Martedì
15 novembre 2011
1. L’EUROPA
SOTTO ATTACCO. FRANCIA, SPAGNA E ITALIA AL CENTRO DEI PROBLEMI. BISOGNA FARE PRESTO.
L’Europa è di
nuovo al centro della tempesta finanziaria. La mancanza dell’Europa politica e
di una banca centrale che faccia senza limiti da prestatore di ultima istanza, come
fanno la Federal Reserve Usa e la banca centrale d’Inghilterra, mettono i paesi
del Vecchio Continente nelle condizioni di essere messi sotto pressione per i
rilevanti problemi di debito pubblico.
Questa mattina
lo spread tra i Btp italiani a dieci anni e i Bund tedeschi è tornato a superare
i 500 punti base. Anche la Francia è sotto tiro. E’, semmai ce ne fosse stato bisogno,
che siano all’ultima fermata prima del disastro e che bisogna fare presto. Se l’Italia
non avrà un governo credibile nei prossimi giorni sarà un vaso di coccio in mezzo al ciclone.
2. IN MEZZO ALLA
TEMPESTA IL PDL GIOCA A FAR SALTARE L’ULTIMA OCCASIONE DELL’ITALIA PER
SALVARSI, CERCANDO DI SCARICARE SUL PD LA COLPA DI UN EVENTUALE FALLIMENTO.
Il Pdl sta
cercando di non perdere il contatto con il potere e ieri ha giocato per tutto
il giorno con mille sotterfugi per far saltare il tentativo del governo Monti.
Gran parte del Pdl vuole andare alle elezioni subito costi quel che costi,
perché teme che qualche mese di lontananza dal potere faccia perdere alla
destra e agli attuali leaders la presa sui numerosi clientes che affollano oggi
le cronache italiane. L’unica remora è di evitare di
essere indicati dagli italiani come coloro che hanno la colpa del disastro. La
verità è che la destra Italiana ha già la colpa del disastro. Ma vuole salvare
il salvabile. E dunque ha bisogno di cercare di scaricare su altri la colpa del
fallimento del governo di transizione. Ieri per tutto il giorno ha cercato di
scaricare sul Pd l’eventuale crisi del nascendo governo Monti.
3. LA POSIZIONE
DEL PD E’ CHIARA. SOSTEGNO A MONTI, PERCHE’ PRIMA VIENE L’ITALIA E POI GLI
INTERESSI DI PARTITO. BERSANI. INCONTRO POSITIVO: ABBIAMO CHIESTO A MONTI DI
PROSEGUIRE CON DETERMINAZIONE E NON ABBIAMO POSTO VINCOLI DI TEMPO.
Questa mattina
il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, accompagnato dai presidenti dei gruppi
parlamentari della Camera e del Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, hanno
parlato a lungo con il presidente incaricato Mario Monti. Il Pd sostiene il tentativo
di Monti e lo ha invitato a proseguire con determinazione, senza vincoli di tempo.
Il Pd aveva già
chiarito ieri senza tentennamenti qual è la posizione del partito: assoluto
sostegno al tentativo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del
senatore Mario Monti. Naturalmente il Pd lo fa con le proprie proposte e la propria
linea. Il tema della presenza dei politici, giocato dal Pdl per tentare di far
saltare il governo Monti (non è nella realtà di oggi la possibilità di un
governo in cui siedano accanto un La
Russa e uno dei democratici, tanto per fare un esempio) è stato smontato dallo
stesso Monti, che ieri sera ha detto chiaro e tondo: sarebbe preferibile, ma
andrò avanti lo stesso. Da L’Unità. Articolo di Alfredo Reichlin. “Questo è
davvero un grande passaggio per l`Italia. Sul governo (ministri, programmi,
governo di emergenza, di transizione ecc.) non ho nulla da aggiungere. Sono
molto colpito dal modo come si è mosso il Presidente della Repubblica: uno
statista. Propongo solo qualche riflessione sull`insieme della situazione.
Prima di tutto sul ruolo che ha giocato il Pd e che è stato - a mio parere -
molto grande. Con serietà e pacatezza la nostra leadership ha ben compreso la
grandezza del problema. Di fatto, noi stiamo pilotando una crisi che è anche la
crisi di un semi-regime, durato quasi un ventennio. Qualcosa che ricorda il passaggio del
1901. Di questo si tratta. Non solo di ritrovare la fiducia dei cosiddetti mercati
ma di sgombrare le macerie create anche (ma non solo) da un lungo regime populistico,
guidato dall`uomo più ricco d`Italia. Non l`hanno ancora capito quelli che adesso
si stracciano le vesti perché la "politica uscirebbe umiliata dal governo
dei professori" Sciocchezze. Che cos`è per costoro la politica? La
politica non è quel triste gioco per cui una bella donna può indifferentemente
passare dai night club alla direzione di un ministero della Repubblica e non è
la formazione di una maggioranza parlamentare grazie alla compravendita di
alcuni deputati. La politica è quello che abbiamo visto, finalmente, in questi
giorni. È l`assumere la responsabilità di governare questo passaggio drammatico
in nome della polis (la politica, appunto) e cioè degli interessi generali e
della consapevolezza dei rischi terribili che corre questo Paese. La politica è
l`idea dell`Italia. Questa nostra Italia che è arrivata a un appuntamento con la sua vicenda storica.
Dopotutto, una grande storia. Poche settimane fa nel salone della Banca
d`Italia Gianni Toniolo ci ricordava che il reddito perabitante, al momento
dell`unità d`Italia era grosso modo equivalente a quello medio attuale
dell`Africa sub-sahariana. La vita media era di circa 30 anni, una famiglia operaia
viveva nelle stamberghe e spendeva solo per il cibo tre quarti del suo salario.
In 150 anni il reddito per abitante è aumentato di 13 volte e la vita media è
arrivata a 82 anni. Ci rendiamo conto di cosa significa soprattutto per i
nostri figli e nipoti la paurosa marcia indietro che è avvenuta sotto i nostri
occhi in questi ultimi anni? Sta tornando la povertà, quella vera. Il nostro
debito pubblico è arrivato a 1900 miliardi di euro e su questa montagna di
soldi dobbiamo pagare interessi crescenti che si mangiano le spese per i
servizi sociali, l`occupazione, il sostegno all`economia reale.
Per pagare gli
interessi stiamo bruciando i mobili di famiglia: il capitale umano, i giovani.
E ci siamo così indeboliti che i francesi si sono già comprati a prezzi di
saldo la Bnl, la Parmalat, la Edison, le industrie della moda e tanto altro. La
Fiat sta traslocando in America. Anche questo è il lascito del lungo regno del
"bunga-bunga". Adesso basta. Deve finire, anche a sinistra il
chiacchiericcio su chi comanda e sui piccoli giochi di schieramento. Il
bisogno di restituire all`Italia una dignità perduta e di impedire la bancarotta
di un grande Stato che dopotutto è la settima economia del mondo, è assoluto. È
dei tutto evidente che dobbiamo affrontare l`emergenza e che da qui è necessario partire.
Ma per andare in quale direzione? Il bisogno che sento è questo. È rendere
molto chiara la direzione di marcia e la svolta che è ormai necessaria. Basta
guardare al dibattito europeo per capire che sta diventando evidente il fatto
che non solo l`Italia ma l`Europa rischiano di essere travolte se il potere
politico non riesce a imporre una nuova regolazione allo strapotere di
una certa oligarchia finanziaria. Una finanza che si mangia l`economia reale e
il capitale sociale e umano. È chiaro che il mondo non può essere governato in di
un nuovo compromesso tra il capitalismo e la democrazia. È solo una speranza ma
il grande tema del riformismo europeo è questo: la lotta per un nuovo ordine economico,
ciò che fece Roosevelt. Resta da capire se le classi dirigenti italiane e i
loro intellettuali si rendano conto che non solo i poveracci ma l`insieme di
quella che chiamiamo civiltà occidentale rischia di non sopravvivere se
continua questa crescita spaventosa e immorale delle disuguaglianze. Il
rapporto tra il salario di un operaio e i guadagni di un grande manager sono
passati da un rapporto di 1 a 30 a un rapporto di 1 a 300. Stiamo molto
attenti. Questa non è più solo un problema di equità, sta diventando una
questione antropologica. Ce lo dicono tante cose: della massa dei giovani cacciati
nel limbo di chi ha finito gli studi e non ha prospettive di lavoro, alla vergogna
dei braccianti di colore ridotti nelle campagne del Sud a quasi schiavi. Anche la
Chiesa si è resa conto (uso le sue parole) che siamo di fronte a gravi perdite
di identità dell`individuo, sempre più indotto a consumare a debito cose di cui
non ha bisogno, che perde il senso della cittadinanza, cioè dei diritti e dei
doveri, e al limite non sa più distinguere tra il bene e il male. Queste sono
le macerie. Certo non è colpa solo di Berlusconi. Ma è in questo quadro più
ampio che il populismo di quel signore straricco si è inserito portando al
governo l`Italia delle "veline" e delle consorterie. Rimuovere queste
macerie non sarà facile. Ma chi può farlo? Ed è così che arrivo a una
grande domanda che mi preme assai. Io penso che proprio alla luce di questo
interrogativo può (e deve) cambiare parecchio il modo di essere del Pd e la sua
cultura politica ancora in formazione. Ma deve cambiare anche il modo di
guardare ad esso da parte di mondi diversi dalla sinistra storica. Dovete
farvene una ragione, cari amici con la puzza sotto il naso. Dovete riconoscere
che per fortuna c`è Napolitano ma dovete aggiungere che per fortuna è rimasta
in vita la grande tradizione democratica del vero riformismo italiano. Parlo di
una idea anti-notabilare della democrazia intesa come democrazia che si
organizza perché solo così essa offre alle classi subalterne lo strumento per
contare, per lottare in nome della giustizia, per partecipare alla vita statale,
per dare uno sbocco di governo ai movimenti. Lo sforzo di mescolare questa
tradizione con quelle del mondo cristiano e del cattolicesimo, raccogliendo
anche il meglio della cultura liberale e repubblicana, è stata una grande idea.
Certo non ci siamo ancora e c`è un grande lavoro da fare. Però in solo quattro
anni siamo già diventati il primo partito italiano. Se ne facciano una ragione
i nostri critici che affollato i talk show televisivi. La ricostruzione dell`Italia
non è un problema di tecnici più bravi. Essa dipende in larga misura dalla
capacità del Pd di dar vita a un nuovo blocco storico in alternativa a quello
della destra. Io non dimentico che la destra ci ha governato per tanto tempo
non solo perché c`è una cattiva legge elettorale ma perché i riformisti avevano
perso l`egemonia culturale e sociale.
4. LA LEGA PROVA
A RICOSTRUIRE LA PROPRIA VERGINITA’ CHIUDENDOSI NELLE VALLI.
Umberto Bossi
non si è nemmeno presentato alle consultazioni, mettendo in atto l’ennesimo
strappo istituzionale. Questa volta, finito il governo di centro destra, non ha
avuto però l’appoggio e la simpatia dei media. Isolati, tornati
all’opposizione, tra poco senza poltrone e macchine blu, i leghisti stanno
tentando di rifarsi una verginità con l’opposizione. Ma sono passati vent’anni
da quando il brusco modo di comportarsi
e la cattiva
educazione erano una novità.
5. STRAORDINARI
OGGI I TITOLI DEI QUOTIDIANI. PD IN CRISI. PERCHE’? PERCHE’ I SONDAGGI LO
INDICANO COME PRIMO PARTITO D’ITALIA AL 30 PER CENTO. IL SOGNO DI RELEGARCI AL
RUOLO DI MERI PORTATORI DI VOTI E’ SEMPLICEMENTE DESTINATO A FALLIRE.
I sondaggi
indicano il Pd come il primo partito del paese e lo collocano ormai stabilmente
intorno al 30 per cento. Proprio questo successo è stato utilizzato oggi da alcuni
quotidiani per il giornaliero gioco del “Pd in crisi”. La verità è che
vorrebbero che il Pd fungesse solo da portatore silente di voti per gli
interessi altrui. Ma resteranno delusi. Il Pd ha già dimostrato, con il lavoro
umile ma decisivo che ha compiuto in tutti questi mesi, che è decisivo per
cambiare rotta, per voltare pagina e per impedire che i cambiamenti abbiano,
dietro una nuova maschera di pifferaio magico, la solita faccia del populismo e
dei furbi. Quella stagione è finita. La destra ha il volto scoperto. E chiunque
tenterà di “scendere in campo” dovrà fare i conti con il cambiamento inequivocabile
del quadro politico. Il Pd ha già ottenuto una grande vittoria. Ora bisogna
portare l’opera a compimento.
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