1. FINITE LE
VACANZE E IL MOMENTO DELLE CHIACCHIERE. DA QUESTA SETTIMANA SI
PASSA AI
FATTI SU CRESCITA, LIBERALIZZAZIONI, LAVORO, RIFORME, EUROPA E
ETICA IN
POLITICA.
Finite le
chiacchiere. Da questa settimana si passa alla prova dei fatti.
In Italia, il
ministro del Lavoro, Elsa Fornero, incontra sindacati e Confindustria separatamente
per lanciare l’apertura di un tavolo di discussione collegiale sul tema degli
ammortizzatori sociali e del mercato del lavoro. Il ministro dello sviluppo, Corrado
Passera, mette a punto i primi interventi sulle liberalizzazioni e annuncia provvedimenti
per il 23 gennaio. Il ministro Piero Giarda avvia la spending rewiew per ridurre
le spese a annuncia risultati già da fine gennaio. Il sottosegretario Vieri
Ceriani è atteso alla prova del taglio delle agevolazioni fiscali che non
servono. Dal punto di
vista
economico, in mezzo alla settimana ci sarà anche un nuovo banco di prova sui titoli
di Stato con emissioni di Bot e altre obbligazioni pubbliche.
Ma questa
settimana sarà decisiva anche per altri due temi fondamentali. Mercoledì la Corte
Costituzionale deciderà se ammettere o no il referendum sulla legge elettorale porcata
disegnata dal ministro leghista Roberto Calderoli e voluta da Silvio Berlusconi
per avvantaggiarsi nelle ultime elezioni. Giovedì, inoltre, la Camera dei
deputati voterà sulla richiesta di arresto per Nicola Cosentino,
plenipotenziario del Pdl in Campania e accusato di collusione con il clan dei
Casalesi.
In Europa, il
presidente del Consiglio Mario Monti incontra mercoledì il cancelliere tedesco
Angela Merkel, in vista dell’incontro il 18 con il primo ministro britannico, Cameron,
e del vertice a tre Sarkozy, Merkel, Monti del 20 gennaio. Obiettivo del presidente
del Consiglio, sostenuto in questo da tutte le forze politiche italiane, è di modificare
la linea eccessivamente rigorista della Germania e riuscire ad imporre un’iniziativa
europea sulla crescita che comprenda anche il lancio di eurobond e la tassazione
delle transazioni finanziarie per finanziare gli investimenti in Europa.
2. IL PD AL
CENTRO DELLA BATTAGLIA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E PER AVVIARE IL CAMBIAMENTO
IN EUROPA. BERSANI INDICA OBIETTIVI E TAPPE. I SONDAGGI PREMIANO IL PARTITO.
Il Partito
Democratico è al centro della battaglia per salvare l’Italia e modificare la
linea di politica economica in Europa. Il segretario del Pd, Pier Luigi
Bersani, ha indicato oggi con un’intervista a La Stampa obiettivi e impegni del
partito in questa fase di transizione. “Chiaro che con l`anno che comincia
bisogna darsi un metodo...». Un metodo, dice Pier Luigi Bersani: che
semplifichi il lavoro del governo nel suo confronto con i partiti e renda più
trasparente il rapporto tra i partiti e tra loro e il Parlamento. Il tutto,
naturalmente, per lavorare meglio e di più. Così, chi temeva (o sperava) dì
trovare alla
ripresa un Bersani dubbioso circa le scelte fatte - e magari tentato da un qualche
disimpegno ora sa come stanno le cose. Sì va avanti ventre a terra, perché il Paese
ne ha bisogno e soluzioni migliori all`orizzonte per ora non ce ne sono.
Naturalmente,
bisogna cambiar passo. Prima di tutto in Europa, ma anche qui da noi: bisogna
accelerare sul versante della crescita e correggere qualcosa di quanto fatto
(sulle pensioni, per esempio). Ma sono soprattutto certi veti europei a
preoccupare il leader del Pd, che dice: «Veti ideologici... La globalizzazione ha
imposto una ideologia nuova e micidiale: in economia i mercati hanno sempre ragione,
in politica ognuno difenda se stesso. Bene, per quanto mi riguarda non può
essere così».
E` un po` che lei sembra più preoccupato da certe dinamiche europee che da
quanto accade qui da noi.
«Non è
precisamente così, ma è importante ricordare come da questa crisi si esce un passo
dietro l`altro, e muovendo tutte e due le gambe. La gamba italiana il suo lo
sta facendo, è ora che si muova quella europea». Che è ferma, invece. «L`universo
degli economisti, degli osservatori e del mondo politico conviene sul fatto che
non siamo su una strada corretta. In Europa ancora non facciamo gesti
inequivocabili che dicano: difenderemo l`euro, di qui non si passa. Questo
messaggio non è arrivato: anzi, non è neanche partito. Ora abbiamo un pò di
tempo per farlo: con gesti che non possono essere solo il pur importante
bricolage di rafforzamento della disciplina dei bilanci». E cosa pensa? «A tre
questioni. La prima: accelerare sul fondo salvastati, rendendolo credibile e
dotandolo di risorse. Finché non saremo lì bisogna consentire maggiore possibilità
di intervento alla Bce. La seconda: teniamola pure sullo sfondo, ma la partita
degli eurobond deve essere avviata (un`anticipazione potrebbe essere, come chiede
Monti, una emissione europea dedicata agli investimenti). La terza: nonostante quel
che dicono gli inglesi, sempre tanto preoccupati per la city - ma noi non
possiamo mangiare pane e city, perché alla fine non ci sarà più
neanche il
pane -, è ora che la finanza paghi qualcosa di quel che ha provocato. Insomma,
una tassa sulle transazioni finanziarie va allestita». Non chiede poco. «Qualcosa
di questo deve essere messo in moto. E senza che il giorno dopo, con una intervista
o della Merkel o di Sarkozy, si dica: abbiamo scherzato. Perché è così che è andata
fino a oggi, anche se tutti sanno che senza una qualche mossa di questo genere finiamo
nei guai. Tutti: Germania compresa. Allora: perché non si fanno queste cose?». Già,
perché non si fanno? «Lo dico da due anni: il problema è ideologico. Che le ideologie
siano morte è uno dei grandi inganni degli ultimi decenni. Forse sono morte quelle
vecchie... Ma con la frusta della globalizzazione, sull`Europa è calata una
nuova ideologia, interpretata dalla destra e subita troppo passivamente dalla
sinistra. Una ideologia di ripiegamento, difensiva, corporativa, che dice: in
economia i mercati hanno sempre ragione, in politica ognuno faccia gli affari
suoi». E quindi? «Quindi occorre anche una battaglia politica. Io credo molto a
una piattaforma dei progressisti europei,
e su questo abbiamo già fatto molti incontri. E`già fissato un appuntamento a
marzo, in Francia, per avviare un`offensiva su questo tema. E` ora che qualcuno
dica alle opinioni pubbliche europee che da solo non si salva nessuno».
E l`Italia?
«Le forze che sostengono Monti - che dovrebbe andare in Europa a dire che c`è
un Parlamento anche qui e non solo in Germania - possono affermare: abbiamo il 5%
di avanzo primario e faremo il pareggio di bilancio nel 2013, cosa che non fa nessuno.
Insomma, noi abbiamo dato: e a questo punto o c`è un altro passo europeo o non
è che possono pensare di trattarci come la Grecia...». Vuoi forse dire che in
Italia non c`è altro da fare? «C`è moltissimo da fare. Ma all`Italia, dopo
quanto già fatto, non possono esser chieste altre manovre, magari recessive.
Possono sollecitarci ad andare avanti in un processo di riforme, cioè di messa
in efficienza del sistema. Politiche di crescita, insomma. E qui, è chiaro,
abbiamo un campo enorme di cose da fare». Crede che la politica, cioè il
rapporto tra i partiti e il governo, lo permetterà? Insomma, quanto si può
continuare così, con distinguo più o meno quotidiani? «Adesso che si imposta il lavoro di un anno, bisogna
stabilire un metodo. Che secondo me è fatto di tre punti. Sulle questioni
europee e internazionali, Monti può trovare un rapporto diretto con i segretari dei partiti che gli
consenta di rappresentare posizioni unitarie e nazionali su punti strategici;
poi, occorre un modo ordinario e ordinato di avere una sede tra governo e
gruppi parlamentari che consenta di costruire l`agenda di lavoro e renderla
effettiva; infine, bisogna prendere una iniziativa
- e io farò
la mia parte - per definire un`agenda per riforme istituzionali e costituzionali:
per altro, sulla modifica dei regolamenti parlamentari, sul bicameralismo e la
riduzione dei membri di Camera e Senato c`è un lavoro sedimentato. Anche sulla
legge elettorale si è cominciato a lavorare. E` chiaro, inoltre, che questa
terza questione accentuerebbe la stabilità del governo. Insomma: penso che sia
ora che i leader dei partiti dicano esplicitamente e pubblicamente se sono
disposti a
convenire su un`agenda da affidare, poi, ai gruppi parlamentari». Un`ultima domanda
sulla Consulta e sul referendum. Che decisione auspica? E pensa anche lei che
un sì al voto destabilizzerebbe il governo? «Quel che auspico è che, referendum
o non referendum, si arrivi ad una nuova legge elettorale meditata e migliore
di quella pessima che abbiamo oggi. Anche un ritorno al "mattarellum"
sarebbe meglio, ma l`esperienza ha dimostrato che quel sistema non è perfetto.
Quanto a eventuali crisi, dico solo questo: penso che finché non saremo messi
su binari solidi,abbiamo bisogno di non prendere la responsabilità di
destabilizzare il Paese in un momento così. Non sarebbe capito da nessuno, né
qui né in giro per il mondo...». Il Sole 24 Ore ha pubblicato domenica alcuni
sondaggi che danno il Pd in ascesa. Dalle agenzie di stampa. (AGI) - Roma, 8
gen. - Pdl e Sel in calo, Pd e Udc in crescita (con la Lega che recupera
punti). Secondo i sondaggi di Ipsos e Istituto Piepoli, pubblicati oggi sul
Sole 24 Ore, i consensi per i partiti a dicembre vengono influenzati da una
sorta di "effetto Monti": crescono i partiti che sostengono piú
convintamente il nuovo governo, frena il Pdl a causa anche dei "mal di
pancia" di parte del partito e dello stesso elettorato per il nuovo corso.
Un trend che penalizza Sinistra e Libertà, mentre la Lega, ricoprendo l'anima
di lotta e non piú di governo, torna a crescere dopo mesi di calo. Secondo
Ipsos il Pd è al 29,1%, +0,3 rispetto a novembre, mentre per Piepoli è addirittura
al 31,5% (+2% rispetto a luglio). Bene anche l'Udc, data al 7,8 da Ipsos (+0,8%
su novembre) e dall'Istituto Piepoli al 9,5 (era al 5,5 a luglio). Di contro,
il Pdl è dato fermo al 23,4% da Ipsos (-0,8 rispetto a novembre) e al 24 da
Piepoli (ben il 5% in meno rispetto a luglio scorso). Quanto alla Lega, sale al
9,55 per l'Ipsos (+0,5), identica stima per Piepoli (cresciuta in due mesi di
un punto e mezzo). Stabile l'Idv, data al 7,9% da Ipsos e al 5,5 da Piepoli,
mentre Sel cala al 6,9 (era al 7,4 a dicembre) per Ipsos, e addirittura al 4,5
(contro il 7) per Piepoli. Da segnalare la continua ascesa della lista Grillo,
riportata solo da Ipsos e data al 4,2%, contro il 3,9 di novembre.
3. EUROPA.
RESISTONO GLI INGLESI SULLA TOBIN TAX (CHE PUO’ DARE 50 MILIARDI L’ANNO).
RESISTONO I TEDESCHI SUL RIGORE. L’ECONOMISTA ROUBINI: DOPO LA MANOVRA
ITALIANA, I TEDESCHI HANNO TORTO.
Il premier
britannico David Cameron si oppone all’introduzione di una tassa sulle transazioni
finanziarie per difendere la City, principale attività economica della Gran Bretagna.
Ma in Europa l’idea della cosiddetta Tobin tax fa proseliti e adesso anche l’Italia
spinge in quella direzione. Un’imposizione del genere, secondo le stime della Commissione
europea che ha proposto un prelievo pari allo 0,1% su azioni e obbligazioni, e
uno dello 0,01% sui contratti derivati darebbe almeno 50 miliardi di euro
l’anno da investire nei paesi dell’euro. Da La Repubblica. Intervista
all’economista Nouriel Roubini.- «Mario Monti sta facendo del suo meglio, ha
una squadra di tecnici competenti e motivati che lavora in buona fede, gode di
rispetto e stima internazionali. Rispetto al "prima" siamo agli
antipodi.Certo, se fosse riuscito a inserire nel governo un paio di figure di
rilievo dei partiti sarebbe più forte politicamente. Ma il punto è che
l`Italia, come altri Paesi, sta entrando in recessione: non solo qualsiasi
manovra fiscale l`aggraverà, ma perfino le riforme strutturali possono avere
effetti negativi sul breve». Nouriel Roubini,economista della NewYork
University attento alle vicende del nostro Paese, lancia un nuovo allarme:
«L`Italia da sola non ce la può fare. È impossibile sormontare difficoltà come
le attuali o sperare che lo spread scenda, senza un convinto e incisivo sforzo europeo.
Se mancherà, prima della fine del 2012 si riaprirà il problema della sopravvivenza
dell`euro». Com’è possibile che le riforme siano "recessiogene"?
«Intendiamoci: sono necessarie per un Paese moderno ed efficiente, e fin troppo
rimandate. Ma si inseriscono in un quadro così deteriorato che non potranno
dispiegare i loro effetti positivi prima di qualche anno. Vanno fatte, ripeto,
ma è meglio non aspettarsi risultati miracolistici, per esempio, dalle liberalizzazioni.
Gli avvocati costeranno meno e ci saranno più taxi, ma se in giro ci sono
sempre meno soldi e meno domanda, cosa cambia? Sul medio termine, e quando
l`emergenza sarà superata, allora tutto assumerà un senso. E questo vale anche
per l`articolo 18». Lei si iscrive al gruppo che non vuole riformare lo
statuto? «È necessario dare più flessibilità al mercato del lavoro, ma se
questa riforma restasse isolata avremmo solo più licenziamenti e più disoccupati.
Va inserita in un complesso ampio e organico, e va vista alla prova della ripresa.
Oggi l`umore dei consumatori è pessimo, il purchasing managers index (indice composito
dell`attività manifatturiera) è negativo, le banche sono irrigidite verso le imprese,
la domanda aggregata è bassissima». Qual è la priorità assoluta per sbloccare la
situazione? «Le misure di Monti sono corrette e indispensabili, ma il premier
deve giocarsi la sua credibilità per guidare l`intera Europa verso una ripresa
coordinata e concordata. Non basta, anzi equivale ad un sforzo immane che può
risultare vano, accanirsi sul debito». Il rinvio del pareggio di bilancio è
un`opzione da considerare? «Direi di sì. La disciplina è fondamentale ma non si
può fare tutto too fast too soon, traumaticamente. L`ha detto la Lagarde, che
non è certo un`estremista. Intanto va creato un solido fondo europeo permanente
più capitalizzato e forte di quello prospettato, in grado di intervenire
immediatamente fornendo liquidità a chi perde l`accesso al mercato se lo spread
finisce fuori controllo. Per capirci, in Italia siete al limite. Ma la chiave
resta la crescita. I Paesi con margini di manovra come la Germania devono farsi
promotori di iniziative per lo sviluppo. Sono tedesche le maggiori imprese di
costruzioni: perché non lanciano un piano di investimenti in Europa sostenuto
dal governo di Berlino? Questo significa solidarietà e volontà di crescere
insieme. Ricordo che la Germania è la prima a beneficiare dell`euro». Per ora
si oppone agli eurobond... «La resistenza alla mutualizzazione del rischio si
poteva capire. Ma ora non più.
Peraltro, c`è
qualche segnale di lievissima apertura che forse porterà novità sul medio termine.
Anche la B ce potrà rivelarsi meno rigida che in passato». Perché c`è Draghi? «Non
solo. Dal 1° gennaio due "falchi" del board come Bini Smaghi e il
tedesco Stark, che si è dimesso per protesta contro l`acquisto dei buoni
italiani, sono stati sostituiti da personaggi più pragmatici, l`altro tedesco
Asmussen e il francese Coeuré. Dovrebbero quindi pro seguire sia gli acquisti
dei bond che la discesa dei tassi, da portare a zero con un doppio vantaggio:
il calo del costo del denaro e la discesa dell`euro, indispensabile per
l`export. Anche il cammino verso il Tender of last resort, altrettanto fondamentale,
risulterà facilitato».
4 LA LEGA CONTINUA A FARE
SMARGIASSATE, MA INTANTO INVESTE I FONDI PUBBLICI PER I PARTITI A CIPRO E IN
TANZANIA.
Da Il Corriere della Sera. “Dal Regno dei fiordi
all`isola di Afrodite, con un ultimo passaggio in Africa Orientale. E il
percorso dei milioni di euro appena investiti dalla Lega e minuziosamente
documentato ieri da Giovanni Mari sul Secolo XIX. Secondo la sua ricostruzione,
il segretario amministrativo federale Francesco Belsito, tesoriere del
Carroccio ed ex sottosegretario alla Semplificazione nell`ultimo governo Berlusconi
- alla fine del 2011 ha messo in moto una considerevole serie di operazioni finanziarie
coordinate da Banca Aletti, il sistema di private e investment banking del Banco
popolare. Ecco il giro dei soldi: il 14 dicembre «un investimento in 7,7
milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per 6
mesi a un interesse del 3,5%»; il 28 dicembre «1,2 milioni di euro per
l`acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise Ltd» di base a Larnaca,
nell`isola di Cipro, e infine il 30 dicembre «il collocamento di 4,5 milioni di
euro in Tanzania. E l`ultimo spostamento dell`anno e, nei fatti, svuota una
delle dotazioni consegnate a Banca
Aletti da Belsito per conto della Lega Nord». Totale: quasi 8 milioni di euro
in una decina di giorni, se si aggiungono anche i movimenti-base di 700.000
euro trasferiti ad altri conti del partito, di 450.000 euro emessi in assegni
circolari e di 50.000 euro ritirati in contanti direttamente da Belsito…. Il
tesoriere del Carroccio che come sanno tutti i lumbard è figura con un enorme
autonomia decisionale e, di fatto, rende conto solo al grande capo Umberto
Bossi - ha risposto con fastidio alle domande del quotidiano ligure: «Queste informazioni sono
una grave violazione della privacy e delle regole bancarie». E però non si è
sottratto all`intervista, spiegando che i soldi investiti arrivano dal finanziamento
pubblico «rimborsi elettorali» - che personalmente non conosce l`entità delle
operazioni perché «noi ci affidiamo a banche e promotori di cui ci fidiamo» e
che i contanti prelevati sono serviti a rimborsare «spese per i nostri collaboratori».
Gli spostamenti all`estero, poi, <non sono operazioni in paradisi fiscali ma
investimenti alla luce del sole. Noi investiamo con concretezza, ci fidiamo dei
nostri consulenti e scegliamo le cose migliori». Anche se in quel periodo i Bot
rendevano più del 6%? «Evidentemente quei fondi erano più convenienti». … Il
problema è che la girandola di milioni ha a dir poco stupito i vertici del
Carroccio: persino i notabili di primissimo piano non sapevano nulla delle
destinazioni finali di quei soldi e qualche imbarazzo in via Bellerío c`è. Uno
sbalordito Matteo Salvini parla a nome dei padani, preoccupandosi del bene
della Lega e del nord: «Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai
militanti per pagare l`affitto a fine mese. La Padania, il nostro quotidiano, versa
in difficoltà economiche che tutti conoscono. E poi leggiamo della Tanzania... Spero,
per rispetto dei militanti, che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino
speso».