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domenica 22 gennaio 2012

«IL RICATTO DEL RATING E I FRUTTI AVVELENATI DELLA FINANZA»




Il ricatto del rating e i frutti 
avvelenati della finanza
di Cesare DAMIANO
Fonte”  gli ALTRI settimanale del 20.gennaio 2012


Mentre l’Italia e l’Europa stanno cercando di uscir e dalla tempesta economica e finanziaria, Stand ard & Poor’s declassa il nostro debito pubblico. Non tocca miglior sorte ad altri paesi, come la Francia, che fino a poco tempo fa apparivano intoccabili. Questa manovra appare quanto meno sospetta e solleva parecchi interrogativi. Intanto, la prima conseguenza per l’Italia è che il nostro debito sarà più costoso, nonostante una manovra lacrime e sangue della quale abbiamo più volte parlato e criticato la mancanza di equità e le deboli indicazioni di crescita. Questo declassamento sembra prescindere dalle scelte di rigore adottate dai singoli stati e non appare fondato su dati di fatto. Soltanto la scorsa settimana le visite europee di Monti avevano creato un clima di moderata fiducia e riportato il nostro paese all’interno di una sfera di rispettabilità e di credibilità. Persino la cancelliera tedesca aveva elogiato i nostri sforzi. Tutto questo sembra essere andato rapidamente in fumo a causa del pesante e immotivato giudizio di un’agenzia di rating. Che dire, poi, del fatto che la bocciatura, che riguarda anche Francia, Spagna. Portogallo e Austria, sia avvenuta alla vigilia del varo del Fondo europeo salva Stati? A noi un punto appare del tutto chiaro: è in atto un attacco all’euro, all’Europa e alle banche continentali e la posta in gioco è così rilevante in termini speculativi da far passare in secondo piano qualsiasi logica che abbia a che fare con il bene comune e con il destino di nazioni e famiglie. Si tratta del frutto avvelenato di trent’anni di liberismo del quale facciamo fatica a liberarci.


La regia di queste operazioni è effettuata dai soliti noti: in testa abbiamo le banche di affari di WaIl Street, a partire da Goldman Sachs. Quest’ultima ha consigliato da tempo ai propri clienti vip una strategia che scommette sul fallimento dell’euro. Si tratta di investire su un indice di credito default swaps che aumenta di valore se cadono le azioni delle banche europee. Come ci ha già rivelato Federico Rampini in una corrispondenza da New York apparsa su Repubblica nel settembre scorso, «la presenza di Goldman Sachs era già stata segnalata, l’8 febbraio del 2011, nella famosa cena di Manhattan tra gli hedge fund con la partecipazione di Geoge Soros, che aveva coinciso con gli attacchi coordinati all’euro». La stessa banca che aveva venduto ai suoi clienti pacchetti ribassisti basati sempre su credit defàult swaps per lucrare sul crollo del mercato immobiliare, quel mercato inondato di titoli tossici dei mutui subprime confezionati dalla banca stessa. Vale anche la pena di ricordare, per quanto riguarda Standard & Poor’s, che si tratta di un’agenzia accusata di aver manipolato il mercato a proposito di Parmalat di essere coinvolta nelle scalate bancarie del 2005. Ce n’è abbastanza perché la politica intervenga mettendo fine rapidamente a questa “licenza di uccidere” consentita alla speculazione finanziaria. Condividere o anche solo tollerare un sistema economico che vive piazzando titoli sintetici e derivati che sono pari a 10-12 volte il PIL mondiale, significa coltivare una economia malata che ha come unico obiettivo quello di fare profitti a breve a qualsiasi costo. Questo è stato possibile anche grazie alle scelte della politica che ha rinunciato ad esercitare, negli ultimi decenni, la sua funzione di guida e di regolazione dell’economia e della finanza. In alcuni casi per debolezza e per un inaccettabile cedimento culturale alle ragioni del liberismo, anche da parte di alcuni sentori dei partiti del centrosinistra e, in altri casi, per consapevole adesione: si veda il recente esempio del premier inglese Cameron, che ha rifiutato di condividere l’azione di altri paesi europei che proponevano l’introduzione della Tobin tax. Sulla capacità di affrontare questi argomenti, accanto a quelli dello stato sociale e del lavoro, si gioca il profilo futuro dei partiti progressisti e di centrosinistra in Europa e nel mondo. Le prossime elezioni francesi e tedesche potrebbero registrare un successo dei partiti socialisti e socialdemocratici, a dispetto di quanti davano per spacciata qualsiasi prospettiva di sinistra in Europa. Anche in Italia, il prossimo confronto elettorale, si giocherà sulla capacità di offrire agli elettori piattaforme politiche in grado di indicare una chiara visione del mondo e di fornire, al tempo stesso, risposte concrete ai problemi quotidiani delle famiglie. Il Partito democratico potrà giocare un ruolo fondamentale a patto che sappia proporsi come forza alternativa agli attuali assetti economici e sociali. Gli ultimi avvenimenti, che hanno fatto venire alla luce il significato politico delle scelte della finanza speculativa globale, ci possono indirizzare senza tentennamenti a caratterizzarci come partito marcatamente antiliberista evocato alla solidarietà ed all’uguaglianza. 

























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