http://www.youtube.com/watch?v=5-ikfo_sU7A&feature=youtu.be
Pier Luigi Bersani (tra le 19 e le 20 in diretta tv)
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venerdì 16 dicembre 2011
Venerdì 16 dicembre 2011
1. OGGI IL VOTO DI FIDUCIA
SULLA MANOVRA. IL PD, CON GLI INTERVENTI DI FRANCESCHINI E BERSANI, DICE SÌ,
VANTA LE MODIFICHE IN POSITIVO OTTENUTE, MA INDICA ANCHE I TEMI SUI QUALI NON MOLLA E CONTINUERÀ A LOTTARE PER
OTTENERE RISULTATI: LAVORATORI PRECOCI, LIBERALIZZAZIONI, CONCORRENZA. SENZA
DIMENTICARE LA PROSSIMA RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI.
Oggi la Camera dei Deputati vota la fiducia e la manovra economica che
il governo di Mario Monti ha presentato per togliere l’Italia dal “fronte più
esposto” della crisi che imperversa in Europa e nel mondo, cioè dall’orlo del
baratro dove l’avevano condotta l’incapacità di governare e le idee sbagliate
di Bossi e di Berlusconi.
Se il Pd fosse stato al governo la manovra non sarebbe stata la
stessa, come è ovvio. L’intervento messo a punto da Monti e dai suoi ministri
presenta diversi punti dolenti. Non pochi sono stati corretti grazie
all’intervento parlamentare del Pd. Altri sono rimasti aperti. Ma la storia non
finisce con il voto di oggi. Con gli interventi in aula del presidente del
gruppo parlamentare Dario Franceschini e del segretario nazionale, Pier Luigi
Bersani (tra le 19 e le 20 in diretta tv) , il Pd oggi dirà sì alla manovra per
salvare il paese, rivendicherà le numerose modifiche positive ottenute e i provvedimenti
inserititi su suggerimento dei democratici, ma indicherà anche i punti sui
quali il Pd continuerà la propria battaglia, a cominciare dal trattamento da
riservare ai lavoratori precoci (“agli operai entrati in fabbrica a 15 anni
l’Italia deve pur dire grazie”, ha detto Bersani) e dalle liberalizzazioni.
Bersani già ieri ha preannunciato anche la posizione del Pd per i
passi successivi del governo. “Proprio la riforma delle pensioni impone ora di
pensare al lavoro, ma partendo dal punto degli ammortizzatori sociali. Ci sono
i lavoratori meno giovani e che stanno perdendo il lavoro, ma hanno di fronte
un lungo periodo prima di poter accedere alla pensione. Ci sono i giovani.
Come ha certificato la Confindustria stiamo perdendo 800 mila posti di
lavoro. Il punto dal quale prendere le mosse è dunque quello della riforma e
dell’irrobustimento degli ammortizzatori sociali. Sul resto dopo si vedrà”.
2. BERLUSCONI E LA LEGA
RECITANO LA SOLITA FILASTROCCA. MA E’ SOLO UN CERTIFICATO DI ESISTENZA IN VITA.
La Lega sbraita alla Camera (come già aveva fatto al Senato) e tenta
di oltrepassare così il muro del silenzio e di tornare a quindici anni fa, ma
nel frattempo auto blu, scandali e leggi disastrose ne hanno sfregiato
l’immagine. Berlusconi torna a fare uno dei suoi discorsi strampalati. Ma sono
solo l’ombra di ciò che erano. Queste manifestazioni di celodurismo verbale o
fisico equivalgono alla richiesta – di fronte all’anagrafe degli elettori - di
un certificato di esistenza in vita. Oggi il Pdl voterà la manovra, perché ben
sa che senza questo passaggio la situazione tornerebbe al baratro dove proprio
il centrodestra l’ha portata. La Lega tenta di trarre un lucro politico da un
atteggiamento da masanielli. Ma il
risultato di questa mancanza di responsabilità è tutto da verificare.
3. RISCHIO ANNI TRENTA. IL
FONDO MONETARIO ALZA IL LIVELLO DELL’ALLARME. E IN EUROPA I PROGRESSISTI
METTONO SOTTO ACCUSA I PATTI SARKOZY-MERKEL. OGGI INCONTRO HOLLANDE-BERSANI PER
UN A NUOVA EUROPA.
Il Fondo monetario internazionale alza il livello dell’allarme.
Adombra addirittura il pericolo di una situazione simile a quella degli anni
Trenta. E lascia intendere che gli accordi europei forse non sono in grado di
garantire la fuoriuscita dalla crisi dei debiti sovrani.
Dalle agenzie di stampa. (TMNews) - Il direttore del Fondo monetario
internazionale ha affermato che la crisi sui debiti pubblici dell'area euro
"si sta espandendo" e che sta subendo "una escalation" tale
che potrebbe non esser più gestibile solo da un gruppo di paesi. Un monito che
Christine Lagarde ha lanciato durante un evento a Washington. Il contrasto a questa
crisi dovrà ovviamente iniziare "là dove ha epicentro: i paesi dell'area
euro". Tuttavia è "un motivo di inquietudine per tutte le
economie", viste le loro "interconnessioni". Il vice direttore
del dipartimento relazioni esterne del Fmi, David Hawley, ha detto che al
momento il Fmi ha risorse "adeguate alle sue necessità", ma che
nell'eventualità di un aumento che si rendesse necessario sta portando avanti
le discussioni con vari paesi membri su come procedere.
Oggi il candidato progressista alle presidenziali francesi, Francois
Hollande, è a Roma. Nel pomeriggio, insieme al segretario nazionale del Pd,
Pier Luigi Bersani, parteciperà alla conferenza sul futuro dell’Europa
organizzata dal Pd nell’auditorium del tempio di Adriano.
Da La Repubblica. Intervista a Hollande. «L`Italia deve tornare a
essere protagonista in Europa. E’ assurdo rinchiuderci in un téte à téte tra
Francia e Germania». Francois Hollande ha già preso un piglio presidenziale,
per come parla ispirato, con frasi nette, assumendo spesso un tono grave che si
differenzia molto da quello, più bonario, che tutti conoscevano fino a qualche
mese fa. Il candidato della gauche si appresta a sfidare Nicolas Sarkozy con la
speranza di entrare all`Eliseo, diventando il secondo presidente socialista
della Quinta Repubblica dopo Mitterrand. «Le sinistre francesi, italiane e
tedesche devono poter elaborare una risposta comune e alternativa alla crisi»
racconta Hollande che stamattina arriva a Roma,
su invito del Partito democratico. Nel corso del colloquio con
Repubblica, le sue parole più frequenti sono "giustizia",
"equità", "speranza". E sul suo rivale dice: «Sarkozy ha
fallito e vuol far credere a tutti di non avere nessuna responsabilità».
L`Europa ha faticosamente raggiunto un nuovo accordo per la riforma dei
Trattati. Se lei sarà eletto, lo sottoscriverà? «L`accordo approvato a
Bruxelles il 9 dicembre non risolve la situazione.
Nessuno ancora ne conosce la traduzione giuridica. In questa
emergenza, una revisione dei trattati dall`esito incerto è una perdita di
tempo. Generalizzare le politiche di austerità non ci permetterà di superare
questa crisi. La crescita è stata dimenticata dall`accordo, come anche gli
eurobond. Se sarò eletto dai francesi, chiederò che venga rinegoziato per
favorire anche la crescita e la solidarietà». Angela Merkel dispone e Sarkozy
esegue? «Il metodo è sbagliato. Riconosco che il motore franco-tedesco è
essenziale per l`Europa quando è in grado di trascinare, convincere, non di
imporre. Rinchiudersi in un faccia a faccia porta solo a privarci di sostegni
importanti, come ad esempio quello del presidente del Consiglio europeo, Herman
Van Rompuy. Il lavoro con gli altri partner europei è fondamentale, in
particolare quello con l`Italia, grande paese fondatore dell`Europa. Ciò che
vengo a dire agli amici del partito democratico, come ho già fatto con la Spd
in Germania». Oggi incontrerà anche il Presidente Napolitano e il premier
Monti. Cosa pensa del nuovo governo tecnico? «Vorrei intanto rendere omaggio a
Giorgio Napolitano e alla sua azione per l`Italia e l`Europa. Mario Monti ha
ricevuto la fiducia dal parlamento, che ha scelto di rispettare la scadenza
elettorale già fissata. Nei prossimi mesi avremo in Francia, Germania, poi
anche in Italia, importanti appuntamenti elettorali. E` la grande forza delle
democrazie in questi tempi di crisi». Il rigore finanziario è l`unica via
possibile? «Niente potrà essere fatto senza una riduzione dei deficit e del
debito. Quello che propongo ai francesi è un ritorno programmato all`equilibrio
di bilancio nel 2017 seguendo un criterio di giustizia sociale.
Non basta. Dobbiamo creare le condizioni per rilanciare la crescita e
sviluppare gli strumenti per una regolamentazione che permetta alle nostre
democrazie di prendere il sopravvento sul ricatto imposto dai mercati
finanziari». L`Italia sta approvando una nuova riforma delle pensioni. Lei
vuole rinegoziare quella approvata dall`attuale governo francese, che ha
abolito l`età pensionabile a 60 anni? «Il piano di Sarkozy non è né giusto né
sostenibile finanziariamente. Correggere quella riforma è soprattutto una
questione di giustizia. Bisogna ristabilire la possibilità di andare r in
pensione a 60 anni per quelli che hanno incominciato a lavorare a 18 anni, o
prima, e che hanno i contributi necessari. Ne discuterò anche con i sindacati.
Contrariamente a Sarkozy, r non voglio usare la comunicazione come alibi né
dare soluzioni dogmatiche». La crisi può accelerare il cambio di maggioranza in
trancia com`è già successo in altri paesi europei? «La crisi è ovviamente un
dato essenziale dell`elezione di maggio 2012. Spetterà ai francesi fare una
scelta di cambiamento dopo un quinquennio nel quale il Presidente uscente ha
fallito». Lei è sempre favorito nei sondaggi ma Sarkozy ha recuperato qualche
punto. Teme un`inversione di tendenza? «Francamente, preferisco essere in
questa situazione anche se cerco di non occuparmi troppo dei sondaggi. Sarkozy
vuole far credere di non avere non avere nessuna colpa, di non essere
responsabile dei deficit pubblici esplosi sotto al suo mandato, del debito,
della disoccupazione. La verità è invece che ha una pesante responsabilità nei
problemi che la Francia oggi attraversa. Il mio dovere è mostrare che un`altra
via è possibile. Voglio creare un nuovo slancio, aprire la speranza, imponendo alcune
priorità: i giovani e l`istruzione, la produzione e la competitività, la
giustizia fiscale e sociale». Cercherà un accordo con Francois Bayrou,
candidato centrista sempre più popolare? «Bayrou è un politico che rispetto ma
non appartiene alla sinistra. Le sue posizioni sono spesso conservatrici. Su
molti punti siamo in disaccordo. Il cambiamento in Francia non passa da lui.
Quando ci sarà il secondo turno delle elezioni, Bayrou dovrà scegliere tra il
Presidente uscente, che ha spesso combattuto, e il candidato del cambiamento e
della giustizia, quale io voglio essere». Se sarà eletto, quale sarà il suo
primo atto da Presidente? «La destra ci lascerà la Francia in uno stato
economico e sociale tale che avrò molte emergenze da affrontare. Dovrò dunque
andare subito all`essenziale. Per questo che la prima legge che proporrò ai
parlamentari è quella di una grande riforma fiscale, affinché i prelievi siano
più progressivi ed equi. Nessuno sforzo sarà accettato dai francesi se non
vedranno che è equamente distribuito. Questa riforma fiscale sarà la base sulla
quale potrò sviluppare le mie priorità. In un contesto così difficile, voglio
dare una speranza credibile al mio paese».
lunedì 12 dicembre 2011
La nota del mattino
Lunedì 12 dicembre 2011
1. BERSANI: IL PD LAVORA PER CORREGGERE E
METTERE EQUITA’ NELLA MANOVRA PER SALVARE L’ITALIA CHE MONTI HA DOVUTO
APPROVARE PER EVITARE IL DISASTRO PROVOCATO DAL GOVERNO BERLUSCONI.
Il Partito
democratico sta lavorando al massimo per ottenere di modificare nel senso dell’equità
la manovra economica che il governo di Mario Monti ha dovuto varare in fretta e
furia per evitare il fallimento dell’Italia (che avrebbe avuto conseguenze disastrose,
fino al mancato pagamento degli stipendi pubblici e delle pensioni). Il disastro
al quale ci aveva portato l’incapacità del governo Berlusconi di capire la
crisi e di farvi fronte, ha imposto una manovra durissima. Così però non va
bene. Va modificata. In particolare per quanto riguarda l’adeguamento delle
pensioni più basse all’inflazione, la soglia di esenzione dall’Ici sulla prima
casa e su altre materie. Dopo il lavoro in commissione, martedì il
provvedimento arriva in aula alla Camera. E non si esclude un voto di fiducia.
Da il Corriere della sera. Articolo di Aldo Cazzullo. “Segretario
Bersani, domani, oggi per chi ci legge, metà del suo partito manifesta con la
Cgil contro la manovra che sostenete in Parlamento. Questo non le crea qualche
disagio? «No. Noi siamo un grande partito, un partito che discute. Leggere la
nostra discussione come una battuta di questo o di quello sarebbe riduttivo.
Noi siamo a nostro agio, innanzitutto perché questa mobilitazione ricompone
l`unità del sindacato; il che è un bene per la Repubblica». Ma divide il Pd.
«La piattaforma dello sciopero non parla di bocciatura della manovra. Parla di
modifiche. Diverse vanno nel senso in cui andiamo anche noi. Non vedo
difficoltà se la nostra gente partecipa ai presìdi dei sindacati e noi si sta
nel nostro, tentando di migliorare la manovra in Parlamento». Monti ha
avvertito che lo spazio per le modifiche è stretto. «Noi non chiediamo al
governo di fare al cento per cento quel che faremmo noi. Saremo responsabili:
il nostro sostegno non è in discussione. Questa manovra è un messaggio
all`Europa, è il segno di un Paese che si mette all`opera dopo anni di
paralisi. Però cercheremo di convincere il governo ad accettare alcune
correzioni. Sul fronte delle entrate, e su quello delle spese». Quali correzioni? «Su un`imposizione sui patrimoni
c`è qualche segnale, non c`è una decisione organica: noi però teniamo fermo il
punto, se non è questa l`occasione ne deve venire un`altra. Lo sforzo per far
pagare gli evasori si vede, ma solo in parte: la tracciabilità a mille euro non
è sufficiente; e non avanti, e lo si è fatto, si cade basta 114% sui capitali
scudati. Visto che il principio avanzato mesi fa dal Pd di chiedergli un contributo
è finalmente passato. Ci aspettiamo poi un segnale nuovo sulle frequenze tv».
Non crede che il governo sia costretto a tenere conto del veto di Berlusconi?
«Il governo non deve accettare veti, neppure da Berlusconi, sulle frequenze tv
come sulla Rai. Su questo punto non si può arretrare. Non è tempo di concorsi
di bellezza. Il governo dica la sua, proponga una soluzione equa». Non vi va bene
neppure la riforma delle pensioni? «Io non critico la riforma sul piano concettuale,
anzi penso che introduca meccanismi di unificazione significativi. Bisogna però
introdurre anche elementi di gradualità. Su alcuni punti il salto è troppo
alto. Non si possono penalizzare i lavoratori precoci. La soglia sopra cui si sospende
l`indicizzazione va portata a 1400-1500 euro. Chiediamo anche una fascia più ampia
di esenzione dall`Ici, anche in rapporto al carico familiare». Sull`Ici va
chiesto qualcosa in più alla Chiesa? «Sì. Il governo deve fare chiarezza su una
norma, quella che distingue gli immobili adibiti al culto da quelli a fini
commerciali, applicata sinora in modo confuso. Poi servono misure per la
crescita. Ad esempio, deroghe al patto di stabilità per consentire investimenti
rapidi ai Comuni». Il vertice europeo è andato però nella direzione del rigore
assoluto, e di controlli più severi sui bilanci. «In Europa le destre e i
populismi hanno rinsecchito una prospettiva solidale.
Anche quando fai un passo ma non si dice"; come nel caso pur
positivo di una maggiore facoltà di azione della Bce. Quanto alle necessarie
decisioni sulla stabilità, non si può inseguire la recessione, non si può
continuare a fare manovre su manovre: la recessione dev`essere messa a sconto
negli equilibri di bilancio. L`Europa ha gli strumenti per farcela. Tra sei
mesi si vota in Francia - e Hollande verrà alla nostra assemblea, venerdì
prossimo -, nel 2013 si vota in Germania e in Italia. Serve una grande
piattaforma progressista europea». In Italia però l`unità della sinistra appare
compromessa. Il Pd va verso un`alleanza con Casini? «Leggo un`ampia letteratura
sulla "foto di Vasto". Ma a quella foto manca il sonoro. Io ripetei
allora quel che ho sempre detto: alla fase dell`emergenza segue la
ricostruzione; per la ricostruzione serve un`alleanza tra progressisti e
moderati. Il Pd si è preso le sue responsabilità. Altri se ne prenderanno di
meno: pazienza. Ma un conto è la critica, un conto sono la deformazione e la
denigrazione. Vendola mi pare attento a evitarle. Di Pietro, quando parla di
inciucio, no. È chiaro che argomenti come questo, se ribaditi, portano a
rotture difficilmente componibili. Perché la pietra di paragone è l`Italia; non
un punto percentuale in più o in meno». Pisanu vede Monti candidato a Palazzo
Chigi anche nel 2013. «Io invece non credo che il bipolarismo sia finito. E non
credo che Monti voglia essere il demiurgo anche della fase2, della
ricostruzione. Per quella occorre un grande confronto elettorale tra le forze
politiche». È sicuro che la vostra gente vi verrà dietro? Questo è davvero un
governo di destra, come si sente ripetere? «Questo non è un governo di destra.
E un governo di impegno nazionale, come lo chiama Monti. Se fossimo andati a
votare, avremmo vinto noi; ma non ho rimpianti. Abbiamo fatto un investimento
sul futuro. E i miei l`hanno capito. La gente è più matura di quel che si crede».
La gente è anche molto arrabbiata con voi politici, che non vi siete tagliati lo
stipendio. «Guardi, ho ricevuto diversi messaggi di parlamentari che sono stati
insultati per strada da passanti che avevano letto i titoli dei giornali. Ora,
io dico basta. Due volte basta: ai privilegi, ma anche ai linciaggi. Di questo
passo non so dove arriveremo». Non è stato un errore non dare subito un segnale
forte sui costi della politica? «L`errore è stato rendere credibile che si
stesse lavorando a dei rinvii. I vitalizi non sono stati tagliati dal governo,
ma dai presidenti delle Camere. Lo stesso si farà sugli stipendi, che saranno
equiparati alla media europea. Ricordo che "la Maastricht dei costi della
politica" è una proposta del Pd. Vigileremo perché sia tradotta in
pratica, anche in periferia. Ma non cadiamo nel populismo. Quando avremo fatto
questo, verrà il momento di smascherare coloro che nascondono, dietro i privilegi della politica, i privilegi propri»
2. SINDACATI E GOVERNO NON
TROVANO L’ACCORDO. OGGI SCIOPERO. POI, DOPO IL
VARO DELLA MANOVRA CON LE MODIFICHE DEL PARLAMENTO, SI VEDRA’.
L’incontro tra governo e sindacati ieri è finito in un nulla di fatto.
E’ importante che Monti abbia aperto un canale diretto di consultazione. Ma i
sindacati sono rimasti sulle loro posizioni e chiedono che la manovra sia più
equa. Da La Repubblica. Intervista con Susanna Camusso, segretaria generale
della Cgil. “Camusso, segretario generale della Cgil, è appena uscita
dall`incontro a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Mario Monti. Due
ore di confronto senza alcun passo in avanti. Non c`è stata alcuna trattativa.
«Solo generici impegni», dice il leader di Corso d`Italia. E oggi ci sarà lo
sciopero di tre ore contro la manovra da 30 miliardi di euro. Il primo sciopero
contro il governo dei tecnici. Perché avete confermato lo sciopero? «Perché siamo
di fronte ad una sostanziale conferma dell`impianto della manovra». Il governo
non è disposto a cambiare nulla? «Sembra così per la gravità della situazione e
per i tempi strettissimi entro i quali hanno dovuto agire. Sul versante delle
pensioni c`è in più una convinzione profondamente errata: la tesi è che si
debba agire sul lavoro, allungando i tempi di permanenza, come se si fosse già
realizzato un mutamento irreversibile. Con una battuta la ministra Fornero ci
ha detto che non ci sono più le presse. Non è vero, ma soprattutto non c`è solo
il lavoro alla catena di montaggio. Ci sono lavori come quello dell`infermiera
che è incompatibile con un`età pensionistica a settanta anni». Insomma: nessun
cambiamento sulle pensioni? «E` la sensazione che abbiamo avuto anche se il presidente
del Consiglio Monti ha concluso con diplomazia che, sulla base di quanto emergerà
in parlamento, faranno le loro valutazioni». Non basta una revisione delle
indicizzazioni e dell`Imu sulla prima casa? «No. E lo abbiamo anche detto. C`è
un problema di quantità della manovra, ma anche di qualità. Ci sono tratti incomprensibili
di iniquità: pensi all`abolizione della norma che permetteva di andare in
pensione dopo quarant`anni di lavoro». Monti è peggio di Berlusconi? «Non
potrei dirlo perché come è noto con Berlusconi non abbiamo mai parlato. Monti comunque
ha aperto una discussione. Con il governo precedente ci sono stati solo incontri
nei sottoscala. E non con la Cgil. Resta il fatto che la politica dei due tempi
non conviene. Ci sono troppe continuità. Una su tutte: fanno sempre premio i
conti della Ragioneria» Dopo sei anni tornate a scioperare con Cisl e Uil. Cosa
è cambiato? « Siamo di fronte a una situazione di estrema gravità sul piano
sociale. Lavoratori e pensionati sono le categorie alle quali si fa pagare più
duramente questa crisi. Ma questo è un errore dal punto di vista dell`equità:
si colpiscono sempre gli stessi con effetti recessivi sull`economia. Cosa è
cambiato andrebbe chiesto alla Cisl e alla Uil. Il nostro giudizio sulla
iniquità valeva anche per le manovre precedenti. C`era una forte aspettativa su
questo governo. Certo ha recuperato autorevolezza sul piano europeo,
dall`altro, però, si fa pagare lo scotto della crisi sui soliti noti. E`
davvero sbagliato». Ci sono margini di trattativa in Parlamento? «Ci ha
stupito anche questo durante l`incontro con il governo: non c`è alcuna
connessione tra il confronto sociale e la discussione che, sappiamo, sta
avvenendo in Parlamento. pensavano che ci dicessero a che punto è il confronto
con le forze politiche, invece nulla. Nessun racconto. Incomprensibile». Dunque
ci sono le premesse perché possiate proclamare altri scioperi? «Per ora abbiamo confermato quello di domani (oggi per
chi legge, odr). Il 19 dicembre scioperano i lavoratori del pubblico impiego.
Ci riserviamo, come il governo, ulteriori valutazioni. Vedremo». Allora non
esclude un altro scio il governo, ulteriori valutazioni. Vedremo». Allora non
esclude un altro sciopero generale? «Non escludiamo nulla. Ma per ora non
abbiamo deciso nuove iniziative». Il governo non vi ha ascoltato sulle pensioni
ma ha deciso di aprire un negoziato sul mercato del lavoro. Questo vi rassicura
o temete interventi sull`articolo 18? «Non mi rassicura affatto. Lavoro e
pensioni vanno di pari passo. Come si può non avere adesso attenzione sulle
condizioni di lavoro e rinviare a dopo un confronto positivo. Anche qui si
racconta un inondo che non c`è». Sull`introduzione della patrimoniale il
governo non ha mostrato alcun ripensamento? » Ci hanno ridetto una cosa ardita:
che bisogna avere tempo per studiarla e che se l`avessero annunciata avrebbero
provocato la fuga dei capitali all`estero. Beh, si poteva almeno mettere in
campo un affinamento degli strumenti per evitarla. Altrimenti ci sembra solo
una scusa per mascherare il fatto che non la vogliono introdurre perché c`è un
veto insormontabile del precedente governo».
3. MA LA DESTRA FA MURO SU
FREQUENZE E LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE. OGNI VOLTA CHE SI TOCCANO DAVVERO GLI
EVASORI TUTTE LE SCUSE SONO BUONE PER SOLLEVARE OBIEZIONI.
Straordinarie performances in questi giorni dei quotidiani della
destra. Ma il lavorio di fondo è lo stesso. Le frequenze tv che il governo
Berlusconi voleva regalare a Mediaset, Rai e Telecom con il beauty contest non
vanno toccate e la lotta all’evasione fa schifo. Non lo si dice apertamente.
Sulle frequenze la destra berlusconiana alterna
allusioni benevole (ma tanto l’asta andrebbe deserta) alle minacce
politiche, sia pure
fatte trapelare per gossip ( leggere l’articolo di Ugo Magri su La
Stampa). Sull’evasione fiscale ogni scusa è buona per attaccare le misure
prese: il prelievo sugli scudati non funzionerebbe, la tassa sui posti barca fa
crollare l’industria del settore, soprattutto la segnalazione dei conti da
parte delle banche all’Agenzia delle entrate (come in Francia e in Usa) sarebbe
un disastro. Oggi Feltri arriva a scrivere che l’avremmo solo noi, la Grecia e
il Burundi. Insomma, tutto purché si eviti di applicare le norme contro l’evasione
fiscale, il principale bubbone di questo paese.
4. I TAGLI ALLE INDENNITA DEI
PARLAMENTARI SI FARANNO. PAROLA DI FINI E SCHIFANI. MA LI DECIDERANNO I PARLAMENTARI.
Da Il Corriere della sera. “I tagli agli stipendi dei parlamentari si
faranno. Scendono in campo Fini e Schifani per smentire qualsiasi tentazione di
Camera e Senato di evitare la sforbiciata alle indennità prevista dal governo.
«Non corrisponde al vero – scrivono i due presidenti in una nota congiunta -
quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà
del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la
grave crisi economica finanziaria impone a tutti». La decisione presa in
commissione Bilancio, che di fatto rinviava i sacrifici dei parlamentari, non
fermerà il taglio delle indennità garantiscono dunque presidenti di Camera e
Senato, dopo la bufera scoppiata contro la casta accusata di voler affossare il
provvedimento. (……) Quando? I presidenti di Camera e Senato sollecitano l
presidente Istat Giovannini a concludere «nel più breve tempo possibile» i
lavori della commissione incaricata di studiare le indennità parlamentari in
Europa, per poter «subito procedere» al taglio delle indennità in Italia.
Nel testo del governo, contestato dai deputati, era previsto un
intervento per decreto se entro il prossimo 31 dicembre la commissione non
dovesse completare lo studio. Secondo Pier Ferdinando Casini «non c`è nessuno
stop, siamo indisponibili a difese corporative: per noi i tagli ci saranno nei
tempi indicati dal governo». E anche il capogruppo
del Pd Franceschini annuncia che «l`adeguamento è deciso e lo applicheremo
senza esitazioni». Di Pietro comunica che l`Idv ha presentato un emendamento
che interviene sul trattamento economico dei parlamentari, «ci auguriamo che,
con senso di responsabilità, sia approvato». Via libera anche dal segretario
del Pdl Alfano, «da parte nostra nessun rallentamento sui tagli ai costi della
politica e agli stipendi dei parlamentari, ma sarà il Parlamento ad assumersi
la responsabilità della scelta»
5. IN SETTIMANA PRENDE L’AVVIO
ANCHE IL LAVORO SUL RESTO DELLA MANOVRA SU CRESCITA E LAVORO.
Il governo in settimana intende avviare anche il lavoro su altre parti
della manovra economica, quelle relative al lavoro e alla crescita. Si vedrà
giovedì o venerdì, nel Consiglio dei ministri, se vi saranno altre iniziative.
Il ministro Elsa Fornero ha promesso che ne parlerà con le forze sociali.
martedì 29 novembre 2011
martedì 15 novembre 2011
La Nota del mattino
Martedì
15 novembre 2011
1. L’EUROPA
SOTTO ATTACCO. FRANCIA, SPAGNA E ITALIA AL CENTRO DEI PROBLEMI. BISOGNA FARE PRESTO.
L’Europa è di
nuovo al centro della tempesta finanziaria. La mancanza dell’Europa politica e
di una banca centrale che faccia senza limiti da prestatore di ultima istanza, come
fanno la Federal Reserve Usa e la banca centrale d’Inghilterra, mettono i paesi
del Vecchio Continente nelle condizioni di essere messi sotto pressione per i
rilevanti problemi di debito pubblico.
Questa mattina
lo spread tra i Btp italiani a dieci anni e i Bund tedeschi è tornato a superare
i 500 punti base. Anche la Francia è sotto tiro. E’, semmai ce ne fosse stato bisogno,
che siano all’ultima fermata prima del disastro e che bisogna fare presto. Se l’Italia
non avrà un governo credibile nei prossimi giorni sarà un vaso di coccio in mezzo al ciclone.
2. IN MEZZO ALLA
TEMPESTA IL PDL GIOCA A FAR SALTARE L’ULTIMA OCCASIONE DELL’ITALIA PER
SALVARSI, CERCANDO DI SCARICARE SUL PD LA COLPA DI UN EVENTUALE FALLIMENTO.
Il Pdl sta
cercando di non perdere il contatto con il potere e ieri ha giocato per tutto
il giorno con mille sotterfugi per far saltare il tentativo del governo Monti.
Gran parte del Pdl vuole andare alle elezioni subito costi quel che costi,
perché teme che qualche mese di lontananza dal potere faccia perdere alla
destra e agli attuali leaders la presa sui numerosi clientes che affollano oggi
le cronache italiane. L’unica remora è di evitare di
essere indicati dagli italiani come coloro che hanno la colpa del disastro. La
verità è che la destra Italiana ha già la colpa del disastro. Ma vuole salvare
il salvabile. E dunque ha bisogno di cercare di scaricare su altri la colpa del
fallimento del governo di transizione. Ieri per tutto il giorno ha cercato di
scaricare sul Pd l’eventuale crisi del nascendo governo Monti.
3. LA POSIZIONE
DEL PD E’ CHIARA. SOSTEGNO A MONTI, PERCHE’ PRIMA VIENE L’ITALIA E POI GLI
INTERESSI DI PARTITO. BERSANI. INCONTRO POSITIVO: ABBIAMO CHIESTO A MONTI DI
PROSEGUIRE CON DETERMINAZIONE E NON ABBIAMO POSTO VINCOLI DI TEMPO.
Questa mattina
il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, accompagnato dai presidenti dei gruppi
parlamentari della Camera e del Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, hanno
parlato a lungo con il presidente incaricato Mario Monti. Il Pd sostiene il tentativo
di Monti e lo ha invitato a proseguire con determinazione, senza vincoli di tempo.
Il Pd aveva già
chiarito ieri senza tentennamenti qual è la posizione del partito: assoluto
sostegno al tentativo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del
senatore Mario Monti. Naturalmente il Pd lo fa con le proprie proposte e la propria
linea. Il tema della presenza dei politici, giocato dal Pdl per tentare di far
saltare il governo Monti (non è nella realtà di oggi la possibilità di un
governo in cui siedano accanto un La
Russa e uno dei democratici, tanto per fare un esempio) è stato smontato dallo
stesso Monti, che ieri sera ha detto chiaro e tondo: sarebbe preferibile, ma
andrò avanti lo stesso. Da L’Unità. Articolo di Alfredo Reichlin. “Questo è
davvero un grande passaggio per l`Italia. Sul governo (ministri, programmi,
governo di emergenza, di transizione ecc.) non ho nulla da aggiungere. Sono
molto colpito dal modo come si è mosso il Presidente della Repubblica: uno
statista. Propongo solo qualche riflessione sull`insieme della situazione.
Prima di tutto sul ruolo che ha giocato il Pd e che è stato - a mio parere -
molto grande. Con serietà e pacatezza la nostra leadership ha ben compreso la
grandezza del problema. Di fatto, noi stiamo pilotando una crisi che è anche la
crisi di un semi-regime, durato quasi un ventennio. Qualcosa che ricorda il passaggio del
1901. Di questo si tratta. Non solo di ritrovare la fiducia dei cosiddetti mercati
ma di sgombrare le macerie create anche (ma non solo) da un lungo regime populistico,
guidato dall`uomo più ricco d`Italia. Non l`hanno ancora capito quelli che adesso
si stracciano le vesti perché la "politica uscirebbe umiliata dal governo
dei professori" Sciocchezze. Che cos`è per costoro la politica? La
politica non è quel triste gioco per cui una bella donna può indifferentemente
passare dai night club alla direzione di un ministero della Repubblica e non è
la formazione di una maggioranza parlamentare grazie alla compravendita di
alcuni deputati. La politica è quello che abbiamo visto, finalmente, in questi
giorni. È l`assumere la responsabilità di governare questo passaggio drammatico
in nome della polis (la politica, appunto) e cioè degli interessi generali e
della consapevolezza dei rischi terribili che corre questo Paese. La politica è
l`idea dell`Italia. Questa nostra Italia che è arrivata a un appuntamento con la sua vicenda storica.
Dopotutto, una grande storia. Poche settimane fa nel salone della Banca
d`Italia Gianni Toniolo ci ricordava che il reddito perabitante, al momento
dell`unità d`Italia era grosso modo equivalente a quello medio attuale
dell`Africa sub-sahariana. La vita media era di circa 30 anni, una famiglia operaia
viveva nelle stamberghe e spendeva solo per il cibo tre quarti del suo salario.
In 150 anni il reddito per abitante è aumentato di 13 volte e la vita media è
arrivata a 82 anni. Ci rendiamo conto di cosa significa soprattutto per i
nostri figli e nipoti la paurosa marcia indietro che è avvenuta sotto i nostri
occhi in questi ultimi anni? Sta tornando la povertà, quella vera. Il nostro
debito pubblico è arrivato a 1900 miliardi di euro e su questa montagna di
soldi dobbiamo pagare interessi crescenti che si mangiano le spese per i
servizi sociali, l`occupazione, il sostegno all`economia reale.
Per pagare gli
interessi stiamo bruciando i mobili di famiglia: il capitale umano, i giovani.
E ci siamo così indeboliti che i francesi si sono già comprati a prezzi di
saldo la Bnl, la Parmalat, la Edison, le industrie della moda e tanto altro. La
Fiat sta traslocando in America. Anche questo è il lascito del lungo regno del
"bunga-bunga". Adesso basta. Deve finire, anche a sinistra il
chiacchiericcio su chi comanda e sui piccoli giochi di schieramento. Il
bisogno di restituire all`Italia una dignità perduta e di impedire la bancarotta
di un grande Stato che dopotutto è la settima economia del mondo, è assoluto. È
dei tutto evidente che dobbiamo affrontare l`emergenza e che da qui è necessario partire.
Ma per andare in quale direzione? Il bisogno che sento è questo. È rendere
molto chiara la direzione di marcia e la svolta che è ormai necessaria. Basta
guardare al dibattito europeo per capire che sta diventando evidente il fatto
che non solo l`Italia ma l`Europa rischiano di essere travolte se il potere
politico non riesce a imporre una nuova regolazione allo strapotere di
una certa oligarchia finanziaria. Una finanza che si mangia l`economia reale e
il capitale sociale e umano. È chiaro che il mondo non può essere governato in di
un nuovo compromesso tra il capitalismo e la democrazia. È solo una speranza ma
il grande tema del riformismo europeo è questo: la lotta per un nuovo ordine economico,
ciò che fece Roosevelt. Resta da capire se le classi dirigenti italiane e i
loro intellettuali si rendano conto che non solo i poveracci ma l`insieme di
quella che chiamiamo civiltà occidentale rischia di non sopravvivere se
continua questa crescita spaventosa e immorale delle disuguaglianze. Il
rapporto tra il salario di un operaio e i guadagni di un grande manager sono
passati da un rapporto di 1 a 30 a un rapporto di 1 a 300. Stiamo molto
attenti. Questa non è più solo un problema di equità, sta diventando una
questione antropologica. Ce lo dicono tante cose: della massa dei giovani cacciati
nel limbo di chi ha finito gli studi e non ha prospettive di lavoro, alla vergogna
dei braccianti di colore ridotti nelle campagne del Sud a quasi schiavi. Anche la
Chiesa si è resa conto (uso le sue parole) che siamo di fronte a gravi perdite
di identità dell`individuo, sempre più indotto a consumare a debito cose di cui
non ha bisogno, che perde il senso della cittadinanza, cioè dei diritti e dei
doveri, e al limite non sa più distinguere tra il bene e il male. Queste sono
le macerie. Certo non è colpa solo di Berlusconi. Ma è in questo quadro più
ampio che il populismo di quel signore straricco si è inserito portando al
governo l`Italia delle "veline" e delle consorterie. Rimuovere queste
macerie non sarà facile. Ma chi può farlo? Ed è così che arrivo a una
grande domanda che mi preme assai. Io penso che proprio alla luce di questo
interrogativo può (e deve) cambiare parecchio il modo di essere del Pd e la sua
cultura politica ancora in formazione. Ma deve cambiare anche il modo di
guardare ad esso da parte di mondi diversi dalla sinistra storica. Dovete
farvene una ragione, cari amici con la puzza sotto il naso. Dovete riconoscere
che per fortuna c`è Napolitano ma dovete aggiungere che per fortuna è rimasta
in vita la grande tradizione democratica del vero riformismo italiano. Parlo di
una idea anti-notabilare della democrazia intesa come democrazia che si
organizza perché solo così essa offre alle classi subalterne lo strumento per
contare, per lottare in nome della giustizia, per partecipare alla vita statale,
per dare uno sbocco di governo ai movimenti. Lo sforzo di mescolare questa
tradizione con quelle del mondo cristiano e del cattolicesimo, raccogliendo
anche il meglio della cultura liberale e repubblicana, è stata una grande idea.
Certo non ci siamo ancora e c`è un grande lavoro da fare. Però in solo quattro
anni siamo già diventati il primo partito italiano. Se ne facciano una ragione
i nostri critici che affollato i talk show televisivi. La ricostruzione dell`Italia
non è un problema di tecnici più bravi. Essa dipende in larga misura dalla
capacità del Pd di dar vita a un nuovo blocco storico in alternativa a quello
della destra. Io non dimentico che la destra ci ha governato per tanto tempo
non solo perché c`è una cattiva legge elettorale ma perché i riformisti avevano
perso l`egemonia culturale e sociale.
4. LA LEGA PROVA
A RICOSTRUIRE LA PROPRIA VERGINITA’ CHIUDENDOSI NELLE VALLI.
Umberto Bossi
non si è nemmeno presentato alle consultazioni, mettendo in atto l’ennesimo
strappo istituzionale. Questa volta, finito il governo di centro destra, non ha
avuto però l’appoggio e la simpatia dei media. Isolati, tornati
all’opposizione, tra poco senza poltrone e macchine blu, i leghisti stanno
tentando di rifarsi una verginità con l’opposizione. Ma sono passati vent’anni
da quando il brusco modo di comportarsi
e la cattiva
educazione erano una novità.
5. STRAORDINARI
OGGI I TITOLI DEI QUOTIDIANI. PD IN CRISI. PERCHE’? PERCHE’ I SONDAGGI LO
INDICANO COME PRIMO PARTITO D’ITALIA AL 30 PER CENTO. IL SOGNO DI RELEGARCI AL
RUOLO DI MERI PORTATORI DI VOTI E’ SEMPLICEMENTE DESTINATO A FALLIRE.
I sondaggi
indicano il Pd come il primo partito del paese e lo collocano ormai stabilmente
intorno al 30 per cento. Proprio questo successo è stato utilizzato oggi da alcuni
quotidiani per il giornaliero gioco del “Pd in crisi”. La verità è che
vorrebbero che il Pd fungesse solo da portatore silente di voti per gli
interessi altrui. Ma resteranno delusi. Il Pd ha già dimostrato, con il lavoro
umile ma decisivo che ha compiuto in tutti questi mesi, che è decisivo per
cambiare rotta, per voltare pagina e per impedire che i cambiamenti abbiano,
dietro una nuova maschera di pifferaio magico, la solita faccia del populismo e
dei furbi. Quella stagione è finita. La destra ha il volto scoperto. E chiunque
tenterà di “scendere in campo” dovrà fare i conti con il cambiamento inequivocabile
del quadro politico. Il Pd ha già ottenuto una grande vittoria. Ora bisogna
portare l’opera a compimento.
giovedì 10 novembre 2011
La nota del mattino
Giovedì
10 novembre 2011
1. LE ULTIME FURBATE DI
BERLUSCONI RISCHIANO DI MANDARE L’ITALIA IN FALLIMENTO. LA FERMEZZA DEL PD E
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO CHIUDONO I GIOCHI. ENTRO SABATO IL VOTO
SULLA LEGGE DI STABILITA’. DOMENICA CONSULTAZIONI E INCARICO AL NUOVO GOVERNO,
OPPURE IL VOTO.
Silvio Berlusconi e i suoi
fedelissimi, dimostrando per l’ennesima volta di non avere alcuna idea
dell’interesse dell’Italia, ieri mattina hanno ricominciato a lavorare per risorgere
con l’ennesima piroetta. Il presidente del Senato ha puntato ad allungare i tempi
di riflessione sulla legge di stabilità. Ma la tempesta che immediatamente si è
abbattuta sull’Italia, sui titoli pubblici e sulla borsa, ha dopo un paio d’ore
chiarito
definitivamente che la storia del
presidente del Consiglio che ha governato per otto anni degli ultimi dieci è
finita. L’ennesimo tentativo di un presidente screditato è costato ieri
all’Italia il rischio di un concreto default sui mercati finanziari.
I gruppi parlamentari
dell’opposizione si sono immediatamente attivati per accorciare al massimo
possibile l’iter parlamentare del provvedimento e il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, ha chiarito che le dimissioni di Berlusconi sono date e non
revocabili. Ora o un nuovo governo o elezioni. Tempi brevissimi.
Nel pomeriggio è stato finalmente
chiaro che entro sabato sarà concluso l’iter parlamentare della legge di
stabilità, che sarà approvata con il voto contrario del Pd. Domenica
cominceranno le consultazioni del presidente Napolitano. La nomina di Mario
Monti a senatore a vita ha fatto emergere anche plasticamente il nome del candidato
a guidare un possibile governo di emergenza. Oggi nuova asta dei Bot annuali.
Verranno collocati grazie all’offerta di interessi a un livello straordinario,
oltre il 7 per cento. Se l’Italia non sarà in grado di riconquistare la fiducia
degli investitori, un livello del genere significa pericolo costante di default
e lacrime e sangue per i cittadini, per i posti di lavoro, per i bilanci delle
famiglie.
2. LA NOMINA DI MONTI A SENATORE A VITA INDICA UN POSSIBILE CANDIDATO.
Mario Monti è stato nominato ieri
sera da Giorgio Napolitano senatore a vita. Monti è stato il nume tutelare
della Bocconi, è stato membro di diversi consigli di amministrazione (a
cominciare da quello della Fiat) e per due mandati è stato commissario europeo
alla concorrenza, apprezzato in tutto il mondo. Ha sfidato le multinazionali
Usa, arrivando a multare per violazione delle norme antitrust la Microsoft di
Bill Gates. E’ un commentatore de Il Corriere della Sera.
3. LA LEGA SI SFILA. IL PDL SI
SFRANGIA.
L’ipotesi di un governo di salvezza
nazionale è stata accolta con un no secco dalla Lega di Umberto Bossi. “Andremo
all’opposizione e così potremo rifarci la verginità” ha detto il leader della
Lega, confermando così che ai leghisti nulla interessa del paese e che l’unico
obiettivo che hanno è di far dimenticare i danni per i cittadini, le follie e
le spese pazze per il tenore di vita di ministri e sottosegretari che il loro
governo ha provocato. Anche nel Pdl si è verificata una spaccatura. I duri di
destra hanno già annunciato che saranno contro. Il testo dei parlamentari si è detto pronto a
sostenere un governo di transizione.
Dopo aver ascoltato la sirena degli
estremisti come Giuliano Ferrara, Marina Berlusconi e Daniela Santanché, ieri
Silvio Berlusconi ha ascoltato il suggerimento di Fedele Confalonieri che,
quotazioni di Mediaset alla mano, ha ottenuto che il presidente del Consiglio
deponesse le armi e le speranze.
4. PD IN
CAMPO. PER UN’OPERAZIONE AMPIA CHE SALVI IL PAESE. SU L’UNITA’ BERSANI SPIEGA
LA ROAD MAP DECISA IERI SERA DAL PD.
Ieri sera riunione del
coordinamento del Pd con i principali rappresentanti del partito. Ampia
discussione. Conclusione unanime. La formazione di un governo di salvezza nazionale
può salvare l’Italia. Ma non può essere un ribaltone o un’operazione asfittica.
Deve esserci una chiara discontinuità, un’amplissima maggioranza parlamentare e
i contenuti delle riforme devono avere caratteristiche di forte equità e giustizia.
Da L’Unità. Intervista firmata da
Simone Collini: “Questo governo ci ha precipitati nel discredito,
nell`umiliazione, nella totale mancanza di credibilità». La preoccupazione per
l`andamento della Borsa e per il nuovo record segnato dai tassi d`interesse dei
Buoni del tesoro sembra quasi superare la soddisfazione per le annunciate
dimissioni di Berlusconi. Dice Pier Luigi Bersani che la soddisfazione è «per
come abbiamo
condotto una battaglia che si sta
rivelando positiva, per come abbiamo indotto il Parlamento a certificare la
crisi della maggioranza col voto, e per come abbiamo ottenuto l`accelerazione
della fase politica». Oggi viviamo «un disastro annunciato», dice guardando ai
dati economici. «Almeno da noi». Il leader del Pd parla nel suo studio a
Montecitorio. Lo sguardo è ora rivolto a domenica quando, «se il Presidente della
Repubblica ritiene, c`è la possibilità di iniziare le consultazioni». I mercati
non si sono fidati dell`annuncio di dimissioni dei premier? «Tutto il mondo
ormai lo conosce, i suoi gesti non sono mai senza ombre. E ringraziamo il Capo
dello Stato che con una nota ha messo in chiaro che non c`è nessuna incertezza
sulle dimissioni di Berlusconi e che sono infondati i timori di una prolungata
inattività governativa». Napolitano in quella nota ha scritto: nuovo governo o
voto. «La stessa alternativa di cui parlo ormai da un anno, e che è stata
testardamente impedita da una maggioranza che di fronte ai problemi del Paese
si è dimostrata totalmente irresponsabile. Ora, su spinta dell`opposizione e
per vie parlamentari, siamo arrivati a una svolta. Sono soddisfatto, ma ora c`è
l`esigenza di accorciare i tempi per l`approvazione della legge di stabilità e per
le dimissioni. Abbiamo dato la nostra disponibilità ad ogni forma di
accelerazione, anche se nel merito continueremo ad opporci». Lei vede le
condizioni per un nuovo governo? «Non ho la sfera di cristallo, quello che però
posso dire è che noi siamo pronti a fare la nostra parte a sostegno di un
governo di transizione che abbia la necessaria credibilità sul piano
internazionale per attuare misure eque e far fronte a un`emergenza conclamata».
Oltre a quelli di Pd, ldv e Terzo polo servirebbero una sessantina di altri
parlamentari del centrodestra per dar vita a una maggioranza stabile. Difficile
però che ci sia un tale smottamento nel Pdl, non crede? «Chiariamo subito, la
nostra proposta non comporta in nessun modo ipotesi di ribaltoni o la ricerca di
frange di supporto al margine. Opzioni Scilipoti, per intenderci, non ci
interessano. Ci deve essere un larghissimo coinvolgimento, una presa di
coscienza della situazione in cui versa il Paese e un`ampia assunzione di
responsabilità». Allora la vostra è una disponibilità condizionata... «Ma certo
che poniamo delle condizioni. E sono le stesse condizioni che richiede la
realtà: un governo credibile e che segni una netta discontinuità. Adesso quel
che serve non è una maggioranza abborracciata, fatta con pezzi di partiti, non
è un ribaltone o un aggiustamento con qualche transfuga. Non ci crederebbe
nessuno». Che il Pdl come partito appoggi il nuovo governo è però difficile visto
che Berlusconi ha già detto che dopo di lui c`è il voto, non crede? «È
indecente che il presidente del Consiglio dimissionario indichi la strada. Sono
parole che non voglio neanche prendere in considerazione e aspetto le
valutazioni del Capo dello Stato, le sue consultazioni». Ha considerato il
rischio che tutto il peso del nuovo esecutivo, con un disimpegno di Berlusconi,
nei principi o nei fatti, gravi su di voi? «Il Pd deve innanzitutto
preoccuparsi del fatto che l`Italia è in pericolo, che viviamo il momento più
difficile dal dopoguerra ad oggi. L`intera classe dirigente, se è degna di questo
nome, ha gli strumenti per vedere che sono in gioco posti di lavoro, redditi,
risparmi. Dopodiché se non c`è
un`assunzione di responsabilità seria, bisognerà registrare che non ci sono le
condizioni per un governo di emergenza. Dovrà però essere chiaro che noi saremo
gli ultimi a staccare la spina a questa ipotesi. Noi ci siamo, ci crediamo, e
se per volontà della destra non sarà possibile dar vita a un nuovo governo si
vada subito ad elezioni. Noi non abbiamo paura di andare al voto». Pensa sia
ancora possibile andarci con un`alleanza tra progressisti e moderati? «Certo,
l`ho voluto anche dire davanti alla nostra gente, tutti quelli che sabato sono
venuti a San Giovanni, dalla Valle d`Aosta alla Sicilia, e che non hanno fatto
il viaggio per niente!
Quella manifestazione è stata
determinante per lo sviluppo politico, abbiamo fatto vedere la forza di cui
disponiamo». Perché insistere sull`alleanza col Terzo polo ora che i sondaggi
danno il centrosinistra sette punti avanti il centrodestra? «Proprio ora che l`emergenza
si fa più evidente aumentano le ragioni della nostra proposta. Il tramonto di
Berlusconi pone il problema di una ricostruzione economica, sociale,
democratica. E allora tutti sono chiamati a decidere da che parte stare, se dal
lato del modello populista o se fare la scelta democratica e per un nuovo patto
sociale. Di qua o di là, non ci saranno alternative». I due alleati del
centrosinistra intanto sembrano pensarla diversamente da lei circa lo sbocco
della crisi e la necessità di un governo di transizione. «Non mi risulta che Di
Pietro o Vendola abbiano detto qualcosa di diverso, anche se Di Pietro ha
espresso una preferenza per le elezioni anticipate. Ma se ha cambiato idea lo
dirà al Capo dello Stato. Sia chiaro che c`è la politica e c`è anche il politicismo,
ma prima c`è l`Italia». Chi pensa debba guidare il governo di emergenza? «I
nomi spettano al Presidente della Repubblica. Quello che io penso è che debbano
essere nomi coerenti col problema che abbiamo di fronte, che riguarda il piano economico
e finanziario e che si pone anche sul fronte internazionale. La ricerca va fatta
in quella direzione». Come giudica la nomina da parte del Quirinale di Monti a senatore
a vita? «È una scelta eccellente, arricchirà il Parlamento di un tratto di personalità
e di esperienza preziosi». Come vi comporterete di fronte alla legge di stabilità?
«Se corrisponde a quanto abbiamo letto fin qui voteremo contro. Se ci saranno
novità, le valuteremo assieme alle altre proposte. Ma faremo in modo che questa
agonia duri il meno possibile. Dobbiamo chiudere in fretta questa fase e, se il
Presidente lo ritiene, c`è la possibilità di iniziare le consultazioni già
domenica». E ipotizzabile che il nuovo governo arrivi a fine legislatura o
prevede che in ogni caso si voterà prima del 2013? «Non si possono fissare
scadenze, un governo si tara non mettendo date ma dando obiettivi. La prima
criticità sottaciuta, che il nuovo esecutivo
dovrà risolvere, è che la manovra
approvata prevede per il 2012-2013 20 miliardi reperibili nella delega
assistenziale. Si tratta di una vera e propria bomba ad orologeria perché il
governo vuole prendere 20 miliardi da dove non ci sono. È solo un primo esempio.
Noi ribadiamo l`esigenza e l`impegno per il pareggio di bilancio, ma le misure che
dovrà attuare il nuovo governo non potranno essere a carico dei lavoratori e
della povera gente».
mercoledì 9 novembre 2011
LA NOTA DEL MATTINO
1. CHI E’ VENUTO A SAN GIOVANNI NON HA FATTO TANTA STRADA INVANO.
La prima reazione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, alla notizia
delle dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi al Quirinale. “Chi è venuto a
San Giovanni non ha fatto tanta strada invano”.
2. LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI SONO UN FATTO POSITIVO DOVUTO AL LAVORO
DELLE OPPOSIZIONI. E’ L’INIZIO DI UNA LUNGA STRADA IN SALITA PER SALVARE
L’ITALIA. IL PD PER LA FORMAZIONE DI UN GOVERNO DI TRANSIZIONE.
Le dimissioni annunciate da Silvio Berlusconi dopo la sconfitta
parlamentare alla Camera sono il frutto dell’iniziativa parlamentare delle
opposizioni e rappresentano un fatto nuovo positivo. Ma i problemi sono tutti
rimasti aperti e Berlusconi, come ha detto ieri sera Bersani, non è scomparso,
come non è scomparsa la destra. I problemi di finanza pubblica sono diventati,
per colpa di Berlusconi, un macigno pesantissimo sul futuro del paese. Come
scrive Federico Geremicca oggi su La Stampa, “adesso, naturalmente, ci si
potrebbe chiedere quanto tempo è stato perso invano e soprattutto quanto è
costato questo tempo in termini economici e di credibilità”. In realtà lo si
potrebbe chiedere anche alle classi dirigenti del paese che fino a ieri hanno
sostenuto il governo non più credibile di Berlusconi. Ma questo è il punto al
quale è arrivata l’Italia. All’estero non è semplice capire che cosa stia
accadendo in Italia. Le dimissioni immediate avrebbero innescato una reazione
positiva. Il semplice annuncio non è stato ben capito. Scrive oggi Maurizio
Molinari su La Stampa: “Vista da Wall Street, la crisi finanziaria italiana ha
dimensioni tali che l`impegno a dimettersi da parte di Berlusconi non basta a
scongiurarla: ciò che serve è il nome di un successore credibile nell`impegno
di realizzare riforme impopolari. Il timore di un imminente default italiano è
descritto dell`incertezza degli indici di Wall Street, dove gli investitori
iniziano a liberarsi di titoli italiani, gli operatori prevedono che la soglia
del 7 per cento di interesse potrebbe essere raggiunta entro domani e gli
analisti ritengono che per rassicurare i mercati bisogna guardare oltre le
dimissioni di Berlusconi perché ciò che ora conta è chi verrà dopo. La seconda
giornata consecutiva delle contrattazioni sul floor del New York Stock Exchange
dominata dall`attualità italiana si svolge con continue oscillazioni a cavallo
dello zero a causa di notizie, analisi e indiscrezioni su quanto avviene a
Roma, considerata il nuovo epicentro della crisi del debito europeo. Poco prima
della campanella di inizio i futures salgono perché «si attendono le dimissioni
di Berlusconi», come titolano Cnbc e Fox Business. In attesa del voto alla
Camera, l`interesse sui titoli di Stato decennali tocca il 6,74 per cento, poi
ridiscende tradendo l`auspicio della caduta di Berlusconi ma quando i mercati
si rendono conto che la sconfitta in aula non comporta le dimissioni immediate
la discesa si arresta e poi l`interesse torna a risalire a quota 6,71 per
cento. Parallelo l`andamento dello spread con i bund tedeschi…”.Bisogna fare
presto. Ma non sarà semplice. Appena umiliato e dimissionario a tempo, ieri
sera Berlusconi ha già cominciato la solita campagna elettorale: si andrà al
voto, ha detto, come se a decidere a questo punto non dovesse essere il
presidente della Repubblica. Non sarò io il candidato, ha detto inoltre
Berlusconi in un’intervista a La Stampa. Tutti diversivi, la solita cortina
fumogena. Berlusconi ci sarà, sarà il campo, lotterà con i suoi giornali e con
la destra e sta lavorando per essere lui a guidare il governo che, in caso di
elezioni, curerà la normale amministrazione durante la campagna elettorale.
Sarà lui in questo caso a decidere le candidature dei fedelissimi. Per questo
motivo tenterà di sabotare e mandare a monte ogni altra iniziativa. Mentre
Berlusconi avvia come un bulldozer la sua campagna, ormai appare a tutti chiaro
che invece bisogna fare presto. I problemi del paese impongono una soluzione
urgente. La posizione del Pd su questo punto è chiara. C’è bisogno di un nuovo
governo guidato da una personalità chiaramente riconoscibile e credibile a
livello internazionale, sostenuta dal più ampio schieramento parlamentare, per
un governo di transizione e di salvezza. Ogni tentativo deve esser fatto per
arrivare ad una tale soluzione. Senza una soluzione del genere, non
resterebbero che le elezioni anticipate verso le quali punta dritto il
presidente del Consiglio.
3. OGGI IL GOVERNO DIMISSIONARIO PRESENTA IL MAXIEMENDAMENTO ALLA LEGGE DI
STABILITA’. BISOGNERA’ VERIFICARE CHE COSA CONTIENE E DECIDERE SE E COME
MODIFICARLO, SE VOTARLO O NO.
Il rinvio delle dimissioni è stato giustificato con la necessità di
approvare subito la legge di stabilità irrobustita con alcune misure concrete.
Il Pd ha già annunciato che seguirà con attenzione questo passaggio. Oggi il
governo presenterà il maxiemendamento. Il Pd e le altre opposizioni valuteranno
i contenuti. Proporranno le proprie proposte di modifica e già si sono
dichiarate disponibili ad accelerare i tempi, ma senza venir meno al proprio
ruolo: se il provvedimento conterrà misure non adeguate o inique o norme ad
personam si voterà contro. Bersani: “L’annuncio reso al Quirinale delle
dimissioni del presidente del Consiglio è una svolta, che salutiamo con grande
soddisfazione. Si tratta di un evidente risultato della battaglia parlamentare
dell’opposizione che ha saputo raccogliere il sentimento larghissimo del Paese.
Adesso, considerando la delicatissima situazione economica e finanziaria, è
urgente che le dimissioni del presidente del Consiglio consentano di aprire una
nuova fase. Ci riserviamo un esame rigoroso del contenuto dell’annunciato
maxiemendamento alla legge di stabilità per verificare le condizioni che ne
permettano, anche in caso di una nostra contrarietà, una rapida approvazione.
Il Pd ritiene sconcertante che con le sue prime dichiarazioni il presidente del
Consiglio, battuto alla Camera e dimissionario, cerchi di condizionare un
percorso che è pienamente nelle prerogative del Capo dello Stato e del
Parlamento”.
4. L’EUROPA CHIEDE DI CHIARIRE QUELLO CHE IL PD DICE DA MESI: NELLA MANOVRA
DEL GOVERNO CI SONO 20 MILIARDI FINTI.
Con una lettera-ultimatum l’Europa ieri ha chiesto al ministro
dell’Economia, Giulio Tremonti, di chiarire diversi aspetti delle promesse
contenute nella lettera inviata da Berlusconi a Bruxelles. A cominciare da un
punto non più eludibile e che il Pd denuncia da tempo come un buco nero della
manovra del governo: come e dove saranno trovati i 20 miliardi previsti dalla
delega sull’assistenza e sul fisco.
In ogni caso non devono esserci dubbi. Quel che ha fatto il governo
Berlusconi, oltre ad essere iniquo, non basterà. Come scrive oggi Stefano Lepri
su La Stampa: “Nessuno si illuda di cavarsela con poco. La Legge di stabilità
che sarà l`ultimo atto di questo governo non era sufficiente a recuperare la
fiducia internazionale; non lo diventerebbe nemmeno con gli emendamenti in
cantiere, che d`altronde non entusiasmano nessuno. Mentre le domande che ieri
ci sono giunte dalle autorità europee mostrano che, a questo punto, tutta la
politica economica italiana va ripensata. Non era scontato che arrivassimo fino
a questo punto; ovvero il punto in cui gli analisti finanziari internazionali
cominciano a domandarsi (come in un rapporto della Barclays ieri) se ormai
riguadagnare la credibilità perduta non sia per l`Italia impossibile. Ci siamo
arrivati perché la crisi politica si è incancrenita. Possiamo tentare di
uscirne mostrando che una via d`uscita politica la sappiamo cercare; che esiste
qualcuno capace di ravvivare nel Paese il senso di azioni condivise, al di là
del disperato scaricabarile tra categorie e corporazioni che oggi blocca tutto.
Il tempo dovremmo averlo. La Grecia senza aiuti esterni non riuscirebbe nemmeno
a pagare gli stipendi di dicembre ai dipendenti pubblici. L`Italia non ha
simili urgenze di cassa. Per raggiungere il pareggio di bilancio al 2013,
obiettivo ormai impostoci da tutta la comunità internazionale, restano sempre
da definire misure per 20 miliardi, lasciate in sospeso da agosto ad oggi; e
tuttavia il 2013 non è domani. Ciò che serve subito è un governo capace di
mostrare al mondo che affronta i problemi invece di passare il tempo ad
imbonire i cittadini con le chiacchiere e ad escogitare espedienti per
sopravvivere”.
5. VENTI DI GUERRA ISRAELE-IRAN.
Da La Repubblica. “Le conclusioni del rapporto dell`Aiea sembrano
allontanare almeno per il momento le possibilità di un attacco preventivo di
Israele contro i siti nucleari iraniani. L`Iran sta provando a dotarsi di un
arma nucleare, scrive l`Aiea nel suo rapporto, ma non ha ancora raggiunto la
fase finale nella costruzione dell`ordigno atomico. Ancora settimane, forse
mesi, prima che la l`atomica degli ayatollah diventi una realtà. Ma non per
questo la macchina da guerra accesa in Israele in queste ultime due settimane è
stata fermata. Il premier Benjamin Netanyahu e con lui il suo capo della Difesa
Ehud Barak dicono che solo l`opzione militare può eliminare il pericolo
rappresentato dall`arma atomica nelle mani dell`Iran. E per questo è pronto a
una delle azioni più audaci nella Storia dello Stato di Israele e forse la più
fatidica dalla guerra d`Indipendenza. Una "armada volante" -forte di
almeno 100 aerei da combattimento - e una pioggia di missili balistici tipo
"Gerico" sono gli strumenti a cui Israele potrebbe ricorrere per
esorcizzare la minaccia nucleare iraniana, se l`opzione delle sanzioni dovesse
rivelarsi inefficace”.
lunedì 7 novembre 2011
La nota del mattino
Lunedì 7 novembre 2011
1. UNA SETTIMANA DA BRIVIDO CON PAPANDREU DIMISSIONARIO E CON LO SPREAD BTPBUND CHE APRE A LIVELLI RECORD: 4,90.
Si apre oggi una settimana difficilissima sui mercati finanziari. Il primo ministro greco Papandreu è dimissionario e si va alla formazione di un governo di unità nazionale. L’Italia è nel mirino. Questa mattina lo spread Btp-Bund ha toccato il livello record del 4,90, segno di che cosa può accadere se l’Italia non diventerà più credibile nelle prossime settimane.
2. UNA SETTIMANA DECISIVA IN PARLAMENTO PER IL FUTURO DEL
PAESE.
Con oggi si apre anche una settimana politica decisiva. La maggioranza perde pezzi. Lo stesso ministro Roberto Maroni, leghista, ieri sera è stato chiaro: o si riesce a governare o le elezioni. Domani riprendono i lavori parlamentari e ogni giorno è buono per uno scivolone del governo. C’è ancora nella maggioranza chi spera in un autonomo passo indietro di Berlusconi, ma non ci sarà. Al contrario. In realtà, Berlusconi si prepara a guidare la destra alle elezioni.
Con oggi si apre anche una settimana politica decisiva. La maggioranza perde pezzi. Lo stesso ministro Roberto Maroni, leghista, ieri sera è stato chiaro: o si riesce a governare o le elezioni. Domani riprendono i lavori parlamentari e ogni giorno è buono per uno scivolone del governo. C’è ancora nella maggioranza chi spera in un autonomo passo indietro di Berlusconi, ma non ci sarà. Al contrario. In realtà, Berlusconi si prepara a guidare la destra alle elezioni.
Tutte le opposizioni stanno lavorando per ottenere
la caduta del governo. Lo strumento si vedrà. Le opzioni per il dopo sono due:
o governo con personalità riconosciute a livello internazionale, sostenute da
un vasto schieramento parlamentare e con un programma da concordare (compresa
la riforma elettorale per poi tornare al voto), o elezioni subito.
L’alternativa esiste, come si vede dall’unione del
centrosinistra e dall’accordo tra centrosinistra e forze moderate.
3. ADESSO CHE SI VOLTA PAGINA ESCONO ALLO SCOPERTO LE AMBIZIONI PERSONALI E GLI INTERESSI DI CHI VUOLE CHE CAMBI TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA. UN NOME PER TUTTI: MONTEZEMOLO. UN SOLO AVVERSARIO PER TUTTI: IL CENTROSINISTRA.
3. ADESSO CHE SI VOLTA PAGINA ESCONO ALLO SCOPERTO LE AMBIZIONI PERSONALI E GLI INTERESSI DI CHI VUOLE CHE CAMBI TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA. UN NOME PER TUTTI: MONTEZEMOLO. UN SOLO AVVERSARIO PER TUTTI: IL CENTROSINISTRA.
Come accade ogni volta che ci si avvicina davvero ad un cambiamento, escono finalmente allo scoperto tutte le ambizioni personali e si manifestano tutti gli interessi perché il cambiamento imbocchi una strada piuttosto che un’altra. Accade come nelle corse più lunghe: nell’ultimo giro escono allo scoperto i finalisti. Così oggi comincia ad apparire con maggiore chiarezza il campo di gioco per la finale. Montezemolo dice né Bersani né Berlusconi, esattamente in questo ordine. Altri tirano la volata a politiche che tutto cambiano ma senza scalfire gli interessi consolidati. E tutti coloro che stanno uscendo allo scoperto hanno un solo obiettivo: impedire che il centrosinistra possa imprimere un cambiamento vero al paese, facendo pagare la crisi un po’ di più a chi ha di più e imponendo il rispetto delle regole. Il cuore del problema è sempre lo stesso: si rispettano le regole o non si rispettano le regole, pagano gli evasori o pagano sempre gli stessi, la flessibilità riguarda tutti, comprese le imprese, i manager, i grand commis, gli oligopolisti, i professionisti, oppure solo i consumatori e i lavoratori.
4. BOOM TV E WEB PER LA MANIFESTAZIONE
NAZIONALE DI ROMA.
(AGI) - Roma, 6 nov. - Boom televisivo e di visite in poche ore, fanno sapere gli organizzatori, sui siti e sui social network per seguire la manifestazione nazionale del Partito Democratico, ieri pomeriggio in piazza San Giovanni a Roma. Non solo una grande festa di piazza, dunque, ma anche una grande partecipazione su web e tv, è il commento della nota Pd.
In questa fase tornano di attualità tutti i giochi di prestigio. Le pressioni dei media controllati in Italia per larghissima parte dal presidente del Consiglio, dalle grandi imprese industriali, da banche e finanza.
(AGI) - Roma, 6 nov. - Boom televisivo e di visite in poche ore, fanno sapere gli organizzatori, sui siti e sui social network per seguire la manifestazione nazionale del Partito Democratico, ieri pomeriggio in piazza San Giovanni a Roma. Non solo una grande festa di piazza, dunque, ma anche una grande partecipazione su web e tv, è il commento della nota Pd.
I dati: la diretta streaming è stata seguita da
oltre 55mila visitatori con oltre 200mila pagine viste sul sito
beta.partitodemocratico.it e sulla pagina fan di Facebook del Pd si sono
registrate 748mila visualizzazioni di post, status e foto. Oltre 15mila persone
hanno aderito alla manifestazione attraverso il sito o la pagina evento creata
su Facebook. L'album di foto creato su Flickr del Pd ha avuto 53.337 visualizzazioni.
Youdem.tv ha avuto 60.000 visite per la diretta e 150 mila pagine viste sul
sito web, mentre sulla pagina Facebook della televisione del Pd ci sono state
67.962 visualizzazioni di post, status e foto.
Ma la manifestazione è stata raccontata anche
attraverso Twitter: sul social network di microblogging l'hashtag #cinque11
lanciato per la manifestazione era tra i trending topic giá nella tarda
mattinata per poi essere usato in circa 12.000 tweet, di cui 1000 retwittati
dalla redazione web del sito e ritrasmessi sui maxi schermi della piazza.
Quanto a radio e tv, la manifestazione è stata
trasmessa in diretta da Rainews24, SkyTg24 e Radio Popolare. Solo Rainews24, ha
registrato una media di 500mila spettatori. La manifestazione del Pd è stata
trasmessa in diretta streaming anche dai siti de l'Unità, di Europa, di
Repubblica e del Corriere. Repubblica ha registrato 70mila visualizzazioni.
L'Unità ha registrato, tra diretta e video
dedicati, oltre 50mila visite. (AGI)
5. ALLARME ONU SUI DISASTRI DEL CLIMA.
SE NE PARLA NEI VERTICI MONDIALI DI KAMPALA E DURBAN.
Da La Repubblica. Dall’articolo di Antonio Cianciullo. “Cinque Terre, Genova, Napoli. Eccola qui, concentrata in pochi giorni, l`anticipazione del clima che verrà. La rabbia del vento che spazza via tutto, i muri d`acqua che si trasformano in bombe idriche, le tempeste di lampi che riempiono il cielo: fenomeni che chiamiamo estremi perché fino a ieri rappresentavano il limite dell`orizzonte conosciuto, oggi si ripetono con frequenza devastante. Domani potrebbero diventare routine. L`allarme viene dal quinto rapporto sul cambiamento climatico che l`Ipcc, il panel di oltre 2 mila scienziati messo in piedi dalle Nazioni Unite, sta mettendo a punto. A Kampala, in Uganda, dal 14 al 19 novembre si riuniranno gli esperti di eventi estremi e dalla loro analisi (Special report on managing the risk of estreme events and disasters) emerge un quadro drammatico del caos climatico prodotto dall`uso di carbone e petrolio e dalla deforestazione: è «praticamente certo», dicono gli esperti, che aumenteranno le ondate di gelo e di calore estremo, le inondazioni, i cicloni tropicali ed extratropicali. E a pagare lo scotto maggiore saranno i tropici e l`artico, ma anche le aree temperate più vicine alla fascia in forte riscaldamento. «Munich Re, uno dei colossi di un settore assicurativo sempre più allarmato, ha fatto i conti del 2010: ci sono stati 950 disastri, legati peri190 per cento a fattori meteo, che hanno prodotto danni per 130 miliardi di dollari», racconta Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf. «Dal 1990 il prezzo pagato al cambiamento climatico continua a crescere. È ora che a Durban, dove tra un mese si incontreranno i governi di tutto il mondo per stabilire una strategia sulla difesa del clima, si decida uno stop rapido alle emissioni serra»….
Da La Repubblica. Dall’articolo di Antonio Cianciullo. “Cinque Terre, Genova, Napoli. Eccola qui, concentrata in pochi giorni, l`anticipazione del clima che verrà. La rabbia del vento che spazza via tutto, i muri d`acqua che si trasformano in bombe idriche, le tempeste di lampi che riempiono il cielo: fenomeni che chiamiamo estremi perché fino a ieri rappresentavano il limite dell`orizzonte conosciuto, oggi si ripetono con frequenza devastante. Domani potrebbero diventare routine. L`allarme viene dal quinto rapporto sul cambiamento climatico che l`Ipcc, il panel di oltre 2 mila scienziati messo in piedi dalle Nazioni Unite, sta mettendo a punto. A Kampala, in Uganda, dal 14 al 19 novembre si riuniranno gli esperti di eventi estremi e dalla loro analisi (Special report on managing the risk of estreme events and disasters) emerge un quadro drammatico del caos climatico prodotto dall`uso di carbone e petrolio e dalla deforestazione: è «praticamente certo», dicono gli esperti, che aumenteranno le ondate di gelo e di calore estremo, le inondazioni, i cicloni tropicali ed extratropicali. E a pagare lo scotto maggiore saranno i tropici e l`artico, ma anche le aree temperate più vicine alla fascia in forte riscaldamento. «Munich Re, uno dei colossi di un settore assicurativo sempre più allarmato, ha fatto i conti del 2010: ci sono stati 950 disastri, legati peri190 per cento a fattori meteo, che hanno prodotto danni per 130 miliardi di dollari», racconta Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf. «Dal 1990 il prezzo pagato al cambiamento climatico continua a crescere. È ora che a Durban, dove tra un mese si incontreranno i governi di tutto il mondo per stabilire una strategia sulla difesa del clima, si decida uno stop rapido alle emissioni serra»….
6. ISRAELE-IRAN: NON C’È PACE IN MEDIO ORIENTE.
La Repubblica. Dall’articolo di Fabio Scuto. “Se il premio Nobel per la Pace e capo dello Stato Shimon Peres per due volte consecutive ribadisce che un eventuale intervento militare di Israele contro l`Iran si avvicina, anzi è «sempre più probabile», significa che davvero i motori areazione dei cacciabombardieri con la stella di David stanno per essere accesi nelle basi nel deserto del Negev. «La possibilità di un attacco militare all`Iran è ormai più vicina a essere realizzata di quanto non lo sia il ricorso all`opzione diplomatica», ha detto Peres in un`intervista al quotidiano Hayom e ieri s era in una o c casi o ne ufficiale è tornato sull`argomento: «L`Iran è il principale pericolo sia per Israele che per il mondo intero perché è sempre più prossimo a dotarsi di armamenti nucleari». Il primo ministro Benjamin Netanyahu è convinto che l`opzione militare sia l`unica in grado di fermare il programma nucleare iraniano. Nel governo è sostenuto dal ministro della Difesa Ehud Barak e da quello degli Esteri Lieberman ma non aveva fino a giovedì la maggioranza dei voti nel Gabinetto per dare il "semaforo verde" alle operazioni militari. Serve un governo compatto c unito per guidare una delle azioni militari più audaci della Storia d`Israele destinata, qualunque ne sia l`esito, a sconvolgere l`intero Medio Oriente. Adesso questa compattezza nel governo, stando a quanto rivelava ieri sera la tv americana Fox, sarebbe stata raggiunta. Da giorni stampa e tv israeliane vanno avanti a colpi di rivelazioni sui piani d`attacco e sul rapporto che sarà presentato dall`Aiea domani a Vienna con le prove della proliferazione atomica dell`Iran per uso militare. Washington segue con attenzione l`evolvere della situazione. Ha avviato anche la macchina militare - con due gruppi navali nel Golfo e nell`Oceano Indiano ma vorrebbe agire, nel caso si vada verso l`azione, in coordinamento con i suoi principali alleati, come la Gran Bretagna, e Londra è pronta a mettere in campo basi aeree, missili e mezzi navali per cooperare. Ma gli Stati Uniti sono «assolutamente» preoccupati dall`eventualità di non essere avvertiti preventivamente nel caso in cui Israele attaccasse l`Iran. Il capo del Pentagono Leon Panetta, rivelava ieri Haaretz, ha ricevuto da Netanyahu e da Barak soltanto risposte vaghe, senza l`assunzione di alcun impegno concreto in tal senso da parte degli interlocutori. La Casa Bianca non vorrebbe essere avvertita da una telefonata di Barak che annuncia al presidente Obama che il suo primo ministro ha appena ordinato a diversi squadroni di caccia F-15 e F-16 e altri jet di volare verso Est per distruggere i siti nucleari iraniani. Per condurre i raid Israele dovrà violare gli spazi aerei di diversi Paesi. Difficile che i caccia vadano sul confine turco-siriano, più probabile chela rotta passi attraverso l`Arabia Saudita (la via più breve) e per l`Iraq. Con Riad ci sarebbe un tacito accordo al sorvolo, se i caccia con la Stella di David sono diretti sui siti atomici dell`Iran con Bagdad no. Ma la prossima fine dell`accordo sulla presenza militare americana in Iraq facilita l`ipotesi di un raid aereo. In base a quell`accordo gli Stati Uniti, su richiesta, devono sventare le minacce alla sovranità dell`Iraq e non permettere che il suo territorio, le sue acque territoriali o il suo spazio aereo vengano utilizzati per attaccare altri Paesi. Ma appunto l`accordo scade alla fine dell`anno. Proprio per questo nelle ultime settimane è aumentata in misura esponenziale la "vigilanza" Usa sulle mosse d`Israele e dell`Iran, affidata tanto al Comando Centrale quanto a quello in Europa”….
domenica 6 novembre 2011
mercoledì 2 novembre 2011
SABATO 5 NOVEMBRE TUTTI A ROMA
1. DA PIAZZA SAN GIOVANNI LA SPINTA PER VOLTARE PAGINA E DARE ALL’ITALIA LA
RISCOSSA CHE MERITA.
Comunicato
stampa del Pd nazionale di questa mattina: “La manifestazione nazionale indetta
dal partito democratico per sabato 5 novembre in piazza San Giovanni a Roma si
annuncia come un gradissimo appuntamento popolare. Già prenotati 14 treni, due
navi, oltre 700 pullman.
Il
Pd sta predisponendo tutto perché la manifestazione sia una festa della
democrazia, aperta a tutti, per lanciare le proposte dell’alternativa alla
destra e per avviare la ricostruzione democratica, sociale ed economica del
paese.
Sarà
anche l’occasione per ridare a piazza San Giovanni il posto che merita nella
storia dell’Italia repubblicana, come luogo simbolo delle grandi manifestazioni
democratiche.
Insieme
al segretario Pier Luigi Bersani, sul palco saranno il candidato alle
presidenziali francesi Francois Hollande e il presidente della Spd tedesca
Sigmar Gabriel a testimoniare anche concretamente il comune cammino dei
progressisti europei in vista delle elezioni che impegneranno diversi paesi e
che potranno riportare l’Europa fuori dalle secche dove è stata condotta dai
governi delle destre.
In
piazza San Giovanni vi saranno, tra gli altri, i concerti di Roberto Vecchioni
e dei Marlene Kuntz.
“Il
nostro intento – dichiara Bersani - è di riunire tutti coloro che hanno a cuore
il futuro del nostro paese per avviare insieme una ricostruzione democratica,
sociale ed economica dell’Italia. Il nostro è un grande paese. Gli italiani
sono un grande popolo. Abbiamo le risorse per riprendere il cammino che ci
spetta, per riconquistare la dignità che meritiamo, per riprenderci il nostro
futuro di donne e uomini, di persone libere, serie, capaci. Per realizzare
questo obiettivo c’è bisogno di uno sforzo corale. Per questo chiediamo a tutti
di venire in piazza con noi, alle diverse associazioni impegnate nella società,
ai movimenti civili, a coloro che hanno a cuore il futuro degli italiani.
L’appuntamento del 5 novembre in piazza San Giovanni, luogo simbolo della
democrazia nelle storia repubblicana, sarà una festa di popolo, aperta alle
donne e agli uomini che desiderano manifestare il proprio impegno. Le donne
italiane, come sta accadendo anche in altre aree del mondo, a cominciare dalla
sponda Sud del Mediterraneo, hanno mostrato chiaramente, con la propria
mobilitazione, di essere uno dei pilastri fondamentali del cambiamento della
società. A loro si rivolge il Pd e così pure a tutti gli uomini che hanno a
cuore il futuro nazionale”.
2. BERLUSCONI
AL BIVIO: CI HA PORTATI ALLO SFASCIO. ORA O FA O VA VIA.
MESSAGGIO CHIARO DI NAPOLITANO. BERSANI, DI PIETRO E CASINI: PRONTI A GOVERNO
TRANSIZIONE.
(ANSA)
- ROMA, 1 NOV - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dinanzi
all'ulteriore aggravarsi della posizione italiana nei mercati finanziari, e
alla luce dei molteplici contatti stabiliti nel corso della giornata - si legge
in una nota diffusa dal Quirinale - considera ormai "improrogabile
l'assunzione di decisioni efficaci nell'ambito della lettera di impegni
indirizzata dal governo alle autorità europee". "Il Presidente del
Consiglio gli ha confermato il proprio intendimento di procedere in tal senso.
Dal canto loro, diversi rappresentanti dei gruppi di opposizione - prosegue la
nota - gli hanno manifestato la disponibilità a prendersi le responsabilità
necessarie in rapporto all'aggravarsi della crisi. Nell'attuale, così critico
momento il Paese può contare su un ampio arco di forze sociali e politiche
consapevoli della necessità di una nuova prospettiva di larga condivisione
delle scelte che l'Europa, l'opinione internazionale e gli operatori economici
e finanziari si attendono con urgenza dall'Italia.
Il
Capo dello Stato ritiene suo dovere verificare le condizioni per il
concretizzarsi di tale prospettiva".
==
CRISI: BERSANI SENTE NAPOLITANO, FORTE PREOCCUPAZIONE = (AGI) - Roma, 1 nov.
-Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani ha avuto, secondo quanto si apprende,
un colloquio telefonico con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Secondo quanto si è appreso, infatti, nel corso della telefonata il leader dei
democratici ha dato la disponibilitá del Pd e delle forze di opposizione a
prendersi le responsabilitá necessarie di fronte all'aggravarsi della crisi
finanziaria italiana. Da parte sua, Napolitano, sempre a quanto si apprende,
avrebbe sottolineato, nel corso del colloquio, la forte preoccupazione per la
situazione di queste ore.(AGI)
Roma,
1 nov. (TMNews) - Giornata di colloqui per il segretario del Pd, Pier Luigi
Bersani, "in una delle giornate più drammatiche che l'Italia abbia mai
visto in questa crisi finanziaria" che vede il differenziale dei titoli
italiani raggiungere i 455 punti e la borsa perdere il 7% in questi.
Oggi
si riuniscono i vertici del Pd a Roma: vertice con Bersani, Bindi, Letta,
Finocchiaro, Franceschini e Migliavacca.
martedì 25 ottobre 2011
martedì 18 ottobre 2011
La nota del mattino
INCIDENTI A ROMA. MARONI OGGI IN SENATO PARLA DI NUOVE NORME PER TACERE SUI BUCHI NELLA PREVENZIONE. IL PD: USIAMO MEGLIO LE NORME CHE GIA’ CI SONO.
I POLIZIOTTI SCENDONO IN PIAZZA CONTRO I TAGLI.
Oggi
pomeriggio il ministro Roberto Maroni interverrà al Senato per riferire sugli incidenti
di Roma. In vista di questo appuntamento già ieri è nato un dibattito e sono cominciate
le indiscrezioni sulla necessità di nuove e più severe norme per l’intervento delle
forze dell’ordine. Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, ha addirittura lanciato
l’idea di ripescare la legge Reale, che fu applicata contro il terrorismo negli
anni Settanta e che prevedeva diverse norme estreme, fino alla possibilità
dell’uso delle armi da parte della polizia.
Ma è
necessario? Con interventi al massimo livello, dalla presidente del Pd, Rosy
Bindi, alla presidente del gruppo al senato, Anna Finocchiaro, e con le
indicazioni del responsabile
sicurezza e del responsabile giustizia, Emanuele Fiano e Andrea Orlando, il
Partito democratico ha chiarito ieri la propria posizione: sostegno e
solidarietà senza se e senza ma alle forze dell’ordine impegnate sabato a Roma.
Ma prima di parlare di leggi speciali bisogna verificare se è stato fatto tutto
ciò che era possibile, se è stata fatta la dovuta opera di prevenzione
(considerato che i violenti avevano annunciato tutto su internet), se le leggi
esistenti sono state usate bene, se i tagli alla sicurezza non abbiano influito
sulla “quantità” dei meccanismi di difesa messi in atto.
Oggi
scendono in piazza i rappresentanti delle forze dell’ordine per denunciare che, con i
tagli del governo, non hanno più mezzi, uomini e risorse per garantire la sicurezza.
Da Il Messaggero: “Oggi i poliziotti scenderanno ancora in piazza, ma stavolta
per protestare in prima persona. «Stavolta gli indignati saremo noi», grida Nicola
Tanzi, segretario generale del Sap. La protesta seguirà una sua originale coreografia:
i poliziotti porteranno con sé in piazza dei bidoni vuoti di benzina.
Chiederanno
ai cittadini un contributo simbolico per riempire di carburante le taniche così
da permettere alle auto di funzionare. E` la protesta più clamorosa degli
ultimi tempi contro i tagli al comparto sicurezza. In piazza scenderà la
stragrande maggioranza delle sigle sindacali della polizia di Stato, dal Sap al
Siulp alla Ugl e alla Consap, della polizia penitenziaria (Sappe, Uilpe Fns
Cisl), del Corpo forestale dello Stato (Sapaf, Fesifo, Fns Uil, Ugl) e dei
Vigili del fuoco (Fns Cis, Ugl, Uil Vvff e Conapo).
L`appuntamento
è davanti alla Camera, al Senato e in altre piazze italiane. “La nostra mobilitazione
si rende necessaria - spiegano i sindacati - perché il Governo negli ultimi tre
anni non ha tenuto fede ai vari impegni presi, riducendo sul lastrico i
comparti Sicurezza e Soccorso pubblico. Appena tre giorni fa l`Esecutivo ha
tagliato altri 60 milioni di euro, nell`ambito del disegno di legge stabilità,
alle voci di bilancio destinate all`ordine pubblico e alle missioni”. I
sindacati rincarano poi la dose: «In un periodo di grave crisi economica come
quello che stiamo vivendo dicono - quasi ci vergogniamo a chiedere un
contributo economico ai cittadini, ma siamo davvero arrivati al game over.
Entro
poche settimane termineranno gli ultimi buoni benzina necessari per le nostre volanti,
dopodiché non potremo più presidiare i quartieri della città. E la
responsabilità di tutto questo è del Governo». «I veri indignati siamo noi
poliziotti», insiste Nicola Tanzi, “Stiamo contando i feriti dopo gli scontri
di sabato - continua - e siamo stufi di dover stilare ogni volta questo triste
bilancio. Si rafforzano, pertanto. le ragioni della nostra mobilitazione
nazionale. Siamo costretti a protestare pubblicamente – dice ancora - perché da
qui a qualche tempo rischiamo di non essere più in grado di garantire la
sicurezza dei cittadini. Al Governo, al di là di tante belle parole di solidarietà,
chiediamo fatti. Fatti concreti”…..
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