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giovedì 10 marzo 2011

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di Nicola Tranfaglia
Carlo Cattaneo è la grande ombra che campeggia nel nostro paese mentre la Lega Nord, con l’appoggio determinante del PDL e del suo capo carismatico Silvio Berlusconi, sta facendo approvare dal parlamento, a passo di carica, i decreti attuativi della legge istitutiva del federalismo, o meglio del nuovo  titolo V della Costituzione repubblicana, riformato con cinque voti di maggioranza dal centro sinistra alla fine della tredicesima legislatura, nel 2001.
Cattaneo scrisse dopo l’insurrezione di Milano nel 1848 una frase che i leghisti non hanno molto presente in queste settimane ma che vale la pena ricordare: “…non si perviene alla indipendenza,cioè alla vittoria nazionale,se non per la via della libertà.” 
Ma come si fa oggi a parlare di libertà quando siamo uno dei paesi ultimi dell’unione  europea per istruzione media della popolazione, soltanto il sette per cento degli italiani legge almeno un libro all’anno e soprattutto il sistema complessivo  della comunicazione è strangolato dal gigantesco conflitto di interessi del capo del governo che controlla cinque dei sei principali canali televisivi e tutti i maggiori  quotidiani, con l’eccezione de la  Repubblica,  che si rifanno agli imprenditori e agli industriali?
 
Dunque abbiamo l’unità come una costituzione che è tra le più avanzate del vecchio continente ma quest’ultima  è in molta  parte non attuata e la prima appare in pericolo, visto che l’attuale maggioranza parlamentare è guidata di fatto da una forza politica, la Lega Nord di Bossi e Calderoli che prevede ed auspica la secessione delle regioni del  Nord dallo Stato italiano.
La riforma, detta impropriamente federalista (siamo uno stato unitario e regionale con forti autonomie locali, non uno stato federale come vorrebbero farci credere) è fatta in modo da prevedere una maggiore capacità tributaria e impositiva dei comuni, delle province e delle regioni che porteranno (secondo quel che risulta dai primi decreti attuativi già approvati) a un aumento della pressione fiscale, contrariamente alla parola d’ordine che il governo porta avanti a livello centrale.
Ma non è solo, rispetto all’imposizione fiscale, che la riforma della Lega e del PDL non corrisponde all’ispirazione democratica che ha caratterizzato il pensiero di Cattaneo a metà dell’Ottocento e quello del liberale Luigi Einaudi un secolo dopo.
 
Quelle riflessioni ponevano al centro i valori essenziali della costituzione repubblicana che si potevano sintetizzare nella democrazia e nella partecipazione di tutti al governo della cosa pubblica.
 
Qui invece emergono due aspetti negativi che non troviamo mai nei telegiornali come nella stampa cosiddetta indipendente ma che è , a mio avviso, di grande importanza: la disuguaglianza tra il Nord e il Sud che si esaspera perfino rispetto al passato e l’incoraggiamento dell’egoismo privato e di gruppo che caratterizza in questo momento la classe politica di governo.
Ma disuguaglianza ed egoismi privati o di gruppo sono in aperto contrasto con i fondamenti del nostro ordinamento costituzionale e non possono condurci ad accettare questa frettolosa riforma a colpi di decreto che viene avanti nella fase finale del populismo berlusconiano.  

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