) una quota proporzionale distribuita su base circoscrizionale;
    c) una quota nazionale di compensazione;
2. L’elettore dispone di una sola scheda, su cui vota solo per un candidato di partito in collegi uninominali; il voto, automaticamente, è attribuito anche alla lista del medesimo partito presentata per ciascuna circoscrizione. Nella scheda, accanto al simbolo e al nominativo di ciascun candidato nel collegio uninominale, è presente anche la lista dei candidati concorrenti a livello circoscrizionale.
3. Una quota pari al 70% dei seggi in palio (corrispondente a 433 seggi) è attribuita agli eletti in collegi uninominali maggioritari a doppio turno. E’ eletto al primo turno il candidato che ottiene la metà più uno dei voti validamente espressi; altrimenti si da' luogo ad un secondo turno aperto a tutti i candidati che abbiano ottenuto una percentuale pari ad almeno il 10% dei voti degli elettori iscritti nelle liste elettorali. È prevista la possibilità, da esprimere entro il primo venerdì successivo allo svolgimento del primo turno, di rinunciare a presentarsi al secondo. Nel secondo turno è eletto il candidato che ottiene il maggior numero di voti.
4. Una quota pari al 28% di seggi (corrispondente a 173 seggi) è attribuita con metodo proporzionale su base regionale o pluriprovinciale. E’ previsto lo scorporo, per ciascun partito, dei voti ottenuti al primo turno dei candidati eletti nei collegi uninominali sia al primo che al secondo turno. Per l’attribuzione di questi seggi è prevista una soglia circoscrizionale di sbarramento pari al cinque per cento dei voti validi.
5. Una quota di seggi pari a 12 (diritto di tribuna) è attribuita con metodo proporzionale alle liste nazionali corrispondenti ai partiti che non siano riusciti ad eleggere candidati né nei collegi uninominali né nelle liste circoscrizionali collegate. Per l’attribuzione di questi seggi viene applicato il metodo d’Hondt tra le liste si siano presente in almeno 5 circoscrizioni.
6. Infine, è previsto che sia possibile candidarsi contemporaneamente in ciascuna delle tre “quote”, ma con un massimo di una sola candidatura in un collegio e in una lista regionale.
7. L’assegnazione dei seggi per il Senato della Repubblica avviene solo attraverso due “canali”, per garantire il rispetto dell’articolo 57 della Costituzione, il quale richiede che venga eletto “su base regionale”: 
  a) collegi uninominali, per una quota pari al 70% del totale dei seggi in
      palio (216 seggi)
  b) una quota proporzionale distribuita su base circoscrizionale
     (Camera) per una quota  pari al  30 del  totale (93). Non viene dunque
      prevista la  quota nazionale di compensazione.
8. Per la pari opportunità fra i generi, sono previste due misure 
specifiche 
    a) Nel complesso delle candidature (uninominali e circoscrizionali)
        nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura 
        superiore al cinquanta  per cento.
    b) Le liste circoscrizionali devono prevedere l’alternanza di genere
        nella successionedei candidati.
    c) Le liste nazionali devono prevedere l’alternanza di genere nella 
        successione dei candidati e  nelle candidature di una stessa lista
        nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura
        superiore al cinquanta per cento.

3. BENE LE ASTE SUI BOT, SCENDE LO SPREAD TRA BTP E BUND.
L’asta dei Bot di ieri ha avuto un esito molto positivo, provocando anche una forte discesa degli interessi che lo Stato dovrà pagare a breve scadenza sul debito contratto. In calo anche lo spread tra Btp e Bund tedeschi. Oggi nuova asta dei Btp. multi-milionario. 

4. IL PROBABILE CANDIDATO ANTIOBAMA, ROMEY, SPIEGA IL SUO PROGRAMMA: NO AL MODELLO EUROPEO. ECCO UNA BATTAGLIA CHE SPIEGA MOLTO ANCHE DELL’ATTEGGIAMENTO DELLA FINANZA ANGLOSASSONE VERSO L’EUROPA.
Da La Repubblica. Intervista di Federico Rampini. “A sorpresa, in fondo all`aereo le hostess servono birra, il proibizionismo qui a bordo è un optional. E’un segno di tolleranza da parte di Mitt Romney: permissivo con gli altri ma non con se stesso. Il candidato mormone non beve mai alcolici né caffè Io tè. E sua moglie Ann tiene in casa scorte alimentari sufficienti ad affrontare una carestia di tre mesi, come si usa nella loro comunità di fedeli. Romney evita l`argomento, ma il suo ruolo religioso - da giovane fu missionario in Francia, più tardi addirittura "vescovo" di Boston, capo di un`intera diocesi - è uno degli ostacoli da superare nel prossimo test delle primarie repubblicane i1 21 gennaio. In South Carolina, il primo Stato del Sud dopo i voti dell`Iowa e New Hampshire, sono forti i fondamentalisti protestanti, quegli evangelici che a lungo hanno considerato i mormoni una "setta" eretica o addirittura demoniaca. Ma oggi Romney è rilassato e sicuro di sé, dice che «la sera di martedì, all`annuncio della vittoria nel New Hampshire, in famiglia è stato come un altro Natale, abbiamo festeggiato tutti assieme, con figli e nipoti». Arriva sulla pista del piccolo aeroporto di Bedford (Massachusetts) a piedi e da solo, il Secret Service non gli ha ancora dato la scorta, per qualche tempo il favoritissimo dei repubblicani perla corsa alla Casa Bianca resta avvicinabile. È ancora limitato il numero di giornalisti che lo seguono, quasi nessuno straniero, all`imbarco su questo volo charter della Miami International Air, un Boeing 737 in partenza per Columbia, South Carolina, la nuova tappa di una tournée elettorale che sta assumendo un ritmo sempre più frenetico. La posta in gioco è alta: è la speranza di inanellare la terza vittoria consecutiva, che potrebbe "blindare" in anticipo la sua nomination.
Sempre in blazer blu, sempre con la camicia bianca a quadretti larghi (deve averne cento tutte uguali), colletto sbottonato e niente cravatta, sempre la stessa pettinatura impeccabile. Dieci minuti dopo il decollo, Romney si alza dal suo posto in prima fila, e viene a parlare. La netta vittoria nel New Hampshire (39,4% dei voti e 16 punti di distacco sul secondo piazzato, Ron Paul) è già un ricordo. Il tema caldo, prima ancora della sua religione mormone o delle sue posizioni sull`aborto (non abbastanza "anti" quando era governatore del Massachusetts, secondo la destra religiosa), sono le accuse che i suoi stessi rivali di destra muovono alla sua carriera di finanziere multi-milionario. Newt Gingrich e Rick Perryin particolare lo hanno definito un "capitalista-avvoltoio", colpevole di avere «smembrato aziende, licenziato migliaia di lavoratori, saccheggiato i loro fondi pensione», quando Romney era alla testa del gruppo di private equity Bain Capital, dal 1984 al 1998. Quello che per lui è un titolo di merito, la prova della sua "esperienza di businessman", un`attività in cui sostiene di avere «contribuito a creare più di centomila posti di lavoro», per i concorrenti è un marchio d`infamia. Le tv della South Carolina sono già bombardate di spot pubblicitari su questo tema. Non che il Sud sia di sinistra o sindacalizzato, anzi: la South Carolina vota tradizionalmente repubblicano. Ma proprio in questo Stato ha sede una delle aziende fatte a pezzi dalla Bain Capital. E qui il tasso di disoccupazione al 9,5% è più alto della media nazionale. Nel profondo Sud ha messo radici il movimento del Tea Party, un populismo di destra che non ama Wall Street e l`alta finanza. Gingrich, Perry, e Rick Santorum, hanno chiesto che Romney renda pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi, cosa che non è tenuto a fare finché non è eletto. Lui non cede: «Per ora non ho l`intenzione di pubblicarle. Sia chiaro che nessuno in questo paese paga più di quello che è dovuto» (una frase sibillina, sembra volersi difendere in anticipo dall`accusa di godere del beneficio fiscale di molti capitalisti: l`aliquota secca del 15% sulle plusvalenze finanziarie, molto più bassa dell`imposta sui redditi). Consapevole di quel che lo attende all`atterraggio, aggiunge: «Lo so, al Sud mi preparo per una battaglia in salita, sarà molto più difficile che nel New Hampshire dove mi conoscono da tanti anni. Nel 2008, quando ero già candidato perla nomination, in South Carolina arrivai solo quarto». Capitalista avvoltoio, responsabile di fallimenti e licenziamenti: come risponde a questa descrizione della sua carriera? «Mi aspettavo attacchi del genere da sinistra, da parte di Barack Obama. Quando arriveranno da quella parte, sarò pronto a rintuzzarli: questo presidente si è improvvisato nell`attività di venture capital con la Solyndra, l`azienda solare che ha ricevuto sussidi federali e poi ha fatto bancarotta. Obama ha fatto anche del private equity diventando azionista di General Motors, sono pronto a confrontare il mio bilancio con quello del suo capitalismo clientelare di Stato. Mi sorprende invece vedere Gingrich nella parte di teste d`accusa contro il capitalismo liberale. Alla Bain Capital abbiamo sostenuto tante aziende che complessivamente hanno creato oltre centomila posti. La stampa ha parlato di casi in cui ci si sono stati licenziamenti, per alcune migliaia. Ogni licenziamento è una tragedia, però nel settore privato ci sono aziende che crescono e hanno successo, altre che per sopravvivere devono ridimensionarsi, fare sacrifici per diventare più forti. In queste elezioni è in gioco non solo la rinascita della nostra economia, ma anche l`anima
dell`America: un paese capitalista, un`economia di mercato. Obama vorrebbe trasformarci in uno Stato assistenziale all`europea". Lei cita sempre l`Europa come un modello negativo, Italia e Grecia in particolare. «Se si confronta il reddito medio degli americani con la media dell`Unione europea, il nostro è superiore del 50%: la ragione è semplice, va cercata nei principi fondamentali della nostra economia. Italia e Grecia sono semplicemente due casi estremi di una crisi europea che ha generato instabilità nel mondo intero. Seguiamo questa crisi con apprensione, perché è un segnale d`allarme, un ammonimento. Se l`America dovesse seguire le ricette di quei paesi, non c`è nessuno che potrebbe salvare noi da una bancarotta. Non ce l`ho con delle nazioni o con dei popoli, ma è evidente che alcuni governi europei hanno agito in modo irresponsabile, portando i loro bilanci pubblici sull`orlo del default.  Non voglio certo alienarmi la simpatia degli alleati europei, bisogna rafforzare la cooperazione in seno al G8 e al G20, magli europei sono responsabili per mettere ordine in casa propria. E nei confronti di Obama la discriminante è chiara: lui ha in mente una società di tipo assistenziale, all`europea, dove i cittadini dipendono dallo Stato, dove il settore pubblico si prende cura di ciascuno dalla culla alla tomba. La forza dell`America è sempre stata un`altra: siamo la nazione della libertà e dell`opportunità». Lei rinfaccia a Ob ama di agitare il tema delle diseguaglianze, di parlare di redistribuzione. «Perché così si aizza una parte della nazione contro l`altra, si istiga alla lotta di classe. Continuando a prendere di mira i milionari questo presidente incoraggia l`invidia e il risentimento contro chi ha avuto successo. Margaret Thatcher disse: il problema del socialismo, e che prima o poi finisci con l`esaurirei soldi degli altri. I padri fondatori dell`America ci hanno dato un sistema diverso, una terra di intrapresa, per questo continuiamo ad essere un polo di  attrazione per tanti stranieri. Questo presidente ha accumulato un debito pubblico superiore a tutti i suoi predecessori messi assieme. Io lo taglierò, raggiungerò il pareggio di bilancio. Appena arrivato alla Casa Bianca passerò in rassegna ogni voce di spesa pubblica assoggettandola a questo test: è una spesa così importante da meritare che c`indebitiamo ancora di più con la Cina, lasciando il conto da pagare ai nostri figli e nipoti? Se non passa il test sarà eliminata. Con me presidente l`America tornerà ad essere la mèta prediletta degli investitori e degli innovatori». Lei ha definito la presidenza Obama come un fallimento anche nella politica estera, perché?
«Basti un esempio: forse la maggiore minaccia attuale perla sicurezza mondiale, è un Iran in grado di costruirsi armi nucleari. Questo presidente non è riuscito a impedirlo. Quando un milione di iraniani sono scesi in piazza contro il regime lui è rimasto in silenzio. Potete immaginare che Ronald Reagan avrebbe fatto una cosa simile? No di certo. Forse non l`avrebbe fatto neppure Bill Clinton. Questo è un presidente che sente il bisogno di chiedere scusa per l`America, io non lo farò mai. Quel che è accaduto negli ultimi tre anni deve essere una deviazione, non può essere il nostro destino».



mercoledì 11 gennaio 2012

La nota del mattino Mercoledì 11 gennaio 2012


1. LA BATTAGLIA DELL’EURO. MONTI: L’ITALIA HA FATTO IL SUO DOVERE, ORA TOCCA ALL’EUROPA. ACCOLTA LA MODIFICA DEGLI ACCORDI SUL RIENTRO DAL DEBITO PROPOSTA DALL’ITALIA. MONTI VEDE NEL FINE SETTIMANA I SEGRETARI DEI PARTITI. IL PD PREPARA UNA MOZIONE IN PARLAMENTO PER SOSTENERE L’ITALIA IN EUROPA. DOMANI ASTA DEI BTP. LE AGENZIE MINACCIANO L’ABBASSAMENTO DEL RATING.
Il presidente del consiglio, Mario Monti, incontra oggi a Berlino il cancelliere tedesco, Angela Merkel. In vista di questo confronto Monti ha rilasciato al quotidiano Die Welt una lunga intervista. Il messaggio è chiaro: noi italiani abbiamo fatto (e faremo ancora con liberalizzazioni e rilancio della crescita, riforma del mercato del lavoro) uno sforzo pesantissimo. Adesso dobbiamo vedere l’impegno dell’Europa. E anche la Germania deve fare la sua parte per affrontare una crisi che non dipende dall’Europa, ma nasce negli Usa. Se questo non accadrà, in Italia potrebbero riprendere forza le schiere del populismo e dell’antieuropeismo.
Una prima ma parziale risposta l’Italia l’ha già avuta. Il trattato europeo che con grande rapidità si sta scrivendo verrà modificato secondo le proposte degli italiani sul tema del debito pubblico e delle procedure per ridurlo.
L’incontro di oggi è un passaggio decisivo della battaglia europea che l’Italia ha deciso di sostenere. Nel fine settimana Monti si incontrerà con i segretari dei partiti che lo sostengono per parlare di questo tema. Il Pd, secondo quanto ha annunciato il segretario, Pier Luigi Bersani, ha preso l’iniziativa perché il Parlamento si pronunci e dimostri che il governo italiano non è solo nel sostenere il cambiamento della linea politica europea. Il Pd presenterà una mozione alla Camera e al Senato in cui indicherà le iniziative da sostenere in Europa, secondo la piattaforma che il Pd ha concordato con gli altri partiti progressisti europei, e che è largamente condivisa da molte forze politiche nel Parlamento italiano. I mercati finanziari intanto festeggiano l’annuncio delle agenzie di rating che per il 2012 non vi sarà declassamento della Francia. Ma c’è poco da brindare per l’Italia. Le stesse agenzie hanno annunciato la possibilità di un ulteriore declassamento dei paesi con i debiti più pesanti, Italia compresa. E domani vi sarà un’importante asta dei Btp. Da tenere presente: nei primi tre mesi del 2012 scadono 112,9 miliardi di Btp, Bot, Ctz (440 miliardi nell’intero anno).
Da Il Messaggero. Articolo di Marco Conti. “Angela Merkel ha disposto che Mario Monti oggi venga accolto alla Cancelleria dagli onori militari. Un segnale, piccolo, di un`Italia che arriva nella capitale del paese più forte d`Europa non essendo più «un peso» per la zona curo, ma parte rilevante della soluzione dei problemi che assediano e mettono a rischio la moneta unica. Come accaduto già in occasione della sua visita
a Parigi, Monti si fa precedere a Berlino da un`intervista concessa al quotidiano tedesco conservatore Die Welt, nella quale mette in guardia la Germania e l`Europa dal rischio «populismo». In Italia e nel resto della Ue. Spiega infatti Monti al Die Welt che «il mio governo, non dovrei dirlo, ma è sorretto, come qui in Germania, da una grande colazione», con «una maggioranza che non ha eguali dal dopoguerra». Grazie a ciò sostiene Monti - abbiamo varato una manovra in tempi che nemmeno in Germania sono possibili». Gli italiani - continua Monti - hanno sopportato misure «pesanti», per fronteggiare una crisi «che non è nata in Europa ma negli Usa». Ma ora, sostiene il premier, i problemi per me e il mio governo possono venire proprio dall`Europa. Il perché Monti lo spiega subito dopo sostenendo che «gli italiani hanno mostrato maturità politica che molti non ritenevano possibile», varando misure talmente pesanti, come la riforma delle pensioni, che hanno sorpreso persino il presidente francese Sarkozy. Misure, comprese le liberalizzazioni delle professioni e del mercato del lavoro, che gli italiani, «come mostrano i sondaggi, hanno accettato».«Il problema - insiste Monti - è che non si vede il corrispettivo nell`abbassamento del tasso d`interesse». «Se gli italiani, in un tempo prevedibile, non vedranno segnali che aiutino la loro disponibilità alle riforme, sorgerà una protesta contro l`Europa, contro la Germania e contro la Bce». Il rischio di manifestazioni dì «intolleranza europea», preoccupa Monti al punto da mandare un secco messaggio proprio al blocco conservatore che sostiene la Merkel con la quale «non parlerò oggi di eurobond», anche se l`argomento tornerà presto in agenda perché «serviranno», senza «scardinare la disciplina di bilancio». Il via vai di leader e personalità politiche ed economiche europee che in questi giorni c`è stato a Berlino, dà il senso non solo della preoccupazione esistente, ma della voglia di stringere i tedeschi nell`unica strada che permetta all`euro di Sopravvivere e all`Europa di non tornare indietro di trent`anni. Proprio sulla partita del rientro dal debito giocherà oggi la partita il presidente del Consiglio, nell`incontro con la cancelliera. L`accelerazione nella scrittura e nella firma del trattato intergovernativo, decisa ieri l`altro a Berlino durante l`incontro della Merkel con Sarkozy, spinge l`Italia a mettere in sicurezza la stesura dell`articolo 4 del trattato nella versione prevista nell`articolo 2 del regolamento del patto di stabilità e crescita. In quest`ultima norma è infatti previsto che nel valutare gli sforzi di un paese di rientro dal debito, debbono essere presi in considerazione tutti i «fattori rilevanti». A cominciare dal livello di ricchezza e di indebitamento delle famiglie, sino alle riforme strutturali come quella sulle pensioni appena varata. Per avere ancora più forza in Europa, Mario Monti al suo ritorno da Berlino incontrerà i segretari dei partiti che lo sostengono per fare il punto sui suoi recenti incontri internazionali e spingere affinché il Parlamentò voti all`unanimità, o quasi, una mozione sull`Europa in vista della stesura del nuovo trattato intergovernativo La mozione, messa a punto dal Pd, è stata già depositata, ma il testo definitivo verrà messo a punto in questi giorni e la sua approvazione avverrà prima vertice a tre di
Roma e del consiglio europeo di fine mese”.
Da Il Messaggero. Dall’articolo di Oscar Giannino. “L’incontro odierno del presidente del Consiglio italiano con la cancelliera tedesca è un grande momento di verità. Non bisogna credere che sarà davvero possibile averne un veritiero rendiconto nella conferenza stampa successiva. Perché i tempi sono di ferro, l`euro resta più che mai a rischio. Solo ieri, altri ammonimenti si sonò levati in proposito. Senza un supporto esterno, per l`Italia potrebbe arrivare il peggio, ha detto Willem Buiter, capo economista di Citigroup, spiegando che Roma e Madrid sono «illiquide ma solventi»; Per Fitch, che ha minacciato un nuovo abbassamento del giudizio sulla solvibilità sovrana italiana, la nostra bassa crescita e lo spread elevato sono una miscela «esplosiva». Goldman Sachs ha aggiunto che il colpo di grazia per l`Italia rischia di arrivare nei prossimi tre mesi, quando dovrà rifinanziare 112,9 miliardi di euro tra Bot, Btp e Ctz, dei 440 attesi nell`anno. E nemmeno la Germania è immune: Deutsche Bank proprio ieri ne ha certificato l`entrata in recessione. «Il progresso dell`enorme debito pubblico che al presente ci opprime, e che probabilmente porterà alla rovina tutte le grandi nazioni europee, è stato purtroppo assolutamente uniforme nel tempo e condiviso». Sembra una frase pronunciata oggi. Invece è di Adam Smith. il filosofo scozzese fondatore dell`economia di mercato ed è stata scritta nel 1776. Questo per dire che il problema di cui parleranno oggi Monti e la Merkel purtroppo non è nuovo. Coincide con la storia degli Stati sovrani. Perché, come disse Adolph Wagner alla fine dell`Ottocento in quella che si chiama appunto la “legge di Wagner”, purtroppo la politica tende illimitatamente a estendere le attività e il debito che intermedia, e a respingere tutto ciò che le limita. Ma nella storia, fin dal fallimento dei Bardi a Firenze nel XIV secolo e fin dall`istituzione nel 1262 da parte del Maggior Consiglio della Serenissima Repubblica di Venezia di una tassa straordinaria del 5% sugli acquisti dedicata a finanziare gli oneri del debito pubblico, con tanto di costituzione di un fondo di ammortamento che oggi potrebbe servire da esempio per l`Europa, la storia dei debiti sovrani è ricchissima di esempi di ciò che non si deve fare perché porta al fallimento, e di ciò che invece va fatto perché non saltino Stati e monete. A quattr`occhi, Monti e la Merkel possono e devono oggi andare al nocciolo del problema. Il governo tecnico italiano ha riacquistato la piena credibilità europea con Berlino e Parigi, credibilità che Berlusconi aveva perduto. La manovra varata dai professori ci ha rimesso all`onor del mondo, ed entro il Consiglio Europeo straordinario del 23 gennaio arriveranno le liberalizzazioni, dal mercato del lavoro, all`energia, alle professioni. Ma è inutile mentire. L`Italia non è più «il» problema.

2. LA BATTAGLIA PER LA LEGGE ELETTORALE. OGGI DECIDE LA CONSULTA SUL REFERENDUM. IL PDL SI PREPARA A DIFENDERE IL NOCCIOLO DURO DELLA “PORCATA”. BERSANI: IN OGNI CASO VA CAMBIATA PER RIDARE LA PAROLA AGLI ELETTORI.
La Corte Costituzionale si pronuncia oggi sull’ammissibilità dei quesiti referendari sulla legge elettorale, il porcellum voluto fortissimamente da Berlusconi e scritto dal leghista Calderoli per far vincere la destra.
Ieri sera in una lunga riunione del Pdl, il partito di Berlusconi ed Alfano ha deciso di presentare una sua proposta. Dagli obiettivi enunciati, si intuisce la decisione di difendere, qualunque sia la decisione della Consulta, alcune parti del porcellum, a cominciare dal premio di maggioranza. Il Pd ha presentato da tempo la sua riforma sotto forma di proposta di legge. Ma in ogni caso punta a modificare la legge esistente per ridare agli elettori la parola e la libertà di scelta. Bersani: "Sulle firme per il referendum c'è il nostro sudore, più di tanti altri. Non ci farebbe piacere che la mobilitazione finisse in un diniego, ma che c'è una Corte Costituzionale e un problema da dirimere lo sapevamo da tempo. In un caso o nell'altro la questione non cambia: bisogna superare una legge impotabile e inaccettabile, predisporre una riforma con cui i cittadini abbiano la realtà effettiva di poter scegliere il loro rappresentante. Questo è il punto principale".

3. LA BATTAGLIA PER L’ETICA. MONTI COSTRINGE MALINCONICO ALLE DIMISSIONI. LA GIUNTA DELLA CAMERA VOTA PER L’ARRESTO DI COSENTINO. BERLUSCONI ATTERRITO DALLA POSSIBILITA’ CHE DOMANI VOTI SI’ ANCHE L’AULA DI MONTECITORIO.
Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha ottenuto ieri che il sottosegretario Carlo Malinconico si dimettesse subito. E’ un evidente cambio di passo rispetto al governo precedente. La giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere ha detto sì ieri all’arresto del deputato Pdl, ex sottosegretario e ancora plenipotenziario del Pdl in Campania, Nicola Cosentino, accusato di essere il referente nazionale del clan dei Casalesi. Ieri sera, nella riunione del Pdl, Berlusconi si è mostrato preoccupato per l’eventualità che domani anche l’aula di Montecitorio voti sì e furibondo. Il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, è arrivato a prevedere-mincacciare in caso di arresto di Cosentino “ripercussioni politiche”. Sono fatti che non hanno bisogno di commento.


4. LA BATTAGLIA DELLE LIBERALIZZAZIONI. BERSANI: IL GOVERNO ABBIA CORAGGIO E NON FACCIA PASSI INDIETRO.
Dopo le indicazioni dell’Antritrust (praticamente le stesse proposte che Il Pd ha presentato nel Piano nazionale per le riforme un anno fa, che Tremonti non ha voluto nemmeno discutere e che i grandi quotidiani, a cominciare da Il Corriere della Sera, hanno esplicitamente considerato poco importanti) e dopo gli annunci su un provvedimento in tempi rapidi nella stessa direzione da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Catricalà, ieri sono arrivate notizie di reazioni forti delle lobby, di freni, di tentennamenti. Il Pdl, dopo la riunione di ieri sera, ha annunciato proprie proposte su questo tema: ufficialmente per sostenere le liberalizzazioni, sostanzialmente per bloccarle.
Dal Pd è arrivato invece una spinta a Monti a non indietreggiare. Pier Luigi Bersani: “Ci vuole determinazione, coraggio e razionalità. Dopo le affermazioni che ho sentito da parte del governo, mi stupirei se ci fossero dei passi indietro sulle liberalizzazioni. Liberalizzare - sostiene Bersani- non significa punire qualcuno ma dare possibilità più ampie di occupazione e crescita. Da quasi un anno il Pd ha le sue proposte, non aspettiamo che il governo faccia il 100 per cento delle cose che noi vorremmo ma le nostre proposte possono essere utili”.






lunedì 9 gennaio 2012

La nota del mattino Lunedì 9 gennaio 2012




1. FINITE LE VACANZE E IL MOMENTO DELLE CHIACCHIERE. DA QUESTA SETTIMANA SI
PASSA AI FATTI SU CRESCITA, LIBERALIZZAZIONI, LAVORO, RIFORME, EUROPA E
ETICA IN POLITICA.
Finite le chiacchiere. Da questa settimana si passa alla prova dei fatti.
In Italia, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, incontra sindacati e Confindustria separatamente per lanciare l’apertura di un tavolo di discussione collegiale sul tema degli ammortizzatori sociali e del mercato del lavoro. Il ministro dello sviluppo, Corrado Passera, mette a punto i primi interventi sulle liberalizzazioni e annuncia provvedimenti per il 23 gennaio. Il ministro Piero Giarda avvia la spending rewiew per ridurre le spese a annuncia risultati già da fine gennaio. Il sottosegretario Vieri Ceriani è atteso alla prova del taglio delle agevolazioni fiscali che non servono. Dal punto di
vista economico, in mezzo alla settimana ci sarà anche un nuovo banco di prova sui titoli di Stato con emissioni di Bot e altre obbligazioni pubbliche.
Ma questa settimana sarà decisiva anche per altri due temi fondamentali. Mercoledì la Corte Costituzionale deciderà se ammettere o no il referendum sulla legge elettorale porcata disegnata dal ministro leghista Roberto Calderoli e voluta da Silvio Berlusconi per avvantaggiarsi nelle ultime elezioni. Giovedì, inoltre, la Camera dei deputati voterà sulla richiesta di arresto per Nicola Cosentino, plenipotenziario del Pdl in Campania e accusato di collusione con il clan dei Casalesi.
In Europa, il presidente del Consiglio Mario Monti incontra mercoledì il cancelliere tedesco Angela Merkel, in vista dell’incontro il 18 con il primo ministro britannico, Cameron, e del vertice a tre Sarkozy, Merkel, Monti del 20 gennaio. Obiettivo del presidente del Consiglio, sostenuto in questo da tutte le forze politiche italiane, è di modificare la linea eccessivamente rigorista della Germania e riuscire ad imporre un’iniziativa europea sulla crescita che comprenda anche il lancio di eurobond e la tassazione delle transazioni finanziarie per finanziare gli investimenti in Europa.

2. IL PD AL CENTRO DELLA BATTAGLIA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E PER AVVIARE IL CAMBIAMENTO IN EUROPA. BERSANI INDICA OBIETTIVI E TAPPE. I SONDAGGI PREMIANO IL PARTITO.
Il Partito Democratico è al centro della battaglia per salvare l’Italia e modificare la linea di politica economica in Europa. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha indicato oggi con un’intervista a La Stampa obiettivi e impegni del partito in questa fase di transizione. “Chiaro che con l`anno che comincia bisogna darsi un metodo...». Un metodo, dice Pier Luigi Bersani: che semplifichi il lavoro del governo nel suo confronto con i partiti e renda più trasparente il rapporto tra i partiti e tra loro e il Parlamento. Il tutto, naturalmente, per lavorare meglio e di più. Così, chi temeva (o sperava) dì
trovare alla ripresa un Bersani dubbioso circa le scelte fatte - e magari tentato da un qualche disimpegno ora sa come stanno le cose. Sì va avanti ventre a terra, perché il Paese ne ha bisogno e soluzioni migliori all`orizzonte per ora non ce ne sono.
Naturalmente, bisogna cambiar passo. Prima di tutto in Europa, ma anche qui da noi: bisogna accelerare sul versante della crescita e correggere qualcosa di quanto fatto (sulle pensioni, per esempio). Ma sono soprattutto certi veti europei a preoccupare il leader del Pd, che dice: «Veti ideologici... La globalizzazione ha imposto una ideologia nuova e micidiale: in economia i mercati hanno sempre ragione, in politica ognuno difenda se stesso. Bene, per quanto mi riguarda non può
essere così». E` un po` che lei sembra più preoccupato da certe dinamiche europee che da quanto accade qui da noi.
«Non è precisamente così, ma è importante ricordare come da questa crisi si esce un passo dietro l`altro, e muovendo tutte e due le gambe. La gamba italiana il suo lo sta facendo, è ora che si muova quella europea». Che è ferma, invece. «L`universo degli economisti, degli osservatori e del mondo politico conviene sul fatto che non siamo su una strada corretta. In Europa ancora non facciamo gesti inequivocabili che dicano: difenderemo l`euro, di qui non si passa. Questo messaggio non è arrivato: anzi, non è neanche partito. Ora abbiamo un pò di tempo per farlo: con gesti che non possono essere solo il pur importante bricolage di rafforzamento della disciplina dei bilanci». E cosa pensa? «A tre questioni. La prima: accelerare sul fondo salvastati, rendendolo credibile e dotandolo di risorse. Finché non saremo lì bisogna consentire maggiore possibilità di intervento alla Bce. La seconda: teniamola pure sullo sfondo, ma la partita degli eurobond deve essere avviata (un`anticipazione potrebbe essere, come chiede Monti, una emissione europea dedicata agli investimenti). La terza: nonostante quel che dicono gli inglesi, sempre tanto preoccupati per la city - ma noi non possiamo mangiare pane e city, perché alla fine non ci sarà più
neanche il pane -, è ora che la finanza paghi qualcosa di quel che ha provocato. Insomma, una tassa sulle transazioni finanziarie va allestita». Non chiede poco. «Qualcosa di questo deve essere messo in moto. E senza che il giorno dopo, con una intervista o della Merkel o di Sarkozy, si dica: abbiamo scherzato. Perché è così che è andata fino a oggi, anche se tutti sanno che senza una qualche mossa di questo genere finiamo nei guai. Tutti: Germania compresa. Allora: perché non si fanno queste cose?». Già, perché non si fanno? «Lo dico da due anni: il problema è ideologico. Che le ideologie siano morte è uno dei grandi inganni degli ultimi decenni. Forse sono morte quelle vecchie... Ma con la frusta della globalizzazione, sull`Europa è calata una nuova ideologia, interpretata dalla destra e subita troppo passivamente dalla sinistra. Una ideologia di ripiegamento, difensiva, corporativa, che dice: in economia i mercati hanno sempre ragione, in politica ognuno faccia gli affari suoi». E quindi? «Quindi occorre anche una battaglia politica. Io credo molto a una piattaforma dei progressisti  europei, e su questo abbiamo già fatto molti incontri. E`già fissato un appuntamento a marzo, in Francia, per avviare un`offensiva su questo tema. E` ora che qualcuno dica alle opinioni pubbliche europee che da solo non si salva nessuno».
E l`Italia? «Le forze che sostengono Monti - che dovrebbe andare in Europa a dire che c`è un Parlamento anche qui e non solo in Germania - possono affermare: abbiamo il 5% di avanzo primario e faremo il pareggio di bilancio nel 2013, cosa che non fa nessuno. Insomma, noi abbiamo dato: e a questo punto o c`è un altro passo europeo o non è che possono pensare di trattarci come la Grecia...». Vuoi forse dire che in Italia non c`è altro da fare? «C`è moltissimo da fare. Ma all`Italia, dopo quanto già fatto, non possono esser chieste altre manovre, magari recessive. Possono sollecitarci ad andare avanti in un processo di riforme, cioè di messa in efficienza del sistema. Politiche di crescita, insomma. E qui, è chiaro, abbiamo un campo enorme di cose da fare». Crede che la politica, cioè il rapporto tra i partiti e il governo, lo permetterà? Insomma, quanto si può continuare così, con distinguo più o meno quotidiani? «Adesso che si  imposta il lavoro di un anno, bisogna stabilire un metodo. Che secondo me è fatto di tre punti. Sulle questioni europee e internazionali, Monti può trovare un rapporto  diretto con i segretari dei partiti che gli consenta di rappresentare posizioni unitarie e nazionali su punti strategici; poi, occorre un modo ordinario e ordinato di avere una sede tra governo e gruppi parlamentari che consenta di costruire l`agenda di lavoro e renderla effettiva; infine, bisogna prendere una iniziativa
- e io farò la mia parte - per definire un`agenda per riforme istituzionali e costituzionali: per altro, sulla modifica dei regolamenti parlamentari, sul bicameralismo e la riduzione dei membri di Camera e Senato c`è un lavoro sedimentato. Anche sulla legge elettorale si è cominciato a lavorare. E` chiaro, inoltre, che questa terza questione accentuerebbe la stabilità del governo. Insomma: penso che sia ora che i leader dei partiti dicano esplicitamente e pubblicamente se sono
disposti a convenire su un`agenda da affidare, poi, ai gruppi parlamentari». Un`ultima domanda sulla Consulta e sul referendum. Che decisione auspica? E pensa anche lei che un sì al voto destabilizzerebbe il governo? «Quel che auspico è che, referendum o non referendum, si arrivi ad una nuova legge elettorale meditata e migliore di quella pessima che abbiamo oggi. Anche un ritorno al "mattarellum" sarebbe meglio, ma l`esperienza ha dimostrato che quel sistema non è perfetto. Quanto a eventuali crisi, dico solo questo: penso che finché non saremo messi su binari solidi,abbiamo bisogno di non prendere la responsabilità di destabilizzare il Paese in un momento così. Non sarebbe capito da nessuno, né qui né in giro per il mondo...». Il Sole 24 Ore ha pubblicato domenica alcuni sondaggi che danno il Pd in ascesa. Dalle agenzie di stampa. (AGI) - Roma, 8 gen. - Pdl e Sel in calo, Pd e Udc in crescita (con la Lega che recupera punti). Secondo i sondaggi di Ipsos e Istituto Piepoli, pubblicati oggi sul Sole 24 Ore, i consensi per i partiti a dicembre vengono influenzati da una sorta di "effetto Monti": crescono i partiti che sostengono piú convintamente il nuovo governo, frena il Pdl a causa anche dei "mal di pancia" di parte del partito e dello stesso elettorato per il nuovo corso. Un trend che penalizza Sinistra e Libertà, mentre la Lega, ricoprendo l'anima di lotta e non piú di governo, torna a crescere dopo mesi di calo. Secondo Ipsos il Pd è al 29,1%, +0,3 rispetto a novembre, mentre per Piepoli è addirittura al 31,5% (+2% rispetto a luglio). Bene anche l'Udc, data al 7,8 da Ipsos (+0,8% su novembre) e dall'Istituto Piepoli al 9,5 (era al 5,5 a luglio). Di contro, il Pdl è dato fermo al 23,4% da Ipsos (-0,8 rispetto a novembre) e al 24 da Piepoli (ben il 5% in meno rispetto a luglio scorso). Quanto alla Lega, sale al 9,55 per l'Ipsos (+0,5), identica stima per Piepoli (cresciuta in due mesi di un punto e mezzo). Stabile l'Idv, data al 7,9% da Ipsos e al 5,5 da Piepoli, mentre Sel cala al 6,9 (era al 7,4 a dicembre) per Ipsos, e addirittura al 4,5 (contro il 7) per Piepoli. Da segnalare la continua ascesa della lista Grillo, riportata solo da Ipsos e data al 4,2%, contro il 3,9 di novembre.

3. EUROPA. RESISTONO GLI INGLESI SULLA TOBIN TAX (CHE PUO’ DARE 50 MILIARDI L’ANNO). RESISTONO I TEDESCHI SUL RIGORE. L’ECONOMISTA ROUBINI: DOPO LA MANOVRA ITALIANA, I TEDESCHI HANNO TORTO.
Il premier britannico David Cameron si oppone all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie per difendere la City, principale attività economica della Gran Bretagna. Ma in Europa l’idea della cosiddetta Tobin tax fa proseliti e adesso anche l’Italia spinge in quella direzione. Un’imposizione del genere, secondo le stime della Commissione europea che ha proposto un prelievo pari allo 0,1% su azioni e obbligazioni, e uno dello 0,01% sui contratti derivati darebbe almeno 50 miliardi di euro l’anno da investire nei paesi dell’euro. Da La Repubblica. Intervista all’economista Nouriel Roubini.- «Mario Monti sta facendo del suo meglio, ha una squadra di tecnici competenti e motivati che lavora in buona fede, gode di rispetto e stima internazionali. Rispetto al "prima" siamo agli antipodi.Certo, se fosse riuscito a inserire nel governo un paio di figure di rilievo dei partiti sarebbe più forte politicamente. Ma il punto è che l`Italia, come altri Paesi, sta entrando in recessione: non solo qualsiasi manovra fiscale l`aggraverà, ma perfino le riforme strutturali possono avere effetti negativi sul breve». Nouriel Roubini,economista della NewYork University attento alle vicende del nostro Paese, lancia un nuovo allarme: «L`Italia da sola non ce la può fare. È impossibile sormontare difficoltà come le attuali o sperare che lo spread scenda, senza un convinto e incisivo sforzo europeo. Se mancherà, prima della fine del 2012 si riaprirà il problema della sopravvivenza dell`euro». Com’è possibile che le riforme siano "recessiogene"? «Intendiamoci: sono necessarie per un Paese moderno ed efficiente, e fin troppo rimandate. Ma si inseriscono in un quadro così deteriorato che non potranno dispiegare i loro effetti positivi prima di qualche anno. Vanno fatte, ripeto, ma è meglio non aspettarsi risultati miracolistici, per esempio, dalle liberalizzazioni. Gli avvocati costeranno meno e ci saranno più taxi, ma se in giro ci sono sempre meno soldi e meno domanda, cosa cambia? Sul medio termine, e quando l`emergenza sarà superata, allora tutto assumerà un senso. E questo vale anche per l`articolo 18». Lei si iscrive al gruppo che non vuole riformare lo statuto? «È necessario dare più flessibilità al mercato del lavoro, ma se questa riforma restasse isolata avremmo solo più licenziamenti e più disoccupati. Va inserita in un complesso ampio e organico, e va vista alla prova della ripresa. Oggi l`umore dei consumatori è pessimo, il purchasing managers index (indice composito dell`attività manifatturiera) è negativo, le banche sono irrigidite verso le imprese, la domanda aggregata è bassissima». Qual è la priorità assoluta per sbloccare la situazione? «Le misure di Monti sono corrette e indispensabili, ma il premier deve giocarsi la sua credibilità per guidare l`intera Europa verso una ripresa coordinata e concordata. Non basta, anzi equivale ad un sforzo immane che può risultare vano, accanirsi sul debito». Il rinvio del pareggio di bilancio è un`opzione da considerare? «Direi di sì. La disciplina è fondamentale ma non si può fare tutto too fast too soon, traumaticamente. L`ha detto la Lagarde, che non è certo un`estremista. Intanto va creato un solido fondo europeo permanente più capitalizzato e forte di quello prospettato, in grado di intervenire immediatamente fornendo liquidità a chi perde l`accesso al mercato se lo spread finisce fuori controllo. Per capirci, in Italia siete al limite. Ma la chiave resta la crescita. I Paesi con margini di manovra come la Germania devono farsi promotori di iniziative per lo sviluppo. Sono tedesche le maggiori imprese di costruzioni: perché non lanciano un piano di investimenti in Europa sostenuto dal governo di Berlino? Questo significa solidarietà e volontà di crescere insieme. Ricordo che la Germania è la prima a beneficiare dell`euro». Per ora si oppone agli eurobond... «La resistenza alla mutualizzazione del rischio si poteva capire. Ma ora non più.
Peraltro, c`è qualche segnale di lievissima apertura che forse porterà novità sul medio termine. Anche la B ce potrà rivelarsi meno rigida che in passato». Perché c`è Draghi? «Non solo. Dal 1° gennaio due "falchi" del board come Bini Smaghi e il tedesco Stark, che si è dimesso per protesta contro l`acquisto dei buoni italiani, sono stati sostituiti da personaggi più pragmatici, l`altro tedesco Asmussen e il francese Coeuré. Dovrebbero quindi pro seguire sia gli acquisti dei bond che la discesa dei tassi, da portare a zero con un doppio vantaggio: il calo del costo del denaro e la discesa dell`euro, indispensabile per l`export. Anche il cammino verso il Tender of last resort, altrettanto fondamentale, risulterà facilitato».

4 LA LEGA CONTINUA A FARE SMARGIASSATE, MA INTANTO INVESTE I FONDI PUBBLICI PER I PARTITI A CIPRO E IN TANZANIA.
Da Il Corriere della Sera. “Dal Regno dei fiordi all`isola di Afrodite, con un ultimo passaggio in Africa Orientale. E il percorso dei milioni di euro appena investiti dalla Lega e minuziosamente documentato ieri da Giovanni Mari sul Secolo XIX. Secondo la sua ricostruzione, il segretario amministrativo federale Francesco Belsito, tesoriere del Carroccio ed ex sottosegretario alla Semplificazione nell`ultimo governo Berlusconi - alla fine del 2011 ha messo in moto una considerevole serie di operazioni finanziarie coordinate da Banca Aletti, il sistema di private e investment banking del Banco popolare. Ecco il giro dei soldi: il 14 dicembre «un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per 6 mesi a un interesse del 3,5%»; il 28 dicembre «1,2 milioni di euro per l`acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise Ltd» di base a Larnaca, nell`isola di Cipro, e infine il 30 dicembre «il collocamento di 4,5 milioni di euro in Tanzania. E l`ultimo spostamento dell`anno e, nei fatti, svuota una delle dotazioni  consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord». Totale: quasi 8 milioni di euro in una decina di giorni, se si aggiungono anche i movimenti-base di 700.000 euro trasferiti ad altri conti del partito, di 450.000 euro emessi in assegni circolari e di 50.000 euro ritirati in contanti direttamente da Belsito…. Il tesoriere del Carroccio che come sanno tutti i lumbard è figura con un enorme autonomia decisionale e, di fatto, rende conto solo al grande capo Umberto Bossi - ha risposto con fastidio alle domande del  quotidiano ligure: «Queste informazioni sono una grave violazione della privacy e delle regole bancarie». E però non si è sottratto all`intervista, spiegando che i soldi investiti arrivano dal finanziamento pubblico «rimborsi elettorali» - che personalmente non conosce l`entità delle operazioni perché «noi ci affidiamo a banche e promotori di cui ci fidiamo» e che i contanti prelevati sono serviti a rimborsare «spese per i nostri collaboratori». Gli spostamenti all`estero, poi, <non sono operazioni in paradisi fiscali ma investimenti alla luce del sole. Noi investiamo con concretezza, ci fidiamo dei nostri consulenti e scegliamo le cose migliori». Anche se in quel periodo i Bot rendevano più del 6%? «Evidentemente quei fondi erano più convenienti». … Il problema è che la girandola di milioni ha a dir poco stupito i vertici del Carroccio: persino i notabili di primissimo piano non sapevano nulla delle destinazioni finali di quei soldi e qualche imbarazzo in via Bellerío c`è. Uno sbalordito Matteo Salvini parla a nome dei padani, preoccupandosi del bene della Lega e del nord: «Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai militanti per pagare l`affitto a fine mese. La Padania, il nostro quotidiano, versa in difficoltà economiche che tutti conoscono. E poi leggiamo della Tanzania... Spero, per rispetto dei militanti, che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino speso».

sabato 7 gennaio 2012


Il referendum

Appello per la legge elettorale

4 gennaio 2012 - 10 Commenti »


La prossima settimana la Corte Costituzionale deciderà sull’ammissibilità dei due referendum elettorali su cui sono state raccolte le firme lo scorso settembre. 111 Costituzionalisti si rivolgono ai gruppi parlamentari perché si impegnino al massimo per il varo di una nuova legge elettorale, nel solco dei quesiti sottoscritti da un milione e duecentomila cittadini. Firmatari dell’appello, tra gli altri, Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky.
”All’inizio della campagna referendaria, molti di noi lanciarono un appello ai cittadini, perche’ appoggiassero una iniziativa che costituiva una ”occasione imperdibile per ridare base e senso al nostro sistema politico, stimolando il Parlamento a compiere il suo dovere di dotare l’Italia di una legge elettorale all’altezza della Costituzione e della dignita’ del popolo italiano”. Adesso che la raccolta delle firme ha avuto un cosi’ ampio successo, ci rivolgiamo ai gruppi parlamentari e ai partiti perche’ affrontino immediatamente il problema, utilizzando al massimo l’ultima parte della legislatura. L’iniziativa referendaria ha gia’ svolto un compito importante, riaprendo un tema che sembrava chiuso e riproponendo alla coscienza popolare il rischio di votare, per la terza volta, con un sistema che calpesta fondamentali principi della Costituzione.
Il referendum – se ammesso, come auspichiamo, dalla Corte costituzionale – non solo non interferira’ con la attivita’ di governo ma, anzi, potra’ aiutare i gruppi parlamentari nello sforzo per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria. Il referendum, infatti, potra’ diventare nei prossimi mesi non solo uno stimolo, sempre piu’ forte, per affrontare le tematiche istituzionali auspicate dal Presidente della Repubblica accompagnando le misure di risanamento e di rilancio dello sviluppo, ma potra’, altresi’, evitare lacerazioni fra i gruppi parlamentari impegnati in una cosi’ importante e delicata missione per il Paese.
Al di la’ di aspetti che il Parlamento potra’ sempre correggere, il ritorno alle ”leggi Mattarella” potrebbe contribuire a ricostituire, attraverso i collegi uninominali, un rapporto piu’ diretto fra parlamentari ed elettori e potra’ evitare, pur in un quadro tendenzialmente maggioritario, la formazione di coalizioni rissose, fragili ed eterogenee, artificiosamente tenute insieme dalla conquista di un premio di maggioranza a livello nazionale. Sarebbe una sciagura se – nonostante la condanna, ormai generale, dell’attuale sistema elettorale – l’inerzia e gli interessi di parte impedissero nuovamente al Parlamento di intervenire. Ma poiche’ questo pericolo esiste realmente, e lo sarebbe ancora di piu’ senza lo stimolo referendario, invitiamo i partiti ad assumersi tutte le responsabilita’ e a lavorare immediatamente attorno a questo problema alla ripresa dei lavori parlamentari”.