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mercoledì 9 novembre 2011

LA NOTA DEL MATTINO


1. CHI E’ VENUTO A SAN GIOVANNI NON HA FATTO TANTA STRADA INVANO.
La prima reazione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, alla notizia delle dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi al Quirinale. “Chi è venuto a San Giovanni non ha fatto tanta strada invano”.

2. LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI SONO UN FATTO POSITIVO DOVUTO AL LAVORO DELLE OPPOSIZIONI. E’ L’INIZIO DI UNA LUNGA STRADA IN SALITA PER SALVARE L’ITALIA. IL PD PER LA FORMAZIONE DI UN GOVERNO DI TRANSIZIONE.
Le dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi dopo la sconfitta parlamentare alla Camera sono il frutto dell’iniziativa parlamentare delle opposizioni e rappresentano un fatto nuovo positivo. Ma i problemi sono tutti rimasti aperti e Berlusconi, come ha detto ieri sera Bersani, non è scomparso, come non è scomparsa la destra. I problemi di finanza pubblica sono diventati, per colpa di Berlusconi, un macigno pesantissimo sul futuro del paese. Come scrive Federico Geremicca oggi su La Stampa, “adesso, naturalmente, ci si potrebbe chiedere quanto tempo è stato perso invano e soprattutto quanto è costato questo tempo in termini economici e di credibilità”. In realtà lo si potrebbe chiedere anche alle classi dirigenti del paese che fino a ieri hanno sostenuto il governo non più credibile di Berlusconi. Ma questo è il punto al quale è arrivata l’Italia. All’estero non è semplice capire che cosa stia accadendo in Italia. Le dimissioni immediate avrebbero innescato una reazione positiva. Il semplice annuncio non è stato ben capito. Scrive oggi Maurizio Molinari su La Stampa: “Vista da Wall Street, la crisi finanziaria italiana ha dimensioni tali che l`impegno a dimettersi da parte di Berlusconi non basta a scongiurarla: ciò che serve è il nome di un successore credibile nell`impegno di realizzare riforme impopolari. Il timore di un imminente default italiano è descritto dell`incertezza degli indici di Wall Street, dove gli investitori iniziano a liberarsi di titoli italiani, gli operatori prevedono che la soglia del 7 per cento di interesse potrebbe essere raggiunta entro domani e gli analisti ritengono che per rassicurare i mercati bisogna guardare oltre le dimissioni di Berlusconi perché ciò che ora conta è chi verrà dopo. La seconda giornata consecutiva delle contrattazioni sul floor del New York Stock Exchange dominata dall`attualità italiana si svolge con continue oscillazioni a cavallo dello zero a causa di notizie, analisi e indiscrezioni su quanto avviene a Roma, considerata il nuovo epicentro della crisi del debito europeo. Poco prima della campanella di inizio i futures salgono perché «si attendono le dimissioni di Berlusconi», come titolano Cnbc e Fox Business. In attesa del voto alla Camera, l`interesse sui titoli di Stato decennali tocca il 6,74 per cento, poi ridiscende tradendo l`auspicio della caduta di Berlusconi ma quando i mercati si rendono conto che la sconfitta in aula non comporta le dimissioni immediate la discesa si arresta e poi l`interesse torna a risalire a quota 6,71 per cento. Parallelo l`andamento dello spread con i bund tedeschi…”.Bisogna fare presto. Ma non sarà semplice. Appena umiliato e dimissionario a tempo, ieri sera Berlusconi ha già cominciato la solita campagna elettorale: si andrà al voto, ha detto, come se a decidere a questo punto non dovesse essere il presidente della Repubblica. Non sarò io il candidato, ha detto inoltre Berlusconi in un’intervista a La Stampa. Tutti diversivi, la solita cortina fumogena. Berlusconi ci sarà, sarà il campo, lotterà con i suoi giornali e con la destra e sta lavorando per essere lui a guidare il governo che, in caso di elezioni, curerà la normale amministrazione durante la campagna elettorale. Sarà lui in questo caso a decidere le candidature dei fedelissimi. Per questo motivo tenterà di sabotare e mandare a monte ogni altra iniziativa. Mentre Berlusconi avvia come un bulldozer la sua campagna, ormai appare a tutti chiaro che invece bisogna fare presto. I problemi del paese impongono una soluzione urgente. La posizione del Pd su questo punto è chiara. C’è bisogno di un nuovo governo guidato da una personalità chiaramente riconoscibile e credibile a livello internazionale, sostenuta dal più ampio schieramento parlamentare, per un governo di transizione e di salvezza. Ogni tentativo deve esser fatto per arrivare ad una tale soluzione. Senza una soluzione del genere, non resterebbero che le elezioni anticipate verso le quali punta dritto il presidente del Consiglio.

3. OGGI IL GOVERNO DIMISSIONARIO PRESENTA IL MAXIEMENDAMENTO ALLA LEGGE DI STABILITA’. BISOGNERA’ VERIFICARE CHE COSA CONTIENE E DECIDERE SE E COME MODIFICARLO, SE VOTARLO O NO.
Il rinvio delle dimissioni è stato giustificato con la necessità di approvare subito la legge di stabilità irrobustita con alcune misure concrete. Il Pd ha già annunciato che seguirà con attenzione questo passaggio. Oggi il governo presenterà il maxiemendamento. Il Pd e le altre opposizioni valuteranno i contenuti. Proporranno le proprie proposte di modifica e già si sono dichiarate disponibili ad accelerare i tempi, ma senza venir meno al proprio ruolo: se il provvedimento conterrà misure non adeguate o inique o norme ad personam si voterà contro. Bersani: “L’annuncio reso al Quirinale delle dimissioni del presidente del Consiglio è una svolta, che salutiamo con grande soddisfazione. Si tratta di un evidente risultato della battaglia parlamentare dell’opposizione che ha saputo raccogliere il sentimento larghissimo del Paese. Adesso, considerando la delicatissima situazione economica e finanziaria, è urgente che le dimissioni del presidente del Consiglio consentano di aprire una nuova fase. Ci riserviamo un esame rigoroso del contenuto dell’annunciato maxiemendamento alla legge di stabilità per verificare le condizioni che ne permettano, anche in caso di una nostra contrarietà, una rapida approvazione. Il Pd ritiene sconcertante che con le sue prime dichiarazioni il presidente del Consiglio, battuto alla Camera e dimissionario, cerchi di condizionare un percorso che è pienamente nelle prerogative del Capo dello Stato e del Parlamento”.

4. L’EUROPA CHIEDE DI CHIARIRE QUELLO CHE IL PD DICE DA MESI: NELLA MANOVRA DEL GOVERNO CI SONO 20 MILIARDI FINTI.
Con una lettera-ultimatum l’Europa ieri ha chiesto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di chiarire diversi aspetti delle promesse contenute nella lettera inviata da Berlusconi a Bruxelles. A cominciare da un punto non più eludibile e che il Pd denuncia da tempo come un buco nero della manovra del governo: come e dove saranno trovati i 20 miliardi previsti dalla delega sull’assistenza e sul fisco.
In ogni caso non devono esserci dubbi. Quel che ha fatto il governo Berlusconi, oltre ad essere iniquo, non basterà. Come scrive oggi Stefano Lepri su La Stampa: “Nessuno si illuda di cavarsela con poco. La Legge di stabilità che sarà l`ultimo atto di questo governo non era sufficiente a recuperare la fiducia internazionale; non lo diventerebbe nemmeno con gli emendamenti in cantiere, che d`altronde non entusiasmano nessuno. Mentre le domande che ieri ci sono giunte dalle autorità europee mostrano che, a questo punto, tutta la politica economica italiana va ripensata. Non era scontato che arrivassimo fino a questo punto; ovvero il punto in cui gli analisti finanziari internazionali cominciano a domandarsi (come in un rapporto della Barclays ieri) se ormai riguadagnare la credibilità perduta non sia per l`Italia impossibile. Ci siamo arrivati perché la crisi politica si è incancrenita. Possiamo tentare di uscirne mostrando che una via d`uscita politica la sappiamo cercare; che esiste qualcuno capace di ravvivare nel Paese il senso di azioni condivise, al di là del disperato scaricabarile tra categorie e corporazioni che oggi blocca tutto. Il tempo dovremmo averlo. La Grecia senza aiuti esterni non riuscirebbe nemmeno a pagare gli stipendi di dicembre ai dipendenti pubblici. L`Italia non ha simili urgenze di cassa. Per raggiungere il pareggio di bilancio al 2013, obiettivo ormai impostoci da tutta la comunità internazionale, restano sempre da definire misure per 20 miliardi, lasciate in sospeso da agosto ad oggi; e tuttavia il 2013 non è domani. Ciò che serve subito è un governo capace di mostrare al mondo che affronta i problemi invece di passare il tempo ad imbonire i cittadini con le chiacchiere e ad escogitare espedienti per sopravvivere”.

5. VENTI DI GUERRA ISRAELE-IRAN.
Da La Repubblica. “Le conclusioni del rapporto dell`Aiea sembrano allontanare almeno per il momento le possibilità di un attacco preventivo di Israele contro i siti nucleari iraniani. L`Iran sta provando a dotarsi di un arma nucleare, scrive l`Aiea nel suo rapporto, ma non ha ancora raggiunto la fase finale nella costruzione dell`ordigno atomico. Ancora settimane, forse mesi, prima che la l`atomica degli ayatollah diventi una realtà. Ma non per questo la macchina da guerra accesa in Israele in queste ultime due settimane è stata fermata. Il premier Benjamin Netanyahu e con lui il suo capo della Difesa Ehud Barak dicono che solo l`opzione militare può eliminare il pericolo rappresentato dall`arma atomica nelle mani dell`Iran. E per questo è pronto a una delle azioni più audaci nella Storia dello Stato di Israele e forse la più fatidica dalla guerra d`Indipendenza. Una "armada volante" -forte di almeno 100 aerei da combattimento - e una pioggia di missili balistici tipo "Gerico" sono gli strumenti a cui Israele potrebbe ricorrere per esorcizzare la minaccia nucleare iraniana, se l`opzione delle sanzioni dovesse rivelarsi inefficace”.

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