1. CHI E’ VENUTO A SAN GIOVANNI NON HA FATTO TANTA STRADA INVANO.
La prima reazione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, alla notizia
delle dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi al Quirinale. “Chi è venuto a
San Giovanni non ha fatto tanta strada invano”.
2. LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI SONO UN FATTO POSITIVO DOVUTO AL LAVORO
DELLE OPPOSIZIONI. E’ L’INIZIO DI UNA LUNGA STRADA IN SALITA PER SALVARE
L’ITALIA. IL PD PER LA FORMAZIONE DI UN GOVERNO DI TRANSIZIONE.
Le dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi dopo la sconfitta
parlamentare alla Camera sono il frutto dell’iniziativa parlamentare delle
opposizioni e rappresentano un fatto nuovo positivo. Ma i problemi sono tutti
rimasti aperti e Berlusconi, come ha detto ieri sera Bersani, non è scomparso,
come non è scomparsa la destra. I problemi di finanza pubblica sono diventati,
per colpa di Berlusconi, un macigno pesantissimo sul futuro del paese. Come
scrive Federico Geremicca oggi su La Stampa, “adesso, naturalmente, ci si
potrebbe chiedere quanto tempo è stato perso invano e soprattutto quanto è
costato questo tempo in termini economici e di credibilità”. In realtà lo si
potrebbe chiedere anche alle classi dirigenti del paese che fino a ieri hanno
sostenuto il governo non più credibile di Berlusconi. Ma questo è il punto al
quale è arrivata l’Italia. All’estero non è semplice capire che cosa stia
accadendo in Italia. Le dimissioni immediate avrebbero innescato una reazione
positiva. Il semplice annuncio non è stato ben capito. Scrive oggi Maurizio
Molinari su La Stampa: “Vista da Wall Street, la crisi finanziaria italiana ha
dimensioni tali che l`impegno a dimettersi da parte di Berlusconi non basta a
scongiurarla: ciò che serve è il nome di un successore credibile nell`impegno
di realizzare riforme impopolari. Il timore di un imminente default italiano è
descritto dell`incertezza degli indici di Wall Street, dove gli investitori
iniziano a liberarsi di titoli italiani, gli operatori prevedono che la soglia
del 7 per cento di interesse potrebbe essere raggiunta entro domani e gli
analisti ritengono che per rassicurare i mercati bisogna guardare oltre le
dimissioni di Berlusconi perché ciò che ora conta è chi verrà dopo. La seconda
giornata consecutiva delle contrattazioni sul floor del New York Stock Exchange
dominata dall`attualità italiana si svolge con continue oscillazioni a cavallo
dello zero a causa di notizie, analisi e indiscrezioni su quanto avviene a
Roma, considerata il nuovo epicentro della crisi del debito europeo. Poco prima
della campanella di inizio i futures salgono perché «si attendono le dimissioni
di Berlusconi», come titolano Cnbc e Fox Business. In attesa del voto alla
Camera, l`interesse sui titoli di Stato decennali tocca il 6,74 per cento, poi
ridiscende tradendo l`auspicio della caduta di Berlusconi ma quando i mercati
si rendono conto che la sconfitta in aula non comporta le dimissioni immediate
la discesa si arresta e poi l`interesse torna a risalire a quota 6,71 per
cento. Parallelo l`andamento dello spread con i bund tedeschi…”.Bisogna fare
presto. Ma non sarà semplice. Appena umiliato e dimissionario a tempo, ieri
sera Berlusconi ha già cominciato la solita campagna elettorale: si andrà al
voto, ha detto, come se a decidere a questo punto non dovesse essere il
presidente della Repubblica. Non sarò io il candidato, ha detto inoltre
Berlusconi in un’intervista a La Stampa. Tutti diversivi, la solita cortina
fumogena. Berlusconi ci sarà, sarà il campo, lotterà con i suoi giornali e con
la destra e sta lavorando per essere lui a guidare il governo che, in caso di
elezioni, curerà la normale amministrazione durante la campagna elettorale.
Sarà lui in questo caso a decidere le candidature dei fedelissimi. Per questo
motivo tenterà di sabotare e mandare a monte ogni altra iniziativa. Mentre
Berlusconi avvia come un bulldozer la sua campagna, ormai appare a tutti chiaro
che invece bisogna fare presto. I problemi del paese impongono una soluzione
urgente. La posizione del Pd su questo punto è chiara. C’è bisogno di un nuovo
governo guidato da una personalità chiaramente riconoscibile e credibile a
livello internazionale, sostenuta dal più ampio schieramento parlamentare, per
un governo di transizione e di salvezza. Ogni tentativo deve esser fatto per
arrivare ad una tale soluzione. Senza una soluzione del genere, non
resterebbero che le elezioni anticipate verso le quali punta dritto il
presidente del Consiglio.
3. OGGI IL GOVERNO DIMISSIONARIO PRESENTA IL MAXIEMENDAMENTO ALLA LEGGE DI
STABILITA’. BISOGNERA’ VERIFICARE CHE COSA CONTIENE E DECIDERE SE E COME
MODIFICARLO, SE VOTARLO O NO.
Il rinvio delle dimissioni è stato giustificato con la necessità di
approvare subito la legge di stabilità irrobustita con alcune misure concrete.
Il Pd ha già annunciato che seguirà con attenzione questo passaggio. Oggi il
governo presenterà il maxiemendamento. Il Pd e le altre opposizioni valuteranno
i contenuti. Proporranno le proprie proposte di modifica e già si sono
dichiarate disponibili ad accelerare i tempi, ma senza venir meno al proprio
ruolo: se il provvedimento conterrà misure non adeguate o inique o norme ad
personam si voterà contro. Bersani: “L’annuncio reso al Quirinale delle
dimissioni del presidente del Consiglio è una svolta, che salutiamo con grande
soddisfazione. Si tratta di un evidente risultato della battaglia parlamentare
dell’opposizione che ha saputo raccogliere il sentimento larghissimo del Paese.
Adesso, considerando la delicatissima situazione economica e finanziaria, è
urgente che le dimissioni del presidente del Consiglio consentano di aprire una
nuova fase. Ci riserviamo un esame rigoroso del contenuto dell’annunciato
maxiemendamento alla legge di stabilità per verificare le condizioni che ne
permettano, anche in caso di una nostra contrarietà, una rapida approvazione.
Il Pd ritiene sconcertante che con le sue prime dichiarazioni il presidente del
Consiglio, battuto alla Camera e dimissionario, cerchi di condizionare un
percorso che è pienamente nelle prerogative del Capo dello Stato e del
Parlamento”.
4. L’EUROPA CHIEDE DI CHIARIRE QUELLO CHE IL PD DICE DA MESI: NELLA MANOVRA
DEL GOVERNO CI SONO 20 MILIARDI FINTI.
Con una lettera-ultimatum l’Europa ieri ha chiesto al ministro
dell’Economia, Giulio Tremonti, di chiarire diversi aspetti delle promesse
contenute nella lettera inviata da Berlusconi a Bruxelles. A cominciare da un
punto non più eludibile e che il Pd denuncia da tempo come un buco nero della
manovra del governo: come e dove saranno trovati i 20 miliardi previsti dalla
delega sull’assistenza e sul fisco.
In ogni caso non devono esserci dubbi. Quel che ha fatto il governo
Berlusconi, oltre ad essere iniquo, non basterà. Come scrive oggi Stefano Lepri
su La Stampa: “Nessuno si illuda di cavarsela con poco. La Legge di stabilità
che sarà l`ultimo atto di questo governo non era sufficiente a recuperare la
fiducia internazionale; non lo diventerebbe nemmeno con gli emendamenti in
cantiere, che d`altronde non entusiasmano nessuno. Mentre le domande che ieri
ci sono giunte dalle autorità europee mostrano che, a questo punto, tutta la
politica economica italiana va ripensata. Non era scontato che arrivassimo fino
a questo punto; ovvero il punto in cui gli analisti finanziari internazionali
cominciano a domandarsi (come in un rapporto della Barclays ieri) se ormai
riguadagnare la credibilità perduta non sia per l`Italia impossibile. Ci siamo
arrivati perché la crisi politica si è incancrenita. Possiamo tentare di
uscirne mostrando che una via d`uscita politica la sappiamo cercare; che esiste
qualcuno capace di ravvivare nel Paese il senso di azioni condivise, al di là
del disperato scaricabarile tra categorie e corporazioni che oggi blocca tutto.
Il tempo dovremmo averlo. La Grecia senza aiuti esterni non riuscirebbe nemmeno
a pagare gli stipendi di dicembre ai dipendenti pubblici. L`Italia non ha
simili urgenze di cassa. Per raggiungere il pareggio di bilancio al 2013,
obiettivo ormai impostoci da tutta la comunità internazionale, restano sempre
da definire misure per 20 miliardi, lasciate in sospeso da agosto ad oggi; e
tuttavia il 2013 non è domani. Ciò che serve subito è un governo capace di
mostrare al mondo che affronta i problemi invece di passare il tempo ad
imbonire i cittadini con le chiacchiere e ad escogitare espedienti per
sopravvivere”.
5. VENTI DI GUERRA ISRAELE-IRAN.
Da La Repubblica. “Le conclusioni del rapporto dell`Aiea sembrano
allontanare almeno per il momento le possibilità di un attacco preventivo di
Israele contro i siti nucleari iraniani. L`Iran sta provando a dotarsi di un
arma nucleare, scrive l`Aiea nel suo rapporto, ma non ha ancora raggiunto la
fase finale nella costruzione dell`ordigno atomico. Ancora settimane, forse
mesi, prima che la l`atomica degli ayatollah diventi una realtà. Ma non per
questo la macchina da guerra accesa in Israele in queste ultime due settimane è
stata fermata. Il premier Benjamin Netanyahu e con lui il suo capo della Difesa
Ehud Barak dicono che solo l`opzione militare può eliminare il pericolo
rappresentato dall`arma atomica nelle mani dell`Iran. E per questo è pronto a
una delle azioni più audaci nella Storia dello Stato di Israele e forse la più
fatidica dalla guerra d`Indipendenza. Una "armada volante" -forte di
almeno 100 aerei da combattimento - e una pioggia di missili balistici tipo
"Gerico" sono gli strumenti a cui Israele potrebbe ricorrere per
esorcizzare la minaccia nucleare iraniana, se l`opzione delle sanzioni dovesse
rivelarsi inefficace”.
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