Visualizzazioni totali

martedì 22 febbraio 2011

Il sabotaggio della giustizia


di Nadia Urbinati
in “la Repubblica” del 22 febbraio 2011

Il Consiglio dei ministri ha dunque approvato all'unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul ddl che contiene la riforma costituzionale della giustizia. Un decreto d'urgenza per riformare (deformandola) la nostra Costituzione in quelle parti che non convengono agli interessi giudiziari del premier. Un comitato formato da ministri ed esperti si riunirà per approfondire i contenuti del testo della riforma e, da quanto è trapelato, pare che all'ordine del giorno del comitato ci sia la proposta di intervenire sulle intercettazioni, riesumando il decreto che è fermo da mesi alla Camera dei deputati. Insomma, la strategia difensiva del presidente del Consiglio di fronte alla giustizia ordinaria consiste nell'usare le sue prerogative per sabotare la possibilità che giustizia sia fatta. Poiché ovviamente lui è l'imputato; imputato di reati penali gravi. Il copione e la regia di questo ddl sono dettati da una pratica di anticostituzionalizzazione, la cui massima è la seguente: la legge ha il compito di favorire, o non danneggiare, chi è al potere.
L'obiettivo che il governo italiano da anni persegue é costituzionalizzare l'incostituzionalitá – poiché alla Legge fondamentale Palazzo Chigi contrappone una legge funzionale al suo inquilino.
Attraverso la grancassa dei media questa politica dell'anticostituzionalizzazione viene propagandata come liberale, con l'argomento cioè della difesa dei diritti; all'opposto, la divisione e il bilanciamento dei poteri sono presentati come causa di indebolimento dei diritti. Rovesciati quattrocento anni di storia politica e giuridica occidentale in un batter d'occhio e all'unanimità!Il paradosso è dei piú stridenti poiché, come sappiamo, i diritti sono reclamati e rivendicati da chi è debole contro chi è forte, da chi non ha potere contro chi ha potere. Ma l'Italia è maestra del paradosso: da noi chi ha potere si fa i suoi diritti, ritagliati per sé così da sfuggire alla legge. Il diritto come mezzo di tirannia invece che come strumento di difesa contro la tirannia - un assurdo che nemmeno Robert Filmer, l'ideologo della monarchia per diritto divino ai tempi della Rivoluzione inglese, avrebbe avuto il coraggio di teorizzare.
La politica dell'inconstituzionalizzazione di questo governo consiste nel rovesciamento della logica e della politica dei diritti fondamentali: il potente invece di piegarsi alla legge vuole stare al riparo dalla legge. Operazione retorica sorprendente, poiché l'uso del linguaggio dei diritti per seppellire i diritti è degno di un mago della sofistica. Ma l'arte del sofismo non pare sorprendere i ministri, i quali si comportano come servitori leali del loro capo: tutti a eseguire ciò che egli chiede, a elogiare ciò che egli ama. E a votare all'unanimitá. Tra loro ci sono dei laureati in legge. Sarebbe interessante sapere su quali testi di diritto costituzionale e pubblico abbiano studiato; dove abbiano appreso a interpretare il diritto come mezzo per aumentare il potere di chi ha potere. Luca Palamara, presidente dell'Anm, ha commentato la decisione unanime del Consiglio dei ministri dicendo che si tratta di «un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati». Il problema, gravissimo, è che quel copione si è visto per troppo tempo, con il pericolo evidente che sia diventato linguaggio ordinario, accettato da troppi; che l'inconstituzionalizzazione sia a tutti gli effetti una politica di ricostituzionalizzazione della nostra democrazia in chiave anti-liberale e autoritaria. E ha ragione Palamara a osservare che non è soltanto la pratica e la retorica del premier che preoccupano; ciò che preoccupa è che quella pratica e quella retorica siano accettate "senza alcuna remora", senza un'ombra di critica da "ministri in carica, Istruzione, addirittura Esteri e persino Giustizia". Questa assenza di distacco tra sé e il premier li fa a tutti gli effetti ministri non della Repubblica ma del presidente del Consiglio. Un altro macigno nell'opera di anticostituzionalizzazione della nostra democrazia alla quale questo governo si è dedicato con instancabile sistematicitá.


Nessun commento:

Posta un commento