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giovedì 13 gennaio 2011

ALBERTINA SOLIANI SULLE PERSECUZIONI DI CRISTIANI




INTERVENTO DELLA SEN. ALBERTINA SOLIANI DEL 12 GENNAIO 2011 SULLE MOZIONI NN.359,360 E 363 RELATIVE ALLE PERSECUZIONE DI CRISTIANI

Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, si viene uccisi nelle cattedrali, si muore sulla soglia delle chiese, nel mondo di oggi come nei secoli antichi, per il fatto di essere cristiani; l'uomo crocifisso di nuovo ad opera dell'uomo. Ciò che sta accadendo in Egitto, e prima ancora in Iraq, nel Medio Oriente, in Nigeria, in Pakistan e nel Sud Est asiatico, è un tragico segno del tempo che stiamo vivendo, il tempo della paura, della chiusura, del nemico identificato nel diverso, della religione come strumento di scontro, dell'uso politico di Dio. C'è un campo sconfinato, necessario e urgente davanti a noi, quello del dialogo interreligioso, del pluralismo, dell'iniziativa politica per spegnere le tensioni religiose, per prevenirle, per fermare le violenze e il terrorismo. In questo nostro tempo in cui acuto si fa il confronto tra Occidente e Islam, confronto di cui anche la Chiesa cattolica universale è parte, abbiamo non soltanto la responsabilità di denunciare ma di comprendere la portata storica del processo in atto e di agire. Democrazia, religioni, pace sono realtà interconnesse e strategiche del nuovo secolo; questa è la sfida, insieme con l'economia globale, per aprire la strada ad una convivenza umana matura, per non ripetere gli orrori del Novecento e dei secoli precedenti e per raccoglierne invece l'eredità evolutiva.
Le Carte costituzionali, a partire dalla nostra che all'articolo 19 riconosce a tutti il diritto a professare liberamente la propria fede religiose, e la Dichiarazione universale dei diritti umani, che all'articolo 18 riconosce sotto tutti i cieli la libertà religiosa come costitutiva della libertà della persona, sono il fondamento per l'uguaglianza di tutti i cittadini all'interno delle nazioni senza alcuna discriminazione. È questa la base per la stessa legittimazione degli Stati nel contesto internazionale la cui autorità è messa a rischio dai movimenti di intolleranza e di violenza.
L'Italia, allora, si muova in questo solco all'interno dell'Unione Europea, nell'ONU e nei rapporti con i Paesi oggi coinvolti in questi avvenimenti e con le aree strategiche teatro delle persecuzioni e delle stragi.
Come non vedere che la pace è l'esito ma anche la condizione per la convivenza tra religioni diverse, come dimostra il Medio Oriente terra da secoli abitata da cristiani, ebrei e musulmani.
La fine della cristianità in Medio Oriente, ha detto il vescovo Audo di Aleppo, sarà una sconfitta anche per i musulmani perché questo vuol dire la fine dell'antica tradizione di convivenza. La guerra in Iraq a cui noi siamo stati contrari ha rotto quell'equilibrio delicato.
Benedetto XVI ha annunciato per questo anno l'invito, 25 anni dopo, all'incontro di Assisi dei capi delle religioni. Vorremmo che fosse il punto di arrivo di un grande cammino condiviso da tutte le comunità del Pianeta.
La politica ha un compito irrinunciabile con una visione di lungo respiro che noi evochiamo in quest'Aula: intervenire prontamente per costruire la pace con gli strumenti della democrazia, del diritto internazionale e della diplomazia, della cultura e dello sviluppo per arginare l'estremismo che percorre il mondo islamico ma si insinua anche nella nostra società, per affermare le ragioni universali della libertà, della dignità della persona, del pluralismo, della pace, per sostenere quanti, in particolare nel mondo musulmano, condividono oggi lo sgomento, il dolore per ciò che accade e l'obiettivo di un futuro storico condiviso tra le religioni e le culture diverse. Una convivenza che diventa storia, cultura, comune umanità, pace.

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